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Onorificenza per Ai Weiwei da Amnesty, ma lui non può ritirarla

L’artista e dissidente cinese Ai Weiwei ha ricevuto un’onorificenza da Amnesty International, che ne ha sottolineato il ruolo che ha svolto nella battaglia per il rispetto dei diritti umani in Cina. Il riconoscimento, l’Ambassador of Conscience Award, e’ stato assegnato anche alla musicista americana Joan Baez, che dagli sessanta e’ si batte per i diritti civili nel suo Paese e a livello internazionale. Ai, ringraziando, ha ricordato le responsabilita’ alle quali come artista si sente obbligato, in particolare in un momento nel quale la repressione in Cina sembra aggravarsi. Ai Weiwei, 57 anni, uno degli artisti piu’ popolari del Paese, ha poi rimarcato: “Noi tutti dobbiamo assumerci delle responsabilità”. Ai e’ stato detenuto illegalmente per quasi tre mesi nel 2011. In seguito e’ stato rilasciato senza essere accusato formalmente di alcun reato, ma una delle sue societa’ e’ stata accusata di evasione fiscale. L’ artista era entrato in rotta di collisione con le autorita’ comuniste per aver difeso le vittime del terremoto del Sichuan del 2008, che accusavano costruttori legati ai politici locali di aver usato materiali scandenti per edificare scuole nella regione provocando indirettamente la morte di migliaia di ragazzi. Dal 2011 Ai Weiwei non ha il passaporto e ha affermato di non essere sicuro di potersi recare in maggio a Berlino per ricevere l’onorificenza.

fonte: ANSA

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Nuova condanna in Cina per Tie Liu, scrittore 80enne

Le autorità cinesi hanno condannato a 2 anni e mezzo ma con la sospensione della pena il famoso scrittore ottuagenario, Huang Zerong, meglio conosciuto come Tie Liu, che ha già trascorso più di 20 anni nei campi di lavoro. Secondo quanto riferiscono fonti di stampa, lo scrittore sarebbe stato condannato per aver condotto un business illegale anche se il vero motivo è il fatto che Liu, da sempre oppositore del regime, ha scritto un articolo molto critico nei confronti del capo dell’ufficio di propaganda e membro del politburo del partito comunista cinese. Lo scrittore è stato anche condannato a pagare una somma di 30.000 yuan (oltre 6.000 euro) e, con la pena sospesa, ora non si sa a cosa sarà destinato. Condannato ad un anno, senza che se ne conoscano i motivi, anche il suo assistente. Il processo non si è svolto a Pechino, residenza dello scrittore-giornalista, ma a Chengdu, città sudoccidentale, e a Tie è stato assegnato un avvocato d’ufficio dal momento che non era presente il suo. Tie Liu ha negato ogni accusa. L’avvocato del famoso scrittore ha anche sottolineato come il suo assistito sia stato detenuto, da settembre scorso, per cinque mesi, senza alcun motivo. Tie fu prelevato dalla sua casa di Pechino dopo aver pubblicato alcuni articoli riguardanti in particolare Liu Yunshan, potente membro del partito e capo della propaganda. Anche sulla sua rivista, “Small Scars from the past” (Piccoli graffi dal passato) che Tie distribuiva gratuitamente (e che gli sarebbe valsa l’accusa di business illegale) erano apparsi articoli “sensibili”, alcuni relativi soprattutto ai soprusi subiti da alcuni dissidenti perseguiti dal regime per la loro militanza politica e le loro campagne. Tie è uno dei più anziani dissidenti che sia mai stato formalmente perseguito e condannato. Il suo è comunque un nome ben noto alle autorità cinesi. La sua storia inizia già negli anni ’50, quando fu etichettato come uomo di destra, quindi contrario al partito e al regime, proprio da Mao Zedong e condannato a 23 anni nei campi di lavoro. Il suo nome venne “ripulito” solo negli anni 80. Le autorità cinesi sono negli ultimi anni divenute sempre meno tolleranti nei confronti di coloro che sono critici nei confronti del partito. I casi di arresto, coercizione, minacce, restrizioni della libertà, sono enormemente aumentati negli ultimi anni. Avvocati, scrittori, attivisti, operatori umanitari sono sempre di più nel mirino della censura. In molti casi non si è arrivati nemmeno al processo e si sono verificati anche casi di sparizioni.

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Rilasciato dopo tre anni l’avvocato dissidente Gao Zhisheng

E’ uscito dal carcere dopo tre anni, ma non è ancora completamente libero, l’avvocato dissidente Gao Zhisheng, il cui arresto aveva scatenato le proteste di governi stranieri e organizzazioni che si battono per i diritti civili. L’avvocato era stato condannato nel 2006 a tre anni di carcere per “istigazione alla sovversione del potere dello Stato” (il reato del quale vengono in genere accusati i dissidenti e i critici del sistema a partito unico), ma la sua pena era stata sospesa per cinque anni durante i quali ha subito arresti e torture. Gao, 50 anni, cristiano, era stato uno dei primi avvocati ad impegnarsi per i diritti umani difendendo condannati a morte, dissidenti e attivisti dei gruppi religiosi perseguitati dallo Stato cinese, come gli aderenti alla setta del Falun Gong. In quegli anni, Gao era rimasto sotto uno stretto controllo di polizia, come succede abitualmente ai dissidenti, anche dopo che hanno scontato la loro pena. Nell’aprile del 2010 si sono perse le sue tracce fino a gennaio del 2011 quando è stata pubblicata una sua denuncia. Alla fine di dicembre del 2011 si è saputo che l’attivista era stato catturato dalla polizia e solo successivamente le autorità hanno informato che era stato incarcerato. La moglie e la figlia sono scappate negli Usa e in molti ora temono che Gao sia sorvegliato. Nessuno è ancora riuscito ad avvicinarlo, se non suo fratello, che ha anche fatto capire che l’uomo ha subito torture in carcere ed è ancora sotto controllo della polizia. La notizia del rilascio di Gao è stata data da Hu Jia, altro noto attivista, attraverso twitter.

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Rimosse da museo di Shanghai opere di Ai Weiwei

Lo Shanghai Museum of Contemporary art, il più importante museo di arte contemporanea della capitale cinese, situato nel parco della centralissima Piazza del Popolo, sta rimuovendo un’opera e il nome dell’artista dissidente Ai Weiwei. E’ stato lo stesso artista, tra i disegnatori dello stadio olimpico di Pechino (Nido d’uccello) a renderlo noto attraverso un tweet. Nel messaggio c’è anche una foto, arrivata all’artista, nella quale si vede un inserviente che con un asciugacapelli cancella il nome impresso nell’elenco degli artisti le cui opere sono esposte nel museo. Ai Weiwei, nato nel 1957, è un architetto e artista cinese celebre in tutto il mondo, arrestato il 3 aprile del 2011 all’aeroporto internazionale di Pechino, mentre stava per partire per Hong Kong per partecipare all’inaugurazione di una mostra delle sue opere. Restò 81 giorni in detenzione e in seguito gli è stato negato più volte di uscire dal paese, anche recentemente. La sua opposizione al potere cinese è cominciata gradualmente ed ha raggiunto il punto di non ritorno quando, nel 2008, l’artista si è impegnato al fianco delle vittime del terremoto del Sichuan, che lamentavano la pochezza dei materiali con i quali erano state costruite case e scuole nell’area.

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E’ scomparso il corpo di Cao Shunli, dissidente cinese arrestata in settembre per aver organizzato sit-in di protesta davanti al ministero degli Esteri di Pechino e morta lo scorso 14 marzo in un ospedale, dove era stata portata dalla polizia a causa del deteriorarsi delle sue condizioni di salute. Ieri i medici dell’ospedale militare 309 di Pechino hanno informato il fratello della donna, Cao Yunli, e il suo legale Wang Yu, che il corpo della dissidente morta sotto custodia della polizia non solo non è nell’ospedale, ma non si sa dove sia. Al fratello e al legale della donna è stata anche rifiutata la documentazione medica di Cao Shunli che soffriva tra l’altro di tubercolosi. Secondo alcuni testimoni, il suo corpo senza vita presentava segni di maltrattamenti. Cao Shunli aveva organizzato i sit-in per chiedere che venisse stilato un rapporto dettagliato sulla situazione dei diritti umani in Cina, da presentare agli organismi internazionali

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Dissidente liberato dopo 5 anni, denunciava pochezze sulle costruzioni crollate per terremoto

Tan Zuoren, uno degli attivisti che ha denunciato la bassa qualità delle costruzioni del Sichuan crollate a seguito del devastante terremoto del 2008, è stato rilasciato dal carcere dopo cinque anni di detenzione.
Tan, detenuto nella prigione di Yaan, ha potuto riabbracciare così sua moglie Huang Qi, anch’essa impegnata nella denuncia contro i fatti del terremoto.
Dopo il devastante sisma del 2008, nel quale morirono (secondo le statistiche governative, ritenute riduttive) oltre 87.000 persone, diversi attivisti – tra i quali Ai Weiwei e lo stesso Tan – lanciarono denunce e inchieste sullo stato delle costruzioni della zona, soprattutto delle scuole, visto che ne erano crollate molte uccidendo più di 5000 studenti (5300 secondo i dati ufficiali ritenuti troppo lontani dalla realtà). Tan venne arrestato il 28 marzo del 2009 e condannato a cinque anni di prigione per “incitamento alla sovversione dei poteri dello stato”. Secondo la moglie, gli era stato offerto uno sconto di pena se avesse promesso di non adoperarsi più per i diritti civili, ma ha rifiutato. Nella condanna, la corte del Sichuan ha anche accusato Tan di aver partecipato ai moti di Tiananmen.

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Arrestati dissidenti alla vigilia della visita di Michelle Obama

Le autorità della provincia sud occidentale del Sichuan hanno arrestato un gruppo di attivisti locali poco prima dell’arrivo a Chengdu, la capitale della provincia, di Michelle Obama, per paura che potessero cercare di incontrare la first lady americana per esporle le loro lamentele contro il governo cinese. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia. Il gruppo Tianwang, che nella provincia del Sichuan si occupa di tutela dei diritti umani, ha fatto sapere che i poliziotti hanno picchiato e portato via diverse persone. L’episodio è avvenuto ieri proprio mentre Michelle Obama, accompagnata da sua madre e dalle sue figlie, arrivava in città per la parte finale della sua visita in Cina. Una delle persone picchiate, secondo quanto riferiscono i responsabili di Tianwang, avrebbe anche perso conoscenza. Gli arrestati sono soprattutto persone che hanno perso le loro terre o le loro case a causa di provvedimenti di esproprio o a causa di demolizioni forzate. Secondo il fondatore di Tianwang, Huang Qi, “i cinesi non riescono a ottenere soluzioni ai loro problemi, per cui cercano di avvicinare i leader stranieri per difendere i loro diritti”. Durante la sua visita in Cina, terminata oggi, la first lady Usa, pur non parlando esplicitamente della censura cinese, ha difeso la libertà di informazione e su Internet. “E’ importante che le idee possano circolare liberamente su internet e attraverso i media – ha detto Michelle Obama parlando all’Università di Pechino -. Perchè in questo modo scopriamo la verità, cosa sta realmente accadendo nelle nostre comunità, nel nostro Paese e nel nostro mondo”.

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Pechino nega responsabilità per morte dissidente Cao

La Cina ha negato di aver impedito di curarsi alla dissidente Cao Shunli, morta in custodia venerdi’ scorso a 52 anni. Familiari della donna hanno accusato le autorita’ di polizia di aver ritardato nel decidere di farla ricoverare pur essendo risultato che soffriva di tubercolosi, mal di fegato e altri malanni minori. Il portavoce del ministero degli esteri Hong Li, in una conferenza stampa a Pechino, ha affermato che la donna e’ deceduta dopo “una lunga malattia” e che ha avuto tutte le cure necessarie. Gli Usa si sono dichiarati “profondamente turbati” dalla morte di Cao. La responsabile per la politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha affermato di essere “rattristata” dalla notizia del decesso di Cao. L’organizzazione umanitaria Amnesty International ha accusato Pechino di aver “le mani sporche di sangue” per non aver consentito alla donna di curarsi per tempo. Cao Shunli era stata arrestata in settembre, dopo aver organizzato i sit-in per chiedere che venisse stilato un rapporto dettagliato sulla situazione dei diritti umani in Cina, da presentare agli organismi internazionali. L’avvocato della dissidente, Liu Weiguo, ha annunciato che i suoi parenti intendono denunciare il Centro di detenzione del distretto di Chaoyang, dove era detenuta, per “atti criminali”.

fonte: ANSA

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Morta in custodia polizia la dissidente Cao Shunli

La dissidente cinese Cao Shunli, arrestata in settembre per aver organizzato dei sit-in di protesta davanti agli uffici del ministero degli esteri di Pechino, e’ morta nell’ospedale dove era stata ricoverata. Lo ha annunciato oggi a Pechino un altro noto dissidente e attivista per i diritti umani, Hu Jia. Cao Shunli aveva organizzato i sit-in per chiedere che venisse stilato un rapporto dettagliato sulla situazione dei diritti umani in Cina, da presentare agli organismi internazionali. Familiari della donna hanno accusato le autorita’ di polizia di aver ritardato nel decidere di farla ricoverare pur essendo risulato che soffriva di tubercolosi, mal di fegato e altri malanni minori. L’avvocato della dissidente, Liu Weiguo, ha annunciato che i suoi parenti intendono denunciare il Centro di detenzione del distretto di Chaoyang, dove era detenuta, per “atti criminali”.

fonte: ANSA

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Continua giro di vite del governo, aumentano arresti dissidenti

Continua l’azione di repressione del governo cinese nei confronti di dissidenti, giornalisti e avvocati. Secondo quanto riferisce il sito di Radio Free Asia, in prossimità dell’apertura dell’assemblea nazionale del popolo, il parlamento di Pechino, diversi dissidenti sono stati bloccati, portati in carcere o messi agli arresti domiciliari. Tra questi Liu Feiyue, fondatore di un gruppo per la tutela dei diritti umani nella provincia dell’Hubei, arrestato dopo essersi rifiutato di adeguarsi alla richiesta della polizia di non pubblicare articoli online. Intanto a Pechino, l’attivista Hu Jia, che è tenuto agli arresti domiciliari durante la sessione del parlamento,, ha fatto sapere che un’altra attivista, Liu Sinna, più conosciuta come Liu Shasha, è stata fermata e portata in un centro di detenzione della capitale. ”Liu è molto attiva sia nel Guangdong sia a Hong Kong – ha detto Hu – non so ora che futuro la aspetti ma ogni giorno in un centro di detenzione è come fosse un anno. E’ veramente deprimente essere rinchiusi per questo tipo di accuse, è una cosa straziante”. Il marito di Liu, anch’egli molto attivo specie per la questione delle isole contese col Giappone, è a sua volta in carcere a Shezhen con il sospetto di aver attraversato illegalmente il confine tra Cina e Hong Kong. Intanto, durante i lavori dell’assemblea, la sicurezza nella capitale è stata blindata. Alcuni residenti hanno testimoniato che appena viene individuato un potenziale manifestante o una persona che si lamenta o critica il governo, viene immediatamente arrestato. Nel frattempo un gruppo di avvocati, accademici e giornalisti, ha scritto una lettera aperta all’assemblea del popolo auspicando il rilascio degli attivisti del movimento ‘New Citizens’ che si battono contro la corruzione nei ranghi della nomenklatura politica ed economica.

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