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E’ stato in Cina e non ha detto niente, da lontano fanno i galli. Biden: gli Usa non riconoscono zona difesa Pechino.

Gli Stati Uniti non riconoscono la ”zona aerea di difesa e identificazione” proclamata unilateralmente dalla Cina. Lo ha detto il vicepresidente americano Joe Biden da Seoul, aggiungendo che essa “non avrà alcun effetto sulle operazioni americane” nell’area del Mar Cinese Orientale. Gli Stati Uniti sono contro la zona di identificazione aerea della Cina sul mar Cinese orientale che include le isole Senkaku/Diaoyu, controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino. “Sono stato assolutamente chiaro a nome del mio presidente: noi non riconosciamo la zona. Non avrà effetti sulle operazioni americane. Nessuno. Zero”, ha detto Biden parlando alla Yonsei University di Seul, menzionando gli incontri avuti in Cina nei giorni scorsi. Il vicepresidente, nella capitale sudcoreana per la terza e ultima tappa di una delicata missione diplomatica in Estremo Oriente dopo Tokyo e Pechino, ha detto che la Corea del Nord “non raggiungerà mai la prosperità finché perseguirà gli obiettivi delle armi nucleari”.

fonte: ANSA

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Per Biden, la zona aerea di difesa cinese ha creato preoccupazioni

Il vicepresidente americano John Biden, in visita in Cina, ha affermato oggi che la creazione di una ”zona aerea di difesa e identificazione” (Adiz) da parte di Pechino ”ha sollevato preoccupazioni” nella regione. Parlando davanti ad una platea di imprenditori americani, Biden ha sostenuto di essere stato ”molto diretto sulla nostra ferma posizione e sulle nostre aspettative nelle mie conversazioni col presidente Xi Jinping”. Il leader cinese ha ricevuto ieri Biden. La discussione tra i due, secondo fonti americane, si e’ protratta per cinque ore. In brevi dichiarazioni al termine dei colloqui ne l’ uno ne l’ altro hanno fatto riferimento all’ Adiz. In un comunicato apparso sul sito web del ministero della difesa, il portavoce Hong Lei ha scritto oggi che ”nel corso dei colloqui la parte cinese ha ripetuto le sue posizioni” sottolineando che la creazione dell’ Adiz e’ ”in accordo con le leggi internazionali”. L’ Adiz cinese si sovrappone a quelle di Giappone, Corea del Sud e Taiwan, che si sono unite agli Usa nel giudicarla illegittima. Inoltre, comprende le isole Senkaku/Diaoyu, che Pechino rivendica ma che sono controllate dal Giappone.

fonte: ANSA

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Per Biden le relazioni con la Cina devono basarsi sulla fiducia

Il vicepresidente americano John Biden, in visita a Pechino, ha affermato oggi che le relazioni tra Usa e Cina “devono essere basate sulla fiducia”. La visita di Biden, prevista da tempo e che avrebbe dovuto essere dedicata alle relazioni economiche, cade in un momento di forte tensione per le polemiche sulla zona aerea di difesa e identificazione (Adiz) creata dalla Cina. Gli Usa e i loro alleati asiatici – Giappone, Corea del Sud e Taiwan – non hanno riconosciuto la zona e vi hanno inviato i loro caccia senza obbedire alle richieste di Pechino, secondo la quale tutti i velivoli che entrano nella zona devono identificarsi e tenersi in contatto con l’aviazione cinese. Dopo aver incontrato il presidente Xi, Biden lo ha definito una persona “franca e costruttiva”. “Entrambe queste doti sono necessarie per costruire una nuova relazione”, ha aggiunto. Il leader cinese ha sottolineato che la situazione internazionale e regionale “stanno subendo cambiamenti profondi, complessi”. Nessuno dei due ha parlato in pubblico dell’Adiz. In un briefing per la stampa, il portavoce cinese Hong Lei si è limitato a dire che Cina e Usa “hanno comunicato” sul problema dell’Adiz. Domani, dopo aver incontrato il premier Li Keqiang, il vicepresidente americano si recherà a Seul. In precedenza, Biden è stato a Tokyo, da dove ha affermato che Washington è “profondamente preoccupata” per la creazione dell’Adiz.

fonte: ANSA

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Usa a compagnie aeree, rispettate zona identificazione

L’amministrazione Obama chiede alle compagnie aeree americane di rispettare la ‘zona aerea di difesa e identificazione’ imposta dalla Cina e di notificare in anticipo il sorvolo. E Delta e American Airlines sono le prime due a farlo. La richiesta punta a evitare un eventuale scontro involontario mentre la tensione nell’area continua a salire. Gli Stati Uniti infatti continuano a sfidare Pechino inviando aerei militare nella zona e ribadiscono di respingere la dichiarazione unilaterale di controllo della zona aerea da parte della Cina. Ma la richiesta avanzata alle compagnie statunitensi potrebbe essere vista da Pechino come una concessione, che si oppone al rifiuto delle compagnie giapponesi e sud coreane di presentare i propri piani di volo a meno che la destinazione finale non sia la Cina. Proprio il Giappone, a caccia di un maggiore sostegno internazionale contro la posizione di Pechino, ha chiesto all’agenzia dell’Onu che supervisiona l’aviazione civile di valutare se la nuova zona di difesa aerea cinese possa mettere in pericolo le compagnie aeree civili. Con la richiesta di un esame all’International Civil Aviation Organization, il Giappone si augura che aumentando l’attenzione internazionale la Cina sia costretta a tornare sui propri passi. ”Il governo americano si attende che le compagnie americane che operano a livello internazionale rispettino” i requisiti richiesti da paesi stranieri, ma questo non indica che gli Stati Uniti accettano i requisiti imposti dalla Cina, precisa il Dipartimento di Stato spiegando la richiesta avanzata alle compagnie aeree americane. La decisione dell’amministrazione mette in evidenza la delicata posizione del presidente Barack Obama, alle prese con una disputa geopolitica che metterà alla prova la sua volontà di contenere le ambizioni cinesi in Asia. Una delle maggiori sfide di Obama – e del vice presidente Joe Biden che la settimana prossima sarà in visita proprio in Giappone, Cina e Corea del Sud – sarà quella di navigare fra le complicate personalità dei leader di Tokyo e Pechino, con il premier giapponese Shinzo Abe che ha promesso la mano ferma contro ogni violazione cinese, mentre il presidente Xi Pinping si e’ impegnato a portare avanti una politica estera che faccia conquistare alla Cina un maggior riconoscimento come potenza internazionale.

fonte: ANSA

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Alta tensione nel Pacifico, caccia cinesi contro jet Usa

Prova di forza nei cieli delle isole Senkaku. Dopo aver annunciato lo stato di massima allerta dell’aviazione militare cinese nel Mar della Cina orientale, Pechino ha fatto alzare in volo d’urgenza i propri jet per seguire e controllare aerei americani e giapponesi penetrati oggi nella “zona aerea di difesa e identificazione”, dichiarata unilateralmente sabato scorso. Il Pentagono non si è fatto intimidire e ha replicato: “Continueremo ad operare normalmente”. “Diversi aerei da combattimento sono stati inviati d’urgenza per verificare l’identità” degli aerei entrati nella zona, ha annunciato l’agenzia Nuova Cina citando il portavoce dell’aviazione Shen Jinke. La pattuglia cinese, che comprendeva almeno due caccia, ha identificato due aerei da ricognizione americani e dieci velivoli giapponesi, tra cui un F-15, ha precisato Shen, dopo che martedì scorso altri aerei – compresi due bombardieri Usa B52 – erano entrati nello spazio aereo. Stamattina il portavoce del ministero della Difesa di Pechino, Yang Yujun, aveva messo in guardia Washington e Tokyo: “L’aviazione militare cinese è in stato di allerta e prenderà misure per fronteggiare le varie minacce aeree e difendere con fermezza la sicurezza dello spazio aereo nazionale”. Il portavoce aveva però aggiunto che è “sbagliato” pensare che Pechino abbatterà gli aerei che non rispettano le regole che ha stabilito unilateralmente con la creazione della zona. E cioè: tutti gli aerei che vi si avventurano nella zona devono comunicare il loro piano di volo e la loro nazionalità, e restare in contatto radio con le autorità cinesi. La “zona di identificazione” comprende una vasta area del Mar della Cina orientale, sovrapponendosi a quelle del Giappone e della Corea del Sud, estendendosi fino a sfiorarne le coste. Nella ‘zona’ sono comprese le isole Senkaku (Diaoyu, per i cinesi) che sono controllate da Tokyo ma rivendicate da Pechino. La tensione con Usa e Giappone continua dunque a montare pericolosamente. Il quotidiano Global Times, controllato come tutti gli organi di stampa dal governo, ha evocato oggi apertamente la possibilità di un limitato scontro militare con Tokyo. Pur lodando la “calma” dimostrata dal governo di fronte alle “provocazioni”, il giornale avverte il Giappone che, se i suoi aerei continueranno a sorvolare la zona, “ci saranno probabilmente frizioni e confronti ed (è possibile) anche una collisione aerea”. Sarebbe il ‘casus belli’ che tutti temono e che avrebbe conseguenze devastanti. La Cina, aggiunge infatti il giornale, deve prepararsi per “un potenziale conflitto”. Il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, ha poi accusato la responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, di non aver valutato la situazione “obiettivamente e razionalmente”. Ieri, Ashton aveva affermato che la creazione della zona “aumenta i rischi di escalation nella regione”, invitando “tutte le parti in causa di esercitare prudenza e moderazione”. Le speranze di un raffreddamento della situazione sono affidate alla missione del vicepresidente americano Joe Biden, che la prossima settimana visiterà Giappone, Cina e Corea del Sud. Secondo fonti americane a Pechino, Biden incontrerà tra gli altri il presidente Xi Jinping, col quale esaminerà la possibilità di ridurre la tensione e riaprire spazi alla diplomazia.

fonte: Beniamino Natale per ANSA

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Tensione in mar cinese orientale, caccia giapponesi e coreani su zona aerea cinese, Pechino fa alzare suoi caccia

Cresce la tensione per la sfida sui cieli delle isole Senkaku: dopo i B52 statunitensi, oggi sono stati aerei militari giapponesi e sudcoreani a volare nella “zona aerea di difesa e identificazione” della Cina senza avvertire le forze armate di Pechino e senza incontrare alcuna opposizione. Ma la reazione del Dragone è arrivata qualche ora dopo, facendo alzare in volo dei caccia in quelle che l’agenzia ufficiale Xinhua ha definito operazioni di “pattugliamento di routine”. La creazione della ‘zona difensiva’, annunciata dalla Cina nel fine settimana scorso, è stata giudicata come una mossa pericolosa per gli equilibri e la stabilità del Pacifico dagli Usa e dai loro alleati, che hanno deciso di sfidare Pechino ignorandone l’esistenza. Il timore di molti è che un possibile “incidente”, anche minimo, possa scatenare conseguenze devastanti data la potenza degli attori in gioco. Non a caso oggi anche la Ue si è detta molto preoccupata per una situazione che “aumenta il rischio di escalation e contribuisce ad alimentare la tensione nella regione”, ha osservato l’alto rappresentante della politica estera Catherine Ashton, chiedendo a “tutte le parti di esercitare cautela”. Martedì scorso, il primo guanto di sfida è stato lanciato dai bombardieri americani e Tokyo e Seul hanno subito seguito l’esempio del loro alleato. La questione sarà al centro dei colloqui del vicepresidente americano Joe Biden, che il primo dicembre inizia una missione che lo porterà nelle tre capitali coinvolte nella crisi: Pechino, Tokyo e Seul. Ma anche altri governi della regione sono coinvolti, anche se per il momento hanno scelto forme meno radicali di protesta. Il governo australiano, ad esempio, ha convocato l’ambasciatore cinese per chiedergli spiegazioni sulla creazione della ‘zona’. Annunciandola, Pechino aveva affermato che “tutti i velivoli” che sorvolano l’area – che comprende le isole Senkaku/Diaoyu, contese col Giappone e rivendicate anche da Taiwan – devono fornire i loro piani di volo e “rispondere rapidamente” alle richieste cinesi di identificazione se non vogliono incorrere in “misure difensive di emergenza”. Inoltre, la ‘zona difensiva’ della Cina si sovrappone in alcuni punti con quelle dichiarate in passato da Tokyo e da Seul. Pechino, almeno fino a stasera, quando è arrivata la notizia del pattugliamento dei caccia, aveva evitato di drammatizzare la situazione, minimizzando il significato dei voli di sfida degli Usa e dei loro alleati. Il portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang, in un ‘briefing’ alla stampa, si era limitato ad affermare che Pechino “ne è al corrente”. Più pesante era stata la reazione del portavoce del ministero della Difesa, che aveva accusato il Giappone di “criticare sistematicamente gli altri senza mai esaminare la sua condotta”. Il portavoce, Yang Yujun, ha risposto così alla richiesta di Tokyo di cancellare la ‘zona’: “Se vogliono che la revochiamo – ha tuonato – noi chiediamo che il Giappone revochi prima la sua ‘zona’, che è stata creata 44 anni fa”. In un lungo editoriale pubblicato oggi, il quotidiano cinese Global Times ha scritto che il sorvolo dei bombardieri americani “non è motivo di nervosismo”. Evidente in alcuni passaggi la volontà dell’editorialista di rassicurare i settori più accesi del nazionalismo cinese, dopo che centinaia di messaggi diffusi sui microblog cinesi hanno chiesto una risposta militare alle “provocazioni” degli Usa e dei loro alleati.

fonte: Beniamino Natale per Ansa

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