Archivi tag: zhou yongkang

Indagato l’ex ras della sicurezza nazionale cinese Zhou Yongkang

L’ ex-capo dei servizi di sicurezza cinesi Zhou Yongkang e’ indagato per corruzione. Lo afferma Nuova Cina secondo la quale Zhou, ex-potentissimo “zar” del mastodontico apparato di sicurezza cinese, e’ sotto indagine per “serie violazioni della disciplina” di partito, un’ espressione che nel linguaggio della politica cinese indica una prossima accusa di corruzione. L’indagine, aggiunge l’agenzia, e’ stata condotta dalla Commissione centrale per le ispezioni di disciplina, che e’ diretta da Wang Qishan, un alleato del presidente Xi Jiping. Lanciando piu’ di un anno fa la sua implacabile campagna contro la corruzione, Xi aveva affermato che avrebbe colpito non solo i “moscerini” ma anche le “tigri”, cioe’ i funzionari di alto livello. Nei mesi scorsi, almeno 200 persone ritenute vicine a Zhou Yongkang sono cadute sotto la mannaia della Commissione per la disciplina. Zhou e’ stato dal 2007 al 2012 membro del Comitato permanente dell’ufficio politico (Cpup), la massima espressione del potere politico in Cina, ed era considerato un “intoccabile”. L’ex-capo della sicurezza aveva sostenuto l’ ascesa verso i massimi livelli del potere di Bo Xilai, l’ ambizioso uomo politico caduto in disgrazia e condannato all’ ergastolo per corruzione e abuso di potere.

fonte: ANSA

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire

Pena di morte per il miliardario legato a ex zar della sicurezza

Il miliardario cinese Liu Han, che si ritiene fosse legato all’ex-capo dei servizi di sicurezza di Pechino, e’ stato condannato a morte per omicidio plurimo. Lo annunciano oggi i media cinesi. Con Liu sono stati condannati alla pena capitale suo fratello e tre dei suoi collaboratori. Secondo i giudici di Xianning (Cina centrale) queste persone erano a capo di un’organizzazione mafiosa colpevole di una serie di omicidi e di altri reati. Liu Han, secondo i suoi critici, aveva fatto fortuna grazie alla protezione di Zhou Yongkang, l’ex-responsabile della sicurezza che sarebbe da alcuni mesi nel mirino del presidente Xi Jinping, il quale ha promesso di punire i corrotti senza riguardo per la loro posizione politica. Zhou e’ stato tra i sostenitori di Bo Xilai, l’ex-capo del Partito Comunista della metropoli di Chongqing caduto in disgrazia e condannato all’ergastolo per corruzione e abuso di potere. Zhou, 71 anni, e’ stato membro del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico (Cpup), il massimo organo politico della Cina. Si ritiene che sia agli arresti domiciliari. Fino ad oggi, nessuno membro del Cpup e’ stato mai incriminato in Cina.

fonte: ANSA

Lascia un commento

Archiviato in Diritti incivili

Sequestrati miliardi a collabratori Zhou Yongkang

Secondo nuove rivelazioni della stampa internazionale le autorità cinesi avrebbero sequestrato beni per 90 miliardi di yuan (10,5 miliardi di euro) a parenti e collaboratori di Zhou Yongkang, l’ex-capo dei servizi di sicurezza cinesi sotto inchiesta per corruzione. Il quotidiano Sydney Morning Herald riporta che circa 300 persone legate a Zhou sono state arrestate nei mesi scorsi. L’inchiesta contro Zhou è stata ordinata dal presidente e segretario comunista Xi Jinping che ha promesso di combattere la corruzione senza riguardo per i nomi e le posizioni dei sospetti. Alcuni osservatori ritengono che Zhou sia sotto attacco per ragioni politiche, dato che aveva apertamente appoggiato Bo Xilai, l’ex-nastro nascente della politica cinese condannato all’ergastolo per corruzione e abuso di potere. Zhou, 71 anni, ha fatto carriera nel settore petrolifero occupando posizioni di rilievo in varie imprese statali. In seguito, ha fatto parte del più importante organismo del Partito Comunista Cinese, il Comitato Permanente dell’Ufficio Politico (Cpup). Fino ad oggi nessun membro o ex-membro del Cpup è stato portato davanti alla magistratura.

fonte: ANSA

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire

Arrestato fratello ex capo sicurezza

E’ stato arrestato Zhou Yuanqin, fratello dell’ex zar della sicurezza cinese Zhou Yongkang. Lo riferisce il South China Morning Post. Secondo quanto afferma il quotidiano di Hong Kong l’uomo, insieme a sua moglie Zhou Lingying sono stati portati via dalla loro abitazione di Wuxi, nella provincia orientale del Jiangsu, lo scorso 1 dicembre da ”investigatori della disciplina provenienti da Pechino”.
Zhou Yuanqin è il fratello del più noto Zhou Yongkang che, in qualità di capo della sicurezza nazionale, dal 2007 al 2012 aveva accumulato un grande potere, gestendo un budget di 110 miliardi di dollari all’anno, persino superiore a quello dell’esercito e appunto fino al 2012 ha fatto parte del Politburo. Zhou Lingying, la moglie del fratello, era invece una azionista di maggioranza in una multinazionale nel settore automobilistico e, a quanto sembra, aveva anche rapporti di affari col figlio di suo cognato, Zhou Bin. La donna era inoltre anche coinvolta in affari nel settore petrolifero con una società affiliata alla società statale National Petroleum Corporation, un tempo guidata proprio da Zhou Yongkang. E sulla sorte di quest’ultimo è ancora mistero. Da mesi circolano su di lui voci di vario genere. Da dicembre si vocifera insistentemente che sia sotto indagine per corruzione e che l’indagine sia stata voluta dal presidente Xi Jinping anche se finora contro di lui non sono state formalizzate accuse. E proprio ieri un portavoce della Conferenza Consultiva del popolo, rispondendo a una specifica domanda di un giornalista del South China Morning Poast sull’argomento, non ha negato che ci siano delle indagini in corso sull’ex capo della sicurezza. In un articolo del Global Times, giornale abbastanza vicino al partito, si legge inoltre che ”le indagini non sono complete e quindi probabilmente non c’è ancora alcuna conslusione che possa essere annunciata al mondo”. Se l’accusa contro Zhou Yongkang venisse formalizzata sarebbe la prima volta che un dirigente di cosi’ alto rango, ex membro del Politiburo, è coinvolto in una inchiesta formale.Il fratello e la cognata di Zhou Yongkang non sono i soli suoi familiari ad essere stati coinvoti nelle indagini e nell’inchiesta. Sempre a dicembre anche il figlio di Zhou Yongkang, Zhou Bin e sua moglie Huang Wan, di passaporto americano, furono portati via dalla loro abitazione. Il padre di Huang, consuocero di Zhou Yongkang, è scomparso. Secondo le poche informazioni Zhou Yongkang sarebbe agli arresti domicilairi in attesa della conclusione dell’inchiesta a suo carico.

Lascia un commento

Archiviato in Vita cinese

Super miliardaria messa fuori da conferenza politica

Una delle donne più ricche di Cina è stata messa fuori dalla Conferenza politica consultiva del popolo cinese, la più importante conferenza politico consultiva di Pechino, pare per i suoi legami con l’ex capo della sicurezza interna cinese ed ex zar dell’industria petrolifera Zhou Yongkang, caduto in disgrazia e sotto inchiesta per corruzione. Liu Yingxia, facoltosa tycoon con oltre 600 milioni di euro di asset, non parteciperà alla prossima riunione di marzo del comitato, come ha scritto la nuova Cina, senza dare maggiori informazioni. La donna, 41 anni, e che a 20 anni dopo essere stata nell’esercito fondò l’azienda di costruzioni e real estate Harbin Xiangying Group, non ha commentato la cosa, mentre un suo assistente ha detto che la donna è all’estero per controlli medici. Nel 2012, la Harbin Xiangying Group, prima società privata cinese a poterlo fare, ha firmato un contratto multi miliardario per la costruzione di un oleodotto con la China National Petroleum Corp (Cnpc) e altre due aziende statali petrolifere. A capo della Cnpc c’era Jiang Jiemin che nello scorso settembre è stato rimosso e messo sotto inchiesta per corruzione. Jiang era anche uno dei più stretti collaboratori di Zhou Yongkang.

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire

Pechino stringe la morsa sulla “tigre” Zhou Yongkang

L’ultima indicazione che Zhou Yongkang, ex-responsabile dei servizi di sicurezza cinesi ed ex ‘zar’ dell’industria petrolifera, è caduto in disgrazia ed è sotto inchiesta per corruzione è l’arresto di due alti dirigenti della China National Petroleum Corporation (Cnpc), avvenuto nei giorni scorsi secondo fonti citate oggi dall’agenzia Reuters. Secondo le voci che dall’estate scorsa circolano su Internet sia Zhou Yongkang che suo figlio, Zhou Bin, sarebbero agli arresti domiciliari. Zhou, 71 anni, sarebbe il più alto dirigente cinese a finire in prigione negli ultimi tre decenni. Si ritiene che Zhou sia caduto in disgrazia per aver appoggiato in passato Bo Xilai, l’ex astro nascente del Partito Comunista Cinese condannato all’ergastolo per corruzione. E la lotta alla corruzione è la bandiera sotto la quale viene condotta l’epurazione dei dirigenti che sono schierati col presidente Xi Jinping che, un anno dopo essere salito al vertice della politica cinese, sta consolidando il suo potere su tutti i fronti. Tra l’altro, Xi ha imposto l’abolizione dei campi di ‘rieducazione attraverso il lavoro’ (i cosiddetti ‘laojiao’), che venivano gestiti dalla polizia. Secondo una denuncia diffusa oggi da Amnesty International, i ‘laojiao’ sarebbero stati sostituiti da prigioni ‘nere’, cioè segrete, e da un uso spregiudicato dei centri per la riabilitazione dei drogati. Annunciando la sua offensiva contro la corruzione, Xi aveva promesso che sarebbero state prese di mira sia le ”mosche” che le ”tigri”, intendendo dire che non avrebbe guardato in faccia a nessuno. E non ci sono dubbi sul fatto che Zhou sia una ”tigre”. Fino al 2012 era uno dei membri del Comitato Permanente dell’ Ufficio Politico (Cpup), il massimo organo dirigente del Partito e del Paese e controllava direttamente i servizi, la polizia e la magistratura. Sotto le sua direzione le spese per la sicurezza interna hanno superato per la prima volta quelle per la difesa. Pur essendo di fatto il leader della fazione ”di sinistra” o ”conservatrice” del Partito, Bo Xilai non e’ mai arrivato a una carica cosi’ alta – al momento del suo arresto, nella primavera del 2012, era segretario del Partito Comunista della metropoli di Chongqing ed era un semplice membro dell’ Ufficio Politico, il temuto Politburo. Zhou, che ha fatto fortuna lavorando nell’industria petrolifera, e’ diventato ministro della sicurezza pubblica nel 2003 e nel 2007 e’ entrato nel Comitato Permanente dell’ Ufficio Politico (Cpup), il massimo organo dirigente del Partito Comunista e del Paese. Con lui al timone, gli organi della sicurezza hanno costantemente accresciuto il loro potere. Secondo voci probabilmente fantasiose ma significative del clima che si e’ creato intorno agli avversari politici del presidente, Zhou sarebbe stato pronto nel 2012 ad organizzare una sorta di colpo di Stato per impedire l’ arresto di Bo Xilai. Il golpe sarebbe stato sventato, secondo le voci, dal tempestivo intervento dei fedeli di Xi Jinping.

fonte: Beniamino Natale per ANSA

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire

Mistero su ex capo sicurezza interna, forse arrestato

E’ mistero circa la sorte di Zhou Yongkang, potente capo della sicurezza interna cinese, un tempo molto vicino a Bo Xilai e scomparso da tempo dalle scene. Secondo voci che si ricorrono su internet, l’ex potente cinese sarebbe agli arresti per l’omicidio della sua ex moglie. Se fosse vero, sarebbe il secondo altissimo papavero della passata amministrazione statale cinese a cadere per questioni familiari che, probabilmente, nascondono cause politiche. Nei suoi confronti, secondo le voci che circolano, anche le accuse per un complotto per uccidere l’attuale segretario del partito e presidente cinese Xi Jinping. Secondo Radio Free Asia, che cita fonti di stampa taiwanesi, Zhou e sua moglie sarebbero di fatto agli arresti domiciliari. Zhou è stato ministro della pubblica sicurezza dal 2002 fino al 2012, entrando nel 2007 nel gruppo ristretto di coloro che guidano la Cina. Come responsabile della sicurezza interna, Zhou gestiva un budget superiore a quello dell’esercito del popolo.

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire

Bo XIlai presenta appello a sentenza di ergastolo

Bo Xilai, l’ex capo del partito di Chongqing condannato all’ergastolo per corruzione, ha presentato appello davanti all’Alta Corte della provincia dello Shandong. Lo riferisce la stampa locale. Bo è stato condannato all’ergastolo il 22 settembre scorso per corruzione, abuso di potere e appropriazione indebita. Già nei giorni immediatamente successivi alla condanna si erano diffuse voci circa la volontà dell’ex politico di fare appello contro la sentenza da lui definita ingiusta. Durante le udienze Bo Xilai ha cercato di scardinare le accuse a suo carico e confermate anche dalle testimonianze della moglie, Gu Kailai, in carcere per l’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood. Accuse che erano state confermate anche dal suo ex braccio destro, il super poliziotto Wang Lijun, condannato a 15 anni per tradimento, per aver accettato tangenti per un valore di oltre tre milioni di yuan, per abuso di potere e uso della legge a fini personali.

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire

Liberata Ni Yulan, ridotta su una sedia a rotelle

Dopo oltre due anni di carcere è stata rilasciata in Cina – rivela la stampa locale – una dissidente, l’avvocato e attivista per i diritti umani Ni Yulan, invalida sulla sedia a rotelle – secondo quanto denunciato da lei stessa e da organizzazioni per i diritti umani – per essere stata ripetutamente picchiata e torturata dalla polizia. Arrestata per la prima volta nel 2002 per aver incitato gli abitanti di un distretto di Pechino a resistere all’abbattimento delle loro case, in prigione subì la rottura delle ginocchia e dei piedi durante interrogatori, secondo quanto lei stessa racconta in una lettera. Dal 2010 insieme al marito fu costretta a vivere per un periodo in una cosiddetta “prigione nera”, un hotel controllato dalla polizia dopo che la loro casa era stata demolita. Nella sua lettera la donna ha raccontato tutti i soprusi subiti ma anche le esperienze umane viste in carcere e l’amicizia con gli altri prigionieri, alcuni dei quali erano seguaci del gruppo Falun Gong, messo fuorilegge dal governo cinese come “eretico” nel 1999. Dopo aver scontato un anno di carcere Ni venne poi nuovamente arrestata per un altro periodo nel 2008 e successivamente nel 2010 insieme a suo marito venne costretta a vivere in una “prigione nera”. Si tratta luoghi di detenzione extralegali utilizzati di solito dalle autorità per “bloccare” dissidenti, manifestanti e firmatari di petizioni varie, negando loro anche la possibilità di difendersi. Nel 2011 ancora un nuovo arresto e una nuova condanna, a due anni e mezzo di reclusione, per “disturbo all’ordine sociale”. “Sono finalmente libera – ha detto la donna uscita dal carcere – mi sono mancati tanto i miei amici. Ma continueremo a combattere. Non è facile proteggere i diritti della gente”. “Questa donna ha subito di tutto – ha scritto un utente cinese su internet – è stato paralizzata in carcere. La sua casa è stata demolita con la forza. Bisogna ricordare questa donna, che merita il rispetto di tutti i cinesi. In futuro il nome di Ni Yulan sarà nei libri di testo cinesi”. Ni Yulan nel 2011 ha anche vinto un premio conferito dal governo olandese per il suo impegno nel campo dei diritti umani ma non le fu allora concesso di volare in Olanda per prendere il premio.

Lascia un commento

Archiviato in Diritti incivili

Bo Xilai vuole chiede l’appello alla sentenza di condanna

Secondo voci che si stanno rincorrendo su internet, Bo Xilai, l’ex papavero cinese condannato ieri all’ergastolo, ha presentato appello alla sentenza. Anche se mancano conferme ufficiali, la voce si sta facendo insistente. Sin da prima che il tribunale emettesse la sentenza di condanna per corruzione, abuso di potere e appropriazione indebita, si erano diffuse le voci che l’ex segretario del partito di Chongqing, di Dalian, ex ministro del commercio cinese ed ex governatore del Liaoning, avrebbe presentato ricorso se condannato. Alla fine della lettura della sentenza, ieri mattina dinanzi alla corte Intermediate di Jinan, nella provincia orientale dello Shandong, un portavoce del tribunale aveva detto che Bo Xilai non aveva espresso pubblicamente il desiderio di ricorrere. Secondo la legge cinese, il condannato ha dieci giorni di tempo per proporre appello.

Lascia un commento

Archiviato in sol dell'avvenire