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Rallenta poco la crescita della Cina nel primo trimestre 2016, +6,7%

Piccoli spiragli nella crescita economica della Cina nel primo trimestre dell’anno. Secondo i dati diffusi dall’istituto centrale di statistica, il dato registrato per il periodo gennaio-marzo è del 6,7% rispetto all’anno precedente, mostrando come la Cina sia cresciuta a ritmo più lento dalla crisi finanziaria globale nel 2009. Il dato diffuso oggi rappresenta un calo rispetto al 6,8% registrato nell’ultimo trimestre del 2015, ma è in linea con le previsioni e gli obiettivi del governo per l’intero anno, fissati tra il 6,5% e il 7%.  L’economia cinese sta subendo un rallentamento prolungato dovuto anche al lento processo di cambiamento della sua economia basata sulle esportazioni verso un modello di crescita basato sui servizi più sostenibili e consumi privati. I dati relativi alle esportazioni di marzo hanno sorpreso il mercato per il fatto di essere saliti in territorio positivo dopo essere caduti nei precedenti otto mesi. Nel frattempo,  anche il manufacturing purchasing manager index a marzo è risultato in espansione il mese scorso, per la prima volta in nove mesi. A marzo si è anche fermato il calo delle riserve valutarie, guadagnando 10 miliardi di dollari mostrando, secondo gli analisti, una maggiore fiducia sul futuro economico della Cina e sul valore dello yuan.

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Aumenta l’export cinese a marzo, soffrono le banche del dragone

L’export cinese segna a marzo un rialzo annuo dell’11,5%, il primo in nove mesi, a 160,8 miliardi di dollari, mentre l’import ha un calo del 13,8%, a 131 miliardi. Secondo i dati diffusi dall’Amministrazione delle Dogane, la denominazione in yuan porta a percentuali pari, rispettivamente a +18,7% e a -1,7%. Nei primi tre mesi dell’anno, il totale delle esportazioni e delle importazioni ha avuto una frenata dell’11,3%. Si tratta di un trend che potrebbe segnalare una stabilizzazione o forse una una ripresa della seconda economia al mondo, impegnata nella difficile fase di transizione da export e manifatturiero verso servizi e consumi. Intanto, le banche cinesi rischiano perdite pari al 7% del pil cinese sui prestiti concessi alla aziende. Un macigno da 1.300 miliardi di dollari. A fare i conti e’ il Fmi, sottolineando che la cifra ”che sembra elevata e gestibile dalla Cina, dati gli elevati cuscinetti di capitale delle banche e la crescita economica del paese”. ”Le difficoltà delle aziende cinesi e’ importante per le banche cinesi. I prestiti alle aziende potenzialmente a rischio sono 1.300 miliardi di dollari”.

fonte: ANSA

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Inflazione stabile in Cina a marzo, e per la WB crescita 2016 al 6,7%

L’inflazione in Cina nel mese di marzo è rimasta invariata al 2,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, al di sotto delle aspettative di mercato, secondo i dati diffusi stamattina dall’Ufficio Nazionale di Statistica. Analisti avevano previsto che l’indice dei prezzi al consumo (CPI) sarebbe salito al 2,5%, contro il 2,3% nel mese di febbraio. L’indice dei prezzi alla produzione a marzo è sceso 4,3% rispetto all’anno precedente, rispetto alla caduta di febbraio del 4,9%. Il mercato si aspettava una caduta dei prezzi alla produzione al 4,6% su base annua.

Intanto, secondo la Banca Mondiale (come riporta l’AP), la Cina rimane il principale motore della crescita in Asia quest’anno, nonostante il suo rallentamento prolungato, aiutato da espansioni sostenute negli altri paesi asiatici. La banca prevede che lo sviluppo in Asia orientale crescerà a un ritmo ancora robusto del 6,3% quest’anno, in calo dal 6,5% nel 2015. Filippine e Vietnam guideranno la crescita, con le loro economie in espansione di oltre il 6%. L’Indonesia, la più grande economia nel sud-est asiatico, è prevista crescere del 5,1% nel 2016 e del 5,3% nel 2017. Nel 2015, lo sviluppo di Asia orientale pacifica hanno rappresentato quasi i due quinti della crescita globale, più del doppio del contributo combinato di tutte le altre regioni in via di sviluppo. La Cina, la seconda più grande economia del mondo, si sta spostando da una crescita basata su esportazioni e  investimenti, a un maggiore affidamento sulla spesa dei consumatori. Le ultime stime della Banca Mondiale fissano la crescita cinese al 6,7% quest’anno e al 6,5% nel 2017, in calo dal 6,9% del 2015. Il rapporto della Banca Mondiale ha esortato la Cina a continuare le riforme, e di spostare la spesa pubblica dalle infrastrutture verso i servizi pubblici tra cui l’istruzione, la sanità, l’assistenza sociale e la protezione dell’ambiente. I bassi prezzi delle materie prime e una più debole domanda estera continueranno a interessare anche diverse piccole economie, tra cui il Laos, Mongolia e Papua Nuova Guinea. La crescita della Cambogia sarà leggermente al di sotto del 7% nel 2016-2018 a causa di prezzi più deboli per le materie prime agricole, le esportazioni di abbigliamento vincolati, e una moderata crescita nel settore del turismo. La banca mondiale cita anche alcune criticità nell’area: oltre alla possibile frenata dell’export di materie prime già citata, anche rischi legati all’alto debito e alla deflazione in alcune economie importanti.

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Cambia il capo della consob cinese e mancano importanti dati di capitali da report Banca Centrale

La Cina ha deciso di cambiare il capo della propria Consob, soprattutto a seguito delle forti perdite che l’estate scorsa hanno registrato le borse cinesi. Si era anche parlato di grosse speculazioni ad arte. Intanto, mentre si registra questo cambiamento, come denuncia il South China Morning Post, mancherebbero dati fondamentali dal report della banca centrale cinese circa il flusso di capitali.

Xiao Gang lascia la guida della China Securities Regulatory Commission, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, e passa il testimone a Liu Shiyu, ex presidente della Agricultural Bank of China (Abc) ed ex vicegovernatore della Banca centrale cinese. La mossa, riferita dall’agenzia ufficiale Nuova Cina, sconta il turbolento periodo della scorsa estate in cui le Borse di Shanghai e Shenzhen, dopo i rialzi segnati fino a metà giugno, ebbero un tracollo perdendo il 40% circa del loro valore, prima dell’intervento di sostegno della leadership cinese ai massimi livelli. Un trend tale da motivare il via all’esame dell’operato dell’Autorità e di Xiao nella gestione della crisi. Xiao, 57 anni e a capo della Csrc da marzo 2013, aveva offerto le sue dimissioni dopo i risultati dubbi del “circuit-breaker”, il meccanismo che avrebbe dovuto aiutare a stabilizzare i mercati, introdotto a inizio gennaio. Le Borse di Shanghai e Shenzhen, invece, furono bloccate due volte in quattro giorni creando scossoni a livello globale. Il sistema prevedeva lo stop delle contrattazioni prolungato a fine giornata nel caso di forti oscillazioni superiori al 7%, al ribasso o al rialzo, dei titoli dell’indice Csi300, del cui paniere ci sono le Blue Chip di Shanghai e Shenzhen. Liu, 54 anni, ha passato gran parte della sua carriera nella Banca centrale cinese fino a diventare vicegovernatore dal 2006 alla fine del 2014, quando passò alla guida della Agricultural Bank of China, una delle quattro big degli istituti di credito cinesi.

fonte: ANSA

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Ancora debole l’economia della Cina: a gennaio crollano export (-6,6%) e import (-14,4%)

Continua a calare il commercio cinese. Secondo i dati diffusi dall’istituto delle dogane, a gennaio si è registrato un tonfo dell’export del 6,6%, a 175 miliardi di dollari, con l’import ancora più indietro, -14,4%, a 114,2 miliardi. A dicembre gli erano state registrate flessioni di export e import, rispettivamente  dell’1,4% e del 7,6%.

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Nella neonata banca asiatica per investimenti, voluta dalla Cina, ruoli importanti a Germania e Uk

La Germania si avvia a ricoprire la vicepresidenza più pesante della Aiib, la Asian Infrastructure Investment Bank fortemente voluta dalla Cina, conquistando le deleghe da chief operating officer, mentre la Gran Bretagna quelle alle comunicazioni e all’organizzazione dei meeting nella persona di Danny Alexander, molto vicino al Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. Una scelta, quest’ultima, che, anticipata dal Financial Times la scorsa settimana, avrebbe deluso Pechino per la “debole” esperienza nel settore su cui intende focalizzarsi l’iniziativa multilaterale cinese, illustrata per la prima volta dal presidente Xi Jinping a ottobre 2013. Oltre alla Germania, tra i grandi contributori della Aiib, nel board per conto della costituency dell’Eurozona, le altre tre vicepresidenze sono ad appannaggio di India (chief financial officer), Corea del Sud (risk-affairs) e Indonesia (chief administrative officer). La ratifica delle cariche sarà sottoposta “a breve” dal presidente Jin Liqun per mettere “la banca nelle condizioni di poter operare dopo il lancio ufficiale di due settimane fa. Le posizioni – secondo fonti locali vicine all’Aiib – sono quelle tipiche di una banca multilaterale, come l’Asian Development Bank (la rivale asiatica a guida Usa-Giappone, ndr), più o meno organizzata allo stesso modo”. Tra i 12 componenti del board dei direttori, tre sono in base agli accordi costitutivi in quota extra-Asia (vale a dire “soci non regionali”): in partenza, quindi, saranno Germania quale rappresentante di Eurolandia, Gran Bretagna della costituency “resto d’Europa” e Brasile. In generale, tutti i Paesi si alterneranno nella posizione di direttore esecutivo.

 

fonte: Ansa

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In Cina finanziaria organizza truffa da 7,6 mld dollari, forse la piu’ grande della storia

La polizia cinese ha arrestato 21 impiegati della piu’ grande finanziaria online del paese, sospettati di aver truffato 900.000 investitori per un cifra complessiva di 7,6 miliardi di dollari, in quella che potrebbe essere la piu’ grande frode finanziaria della storia cinese. I media hanno diffuso la notizia degli arresti ieri e la tv di stato CCTV ha trasmesso le presunte confessioni di due ex impiegati della Ezubao, un team della provincia di Anhui salito dall’anonimato fino a divenire la piattaforma di finanziamenti on line piu’ importante della Cina in soli 18 mesi. Gli inquirenti hanno scoperto che circa il 95% degli investimenti offerti dalla Ezubao erano falsi. Il business degli investimenti online ha attratto in Cina fiumi di denaro specie dalla classe media.

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Produzione industriale della Cina più bassa dal 2012

La produzione industriale in Cina e’ scesa in gennaio al livello piu’ basso dal 2012 a questa parte. Lo dice una stima ufficiale diffusa da responsabili degli acquisti delle aziende, che fissa la caduta dell’indice a 49,4 dal 49,7 di dicembre, in una scala di 100 punti nella quale le cifre sotto 50 significano una contrazione. E’ l’ennesimo segnale di debolezza per la seconda economia mondiale, che pochi giorni fa aveva fatto gia’ segnare la sua crescita annuale piu’ lenta degli ultimi 25 anni.

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Rallenta la crescita della Cina, +6,9 nel terzo trimestre, la più bassa dal 2009

Rallenta ancora la crescita economica della Cina, che nel terzo trimestre del 2015 è scesa a +6,9%, la più’ bassa dal 2009. I dati, diffusi lunedì dall’Ufficio centrale di statistica di Pechino, indicano che la Cina potrebbe non raggiungere l’obiettivo prefissato di una crescita del 7% per il 2015. La media dei primi tre trimestri di quest’anno è del 6,96% e gli economisti ritengono difficile che la situazione cambi in modo sostanziale nel quarto trimestre. Molti osservatori ritengono che il governo, che ha già abbassato per cinque volte i tassi d’interesse dallo scorso novembre, prenderà nuove misure espansive nei prossimi mesi. Per trovare una crescita dell’economia cinese così bassa bisogna risalire al primo trimestre del 2009, quando fu sentito l’impatto della crisi finanziaria globale. Il rischio ora è che la crescita debole generi disoccupazione e proteste popolari. Secondo Louis Buijs della Oxford Economics, il rallentamento è meno accentuato di quanto ci si poteva aspettare. “La continua pressione al ribasso del mercato immobiliare e delle esportazioni ha provocato il crollo del Prodotto Interno Lordo, ma consumi e infrastrutture sono robusti e hanno impedito una diminuzione più forte”, ha affermato.

fonte: ANSA

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Cina: forte contrazione importazioni a settembre, -20,4%

Le importazioni della Cina sono diminuite del 20,4% in settembre, in quello che viene interpretato come un nuovo segnale delle difficoltà’ della seconda economia del mondo. Secondo i dati diffusi dalle Dogane cinesi, le esportazioni hanno subito una contrazione del 3,7%, con un netto miglioramento su quella del mese precedente, che era stata del 13,8% su base annuale. I dati hanno fatto crescere i dubbi sulla possibilità’ che Pechino mantenga il tasso di crescita previsto per il 2015, che e’ del 7%.

fonte: ANSA

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