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Lo smog attacca l’esercito di terracotta

Anche i guerrieri dell’esercito di terracotta piangono. Non è nessun fenomeno miracoloso, ma il trasudamento delle statue dei guerrieri che risalgono al 209 avanti Cristo, così come le crepe che si notano in alcuni di essi, derivano dal problema inquinamento che sta interessando la Cina intera. Da mesi, le grandi città cinesi – soprattutto Pechino e Shanghai – sono sotto i riflettori dei media per le notizie riguardanti l’inquinamento che nella capitale, ad esempio, soprattutto per quanto riguarda le polveri sottili, è arrivato a livelli di guardia. Non è diversa la situazione in altre grandi città della Cina, soprattutto quelle industriali, come XìAn, capoluogo dello Shaanxi, dove negli anni ’70 un agricoltore scopri’ per caso una testa di terracotta, solo il preludio al rinvenimento di più di 8.000 soldati a grandezza naturale, 130 carrozze con 520 cavalli e 150 cavalli da cavalcatura. Tutto in terracotta. E tutto ora rischia di diventare briciole e polvere, nonostante l’esercito sia tutelato dall’Unesco. Il problema è che il sistema di controllo ambientale usato nel mausoleo che ospita l’esercito di terracotta dal 1979, uguale a quello usato in molti musei archeologici cinesi, non funziona bene anzi, può rovinare gli oggetti perché pensato più per il benessere dei visitatori che per la tutela degli oggetti che conservano. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista di scienze e tecnologie ambientali della Società Americana di Chimica, una notevole concentrazione di diossido di solfuro, ossido di nitrogeno, diossido di nitrogeno e ozono, a livelli molto alti. Una camera a gas, insomma, per i guerrieri che hanno superato indenni almeno due millenni ma che cominciano a dare segni di cedimento a causa degli agenti inquinanti. Su diverse statue, infatti, sono state notate maggiori crepe, trasudazione e uno scolorimento ulteriore dei pochi colori rimasti. Diversi agenti inquinanti pare vengano diffusi da un impianto termico, posto nelle vicinanze. Attualmente tutti i soldati di terracotta sono conservati in una fossa aperta, chiusa in una sorta di hangar, intorno alla quale girano i turisti e dentro la quale è difficile conservare condizioni stabili di umidità e temperatura. Gu Zhaolin, professore dell’Università Jiaotong di XìAn, insieme a un gruppo di altri esperti, ha pubblicato uno studio, ripreso dalla stampa cinese, nel quale fornisce una soluzione al problema. La sua idea sarebbe quella di realizzare un sistema come quello dei supermercati, dei frigoriferi senza copertura. La presenza di una tenda d’aria che non si può vedere ma che esiste, previene lo scambio di aria calda e fredda. “Questa sorta di tenda – spiega il professore al China Daily – è come una barriera, come se fosse un muro di vetro. Se venisse messa anche a protezione delle statue dei guerrieri di XìAn potrebbe impedire fino al 90% degli agenti inquinanti di attaccare i reperti archeologici, preservandoli”.

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Pechino di nuovo invasa da smog, inquinamento record

Nuovo peggioramento della situazione dello smog a Pechino, dove l’indice dell’ inquinamento diffuso dall’Ambasciata americana ha superato oggi il valore considerato massimo. Alle 10 di mattina, l’indice della PM2,5 – le particelle inquinanti abbastanza piccole da entrare nei polmoni – aveva toccato il livello di 510 per metro cubico. Il livello massimo “molto dannoso” per la salute è di 500. C’é anche un risvolto “politico” all’inquinamento, che secondo gli esperti è causato soprattutto dal massiccio uso del carbone per produrre energia: la prossima settimana si apre infatti nella capitale della Cina la sessione annuale dell’ Assemblea Nazionale del Popolo (Npc nella sigla inglese). L’ Assemblea, l’isitituzione cinese più simile ad un Parlamento, dovrà eleggere alla presidenza della Repubblica Xi Jinping, il neo-segretario del Partito Comunista Cinese. Inoltre, Li Keqiang, 57 anni, dovrebbe essere scelto come nuovo capo del governo in sostituzione di Wen Jiabao. In occasione della sessione quasi 3.000 deputati che partecipano all’Assemblea, provenienti da tutti gli angoli della Cina raggiungeranno la capitale.

fonte: ANSA

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Allarme inquinamento, Pechino mette il segreto di stato sui veleni del sottosuolo

Nella Cina avvolta dallo smog si nasconde un nuovo mostruoso fantasma: è l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere da metalli pesanti, che le autorità di Pechino hanno studiato ma che il pubblico non potrà conoscere, perché coperto da “segreto di stato”. Il ministero dell’ambiente cinese, come ha ampiamente messo in risalto anche la stampa locale, ha condotto una ampia ricerca a partire dal 2006. Ma il fatto che non se ne possano conoscere i risultati adesso fa discutere, perché mai come in questo frangente a essere in gioco è la salute della popolazione, che beve l’acqua e si nutre dei prodotti agricoli che crescono su terreni inquinati. Secondo Ma Jun, direttore della sede di Pechino dell’Istituto di affari pubblici e ambientali, la contaminazione del suolo potrebbe comportare un rischio maggiore rispetto anche ad altre forme di inquinamento, perché è meno visibile e la gente non sa come gestirla e affrontarla. “L’inquinamento del suolo può danneggiare in modo diretto la gente – ha detto Ma – perché colpisce il cibo, le coltivazioni e le falde acquifere. La gente ha il diritto di sapere come stanno le cose”. L’indagine ha testato 200.000 campioni di suolo, acque sotterranee e prodotti agricoli a livello nazionale. “Considerando che il ministero dell’ambiente – ha detto in una intervista l’avvocato Dong Zhengwei – ha fornito informazioni in tempo reale sull’inquinamento atmosferico, mentre quello del suolo è considerato un segreto di stato, dobbiamo pensare che il terreno sia contaminato molto di più dell’aria?”. Nel 2006 il ministero aveva fatto sapere che oltre il 10% dei terreni agricoli in Cina era inquinato, e che circa 12 milioni di tonnellate di cereali venivano contaminati da metalli pesanti ogni anno. Da allora non sono stati più comunicati dati aggiornati. Secondo alcuni esperti, il problema dell’inquinamento del suolo finora ha ricevuto un’attenzione troppo limitata in Cina. “Se l’aria sia inquinata ognuno lo può vedere con i propri occhi o vedere se ci sia contaminazione in un fiume”, ha detto in una intervista in rete Chen Nengchang, scienziato dell’istituto per l’ecologia, ambiente e il sottosuolo del Guandong. “Ma per rilevare l’inquinamento del suolo sono necessarie attrezzature speciali per controllare i livelli dei vari elementi”. Chen ha fatto poi notare come l’abuso dilagante di fertilizzanti e pesticidi nel terreno agricolo e l’infiltrazione di metalli pesanti quali piombo, arsenico e cadmio, prodotti dalle fabbriche, minaccino la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare della Cina. Chen ha stimato che almeno 15 tra province e zone amministrative della Cina poggino su terreni fortemente contaminati. Secondo gli esperti se la gente mangia cibo contaminato alla radice è esposta a rischi per la propria salute. Gli organi più colpiti sono il fegato e i reni, mentre nei bambini possono verificarsi problemi di crescita.

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Fuochi d’artificio complicano la situazione dell’aria a Pechino

E’ ulteriormente peggiorata la qualità dell’aria a Pechino, anche in seguito ai fuochi d’artificio utilizzati per celebrare la fine del Capodanno cinese, durante il cosiddetto festival delle Lanterne. Secondo quanto ha riferito il South China Morning Post, ieri in quasi tutte le zone della capitale il livello del particolato Pm 2.5, cioé composto da particelle di diametro inferiore a 2,5 micron, ritenute le più pericolose per la salute, ha raggiunto oltre 300 microgrammi per metro cubo, laddove l’organizzazione mondiale della Sanità indica in 25 il livello massimo che dovrebbe essere mantenuto per garantire la salute pubblica. In alcune aree della città il livello ha raggiunto anche i 561 microgrammi. A partire da stamattina le autorità hanno vietato l’utilizzo dei fuochi d’artificio. La popolazione è stata invitata a rimanere in casa e a uscire all’aperto solo in caso di reale necessità. Secondo gli esperti, la situazione è andata peggiorando anche a causa delle condizioni metereologiche, caratterizzate dalla nebbia e dalla quasi totale assenza di vento. Il divieto di utilizzare i fuochi d’artificio non è stato ben accolto dalla maggior parte dei cinesi. Molti utenti online hanno sottolineato che non ha senso vietare i fuochi in un periodo di festa laddove i veri responsabili dell’inquinamento sono gli scarichi delle fabbriche e le emissioni dannose dei veicoli. Ieri molti fuochi d’artificio in tutto il Paese hanno segnato la fine ufficiale dei festeggiamenti per il capodanno cinese, 15 giorni dopo l’inizio del nuovo anno.

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Governo cinese riconosce l’esistenza dei “villagi del cancro”

Puzza di morte lo sviluppo vertiginoso della Cina che ha disseminato, lungo la scia della crescita a due cifre, un numero imprecisato di luoghi spettrali definiti dalla gente, mormorando appena, ‘villaggi del cancrò. Oggi, l’ammissione ufficiale del governo, che ne ha riconosciuto l’esistenza e li ha chiamati per la prima volta con il loro nome. In un rapporto pubblicato questa settimana e allegato al piano quinquennale 2011-2015, Pechino cerca, a tratti, di usare toni soft, parlando di “sostanze chimiche tossiche e nocive che hanno provocato numerose situazioni di emergenza per l’acqua e l’atmosfera…”, ma poi parla apertamente di “villaggi del cancro” scendendo a patti con la realtà di una definizione largamente diffusa tra la gente e anche tra i media. Soprattutto dopo la pubblicazione, nel 2009, da parte di un giornalista cinese, di una sorta di mappa della morte con centinaia di “villaggi del cancro”, per l’esattezza 459. E il cancro, una volta raro, è divenuto, riporta la ricercatrice cinese trapiantata negli Usa Shelley Yang, la maggiore causa di morte nella Cina urbana e rurale, con un tasso di mortalità cresciuto dell’80 per cento negli ultimi 30 anni. Moltissime fabbriche sono costruite sulle rive dei fiumi e il 40 per cento di essi sono inquinati, si legge sul sito TeaLeafNation, che parla anche di un 55 per cento delle falde compromesse. Gli abitanti dei ‘villaggi del cancro’, concentrati sullo Yellow, sullo Yangtze e sul fiume Hai, sono costretti a berla, quell’acqua, e a usarla per cucinare. Oltre a sopportare un’aria irrespirabile densa di polveri sottili e a vivere in un ambiente assediato dagli scarti industriali. Il governo cinese riconosce, nel documento, che “prodotti chimici, tossici e nocivi”, normalmente vietati in occidente, sono utilizzati in Cina e “mettono potenzialmente a rischio la salute umana e l’ambiente nel lungo periodo”. Wang Canfa, avvocato e specialista di questioni ambientali che dirige un centro di aiuti alle vittime dell’inquinamento a Pechino conferma che è la prima volta che il termine “villaggi del cancro” appare in un documento del ministero. E ciò, secondo la sua valutazione “mostra che il ministero dell’Ambiente ha riconosciuto che l’inquinamento provoca il cancro”. L’insofferenza della gente, sempre più diffusa, ha forse ‘costretto’ le autorità e prendere atto del prezzo abnorme pagato allo sviluppo. Se questo si tradurrà in un aggiustamento di rotta ‘ambientale’, è una scommessa aperta.

fonte: ANSA

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Contro l’inquinamento cinese, stop ai barbecue

Stop ai barbecue e ai picnic a base di grigliate. Per arginare la proliferazione di gas ad effetto serra, Pechino mette al bando i cibi cotti con legna o carbonella per strada e all’aperto. Il Ministero della Salute cinese li vuole vietare almeno nelle grandi citta’ per il loro alto effetto inquinante: producono troppo fumo e inducono la gente a trascorrere troppo tempo all’aria aperta, esponendole al rischio di respirare aria inquinata. Contro la tradizione dei barbecue gioca anche il fatto che nessuno puo’ dire cosa utilizzino i venditori ambulanti per produrre il fuoco e le braci. C’e’ il sospetto che vengano usati anche molti materiali dannosi. E cosi’ e’ semaforo verde per i pranzi e le cene in casa e per cibi cotti al vapore o al forno. Ma il divieto dei barbecue non piace ai cinesi: l’usanza di mangiare per strada e di comprare cibo nei piccoli chioschi attrezzati che arrostiscono carne (specie sotto forma di spiedini), e’ particolarmente diffusa nelle grandi citta’. La preoccupazione principale delle autorita’ restano le polveri sottili, il cosiddetto particolato PM 2,5, cioe’ le particelle di diametro inferiore a 2,5 micron, che proprio perche’ sottilissime riescono a penetrare con maggiore facilita’ nei polmoni, provocando problemi di vario genere, soprattutto respiratori. Lo stop ai barbecue e’ solo l’ultima delle misure di un ampio armamentario messo in campo dal governo cinese per migliorare la qualita’ dell’aria entro il 2020. Tra gli strumenti, anche l’introduzione di una tassa sulle emissioni di carbone per scoraggiare le grandi aziende dall’emettere sostanze inquinanti, pena il pagamento di piu’ tasse. Ma il problema non e’ solo l’ aria. Secondo recenti dati della China Geological Survey, il 90% delle falde acquifere cinesi e’ inquinato e di queste il 60% lo e’ gravemente. Solo meno del 3% sarebbero pulite. Un ambientalista, Deng Fei, ha lanciato una provocazione offrendo oltre 20.000 euro ad un funzionario della protezione ambientale che decidesse di nuotare in uno dei fiumi inquinati. Su internet si rincorrono le denunce e le segnalazioni, che spesso hanno per oggetto aziende senza scrupoli, e si offrono ricompense a coloro che denunciano gli scarichi illegali delle industrie. Preoccupante anche la situazione nel delta del Fiume delle Perle, dove sono stati riscontrati pericolosi concentrati di composti organici azotati che provengono dalle fabbriche della zona, in primo luogo quelle cosmetiche. I timori per l’inquinamento in Cina travalicano anche i confini nazionali. Oggi la citta’ di Awara, nella prefettura giapponese centro-occidentale di Fukui, ha deciso di sospendere le visite degli studenti giapponesi in Cina nell’ambito di un progetto di interscambio con Shaoxing, citta’ nella provincia dello Zhejiang, per paura di esporre i ragazzi ad aria inquinata. I giapponesi lamentano anche che la coltre di inquinamento che a meta’ del mese scorso ha oppresso Pechino, portando i valori del Pm 2.5 ad oltre 900, a causa dei venti ha infestato anche il paese del Sol Levante. L’aria e’ considerata di buona qualita’ se l’indice e’ inferiore ai 50 microgrammi per metro cubo: sopra i 300 scatta l’allarme per la salute e l’invito alla popolazione a ridurre al minimo le attivita’ all’aperto.

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Ricompensa per informazioni su scarichi abusivi

Il governo della città di Weifang, nella provincia orientale cinese dello Shandong, ha deciso di offrire una ricompensa fino a 100.000 yuan (oltre 10.000 euro) a tutti coloro che daranno notizie circa le aziende che scaricano illegalmente rifiuti inquinando il sottosuolo. Lo riferisce lo Shanghai Daily. La decisione del governo è stata presa dopo che molte persone, soprattutto on line, hanno lamentato il fatto che diverse aziende chimiche in Cina scaricano rifiuti e liquami oltre 1.000 metri di profondità creando danni alla salute della gente. Su Weibo, il twitter cinese, alcuni utenti hanno dichiarato che per non dare nell’occhio, molte aziende usano dei tubi verticali interrati per poter scaricare molto in profondità. Il governo di Weifang ha fatto sapere di aver controllato sinora già oltre 700 aziende ma di non aver trovato nulla di anomalo, ma ha invitato la popolazione a farsi avanti, aiutando a scoprire eventuali illeciti e abusi. “Io bevo acqua imbottigliata – si legge in un post on line sull’argomento – ma molte persone bevono ancora l’acqua corrente ed infatti sempre più persone sono colpite dal cancro, anche in giovane età”. Secondo i dati del Survey Geological of China, il 90% dell’ acqua sotterranea in Cina è almeno parzialmente inquinata, di questa il 60% è gravemente inquinata.

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Inquinamento in miglioramento a Pechino, si pensa ad abolire i fuochi per capodanno cinese

Il pesante inquinamento registrato nell’aria di Pechino fin dall’inizio dell’anno ha portato ad un aumento dell’afflusso negli ospedali della metropoli di pazienti con problemi respiratori, ma la situazione registra oggi un miglioramento. Secondo la stampa cinese, il numero dei pechinesi che sono stati ricoverati per problemi respiratori è aumentato del 20% negli ultimi giorni. Oggi la situazione dello smog che ha investito la capitale e tutta la Cina del nordest è leggermente migliorata. Le rilevazioni più seguite dal pubblico, quelle fatte ogni ora dall’Ambasciata americana di Pechino, indicano infatti una diminuzione delle particelle inquinanti nell’aria. Anche se la situazione rimane “negativa per la salute”. Inoltre, c’é il problema dei fuochi d’artificio che generalmente vengono fatti esplodere in occasione del Capodanno cinese (che quest’anno si celebra il nove febbraio) e che provocano – oltre a incidenti e vittime – un aumento delle particelle inquinanti nell’aria. Su alcuni siti si era diffusa la notizia secondo cui il governo stava pensando di vietare l’uso dei fuochi d’artificio durante il capodanno proprio in chiave ambientale, ma lo stesso esecutivo si è apprestato a smentirla dopo numerose proteste in rete. I fuochi d’artificio sono parte integrante delle celebrazioni cinesi di questo periodo e vengono usati, in onore alla tradizione, anche per allontanare gli spiriti maligni. Secondo quanto riferisce lo Shanghai Daily, quest’anno sono moltissime le persone che, preoccupate della densa nube di fumo che i fuochi possono generare, ne auspicano se non proprio l’abolizione quantomeno la drastica riduzione. Eppure sembra che, almeno sinora, gli sforzi del governo siano più tesi a ridurre le emissioni che provengono dai veicoli o dagli scarichi delle fabbriche inquinanti, che a introdurre limitazioni sull’uso dei fuochi. Su Sina Weibo, il twitter cinese, nella sola giornata di ieri sono stati decine di migliaia i post che hanno riguardato il tema dell’inquinamento e l’uso durante il festival di primavera dei fuochi d’artificio.

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Allarme smog a Pechino, fabbriche chiuse e caccia a maschere

La spessa cappa di smog che da ieri grava sulla capitale della Cina ha indotto la municipalità di Pechino – un comune che ha i poteri e l’ estensione di una provincia – ad annunciare nuovi tagli alla circolazione di automobili di servizio e la chiusura di 103 fabbriche inquinanti. Ma i cittadini, che hanno comprato in massa le mascherine protettive – esaurite oggi in tutte le farmacie, comprese quelle online – e gli ecologisti non sono convinti. “Penso che la ragione principale sia il massiccio uso di carbone (per il riscaldamento e per far funzionare le fabbriche, ndr) che si fa in tutta la Cina del nordest sia la principale fonte d’ inquinamento”, ha dichiarato all’ ANSA Zhou Rong, dell’ ufficio di Greenpeace di Pechino. “I dati dimostrano che nel 2011 la Cina è responsabile della metà del consumo mondiale del carbone e che il consumo è concentrato nelle regioni orientali del Paese”, ha aggiunto l’ attivista. L’ indice di PM2,5 nell’ aria misurato dall’ Ambasciata americana di Pechino era stamattina alle 10.00 locali appena leggermente inferiore a 500, il livello massimo ed è rimasto per tutto il giorno vicino a quel valore. Le PM2,5 sono le particelle inquinanti così piccole da poter entrare nei polmoni degli esseri umani. Il livello raggiunto oggi si avvicina quello registrato nel drammatico fine settimana dell’ 11-12 gennaio, e é da allora solo per pochi giorni il conteggio delle particelle PM2,5 è stato al di sotto della soglia di 300, dopo la quale scatta la definizione di “pericoloso per la salute”. L’amministrazione municipale ha precisato che le misure “eccezionali” – che rimarranno in vigore solo fino a giovedì prossimo – prevedono anche uno “stretto controllo” sul consumo di carbone. Nelle ultime ore, 12 milioni di persone sono intervenute per commentare sui “weibo” – i twitter cinesi – l’ impennata dell’ inquinamento che, secondo i metereologi, è dovuta almeno in parte all’ insolito livello di umidità e all’ assenza del forte vento che di solito caratterizza gli inverni nella capitale. Il costruttore edile Pan Shiyi, che è anche un deputato all’ Assemblea Nazionale del Popolo (la versione cinese di un Parlamento) ha annunciato che proporrà una legge per il controllo dell’ inquinamento, ottenendo in poche ore dichiarazioni di appoggio da oltre 30mila internauti. Uno degli intervenuti, che si firma “Laoli” (Il vecchio Li), chiama in causa lo sviluppo economico degli ultimi anni: “che cosa si può fare? E’ questo il frutto amaro di dieci anni di crescita del Prodotto Interno Lordo?” si è chiesto polemicamente. Gli osservatori ritengono improbabile interventi su questo terreno, in un momento nel quale la crescita dell ‘economia ha rallentato e si trova intorno al 7,5-8% all’ anno. Al di sotto di questo livello si ritiene che potrebbe essere minacciata la “stabilità” sociale, vale a dire che la popolazione potrebbe ribellarsi mettendo in discussione il monopolio politico del Partito Comunista.

fonte: ANSA

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Torna lo smog a Pechino, si preparano nuove misure

Nuova impennata dello smog a Pechino dove, secondo l’ agenzia Nuova Cina, il problema dell’ inquinamento dell’ aria ha dominato la prima giornata di lavori dell’ Assemblea del popolo di Pechino, il Parlamento regionale. Oggi il livello di PM2,5 – cioé di particelle inquinanti – ha di nuovo superato i livelli di guardia dopo due giorni di tregua portati dalla nevicata dello scorso fine settimana. Secondo le rilevazioni dell’ Ambasciata degli Usa a Pechino, considerate le più attendibili, il livello di particelle inquinanti è stato per tutta la giornata tra 392 e 301, sempre nella fascia considerata “pericolosa”. I deputati all’ Assemblea di Pechino hanno discusso tra l’ altro, secondo l’ agenzia, della cosiddetta “tosse di Pechino”, un’ espressione usata soprattutto dagli stranieri per indicare l’ aria secca e inquinata della metropoli che è stata contestata da alcuni medici pechinesi. Polemiche a parte, l’ Assemblea discuterà di nuove misure per contenere lo smog tra cui limitazioni alla circolazione dei veicoli a motore (che sono oggi 5,2 milioni, mentre la popolazione della capitale è di oltre 20 milioni di persone) e la chiusura di circa 450 fabbriche. Il tasso di inquinamento dell’ aria è salito nettamente a Pechino fin dall’ inizio di gennaio, quando le rilevazioni hanno indicato un livello di PM2,5 superiore a 500, il massimo previsto dalla scala usata dall’ Ambasciata americana.

fonte: ANSA

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