1 aprile 2014 · 08:34
Il leader dei “ribelli” di Wukan, il villaggio della Cina meridionale che ha ottenuto di eleggere liberamente i suoi rappresentanti dopo una drammatica battaglia contro i funzionari corrotti, e’ stato rieletto capo del governo locale. Lin Zuluan, 65 anni, ha prevalso sul suo ex-collaboratore Yang Semao che, insieme ad altri protagonisti della ribellione, lo accusa di essere troppo disposto al compromesso. Secondo le accuse Lin sarebbe pronto ad accordarsi con gli ex-leader locali del Partito Comunista, che erano stati allontanati dalle loro cariche perche’ accusati di essersi arricchiti vendendo illegalmente le terre appartenenti a tutto il villaggio. Semao e’ stato arrestato il mese scorso perche’ sospettato di “corruzione”. Appena e’ stato rilasciato e’ stato fermato con la stessa accusa un altro membro del comitato dei “ribelli”, Hong Ruichao. Un terzo membro del comitato di villaggio eletto nel 2012, Zhuang Liehong, e’ fuggito negli Usa, dove ha chiesto asilo politico affermando di temere l’ arresto. Nelle elezioni, che si sono svolte ieri, solo Lin Zuluan ha ottenuto piu’ del 50% dei voti ottenendo la riconferma a capo del comitato. Nei prossimi giorni i novemila elettori di Wukan torneranno alle urne per scegliere gli altri sei membri del governo locale
fonte: ANSA
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26 marzo 2014 · 10:52
Uno dei leader della rivolta di Wukan, Zhuang Liehong, ha chiesto asilo politico agli Stati Uniti, dove si trova dall’inizio dell’anno: i suoi compagni, che guidarono le proteste di tre anni fa nel villaggio della provincia meridionale del Guangdong, sono stati arrestati nelle scorse settimane. In seguito alla rivolta, le autorità permisero le elezioni per scegliere i leader locali e sette persone – tra le quali lo stesso Zhuang e altri leader della rivolta – furono eletti. La settimana prossima ci saranno le elezioni del comitato civico del villaggio, ma negli ultimi giorni due colleghi di Zhuang sono stati arrestati con accuse di tangenti. I due arrestati qualche settimana fa avevano lamentato le ingerenze del partito nella gestione del villaggio, con la nomina forzata di funzionari ai vertici. Secondo Zhuang, le accuse di tangenti sono false e sono state fatte circolare apposta per ostacolare le prossime elezioni.
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20 marzo 2014 · 09:07
Uno dei dirigenti della rivolta di Wukan, il villaggio cinese che due anni fa ha ottenuto libere elezioni del suo principale organismo politico dopo una protesta contro la corruzione dei funzionari, e’ stato arrestato. Lo riferiscono i media locali. Hongrui Chao, 30 anni, e’ il secondo dei “ribelli” di Wukan ad essere arrestato nel giro di pochi mesi. In dicembre era stato bloccato con la stessa accusa un altro dei dirigenti della rivolta, Yang Semao. La protesta era rivolta contro la vendita di terre del villaggio ad una societa’ edile di Hong Kong, che secondo i ribelli era avvenuta in modo illegale. Nelle elezioni locali della primavera del 2012 Chao, Semao e altri protagonisti della ribellione vennero eletti dalla maggioranza dei 13mila abitanti di Wukan nel comitato di villaggio. Le elezioni di Wukan hanno costituito un’esperienza di democrazia rara in Cina, dove in genere le consultazioni locali sono teleguidate dai locali dirigenti del Partito Comunista.
fonte: ANSA
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4 marzo 2014 · 17:59
Teme un ritorno al passato Wukan, il villaggio della provincia del Guangdong dove nel 2012 si sono tenute elezioni democratiche. Secondo quanto riferisce il South China Morning Post, i vecchi capi del villaggio sono ritornati prepotentemente al loro posto, facendo presagire un possibile ritorno al vecchio regime, quando gli abitanti dovevano convivere con quotidiani e arbitrari sequestri delle loro terre e con la corruzione delle autorità locali. Venerdi’ scorso Xue Yubao, uno dei vecchi capi del villaggio, è stato nominato dalle autorità della città di Donghai come prossimo vice segretario del partito, mentre quattro dei suoi seguaci faranno parte della commissione, formata da 9 membri, del partito di Wukan. Il piccolo villaggio di pescatori del Guangdong, con una popolazione di circa 20.000 persone, ha attirato l’attenzione internazionale quando centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro l’accaparramento delle loro terre da parte di funzionari corrotti e, in una vittoria senza precedenti, soni stati autorizzati a votare democraticamente per i rappresentanti locali. Il 6 marzo 2012 sei dei manifestanti furono eletti. Il futuro delle prossime elezioni è però ancora incerto. Lin Zuluan, eletto democraticamente capo del villaggio, ha dichiarato di essere ancora in attesa dell’ordine di un nuovo voto da parte delle autorità del posto. Intanto il vicecapo del villaggio ha iniziato una petizione, per chiedere la nuova convocazione delle urne e la loro gestione trasparente. Nell’attesa, tuttavia, la vecchia guardia sembra recuperare posizioni e tornare silenziosamente in sella.
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7 ottobre 2013 · 02:45
Dopo oltre due anni di carcere è stata rilasciata in Cina – rivela la stampa locale – una dissidente, l’avvocato e attivista per i diritti umani Ni Yulan, invalida sulla sedia a rotelle – secondo quanto denunciato da lei stessa e da organizzazioni per i diritti umani – per essere stata ripetutamente picchiata e torturata dalla polizia. Arrestata per la prima volta nel 2002 per aver incitato gli abitanti di un distretto di Pechino a resistere all’abbattimento delle loro case, in prigione subì la rottura delle ginocchia e dei piedi durante interrogatori, secondo quanto lei stessa racconta in una lettera. Dal 2010 insieme al marito fu costretta a vivere per un periodo in una cosiddetta “prigione nera”, un hotel controllato dalla polizia dopo che la loro casa era stata demolita. Nella sua lettera la donna ha raccontato tutti i soprusi subiti ma anche le esperienze umane viste in carcere e l’amicizia con gli altri prigionieri, alcuni dei quali erano seguaci del gruppo Falun Gong, messo fuorilegge dal governo cinese come “eretico” nel 1999. Dopo aver scontato un anno di carcere Ni venne poi nuovamente arrestata per un altro periodo nel 2008 e successivamente nel 2010 insieme a suo marito venne costretta a vivere in una “prigione nera”. Si tratta luoghi di detenzione extralegali utilizzati di solito dalle autorità per “bloccare” dissidenti, manifestanti e firmatari di petizioni varie, negando loro anche la possibilità di difendersi. Nel 2011 ancora un nuovo arresto e una nuova condanna, a due anni e mezzo di reclusione, per “disturbo all’ordine sociale”. “Sono finalmente libera – ha detto la donna uscita dal carcere – mi sono mancati tanto i miei amici. Ma continueremo a combattere. Non è facile proteggere i diritti della gente”. “Questa donna ha subito di tutto – ha scritto un utente cinese su internet – è stato paralizzata in carcere. La sua casa è stata demolita con la forza. Bisogna ricordare questa donna, che merita il rispetto di tutti i cinesi. In futuro il nome di Ni Yulan sarà nei libri di testo cinesi”. Ni Yulan nel 2011 ha anche vinto un premio conferito dal governo olandese per il suo impegno nel campo dei diritti umani ma non le fu allora concesso di volare in Olanda per prendere il premio.
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15 Maggio 2013 · 14:10
Il dissidente cinese Zhu Yufu, che si trova in carcere a scontare sette anni con l’accusa di ‘sovversione contro i poteri di stato’, ha denunciato alla sua famiglia, in occasione della visita mensile accordata loro, di essere ormai allo stremo, in pessime condizioni di salute. Lo riferiscono fonti di organizzazioni non governative che si battono per la tutela dei diritti umani in Cina. L’uomo ha in particolare detto di essere svenuto diverse volte e di soffrire di pressione alta, capogiri e nausee frequenti. Ma, secondo le autorita’, egli mente al solo scopo di riuscire ad ottenere gli arresti domiciliari o sconti di pena. Tanto che, per punirlo ulteriormente, e’ stato deciso di non permettergli piu’ di telefonare alla sua famiglia ne’ di ricevere visite. I suoi pasti saranno ancor piu’ frugali. Zhu Yufu era stato condannato a sette anni all’inizio del 2012 per aver pubblicamente e su internet, in piu’ occasioni, incitato la gente, con messaggi e poesie, a scendere in piazza per lottare per una maggiore democrazia nel paese. Gia’ in precedenza, nel 1999, fu incarcerato per l’appartenenza al Partito democratico cinese. Rilasciato nel 2006 venne riarrestato nel 2007.
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15 Maggio 2013 · 09:15
Sette avvocati sono stati picchiati e arrestati ieri dalle autorità del Sichuan, nel sud della Cina, mentre tentavano di visitare la più grande “prigione segreta” della provincia. Lo riferiscono fonti di organizzazioni non governative che si battono per i diritti umani. I sette avvocati cercavano di entrare a Ziyang, nella provincia del Sichuan, nella Ziyang Legal Education Center, quando sono stati circondati da poliziotti che li hanno barbaramente picchiati. Due di loro, Tang Tianhao e Jiang Tianyong sono stati feriti pesantemente: il primo ha avuto colpi in testa che gli hanno fatto perdere molto sangue, il secondo è stato ferito alla gamba destra da pietre lanciate dai poliziotti. I sette sono stati arrestati, così come quattro altri avvocati andati in loro soccorso alla stazione della polizia. Tre sono stati rilasciati alle due del mattino, 8 sono ancora in carcere. Fra questi ultimi, anche Tang Jitian, avvocato per i diritti umani che fu arrestato e torturato durante la rivoluzione dei gelsomini di due anni fa. Secondo le informazioni di Human Rights in China, nello Ziyang Legal Education Center ci sarebbero oltre 260 persone. Alcuni dei detenuti sono in cella da 5-6 anni senza formali condanne, qualcuno sarebbe anche morto per le torture subite.
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24 febbraio 2013 · 01:57
A un anno dalle ‘vere’ elezioni che la popolazione di Wukan, il “villaggio ribelle” della Cina meridionale, si era conquistata con una dura battaglia contro gli speculatori e i politici corrotti locali, dire che l’atmosfera è di depressione non rende pienamente l’idea. Lin Zuluan (69 anni), il leader della rivolta e ora presidente del comitato di villaggio, e il suo giovane collaboratore Hongrui Chao (29), sembrano entrambi invecchiati di dieci anni. “Se mi ripresenterò alle prossime elezioni? E’ escluso, nessuno si mette in croce da solo”, afferma Lin. Hongrui gli fa eco: “Ho imparato molto in questo anno, per esempio che amministrare un villaggio è veramente difficile… quando ho cominciato ero pieno di gioia e di energia, ora mi sento stanchissimo, svuotato…”. Le terre espropriate per le quali è scoppiata la rivolta sono state recuperate solo in parte, e ancora devono essere redistribuite tra i circa 13 mila abitanti di questo paese di pescatori sulla costa meridionale della Cina, nella ricca provincia del Guangdong. Qualche settimana fa il nuovo comitato é stato contestato da decine di paesani che – ricorda Hongrui con un sorriso amaro – hanno sfasciato le vetrine dei loro uffici per dimostrare il loro malcontento. Per la Cina, le elezioni che si sono tenute il 5 marzo del 2012 erano state una novità assoluta: nessuna lista bloccata, nessuna pressione, tutto il processo autogestito. Risultato: oltre Lin e di Hongrui, altri cinque tra i leader della rivolta sono stati eletti nel nuovo comitato. Ad innescare la ribellione di Wukan, non dissimile da altre decine di migliaia che avvengono ogni anno nella Cina rurale, era stata la vendita di una vasta porzione di terra ad una grande impresa edile della vicina Hong Kong. In Cina, la terra è in teoria proprietà pubblica ma di fatto viene gestita dalle amministrazioni locali per le quali è spesso la principale fonte di reddito. Dopo la morte di uno dei leader della protesta, Xue Jinbo, mentre era nelle mani della polizia, la popolazione di Wukan cacciò i membri dell’allora comitato e il villaggio si autogestì per una decina di giorni mentre la polizia lo circondò, isolandolo dal resto del Paese. La situazione fu risolta dall’ intervento di Wang Yang, l’allora capo del Partito Comunista del Guangdong, che licenziò il vecchio comitato e concesse le elezioni, libere da interferenze. “Sono caduti in una trappola”, sostiene oggi la figlia di Xue Jinbo, Xue Jianwan, una ragazza di 22 anni molto popolare nel villaggio. “Il governo (della provincia, ndr) oggi chiede loro solo di mantenere la stabilità e non fa nulla per risolvere il problema della terra, e la rabbia popolare si dirige verso di loro, verso i membri del comitato che avevano promesso di restituirla”. I due membri del comitato non lo dicono ma uno di loro, il giovane Hongrui, esprime lo stesso concetto quando dice di sentirsi “come la fetta di carne di un hamburger”, presa tra le due grosse fette di pane. “I nostri compaesani pensano che si possa recuperare tutta la terra che è stata venduta negli anni passati, e questo non è vero”, spiega Lin Zuluan. “Solo una piccola parte è stata venduta in modo che si può dimostrare illegale (circa un terzo di quello che ritengono la maggior parte degli abitanti di Wukan, ndr). Anche ridistribuirla – aggiunge Hongrui – non è così facile. Bisogna stabilire chi ha diritto a cosa, ricostruire come stavano le cose prima delle vendite. E questo richiede tempo”. L’uno e altro affermano di avere la coscienza a posto e di aver fatto del proprio meglio. Hanno ancora un anno di tempo, poi dovrà essere eletto un nuovo comitato. “La soluzione? Sta in un compromesso – conclude Lin Zuluan – non si può insistere fino a portare il problema in un vicolo cieco”.
Beniamino Natale per l’Ansa
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5 dicembre 2012 · 01:17
Oltre 100 vincitori di premi Nobel di tutto il mondo hanno firmato una lettera indirizzata a Xi Jinping, ormai prossimo a diventare il nuovo presidente cinese, nella quale chiedono il rilascio dagli arresti domiciliari per il premio Nobel per la pace, Liu Xiaobo, e per sua moglie, Liu Xia. La lettera e’ stata firmata da 134 premi Nobel di tutte le categorie tra i quali anche il Dalai Lama, l’arcivescovo Desmond Tutu e gli scrittori Mario Vargas Llosa e Toni Morrison. La campagna internazionale per il rilascio di Liu Xiaobo e’ guidata dall’arcivescovo Tutu, vincitore del premio Nobel per la pace nel 1984, e dal premio Nobel per la medicina Sir Richard Roberts, appoggiati dal gruppo per la tutela dei diritti umani con sede negli Stati Uniti, Freedom Now. In un comunicato pubblicato insieme alla lettera, l’arcivescovo Tutu ha scritto che ”il nostro intento non e’ quello di mettere in imbarazzo la Cina, ma di chiedere al governo di avere un approccio diverso che possa aiutare il paese a svilupparsi nel miglior modo possibile e per tutta la sua gente”. ”Liberando Liu Xiaobo e sua moglie – ha aggiunto Tutu – la Cina puo’ dimostrare la sua forza”. Nel 2010 Pechino reagi’ molto male alla notizia del conferimento del premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo ”per la sua lunga lotta non violenta per i diritti umani in Cina”, mettendolo agli arresti domiciliari insieme a sua moglie e impedendogli cosi’ di recarsi a Oslo per ritirare il premio. L’immagine della sedia vuota a lui destinata durante la cerimonia fece il giro del mondo e divenne un simbolo per i dissidenti. Liu Xiaobo era stato arrestato gia’ nel 2008 per aver aiutato a scrivere la Carta 08, un manifesto a favore della liberta’ e della democrazia in Cina. L’anno dopo venne condannato a 11 anni di carcere per ”incitamento alla sovversione del potere di stato”. Ad ottobre scorso anche lo scrittore cinese Mo Yan, vincitore quest’anno del premio Nobel per la letteratura, ha espresso la speranza che Liu Xiaobo possa essere liberato al piu’ presto.
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30 novembre 2012 · 02:21
Il governo cinese ha elaborato un progetto di legge per aumentare gli indennizzi ai contadini che vengono espropriati delle loro terre, che vengono poi rivendute ai costruttori a prezzi maggiorati. Lo scrive oggi la stampa cinese. Secondo il quotidiano Global Times, il progetto prevede che gli attuali indennizzi vengano decuplicati. Le rivendicazioni di indennizzi adeguati per gli espropri sono la principale fonte di discontento e di proteste nelle campagne cinesi. La terra, che in Cina è proprietà collettivamviene in realtà gestita dalle autorità locali, per le quali si tratta spesso della principale fonte di reddito. “In ogni caso – aggiunge il giornale – le nuove regole, che secondo gli esperti favoriranno i contadini nelle frequenti dispute sulla terra potrebbero non essere sufficienti o efficaci”. Il progetto di legge è stato elaborato dal Consiglio di Stato, una sorta di consiglio dei ministri, e verrà presentato al Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo – il parlamento cinese – che lo dovrebbe approvare in via definitiva.
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