Le autorità cinesi hanno formalizzato l’arresto per l’avvocato-attivista difensore dei diritti umani Pu Zhiqiang, in stato detentivo di fatto dallo scorso 6 maggio, quando fu arrestato in un raid contro attivisti in vista di Tiananmen. Secondo le informazioni delle associazioni che si battono per i diritti civili, Pu, 49 anni, che negli anni è stato anche l’avvocato dell’artista dissidente Ai Weiwei, è stato accusato di disturbo dell’ordine pubblico e di aver ottenuto informazioni personali illegalmente. Pu è un avvocato molto noto e molto note sono le sue battaglie nel corso degli anni per i diritti civili. Un messaggio pubblicato dall’ufficio di sicurezza pubblica della municipalità di Pechino, spiega che la polizia sta indagando su altri presunti crimini commessi da Pu, indicando così che l’avvocato, che partecipò ai moti di Tiananmen, potrebbe essere accusato anche di altro. Con le accuse attualmente rivolte a lui, Pu rischia una condanna fino a dieci anni di carcere. Oltre a Pu, secondo l’organizzazione China Human Rights and Democracy, è stato arrestato anche suo nipote Qu Zhenhong. Lo scorso 3 maggio, Pu Zhiqiang aveva partecipato in una casa privata a Pechino ad un incontro su Tiananmen, alla vigilia del venticinquesimo anniversario del massacro. Un partecipante all’incontro mise on line delle foto dello stesso e Pu ed altri furono arrestati dalla polizia. Oltre a lui e ai partecipanti dell’incontro, alla vigilia dell’anniversario di Tiananmen, la polizia ha arrestato decine e decine di attivisti. L’avvocato di Pu aveva chiesto il rilascio dello stesso per questioni mediche, visto che il difensore dei diritti umani soffre di diabete. Ma, secondo il suo legale, l’uomo è stato interrogato quotidianamente anche per dieci ore e le autorità ne hanno negato il rilascio, per poi formalizzare venerdì sera il suo arresto.
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Formalizzato l’arresto per il difensore dei diritti umani Pu Zhiqiang
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Manifestò per far studiare la figlia, attivista alla sbarra
Le autorita’ della provincia orientale cinese dell’Anhui hanno iniziato il processo a carico di un attivista che aveva protestato contro l’espulsione di sua figlia dalla scuola a causa del suo impegno politico. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia. Zhang Lin e’ accusato di “aver spinto la gente a scendere in piazza causando pubblico disordine” durante una manifestazione svoltasi lo scorso aprile in cui dozzine di persone protestarono per la decisione delle autorita’ locali di non permettere piu’ alla figlia di Zhang, Anni, di soli 10 anni, di frequentare la scuola elementare. Zhang, che in passato ha gia’ scontato 13 anni di carcere per sovversione dei poteri di stato, rischia ora fino a 5 anni. Anni e’ stata considerata “la piu’ giovane prigioniera cinese”. La bimba lo scorso febbraio venne cacciata dalla scuola, trattenuta per ore, impedendole persino di bere e mangiare e di avere una coperta per proteggersi dal freddo, e in seguito messa agli arresti domiciliari. Dallo scorso settembre vive negli Stati Uniti insieme alla sorella. Zhang, che e’ un veterano del movimento pro democrazia del 1989, e’ da tempo nel mirino delle autorita’. Arrestato il 22 agosto a seguito di una disputa con le autorita’ che avevano cacciato sua figlia dalla scuola, Zhang torno’ poi con la figlia nella sua citta’ di origine, agli arresti domiciliari, in aprile dopo che una trentina di attivisti si mobilitarono a suo favore. Di fronte al persistere del diniego di frequentare la scuola per la figlia, Zhang fuggi’ dagli arresti domiciliari per recarsi a Pechino a sottoporre il suo caso al governo centrale. Ma le autorita’ lo riportarono a casa e poco dopo lo misero in stato di detenzione. La piccola Anni protesto’ dinanzi dinanzi al centro di detenzione, innalzando un cartello con su scritto “Liberate mio padre e permettetemi di andare a scuola”.
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Propaganda cinese a media: non usate Mandela per parlare di diritti civili o Dalai Lama
L’ufficio per la propaganda del governo cinese ha emesso una serie di ordinanze con le quali invita i media statali a non utilizzare la notizia dei funerali di Nelson Mandela per parlare di diritti umani o di altri argomenti considerati sensibili come il Dalai Lama. “Tutti i media – si legge in un’ordinanza – devono essere molto prudenti nel selezionare i materiali e riportare le notizie in maniera appropriata”. Anche il vice presidente cinese Li Yuanchao è volato in Sud Africa per l’omaggio a i Mandela. Ma per Pechino, “tutti i post su Weibo (il twitter cinese) o nei blog che approfitteranno della notizia della morte di Nelson Mandela per attaccare il sistema cinese dovranno essere cancellati immediatamente”. Tra i diktat anche quello di non collegare Mandela con il Dalai Lama o non parlare di Taiwan (alleato diplomatico del Sud Africa fino al 1998). Altro tema da non toccare quello relativo alla vita privata di Madiba che ha avuto tre mogli E intanto il Global Times, in un editoriale, invita a non accostare Mandela a Liu Xiaobo, entrambi premi Nobel per la Pace: per il quotidiano il premio a un prigioniero equivale a deridere il sistema giudiziario cinese. Liu Xiaobo, infatti, si legge nell’articolo del giornale cinese “e’ stato sottoposto a una rigida procedura legale, che funziona e rende sicura una società di 1,3 miliardi di persone. E che non farà eccezione solo per Liu solo a causa delle pressioni dell’occidente. Solo la legge cinese ha l’ultima parola per dire se una persona ha violato la legge o meno”.
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Pechino si scopre amico di Mandela
La Cina ha espresso attraverso un breve comunicato trasmesso dall’agenzia Xinhua, la Nuova Cina, le sue condoglianze per la morte del leader sudafricano Nelson Mandela. Per Pechino, Mandela e’ stato ”un vecchio amico del popolo cinese”. Alcuni cittadini cinesi, scrivendo su Internet, hanno paragonato lo scomparso statista sudafricano Nelson Mandela ai dissidenti che si battono in Cina per i diritti umani, tra cui il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna ad 11 anni per ”sovversione”. ”Stiamo ricordando una persona che ha rispettato e si e’ battuta per i diritti umani, la liberta’ e l’uguaglianza ma il Mandela della Cina, che faceva esattamente le stesse cose, e’ stato messo in prigione”, ha scritto uno di loro. ”Davvero ironico”, ha scritto un altro, ”se Mandela fosse stato cinese, l’avrebbero picchiato a morte”. Il governo cinese e il presidente Xi Jinping hanno espresso al Sudafrica le loro condoglianze, definendo Mandela ”un vecchio amico del popolo cinese”. Nel pomeriggio cinese si sono diffuse notizie delkla impossibilità di ricercare sulla rete alcune notizie riferite a Mandela.
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Liberata Ni Yulan, ridotta su una sedia a rotelle
Dopo oltre due anni di carcere è stata rilasciata in Cina – rivela la stampa locale – una dissidente, l’avvocato e attivista per i diritti umani Ni Yulan, invalida sulla sedia a rotelle – secondo quanto denunciato da lei stessa e da organizzazioni per i diritti umani – per essere stata ripetutamente picchiata e torturata dalla polizia. Arrestata per la prima volta nel 2002 per aver incitato gli abitanti di un distretto di Pechino a resistere all’abbattimento delle loro case, in prigione subì la rottura delle ginocchia e dei piedi durante interrogatori, secondo quanto lei stessa racconta in una lettera. Dal 2010 insieme al marito fu costretta a vivere per un periodo in una cosiddetta “prigione nera”, un hotel controllato dalla polizia dopo che la loro casa era stata demolita. Nella sua lettera la donna ha raccontato tutti i soprusi subiti ma anche le esperienze umane viste in carcere e l’amicizia con gli altri prigionieri, alcuni dei quali erano seguaci del gruppo Falun Gong, messo fuorilegge dal governo cinese come “eretico” nel 1999. Dopo aver scontato un anno di carcere Ni venne poi nuovamente arrestata per un altro periodo nel 2008 e successivamente nel 2010 insieme a suo marito venne costretta a vivere in una “prigione nera”. Si tratta luoghi di detenzione extralegali utilizzati di solito dalle autorità per “bloccare” dissidenti, manifestanti e firmatari di petizioni varie, negando loro anche la possibilità di difendersi. Nel 2011 ancora un nuovo arresto e una nuova condanna, a due anni e mezzo di reclusione, per “disturbo all’ordine sociale”. “Sono finalmente libera – ha detto la donna uscita dal carcere – mi sono mancati tanto i miei amici. Ma continueremo a combattere. Non è facile proteggere i diritti della gente”. “Questa donna ha subito di tutto – ha scritto un utente cinese su internet – è stato paralizzata in carcere. La sua casa è stata demolita con la forza. Bisogna ricordare questa donna, che merita il rispetto di tutti i cinesi. In futuro il nome di Ni Yulan sarà nei libri di testo cinesi”. Ni Yulan nel 2011 ha anche vinto un premio conferito dal governo olandese per il suo impegno nel campo dei diritti umani ma non le fu allora concesso di volare in Olanda per prendere il premio.
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Arrestato uomo d’affari, amico attivista
E’ stato arrestato oggi a Pechino Wang Gongquan, un grosso uomo d’affari e molto amico dell’attivista per i diritti umani Xu Zhiyong. Secondo quanto riferisce il South China Morning Post, oltre 20 poliziotti hanno fatto irruzione nella casa di Wang nella capitale cinese e lo hanno portato via. Sembra che il cinquantaduenne uomo d’affari sia accusato di “aver riunito un folto gruppo di persone e arrecato disturbo alla quiete pubblica”, ovvero le stesse accuse che portarono all’arresto di Xu Zhyyong, fondatore del movimento ‘Nuovo cittadino’ che è stato in carcere fino a metà luglio. Wang era stato tra quelli che aveva firmato una petizione per il rilascio di Xu. Il mese scorso Wang aveva dichiarato proprio al South China Morning Post di essere molto preoccupato e di temere di essere presto arrestato nell’ambito della campagna di repressione del dissenso voluta dal governo di Pechino. Wang iniziò la sua carriera come impiegato dell’ufficio della propaganda nella provincia del Jilin. In seguito lavorò per una ditta statale nel settore delle esportazioni prima di dedicarsi al mondo dell’imprenditoria e della finanza a partire dal 1990.
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Negli Usa la “più giovane prigioniera politica cinese”, le impedivano di andare a scuola
Zhang Anni ce l’ha fatta. La ragazzina di 10 anni, considerata la “piu’ giovane prigioniera politica cinese”, e’ riuscita a volare negli Stati Uniti dove ora potra’ studiare e avere una vita normale. Quella vita che in Cina finora le era stata negata, come le era stato negato anche il normale diritto di andare a scuola. La sua colpa era solo quella di essere la figlia di un dissidente veterano, Zhang Li. A conclusione di una complessa vicenda la ragazzina la scorsa settimana era arrivata a Shanghai con alcuni membri della sua famiglia per ottenere il visto per gli Usa. Un visto che finalmente le ha consentito di arrivare a San Francisco con la sorella Ruli. Per iniziare una nuova vita. E’ stato, tra gli altri, l’attivista Hu Jia, che ha seguito l’intera vicenda, ad informare via twitter della partenza delle ragazze, dopo averle aiutate ad ottenere il visto. “Le due ragazze sono atterrate negli Usa – ha confermato l’attivista Zheng Cunzhu, che le ospita – finalmente ora la bambina potra’ avere un’istruzione ed essere libera. Siamo tutti molto felici di questo risultato, ma al tempo stesso ora e’ importante che cose come queste non accadano piu'”. Zhang Li, il padre di Anni, era un esponente di primo piano del Cdp (China Democracy Party), bandito in Cina dal 1998. All’uomo, che è ancora in carcere (è stato arrestato l’ultima volta ad agosto, dopo aver trascorso anni in cella), gli sono state chiuse tutte le porte anche del mondo del lavoro. Lo scorso febbraio, la figlia è stata fatta uscire dalla scuola. Neanche l’intervento di una trentina di attivisti ad aprile a favore della causa era servito a sbloccare la situazione anzi spinse le autorita’ a mandare tutta la famiglia di Zhang, Anni compresa, agli arresti domiciliari. Dai quali Zhang Li fuggi’ per portare il suo caso a Pechino. Senza pero’ ottenere nulla, se non un nuovo arresto. Fu lui a chiedere, segretamente, ad Hu Jia di interessarsi del caso della figlia. Fino all’epilogo finale che ha permesso alla ragazzina di andarsene. Il caso di Anni non e’ l’unico di questo genere in Cina. L’attivista Wu Renhua ha raccontato come molti dissidenti dopo la rivolta di piazza Tienanmen del 1989, e la dura repressione che ne segui’, ebbero dure conseguenze. Molti trascorsero diversi anni in carcere e poterono sposarsi solo al termine delle loro condanne. Ecco perche’ in molti casi hanno figli che oggi sono ancora giovanissimi e che tuttora patiscono le conseguenze dell’attivismo politico dei loro padri. Come appunto e’ capitato ad Anni. Solo pochi giorni fa le autorita’ cinesi hanno arrestato Yao Chen, amico di Zhang, per il solo fatto di aver accompagnato a Shanghai la piccola Anni e la sua famiglia.
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Arrestato avvocato diritti civili, ha “disturbato l’ordine pubblico”
Sono state formalizzate le accuse nei confronti dell’avvocato Xu Zhiyong, noto avvocato di Pechino che da tempo si batte per la tutela dei diritti civili. Lo riferisce il South China Morning Post. Secondo le informazioni fornite da un altro avvocato, Zhang Qingfang, Xu sarebbe stato arrestato ufficialmente per aver riunito un folto gruppo di persone e disturbato l’ordine in un posto pubblico. Sembra però probabile che il vero motivo dell’arresto di Xu sia da collegarsi con la campagna da lui promossa in base alla quale i funzionari pubblici dovrebbero essere obbligati per legge a dichiarare i loro patrimoni. Fondatore del gruppo ”New Citizen”, che si batte soprattutto per il rispetto dei diritti civili, Xu Zhiyong era stato fermato già dalla metà di luglio, ma contro di lui non erano state finora formulate accuse precise. Circa due settimane fa, dal carcere, Xu Zhiyong era riuscito a far uscire e circolare un video, nel quale invitava ”i cittadini coraggiosi a farsi avanti per ottenere i loro diritti e realizzare i loro sogni”. Per la sua liberazione è stata già fatta una petizione, firmata da oltre duemila persone.
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Fratello attivista cieco arrestato e rispedito a casa
Chen Guangfu, il fratello dell’attivista cieco cinese Chen Guangcheng, che l’anno scorso riuscì a fuggire dagli arresti domiciliari, a rifugiarsi nell’ambasciata americana e poi a partire per gli Stati Uniti dopo un braccio di ferro fra Washington e Pechino, è stato fermato dalla polizia di Shanghai e costretto a ritornare nel suo villaggio di origine nella provincia orientale dello Shandong. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia. Secondo le informazioni, Chen Guangfu la scorsa settimana era arrivato a Shanghai ospite di un attivista e nei giorni scorsi aveva avuto incontri, nella capitale economica cinese, con altri dissidenti. Ma qualche giorno dopo la polizia lo ha bloccato e dopo poche ore di fermo lo ha costretto a salire su un treno per tornare a casa. ”Mi hanno chiesto cosa ero venuto fare a Shanghai e chi avevo incontrato – ha raccontato Chen al telefono mentre si trovava sul treno tornando a casa – e poi mi hanno comprato un biglietto del treno e costretto a salire e andare via”. Chen si trovava, insieme a un’altra amica (che pare anch’essa sia stata fermata dalla polizia), nell’abitazione di un attivista di Shanghai, Shi, quando la polizia lo ha raggiunto e arrestato. ”La polizia è entrata – ha raccontato Shi – e gli hanno detto di seguirli alla stazione. Credo ci stessero osservando e pedinando da giorni”.
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