19 dicembre 2013 · 04:04
Le autorita’ cinesi hanno rinnovato i tesserini a decine di giornalisti del New York Times e dell’ agenzia Bloomberg, con una decisione che prelude alla concessione dei loro visti per il 2014. Lo hanno affermato fonti dei due media e del Foreign Correspondent Club of China (Fccc). Le due prestigiose testate americane hanno condotto negli ultimi mesi approfondite inchieste sulla situazione finanziaria delle famiglie di alcuni dei massimi dirigenti cinesi, tra cui il presidente Xi Jinping e l’ ex-premier Wen Jiabao. Il problema dei giornalisti dei due media era stato sollevato dal vicepresidente americano Joe Biden nel corso della sua recente visita in Cina. Ai corrispondenti stranieri in Cina – circa 700 – viene concesso un visto annuale, che scade in dicembre. Per chiedere il rinnovo del visto vero e proprio, che viene rilasciato dalle autorita’ di polizia, e’ necessario prima rinnovare il proprio tesserino, che viene rilasciato dal ministero degli esteri. Il Fccc ha denunciato pochi giorni fa l’ intensificazione dell’ uso dei visti per intimidire i giornalisti stranieri e ha ricordato che dal 2012 a quattro reporter – una della rete televisiva Al Jazeera, due del New York Times e uno dell’agenzia Reuters – non e’ stato rinnovato il visto, un provvedimento che equivale all’ espulsione dal Paese.
fonte: ANSA
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6 dicembre 2013 · 12:33
Due dozzine di giornalisti che lavorano per due delle testate più prestigiose degli Usa, il New York Times e l’agenzia Bloomberg, non hanno ancora ottenuto il rinnovo del visto cinese per il 2014, e potrebbero essere espulsi dal paese. Lo scrive oggi lo stesso Nyt, sottolineando che questo significherebbe la chiusura di fatto degli uffici delle due testate in Cina. Il problema è stato sollevato nei giorni scorsi dal vicepresidente John Biden nei suoi colloqui col numero uno cinese Xi Jinping che, secondo il Nyt, “è apparso indifferente”. Nei mesi scorsi Bloomberg e Nyt sono entrati in rotta di collisione con le autorità con inchieste che hanno rivelato le ricchezze accumulate da due dirigenti cinesi – lo stesso Xi Jinping e l’ex-premier Wen Jiabao – e dalle loro famiglie. Secondo il Nyt, Biden ha affermato che “le innovazioni si sviluppano quando la gente è libera di respirare liberamente, parlare liberamente, è in grado di sfidare l’ortodossia e i giornali possono riportare la verità senza paura delle conseguenze”. In Cina i visti dei giornalisti stranieri hanno la durata di un anno e scadono tutti alla fine di dicembre.
fonte: ANSA
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7 ottobre 2013 · 02:45
Dopo oltre due anni di carcere è stata rilasciata in Cina – rivela la stampa locale – una dissidente, l’avvocato e attivista per i diritti umani Ni Yulan, invalida sulla sedia a rotelle – secondo quanto denunciato da lei stessa e da organizzazioni per i diritti umani – per essere stata ripetutamente picchiata e torturata dalla polizia. Arrestata per la prima volta nel 2002 per aver incitato gli abitanti di un distretto di Pechino a resistere all’abbattimento delle loro case, in prigione subì la rottura delle ginocchia e dei piedi durante interrogatori, secondo quanto lei stessa racconta in una lettera. Dal 2010 insieme al marito fu costretta a vivere per un periodo in una cosiddetta “prigione nera”, un hotel controllato dalla polizia dopo che la loro casa era stata demolita. Nella sua lettera la donna ha raccontato tutti i soprusi subiti ma anche le esperienze umane viste in carcere e l’amicizia con gli altri prigionieri, alcuni dei quali erano seguaci del gruppo Falun Gong, messo fuorilegge dal governo cinese come “eretico” nel 1999. Dopo aver scontato un anno di carcere Ni venne poi nuovamente arrestata per un altro periodo nel 2008 e successivamente nel 2010 insieme a suo marito venne costretta a vivere in una “prigione nera”. Si tratta luoghi di detenzione extralegali utilizzati di solito dalle autorità per “bloccare” dissidenti, manifestanti e firmatari di petizioni varie, negando loro anche la possibilità di difendersi. Nel 2011 ancora un nuovo arresto e una nuova condanna, a due anni e mezzo di reclusione, per “disturbo all’ordine sociale”. “Sono finalmente libera – ha detto la donna uscita dal carcere – mi sono mancati tanto i miei amici. Ma continueremo a combattere. Non è facile proteggere i diritti della gente”. “Questa donna ha subito di tutto – ha scritto un utente cinese su internet – è stato paralizzata in carcere. La sua casa è stata demolita con la forza. Bisogna ricordare questa donna, che merita il rispetto di tutti i cinesi. In futuro il nome di Ni Yulan sarà nei libri di testo cinesi”. Ni Yulan nel 2011 ha anche vinto un premio conferito dal governo olandese per il suo impegno nel campo dei diritti umani ma non le fu allora concesso di volare in Olanda per prendere il premio.
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5 settembre 2013 · 06:39
“Parte della stampa e dei media occidentali sta cercando di demonizzare la Cina e di promuovere la rivoluzione e la disintegrazione nazionale in quanto odia vedere come il paese stia prosperando”. Lo ha detto in un articolo Li Congjun, presidente dell’Agenzia di stampa ufficiale cinese, Nuova Cina. Le sue parole arrivano in un momento in cui il Partito Comunista cinese ha deciso di rafforzare i controlli su internet e sulla stampa, ricordando come sia responsabilita’ dei media quella di “promuovere una corretta direzione politica”. Secondo il capo di Nuova Cina e’ anche necessario combattere la visione distorta che molti giornali occidentali danno del Paese. “Alcune forze ostili occidentali – ha scritto Li nel suo articolo – non vogliono vedere una Cina socialista prospera e mirano alla occidentalizzazione, separazione e rivoluzione”. Gia’ lo scorso anno la Cina aveva duramente attaccato la stampa occidentale dopo che il New York Times aveva pubblicato la notizia secondo la quale la famiglia dell’allora premier Wen Jiabao aveva accumulato una ricchezza di almeno 2,7 miliardi di yuan. La Cina consente ai giornalisti stranieri di vivere nel Paese e svolgere la loro attivita’ ma essi sono sottoposti comunque a restrizioni e controlli e in alcuni casi sono stati costretti a subire numerose minacce o problemi nel trattare argomenti sensibili.
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15 Maggio 2013 · 14:10
Il dissidente cinese Zhu Yufu, che si trova in carcere a scontare sette anni con l’accusa di ‘sovversione contro i poteri di stato’, ha denunciato alla sua famiglia, in occasione della visita mensile accordata loro, di essere ormai allo stremo, in pessime condizioni di salute. Lo riferiscono fonti di organizzazioni non governative che si battono per la tutela dei diritti umani in Cina. L’uomo ha in particolare detto di essere svenuto diverse volte e di soffrire di pressione alta, capogiri e nausee frequenti. Ma, secondo le autorita’, egli mente al solo scopo di riuscire ad ottenere gli arresti domiciliari o sconti di pena. Tanto che, per punirlo ulteriormente, e’ stato deciso di non permettergli piu’ di telefonare alla sua famiglia ne’ di ricevere visite. I suoi pasti saranno ancor piu’ frugali. Zhu Yufu era stato condannato a sette anni all’inizio del 2012 per aver pubblicamente e su internet, in piu’ occasioni, incitato la gente, con messaggi e poesie, a scendere in piazza per lottare per una maggiore democrazia nel paese. Gia’ in precedenza, nel 1999, fu incarcerato per l’appartenenza al Partito democratico cinese. Rilasciato nel 2006 venne riarrestato nel 2007.
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15 Maggio 2013 · 09:15
Sette avvocati sono stati picchiati e arrestati ieri dalle autorità del Sichuan, nel sud della Cina, mentre tentavano di visitare la più grande “prigione segreta” della provincia. Lo riferiscono fonti di organizzazioni non governative che si battono per i diritti umani. I sette avvocati cercavano di entrare a Ziyang, nella provincia del Sichuan, nella Ziyang Legal Education Center, quando sono stati circondati da poliziotti che li hanno barbaramente picchiati. Due di loro, Tang Tianhao e Jiang Tianyong sono stati feriti pesantemente: il primo ha avuto colpi in testa che gli hanno fatto perdere molto sangue, il secondo è stato ferito alla gamba destra da pietre lanciate dai poliziotti. I sette sono stati arrestati, così come quattro altri avvocati andati in loro soccorso alla stazione della polizia. Tre sono stati rilasciati alle due del mattino, 8 sono ancora in carcere. Fra questi ultimi, anche Tang Jitian, avvocato per i diritti umani che fu arrestato e torturato durante la rivoluzione dei gelsomini di due anni fa. Secondo le informazioni di Human Rights in China, nello Ziyang Legal Education Center ci sarebbero oltre 260 persone. Alcuni dei detenuti sono in cella da 5-6 anni senza formali condanne, qualcuno sarebbe anche morto per le torture subite.
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13 aprile 2013 · 04:14
Attivisti cinesi che hanno cercato di scortare a scuola la figlia di un dissidente sono stati aggrediti da un gruppo di persone in borghese, forse agenti di polizia. Lo scrive la stampa di Hong Kong. La persecuzione dei familiari dei dissidenti e’ una pratica abituale della polizia cinese che in questo caso, secondo le denunce degli attivisti, avrebbe impedito a Zhang Anni, figlia del dissidente Zhang Lin, di frequentare la scuola. I fatti sono avvenuti nei pressi della scuola elementare Hupo nella citta’ di Hefei, nella Cina centrale. Un gruppo di alcune decine di attivisti stava scortando la ragazzina a scuola, ha raccontato lo stesso Zhang, quando sono stati aggrediti da un gruppo di persone in borghese che non si sono identificate. In seguito, quando sul posto arrivati poliziotti in divisa, gli aggressori si sarebbero qualificati come agenti, sempre secondo i dissidenti. Zhang Lin, 50 anni, ha preso parte al movimento di piazza Tiananmen del 1989 e ha trascorso in prigione 13 anni, a diverse riprese, sempre accusato di ”sovversione”.
fonte: ANSA
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12 aprile 2013 · 04:17
Un avvocato cinese impegnato sul terreno dei diritti umani è stato aggredito e picchiato da agenti di polizia a Dalian, nel nordest della Cina, dove si era recato per difendere alcuni detenuti appartenenti alla setta religiosa del Falun Gong. Lo ha denunciato lo stesso avvocato, Cheng Hai. L’ avvocato ha precisato che ad aggredirlo sono stati agenti in divisa. “E’ caso grave, nel quale la legge cinese viene ignorata e violata”, ha commentato l’avvocato. L’episodio avviene alla vigilia della prima visita in Cina del segretario di Stato americano John Kerry, che arriva domani dopo aver visitato Seul e prima di recarsi a Tokyo. L’ organizzazione umanitaria Human Rights Watch e il governo tibetano in esilio che ha la sua sede in India hanno chiesto al segretario di Stato di sollevare con i suoi interlocutori cinesi i problemi dei diritti umani e della condizione delle minoranze etniche e religiose. Il Falun Gong è una setta filosofico-religiosa che è stata messa fuorilegge nel 1999, dopo che l’allora presidente Jiang Zemin la definì un “culto maligno”.
fonte: ANSA
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27 febbraio 2013 · 02:59
Un gruppo di oltre cento intellettuali cinesi ha inviato una lettera aperta all’ Assemblea Nazionale del Popolo (Npc nella sigla inglese), che dal 5 marzo si riunisce a Pechino per la sua sessione annuale. Con la lettera, gli intellettuali chiedono all’Npc, che ha, pur con molte limitazioni, la funzione di un Parlamento, di ratificare l’International Covenant on Civil and Political Rights – il trattato internazionale sui diritti umani e civili, che già è stato firmato da 167 Paesi dell’ Onu. La Cina, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, lo ha sottoscritto nel 2001 ma ancora non lo ha ratificato. Tra i firmatari della lettera aperta figurano l’ economista Mao Yushi, lo scrittore Wang Lixiong e gli avvocati Pu Zhiqiang e Xu Zhiyong.
fonte: ANSA
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24 febbraio 2013 · 01:57
A un anno dalle ‘vere’ elezioni che la popolazione di Wukan, il “villaggio ribelle” della Cina meridionale, si era conquistata con una dura battaglia contro gli speculatori e i politici corrotti locali, dire che l’atmosfera è di depressione non rende pienamente l’idea. Lin Zuluan (69 anni), il leader della rivolta e ora presidente del comitato di villaggio, e il suo giovane collaboratore Hongrui Chao (29), sembrano entrambi invecchiati di dieci anni. “Se mi ripresenterò alle prossime elezioni? E’ escluso, nessuno si mette in croce da solo”, afferma Lin. Hongrui gli fa eco: “Ho imparato molto in questo anno, per esempio che amministrare un villaggio è veramente difficile… quando ho cominciato ero pieno di gioia e di energia, ora mi sento stanchissimo, svuotato…”. Le terre espropriate per le quali è scoppiata la rivolta sono state recuperate solo in parte, e ancora devono essere redistribuite tra i circa 13 mila abitanti di questo paese di pescatori sulla costa meridionale della Cina, nella ricca provincia del Guangdong. Qualche settimana fa il nuovo comitato é stato contestato da decine di paesani che – ricorda Hongrui con un sorriso amaro – hanno sfasciato le vetrine dei loro uffici per dimostrare il loro malcontento. Per la Cina, le elezioni che si sono tenute il 5 marzo del 2012 erano state una novità assoluta: nessuna lista bloccata, nessuna pressione, tutto il processo autogestito. Risultato: oltre Lin e di Hongrui, altri cinque tra i leader della rivolta sono stati eletti nel nuovo comitato. Ad innescare la ribellione di Wukan, non dissimile da altre decine di migliaia che avvengono ogni anno nella Cina rurale, era stata la vendita di una vasta porzione di terra ad una grande impresa edile della vicina Hong Kong. In Cina, la terra è in teoria proprietà pubblica ma di fatto viene gestita dalle amministrazioni locali per le quali è spesso la principale fonte di reddito. Dopo la morte di uno dei leader della protesta, Xue Jinbo, mentre era nelle mani della polizia, la popolazione di Wukan cacciò i membri dell’allora comitato e il villaggio si autogestì per una decina di giorni mentre la polizia lo circondò, isolandolo dal resto del Paese. La situazione fu risolta dall’ intervento di Wang Yang, l’allora capo del Partito Comunista del Guangdong, che licenziò il vecchio comitato e concesse le elezioni, libere da interferenze. “Sono caduti in una trappola”, sostiene oggi la figlia di Xue Jinbo, Xue Jianwan, una ragazza di 22 anni molto popolare nel villaggio. “Il governo (della provincia, ndr) oggi chiede loro solo di mantenere la stabilità e non fa nulla per risolvere il problema della terra, e la rabbia popolare si dirige verso di loro, verso i membri del comitato che avevano promesso di restituirla”. I due membri del comitato non lo dicono ma uno di loro, il giovane Hongrui, esprime lo stesso concetto quando dice di sentirsi “come la fetta di carne di un hamburger”, presa tra le due grosse fette di pane. “I nostri compaesani pensano che si possa recuperare tutta la terra che è stata venduta negli anni passati, e questo non è vero”, spiega Lin Zuluan. “Solo una piccola parte è stata venduta in modo che si può dimostrare illegale (circa un terzo di quello che ritengono la maggior parte degli abitanti di Wukan, ndr). Anche ridistribuirla – aggiunge Hongrui – non è così facile. Bisogna stabilire chi ha diritto a cosa, ricostruire come stavano le cose prima delle vendite. E questo richiede tempo”. L’uno e altro affermano di avere la coscienza a posto e di aver fatto del proprio meglio. Hanno ancora un anno di tempo, poi dovrà essere eletto un nuovo comitato. “La soluzione? Sta in un compromesso – conclude Lin Zuluan – non si può insistere fino a portare il problema in un vicolo cieco”.
Beniamino Natale per l’Ansa
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