La Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) “is open for business”: e’ il presidente Jin Liqun, fresco di nomina da parte del Board of Governors, ad annunciare nella sala al secondo piano del Westin hotel, a pochi metri dal suo quartier generale nel distretto finanziario di Pechino, che l’iniziativa multilaterale a trazione cinese è operativa. Entro fine anno saranno pronti i piani di co-finanziamento di progetti con altre banche internazionali per lo sviluppo o in solitario, con i prestiti – ha aggiunto Jin – che saranno fatti in dollari e con la raccolta che potrà spaziare su altre valute, come euro e yuan. I settori di riferimento, in base a quanto appreso dall’ANSA, saranno “trasporti, acqua ed energia, tutti strategici allo sviluppo dell’Asia”. I primi passi punteranno, in scia alle “migliori pratiche in corso di affinamento su governance, trasparenza e sistemi di controllo molto rassicuranti, a strappare come ogni start-up un ottimo rating di partenza” che nelle previsioni dovrebbe essere la Tripla A. La soddisfazione è molta visto che sulla “Banca mondiale cinese”, vista come “rivale” della World Bank a guida Usa, il presidente Xi Jinping (con il premier Li Keqiang) ha ribadito nell’intenso weekend di lancio che la Aiib è strumento che aiuterà a governare il sistema di sviluppo dell’economia mondiale “in direzione più congrua, ragionevole ed efficiente”. Niente male considerando che dal piano illustrato a ottobre del 2013, Xi è riuscito a coinvolgere 57 Paesi pur tra l’opposizione di Usa e Giappone verso cui “la porta è sempre aperta”, ha detto Jin, a capo del Board of Directors composto da 12 membri che si riunirà anche domani. “Sono 30 le nazioni che hanno ratificato l’adesione da soci fondatori – ha notato ancora il presidente Aiib, con esperienze sia alla World Bank sia alla Asian Development Bank – in rappresentanza di oltre il 74% delle azioni, mentre altri 20 lo faranno fine dell’anno”. Tra questi Francia, Spagna e Italia, che si attesta al 12/mo posto nella compagine dei soci con il 2,62% in uno schema volto sia allo sviluppo economico e finanziario dell’area asiatica e sia alla internazionalizzazione del sistema economico del Belpaese, tra industria e servizi. La Cina, che detiene diritti di voto oltre il 25% e di veto, ha varato una sottoscrizione iniziale di 29,78 miliardi di dollari per la Aiib, su un totale di 100 miliardi.
fonte: Ansa