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Ex capo della zona di libero scambio di Shanghai indagato per corruzione

Le autorità cinesi hanno posto sotto inchiesta per corruzione l’ex vicedirettore esecutivo (di fatto l’uomo al vertice della struttura) della Free Trade Zone di Shanghai, Dai Haibo. Secondo l’agenzia Nuova Cina, l’uomo avrebbe “seriamente violato la disciplina e le leggi del partito”, una formula usata per le accuse di corruzione, e la notizia è stata diffusa sei mesi dopo la sua rimozione dall’incarico nel primo esempio del genere in Cina di area di libero scambio. Le accuse a Dai Haibo, secondo alcune fonti, verrebbero da denunce presentate alle autorità dall’ex moglie e risalirebbero al periodo nel quale era a capo del distretto Nanhui di Shanghai, dal 2003 al 2009. Nonostante le buone intenzioni governative, l’area di libero scambio di Shanghai non ha riscosso il successo sperato. Il prossimo 28 marzo è prevista una manifestazione governativa per il lancio di nuove iniziative di liberalizzazione per l’area.

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La Cina estenderà alcune misure sperimentate nella FTZ di Shanghai al resto del paese

Il governo cinese ha annunciato che alcune delle politiche economiche sperimentate nell’area di libero scambio (Free trade zone, Ftz) di Shanghai, saranno presto estese a tutto il paese. In una circolare, il Consiglio di Stato ha annunciato l’estensione all’interno paese di 22 misure che riguardano investimenti, commercio estero, finanza e servizi, entro la fine di giugno. Saranno create oltre 100 aree doganali a supervisione speciale. Questo per permettere ad investitori stranieri di estendere il business in maniera più ampia e minori restrizioni.

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La Cina annuncia da tre a cinque nuove banche private, anche con capitale straniero

La Cina apre alle banche private: potranno nascere nel Paese da tre a cinque istituti di credito di proprietà non statale, con la possibilità di partecipazione anche di capitali esteri. Lo ha annunciato la China Banking Regulatory Commission, l’ente che regola il sistema bancario nel paese del dragone. Al momento non ci sono dettagli e, come in quasi tutti gli annunci riformistici di Pechino, mancano anche i tempi di attuazione, ma la riforma potrebbe interessare molti. Si parla comunque di regole stringenti per i tempi, per l’ottenimento delle licenze e per i regolamenti. Attualmente il sistema bancario cinese è caratterizzato da una preponderante presenza statale, con le quattro “grandi sorelle”, le più importanti banche cinesi, che rientrano sotto l’ala del governo di Pechino. Insieme a loro, molte altre a livello locale e nazionale, con la sola China Minsheng Banking Corp, privata fra le prime grandi dieci. Secondo quanto spiega l’agenzia Nuova Cina rispetto all’annuncio dell’ente regolatore delle banche cinesi, le nuove entità saranno da tre a cinque e opereranno come test, nel tentativo di aprire poi in futuro maggiormente il settore bancario sia agli investimenti interni che esterni. Questi potranno contribuire sia a ristrutturare istituzioni bancarie già esistenti che a crearne nuove. E l’enunciato della ristrutturazione fa pensare alla precisa volontà di Pechino da un lato di offrire una nuova prova alla voglia di apertura e cambiamento, dall’altro a regolamentare il sistema, diffusissimo, delle “banche ombra”, tutte le istituzioni, cioè, che in Cina si sostituiscono alle banche ufficiali e alle quali si rivolgono sempre più spesso piccole e medie imprese. Questo perché gli istituti bancari ufficiali devono fare i conti con i debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni che hanno raggiunto livelli di guardia. Secondo infatti l’ultimo comunicato diffuso alla fine di dicembre dal National Audit Office, il debito dei governi locali in Cina ha superato l’equivalente di 2.100 miliardi di euro, in aumento del 70% rispetto a tre anni fa. I governi locali stanno utilizzando nuovi prestiti per ripagare più di un quinto del loro debito, che assomma a circa il 58% del Pil, con preoccupazioni circa il ripianamento del debito. Per sostenere la crescita durante la crisi finanziaria, i governi locali hanno chiesto molti e pesanti prestiti, l’80% dei prestiti bancari totali in Cina alla fine del 2010 secondo la China Banking Regulatory Commission. Secondo dati della stessa Cbrc in tutto il 2013 c’è stata una crescita dei prestiti del 14,2%. Con l’apertura delle nuove banche, che avranno vie privilegiate nella Free Trade Zone di Shanghai, gli analisti sperano anche nell’inizio di misure volte a minore presenza statale nell’economia cinese. Al momento però la mancanza di regole non rende appetibile la cosa alle banche straniere, che già in passato avevano registrato annunci simili, che attendono la possibilità della totale operatività con la raccolta bancaria attualmente preclusa.

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Documento banca centrale cinese per zona libero scambio Shanghai

La People’s Bank of China, la banca centrale cinese, ha pubblicato alcune linee guida per la zona di libero scambio di Shanghai, anche con l’obiettivo di farle attrarre più capitali. In questo regolamento si parla della possibilità di piena convertibilità dello yuan, permettendo a coloro che saranno residenti della zona, considerata un banco di prova per la liberalizzazione del settore finanziario cinese, di istituire conti di libero scambio sia in valuta interna che straniere, consentendo la piena convertibilità della moneta cinese in questi conti, “quando sarà maturo il tempo”. Per la prima volta, la Cina consentirà i trasferimenti di fondi liberi tra zona franca e conti bancari off-shore, permetterà ai residenti nella zona di investire nel mercato dei titoli esteri, e consentirà alle imprese straniere con filiali nella zona di emettere obbligazioni in yuan. Si parla anche della liberalizzazione dei tassi di interesse, riforma della gestione dei cambi e soprattutto della possibilità per le aziende all’interno della zona di prendere in prestito denaro da istituti di credito esteri e utilizzare i proventi fuori della zona, una novità rispetto agli esperimenti precedenti. Quelle che vengono presentate some innovazioni importanti, lasciano però delusi analisti e possibili investitori, perché a fronte degli annunci non è stato pubblicato né reso noto un calendario di queste riforme, rimandando il tutto a “quando i tempi saranno maturi”, come l’annuncio della rimozione e dell’innalzamento, atteso dagli investitori, del tappo tassi sui depositi bancari. La zona di libero scambio a Shanghai, ufficialmente “China Shanghai Pilot Free Trade Zone”, aperta lo scorso 29 settembre, copre un’area di 28,78 chilometri quadrati, comprendendo alcune zone economiche speciali già in essere a Pudong, nella parte orientale di Shanghai. Ad oggi, meno del 3% delle aziende che si sono registrate alla zona sono straniere, 38 su 1.434, ma ce ne sarebbero 6.000 in lista d’attesa.

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Poco successo fino ad ora tra gli stranieri per zona libero scambio di Shanghai

Non ha riscosso sin d’ora molto successo fra le aziende straniere la nuova zona di libero scambio di Shanghai. Inaugurata lo scorso 29 settembre, la prima zona de genere nella Cina continentale, dovrebbe attrarre investimenti esterni e interni, favorire lo scambio e testare riforme, come quella dello scambio libero dello yuan. Ma ad oggi, meno del 3% delle aziende che si sono registrate alla zona, sono straniere, 38 sulle 1434 società registrate. Ce ne sarebbero 6.000 in lista d’attesa, come scrive la Xinhua, che specifica che le società straniere registrate hanno un capitale medio di 15 milioni di dollari mentre le cinesi di 4,07 milioni di dollari. La mancanza di regolamenti certi e definitivi, pochi dettagli proprio sulla questione della convertibilità dello yuan, una serie di paletti comunque posti dalle autorità hanno smorzato gli entusiasmi che si pensava avessero le società straniere. La prima ad aver avuto l’autorizzazione è stata la Microsoft che ha siglato una joint venture con una società cinese per la produzione di consolle e giochi elettronici. Nell’elenco delle aziende straniere, anche alcune banche come la Citibank e Development Bank of Singapore. Dai Haibo, vice direttore del comitato amministrativo della Free Trade Zone di Shanghai, ha detto che il dato sulle società straniere non deve preoccupare perchè si è solo all’inizio. La zona di libero scambio a Shanghai, ufficialmente “China Shanghai Pilot Free Trade Zone”, copre un’area di 28,78 chilometri quadrati, comprendendo alcune zone economiche speciali gia’ in essere. Nella zona, ricade anche l’aeroporto internazionale di Pudong, le aree di Waigaoqiao e Yangshan. Una innovazione intanto l’ha apportata: nell’area i prezzi di terreni case e uffici sono aumentati. La Free Trade Zone di Shanghai e’ stata approvata lo scorso 3 luglio dal gabinetto di Pechino dietro la spinta del premier cinese Li Keqiang, e ci vorranno almeno tre anni, secondo gli analisti cinesi, ad adeguarla agli standard internazionali. La volonta’ e’ quella di far diventare Shanghai sempre piu’ hub asiatico per finanza e commercio, surclassando Hong Kong. Per la Cina, l’apertura di questa area di libero scambio e’ il test riformistico in economia piu’ importante da quelli operati da Deng Xiaoping. Una operazione simile fu condotta dallo stesso Deng nel 1978 a Shenzhen, di fronte a Hong Kong, trasformando un villaggio in una delle piu’ importanti capitali mondiali dell’i-Tech.

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E-commerce di prodotti di lusso nella zona di libero scambio a Shanghai

Una piattaforma di e-commerce sta per essere lanciata nella zona di libero scambio di Shanghai per consentire ai consumatori della Cina continentale di comprare prodotti di marche estere a prezzi inferiori, soprattutto del lusso. Lo riferisce lo Shanghai Daily. Il sito web, buyeasi.com, gestito da Easipay (un servizio mondiale di pagamenti) e sostenuto anche dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, è ora in esecuzione in via sperimentale in attesa dell’approvazione doganale. La nuova piattaforma si propone di soddisfare una crescente domanda di beni importati, al fine di garantire la loro autenticità, e facilitare le procedure doganali. Si prevede anche una cooperazione con il sito usashopcn.com, specializzato nell’acquisto di marchi stranieri. Wang Peng, direttore generale di Easipay, ha detto che il sito si concentrerà su prodotti di media e alta gamma come l’abbigliamento, gli accessori, il latte artificiale , prodotti elettronici, cosmetici e borse. I prezzi saranno più bassi rispetto a quelli applicati dai negozi e tutti i venditori saranno registrati con la dogana per garantire la qualità. I prezzi dei prodotti, i prezzi e le spese di spedizione saranno elencati separatamente per ogni prodotto per garantire la trasparenza. L’idea è anche quella di incoraggiare le marche straniere ad aprire punti vendita online. La zona di libero scambio è stata inaugurata il 29 settembre. Un totale di 36 aziende hanno ottenuto le licenze per operare in quest’area che si estende su quasi 30 chilometri quadrati nella zona di Pudong della capitale economica cinese.

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Diffusa la lista delle attività vietate o consentite in parte nella zona libero scambio di Shanghai

Mentre si attendono maggiori dettagli sulle aree e i modi di investimento nella nuova zona di libero scambio inaugurata domenica a Shanghai, le autorità cinesi hanno diffuso un elenco di settori che restano chiusi o sono vietati agli investitori stranieri nell’area. Secondo la lista, gli investimenti stranieri in società bancarie, finanziarie e fondi, resteranno soggetti alle restrizioni delle leggi vigenti. Le proprietà straniere in joint venture nelle società di intermediazione mobiliare e società di gestione di fondi sono limitate a non più del 49% e a non più del 50% nel settore assicurativo. Gli investimenti stranieri in ricerca e sviluppo e produzione di dispositivi elettronici di automobili può essere fatta solo attraverso joint venture. La percentuale di investimenti stranieri nella produzione di batterie per i veicoli di nuova energia è fino al 50 per cento. Agli investitori stranieri restano proibiti gli investimenti in agenzie di stampa, case editrici, radio e aziende produttrici di film e aziende di gioco online. La partecipazione straniera è vietata anche negli internet caffè. Investimenti in immobili di fascia alta come alberghi, uffici, centri espositivi e ville, nonché del mercato all’ingrosso su grande scala per i prodotti agricoli rientrano anche nella categorie off-limits, costruzioni solo grazie a joint venture. La lista comprende il 17,8% dei 1.609 settori inclusi nell’economia nazionale. Vietato agli stranieri l’esplorazione di metalli nobili e terre rare, l’educazione obbligatoria, le coltivazioni transgeniche, le aste dei beni culturali, campi da golf e settore delle armi. Gli stranieri possono mettere su ospedali nella free Trade Zone ma a condizione di investire almeno 20 milioni di yuan (oltre 2,5 milioni di euro) e operare al massimo per 20 anni. Obbligo di inserire locali anche in vestimenti nei settori automobilistici, treni, navi, aerei, motociclette, così come nelle infrastrutture ferroviarie, marine, aeree e terrestri. Investimenti nelle metropolitane, reattori nucleari e treni ad alta velocità possono solo avvenire con partner locali che abbiano la maggioranza.

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Al via la zona di libero scambio di Shanghai, test per il paese

Punta molto su banche e finanza la nuova zona di libero scambio inaugurata oggi a Shanghai, la prima nella Cina continentale. Anche se i dettagli di tutta l’iniziativa sono lungi dall’essere stati illustrati, se ne parlerà a novembre nella terza sessione plenaria del comitato centrale del partito comunista cinese, scorrendo la lista delle aziende che hanno avuto le prime autorizzazioni ad operare si capisce l’intenzione del governo cinese di favorire alcuni settori su altri. Sono fino ad ora 35 le società che hanno avuto oggi, dalle mani del ministero del commercio cinese Gao Hucheng e dal capo del partito a Shanghai Han Zheng, la licenza per operare nella ‘China (Shanghai) Pilot Free Trade Zone’. La prima, è stata la Microsoft che ha siglato una joint venture con la cinese Best Tv per la produzione di consolle e giochi elettronici. Questa è una notizia, se si pensa che in Cina da 13 anni sono bandite le consolle e i videogiochi si possono acquistare solo sottobanco. Ora, nella zona di libero scambio, sarà possibile, tramite joint-venture, per società straniere aprirsi a questo immenso mercato che è la Cina. E colossi come Nintendo e Sony, si stanno già sfregando le mani. Sono undici invece le banche, tra le quali due straniere (Citibank e Development Bank of Singapore) che hanno avuto la licenza fino ad ora ad operare nell’area di quasi 30 chilometri quadrati, a Pudong e che comprende anche anche l’aeroporto internazionale omonimo e le aree di Waigaoqiao e Yangshan )già zone economiche speciali). Diverse novità anche per loro, con la più importante, sopratutto per le straniere, che riguarda la possibilità di aprire senza grossi problemi e lunghi tempi, propri sportelli. Questo rappresenta un test per il sistema finanziario e bancario cinese da, eventualmente, espandere a tutto il paese, come ha detto il ministro Gao, che ha parlato di “una strategia più attiva sulle aperture” e sulle riforme. Una delle innovazioni (tra le più attese a livello internazionale) che saranno testate, e’ la piena convertibilità dello yuan: finora un tabu’ in Cina, ma sempre piu’ una necessità dal momento che il paese è sempre più proiettato verso gli scenari economici e finanziari mondiali. “Con il presupposto che il rischio può essere controllato – scrive il regolamento diffuso dall’agenzia Xinhua – la Cina creerà le condizioni per testare la convertibilità dello yuan in conto capitale, i tassi di interesse di mercato e l’uso transfrontaliero della moneta cinese nella zona”. Diciotto i settori aperti al capitale straniero e privato: dalle finanze allo shipping, dal commercio alla cultura ai servizi. Interessante le telecomunicazioni (se non si urtano questioni come la censura o la sicurezza nazionale), con al possibilità per società straniere di creare call centers, servizi per internet e per software. L’area stata annunciata come “zona a libero scambio di Shanghai”, ma è ben presto diventata ufficialmente “pilota”, sottolineando come, nelle intenzioni del governo di Pechino (il premier Li Keqiang si è molto speso per la realizzazione della Ftz), qui si testeranno per due-tre anni delle riforme che poi potrebbero essere allargate al paese. La volontà è duplice: da una parte tentare di fare il possibile per risalire la china, dal momento che nel 2012 il pil è stato del 7,7%, il più basso dal 1999, dopo anni di crescita a due cifre. Inoltre, la volontà è quella di far diventare Shanghai sempre più hub asiatico per finanza e commercio, surclassando Hong Kong. Per la Cina, l’apertura di questa area di libero scambio è il test riformistico in economia più importante da quelli operati da Deng Xiaoping. Una operazione simile fu condotta dallo stesso Deng nel 1978 a Shenzhen, di fronte a Hong Kong, facendo diventare un villaggio in una delle più importanti capitali mondiali dell’i-Tech.

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Domenica apre la Free Trade Zone di Shanghai, si sperimenteranno riforme

Domenica prossima Shanghai segnerà un altro punto nella partita che sta giocando con Hong Kong e Singapore per diventare il più importante centro finanziario e commerciale d’Asia. Con l’inizio della zona di libero scambio a Shanghai, ufficialmente “China Shanghai Pilot Free Trade Zone”, la capitale economica cinese segna un punto a suo favore rispetto alle concorrenti. Anche se in quel “pilot” c’è tutta la filosofia che contraddistingue la nuova area. Il progetto di quasi 30 chilometri quadrati, che domenica sara’ probabilmente inaugurato anche dal premier Li Keqiang, che piu’ di altri ha voluto la nuova entità, rimane ancora un mistero. Oggi il governo centrale, tramite la Xinhua, ha diffuso alcune riforme che saranno testate nella zona di libero scambio, ma i dettagli ancora mancano. Il “pilot” sta anche ad indicare il carattere di test che la Zona di Libero Scambio intende avere per il paese, soprattutto nei settori finanziari. Una delle innovazioni (tra le più attese a livello internazionale) che saranno testate, c’e’ la piena convertibilità dello yuan: finora un tabu’ in Cina, ma sempre piu’ una necessita dal momento che il paese è sempre più proiettato verso gli scenari economici e finanziari mondiali. “Con il presupposto che il rischio può essere controllato – scrive il regolamento diffuso dall’agenzia Xinhua – la Cina creerà le condizioni per testare la convertibilità dello yuan in conto capitale, i tassi di interesse di mercato e l’uso transfrontaliero della moneta cinese nella zona”. L’area di Shanghai, quindi, sarà un banco di prova per tutto il paese, un luogo dove si testeranno le riforme che, se dovessero portare frutti, potrebbero essere estese a tutto il paese nel giro di due-tre anni. Non a caso, l’apertura di questa zona di libero scambio viene vista come la più importante operazione finanziario-economica da parte governativa dopo l’apertura di Deng Xiaoping della zona economica speciale di Shenzhen, dinanzi a Hong Kong, diventata un piccolo villaggio tra le capitali mondiali dell’Hi-Tech. Non è ancora chiaro quanto il governo voglia realmente andare oltre in termini di liberalizzazioni. Per ora la Cina – volendo elevare la nuova zona di libero scambio a standard internazionali, dotati di convenienti investimenti e commercio, libero scambio di valute, controllo efficace e un quadro giuridico solido – ha deciso di sospendere le regole locali nel campo degli investimenti stranieri. La free trade zone permetterà al mercato di decidere i prezzi degli assets finanziari delle istituzioni e cercherà di stabilire un meccanismo di gestione dei cambi adattabile alle riforme del commercio e degli investimenti nella zona. Le società potranno infatti testare i finanziamenti transfontalieri, mentre le multinazionali sono incoraggiate a creare in zona centri di gestione di capitale regionali o globali. A cio’ si aggiunge l’apertura anche del settore dei servizi finanziari privati alle istituzioni finanziarie estere. Le banche cinesi potranno offrire più servizi, le straniere godere di tempi brevi per le autorizzazioni per le aperture di filiali, con la volontà di attrarre sempre più investitori dall’estero. Diciotto i settori aperti al capitale straniero e privato: dalle finanze allo shopping, dal commercio alla cultura ai servizi. Con un’area di quasi 30 chilometri, la zona di libero scambio di Shanghai è stata stabilita geograficamente a Pudong.

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Smentito stop censura web in zona libero scambio di Shanghai

Le autorità cinesi hanno smentito il via libera all’accesso, nell’area di libero scambio di Shanghai, ai siti bloccati dalla censura, come Facebook, Youtube, Twitter e il sito del New York Times. Qualche giorno fa un giornale di Hong Kong aveva diffuso la notizia che le autorità cinesi avrebbero permesso la libera navigazione sui siti bloccati in tutta la Cina, nella nuova Shanghai Free Trade Zone che aprirà il prossimo 29 settembre. Questo, secondo il giornale dell’ex colonia britannica, per permettere ai numerosi imprenditori e investitori cinesi che dovrebbero affollare l’area di quasi 30 chilometri quadrati, di sentirsi come a casa propria. Ma oggi, la smentita delle autorità è arrivata dalle colonne del portale dell’agenzia Nuova Cina.

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Archiviato in 'E renare (i soldi, l'economia), Navigar m'è dolce in questo mare, Taci, il nemico ci ascolta