La dissidente cinese Ni Yulan – una avvocatessa di 51 anni zoppa a causa di un pestaggio della polizia – è stata condannata oggi da un tribunale di Pechino a due anni e otto mesi di prigione. Suo marito, Dong Jiqin, è stato condannato a due anni. Sono stati riconosciuti colpevoli di aver “provocato disordini” e di non aver pagato il conto (circa 10mila euro) di un albergo. Gli avvocati della donna hanno sostenuto che la coppia era stata costretta dalla polizia ad occupare la stanza dopo la demolizione della loro abitazione, in un vecchio quartiere popolare alla periferia di Pechino. La stessa Ni Yulan aveva definito l’ albergo una “prigione nera”: si tratta di luoghi – in genere stanze di alberghi di infima categoria – dove la polizia detiene segretamente dissidenti e “petitioner”, i postulanti che vengono nella capitale dalle province per denunciare le ingiustizie che ritengono di aver subito dalle autorità locali. Ni è stata in passato al centro di proteste contro le evacuazioni forzate e le demolizioni di vecchie abitazioni, attuate per fare spazio a nuovi progetti edilizi, in genere centri commerciali o centri residenzali di lusso. I cittadini espulsi dalle loro case protestano perché ritengono inadeguati gli indennizzi che vengono loro offerti dalle autorità. Già due volte la dissidente era stata in prigione. Nel 2002, anno della sua prima detenzione, Ni Yulan era stata picchiata e aveva perso l’uso delle gambe. Da allora è costretta su una sedia a rotelle. Nell’ aprile del 2011, Ni e Dong sono stati arrestati nel quadro delle iniziative delle autorità volte ad impedire la nascita in Cina di un movimento popolare a favore della democrazia sul modello di quelli che si sono sviluppati in Tunisia, Egitto e altri paesi arabi. Cheng Hai, uno degli avvocati della coppia, ha definito la sentenza “ingiusta e illegale” e ha annunciato che ricorrerà in appello. La figlia, Dong Xuan, ha sostenuto che Ni Yulan è gravemente malata e che non ha avuto assistenza medica durante la sua detenzione. Una dozzina di diplomatici si sono riuniti davanti al tribunale dove si è svolto il processo. Raphael Droszewski, dell’ufficio Ue di Pechino, ha dichiarato di essere “molto preoccupato” per le condizioni di salute di Ni Yulan e ne ha chiesto “l’ immediata scarcerazione”.
fonte: ANSA
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