Migliaia di dipendenti di un’azienda di trasporti di Shenzhen, nella provincia meridionale cinese del Guangdong, la Shenzhen East Public Transport Co., sono scesi in piazza per protestare contro le dure condizioni in cui sono costretti a lavorare. Secondo quanto riferisce China Labour Watch, un’organizzazione non governativa per la tutela del lavoro, i dipendenti hanno deciso di iniziare una protesta per chiedere un più trasparente sistema di calcolo dei salari, il pagamento degli arretrati, qualche giorno in più di riposo e soprattutto l’abolizione di un sistema che costringe gli autisti degli autobus a pagare di tasca propria per qualsiasi danno ai veicoli causato da incidenti. La protesta era iniziata domenica scorsa in maniera del tutto pacifica ma ha assunto toni molto più tesi dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Centinaia di poliziotti si sono infatti recati sul luogo della dimostrazione e armati di bastoni hanno circondato i manifestanti. Cinque dipendenti sono stati arrestati e un autista di autobus, anche lui fermato dalla polizia, ha avuto un attacco cardiaco ed è in ospedale in gravi condizioni. L’azienda di trasporti, che gestisce in città 200 linee, ha fino a questo momento rifiutato qualsiasi trattativa con i dipendenti.
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Migliaia di dipendenti dell’azienda di trasporti di Shenzhen scendono in piazza
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Donna tenta di immolarsi su piazza Tiananmen
Una donna si è data fuoco ieri a Pechino a piazza Tiananmen, in coincidenza con l’apertura della sessione dell’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese. Lo riferisce Radio Free Asia. Secondo le poche informazioni disponibili sembra che la donna, intorno alle ore 11 del mattino ora locale, si sia data fuoco. Le guardie che presidiano la piazza si sono tuttavia immediatamente accorte di quanto stava accadendo e hanno bloccato la donna, estinguendo in pochi minuti le fiamme e portandola via. Non si hanno al momento informazioni sulle condizioni della donna. Persone che si trovavano nella piazza al momento dell’accaduto hanno riferito di aver solo intravisto la donna, che pare avesse riportato alcune bruciature al volto. Altri hanno affermato di aver solo visto del fumo. La polizia ha infatti cercato subito di ripulire la piazza da ogni traccia dell’episodio, impedendo anche ai presenti di fare fotografie. Ad alcune persone sarebbero anche stati sequestrati i cellulari per evitare che potessero fare foto o video. Ignoti al momento i motivi del gesto, ma è probabile che la donna volesse in tal modo protestare contro il governo cinese. E’ infatti abbastanza usuale che coloro che vogliono presentare lamentale o critiche nei confronti delle autorità di Pechino scelgano proprio dei momenti particolari, quale appunto quello dell’apertura della sessione del parlamento. Tali forme di protesta sono tuttavia quasi sempre bloccate dalla polizia e le persone coinvolte sono arrestate o rimandate a casa. Lo scorso mese di dicembre 13 persone tentarono un suicidio di massa a Pechino per protestare contro il mancato risarcimento per lo sgombero forzato delle loro case. In quel caso ricorreva la Giornata mondiale per i diritti umani.
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Continua giro di vite del governo, aumentano arresti dissidenti
Continua l’azione di repressione del governo cinese nei confronti di dissidenti, giornalisti e avvocati. Secondo quanto riferisce il sito di Radio Free Asia, in prossimità dell’apertura dell’assemblea nazionale del popolo, il parlamento di Pechino, diversi dissidenti sono stati bloccati, portati in carcere o messi agli arresti domiciliari. Tra questi Liu Feiyue, fondatore di un gruppo per la tutela dei diritti umani nella provincia dell’Hubei, arrestato dopo essersi rifiutato di adeguarsi alla richiesta della polizia di non pubblicare articoli online. Intanto a Pechino, l’attivista Hu Jia, che è tenuto agli arresti domiciliari durante la sessione del parlamento,, ha fatto sapere che un’altra attivista, Liu Sinna, più conosciuta come Liu Shasha, è stata fermata e portata in un centro di detenzione della capitale. ”Liu è molto attiva sia nel Guangdong sia a Hong Kong – ha detto Hu – non so ora che futuro la aspetti ma ogni giorno in un centro di detenzione è come fosse un anno. E’ veramente deprimente essere rinchiusi per questo tipo di accuse, è una cosa straziante”. Il marito di Liu, anch’egli molto attivo specie per la questione delle isole contese col Giappone, è a sua volta in carcere a Shezhen con il sospetto di aver attraversato illegalmente il confine tra Cina e Hong Kong. Intanto, durante i lavori dell’assemblea, la sicurezza nella capitale è stata blindata. Alcuni residenti hanno testimoniato che appena viene individuato un potenziale manifestante o una persona che si lamenta o critica il governo, viene immediatamente arrestato. Nel frattempo un gruppo di avvocati, accademici e giornalisti, ha scritto una lettera aperta all’assemblea del popolo auspicando il rilascio degli attivisti del movimento ‘New Citizens’ che si battono contro la corruzione nei ranghi della nomenklatura politica ed economica.
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