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In Cina trasmissioni di televisioni italiane

Cominceranno domani le trasmissioni in Cina della prima televisione italiana nel paese del dragone, frutto dell’accordo tra l’editore italiano Giglio Group e il colosso cinese China International Broadcast Network (Cibn). Per la prima volta, come è stato detto oggi nell’ambasciata italiana di Pechino dove è stato presentato l’accordo, sbarca in Cina il meglio della produzione televisiva e cinematografica italiana, spaziando da serie televisive a programmi che portano il made in Italy nei temi dei viaggi, della moda e culinari. E così da domani sulle televisioni via cavo cinesi, ma anche sul satellite, pay per view e internet, ci sarà la possibilità di vedere le serie televisive “Carabinieri”, “L’onore e il rispetto”, “Crociera Vianello”, “Ris”, “Distretto di Polizia”, ma anche film come “Immaturi” e “L’ultimo bacio”. Non solo: il ricco palinsesto televisivo che Giglio Group ha realizzato per i partner cinesi, prevede anche produzioni che hanno fatto la storia dell’importante gruppo editoriale italiano come gli speciali di “That’s Fashion”, “M.O.D.A.”, programmi di viaggio come “Gulliver” e le grandi produzioni teatrali del teatro alla Scala di Milano. Accanto a Giglio Group, in qualità di provider e licenziatari dei contenuti, si sono compattati in un progetto comune senza precedenti, produttori grandi e piccoli che insieme rappresentano il 70-80% del comparto, con Mediaset in prima fila. “L’accordo – ha spiegato l’ambasciatore italiano in Cina, Alberto Bradanini – è un importante evento per gli scambi tra Cina e Italia, perchè per la prima volta la televisione italiana sbarca qui, con una offerta nutrita che da’ ai nostri amici cinesi una visione molto piu’ approfondita di quello che è il nostro paese, nell’ottica di un progressivo avvicinamento tra la cultura e i mercati dei due paesi con la speranza di innescare ulteriori sviluppi in questo campo”. Giglio, dopo l’inizio dei programmi pensati per il pubblico cinese, non esclude la possibilità di diventare in futuro la porta della produzione televisiva cinese in Europa e in Italia. “Il nostro gruppo – spiega all’ANSA Alessandro Giglio, amministratore delegato di Giglio Group – è presente in 4 continenti e 35 paesi. Nell’accordo a lungo termine firmato con i cinesi, c’è sicuramente la possibilità di verificare i contenuti da portare in Europa in generale e in Italia in particolare. Per ora apriamo una finestra di alta qualità sullo stile di vita italiano per soddisfare la passione e la curiosità dei cinesi”. L’accordo firmato con la Cibn (che è il vettore esclusivo di proprietà del colosso Cri-China Radio International, la piu’ grande società di radiodiffusione cinese), prevede che tra l’altro l’editore italiano curerà la gestione dei contenuti, i palinsesti ed il supporto editoriale e tecnico. Affiancherà inoltre la concessionaria pubblicitaria di stato per la promozione degli spazi commerciali. “Siamo molto contenti dell’accordo – ha detto Gong Yuguo, vice presidente di Cibn – perchè portiamo in Cina prodotti di qualità di un paese che i cinesi amano e che conosceranno e apprezzeranno di piu’ anche grazie alle trasmissioni televisive che proporremo”.

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Si conlcude in Italia reality show cinese ispirato al Belpaese

Ideato per diffondere la conoscenza del made in Italy in Cina e contemporaneamente far conoscere in Occidente il campionario di fascino delle modelle cinesi, è arrivato alle ultime fasi ‘Dream Come Top Model’, reality che China Guangxi Tv ha ambientato in Italia, e collegato al ‘Loren Chinese Top Model Contest’. Domenica 9 la finale durante la quale tra le 16 indossatrici cinesi sarà scelta la più bella, che vincerà un contratto con una griffe italiana. Passerella e teatro della serata il Salone delle Feste del Casinò Campione d’Italia. A Campione sono state girate anche le ultime scene del reality, ispirato al modello di vita italiano. La carovana delle 16 indossatrici, selezionate in patria, ha percorso larga parte della Penisola con soste in luoghi particolarmente caratterizzati non solo da panorama leggendari ma anche da specialità alimentari. Non è il primo anno che la finale si svolge a Campione d’Italia, una location scelta e voluta da Steven Luo, emissario di Guangxi Tv. “L’intuizione di una bacino così importante – ha detto Carlo Pagan, amministratore delegato di Casinò Campione d’Italia riferendosi alla clientela cinese – si sta rivelando, è il caso di dirlo, fortunata per lo sviluppo delle casa da gioco”.

fonte: ANSA

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Sospesi giornalisti che hanno svelato farsa olimpica

Sono stati temporaneamente rimossi dall’incarico cinque redattori dell’Oriental Guardian, il giornale di Nanchino, per aver pubblicato la notizia secondo la quale la televisione Cctv già conosceva le reali condizioni dell’ostacolista Liu Xiang (un problema al tendine di Achille), prima ancora dell’incidente avvenuto durante la batteria dei 110 metri ostacoli alle Olimpiadi di Londra. Sulle pagine incriminate del Guardian si legge che “tutti sapevano, solo gli spettatori aspettavano stupidamente il miracolo”. Liu è crollato al suolo lo scorso 7 agosto durante la gara. Il commentatore della Cctv, Yang Jian, era scoppiato quasi a piangere nel descrivere la scena ma in seguito un redattore di Cctv che guidava la delegazione di giornalisti a Londra, confermò che anche Yang era stato informato dai capi della delegazione che Liu non avrebbe potuto correre per il problema fisico, ma che lo avrebbe fatto lo stesso per questioni di immagine, e gli era stato detto di fingersi sorpreso e di non dire niente a nessuno. La notizia del falso ha suscitato molte reazioni sul web, molti gli spettatori che sui più popolari blog e servizi on line tra i quali Sina Weibo, il Twitter cinese, hanno parlato di “farsa” e di “presa in giro” per il pubblico. Intanto da qualche giorno dalle pagine on line del Guardian è scomparso qualsiasi riferimento a Liu e alla vicenda. I cinque redattori sono in attesa di sapere quale sarà la loro punizione finale dopo il periodo di sospensione.

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Pastetta alla Tv cinese: sapeva prima di incidente di Liu alle Olimpiadi e ha seguito copione

E’ polemica in Cina dopo la scoperta della farsa messa in campo dalla televisione di stato cinese, la Cctv, sull’incidente occorso a Liu Xiang durante la batteria dei 110 ostacoli alle Olimpiadi di Londra. Il giornalista della televisione cinese che in diretta ha mostrato in dramma del corridore di Shanghai, sapeva infatti delle pessime condizioni di salute dell’atleta, perche’ informato dal capo delegazione e dall’allenatore dell’atleta cinese. Liu, infatti, appena arrivato il 3 agosto a Londra, era stato sottoposto a degli accertamenti che avevano certificato che il problema al tendine di Achille destro, lo stesso che gli aveva impedito di difendere, a Pechino 2008, l’oro olimpico conquistato ad Atene 2004, gli avrebbe impedito di gareggiare. Secondo quanto hanno scoperto alcuni giornali cinesi e di Hong Kong, Yang Jian, il giornalista televisivo che all’incidente di Liu e’ arrivato ad onorarlo fino alle lacrime, paragonandolo ad un guerriero inerme, stanco, bisognoso di riposo, sapeva che Liu non avrebbe potuto competere. Ma la farsa e’ andata in scena lo stesso, nella disperazione dei cinesi che vedevano crollare sulla pista di Londra, al primo ostacolo, uno degli atleti piu’ amati. Ora la notizia della scoperta del falso, per il quale il giornalista cinese aveva addirittura preparato quattro versioni a seconda di quello che sarebbe successo in pista, sta scatenando oltre un milione di messaggi di protesta e reazioni dei tifosi cinesi sulla rete, che, soprattutto nei microblog e nei servizi tipo Twitter, che parlano di ‘farsa’, di ‘plagio’, di ‘fregatura’. Gli stessi tifosi che si sono commossi al momento dell’incidente, che comunque tributarono a Liu onori, credendo nella versione ufficiale della maledizione olimpica, sperando in un suo ritorno. Yang aveva confessato ad alcuni suoi colleghi che sapeva che Liu non avrebbe potuto gareggiare, ma aveva avuto l’ordine dalle autorita’ di mantenere il segreto. Che Yang sapesse prima del fatto che Liu non potesse correre, dopo lo scoop dei giornali, e’ stata confermata anche ieri da Sha Tong, capo dei giornalisti della Cctv inviati a Londra, in un seminario organizzato dalla televisione sull’esperienza olimpica. La notizia e’ stata ripresa anche dalla stampa ufficiale cinese, con articoli sia del Global Times che del China Daily. Quest’ultimo scrive che ”secondo gli esperti e’ normale per le televisioni preparare piani diversi per diverse eventualita’ in importanti eventi spostivi”.

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Fiction cinese è il clone di Friends

Una popolare serie televisiva cinese e’ finita sotto accusa per un presunto plagio ai danni di ‘Friends‘, celeberrima sit-com Usa diffusa in mezzo mondo. Secondo quanto scrive il Global Times, numerosi telespettatori in Cina hanno denunciato su diversi forum on line la serie in mandarino ‘iPartment’ come un clone in salsa asiatica di ‘Friends’. ‘iPartment’ va in onda sin dal 2009 ed e’ incentrata su un gruppo di persone che vivono insieme nello stesso condominio. Lo show e’ ora alla sua terza stagione. ”Molte scene, molte situazioni, molti dialoghi, sono copie sputate dello show americano – ha commentato uno spettatore – e’ un insulto ai produttori delle serie originali cinesi”. La produzione di ‘iPartment’, interpellata, ha ammesso di essersi ”ispirata a varie fonti”, ma negando di aver copiato la serie americana. ”Bisogna anche considerare – si e’ giustificato un portavoce – che questo tipo di programmi si basano in tutto il mondo su stereotipi comuni, il bell’uomo, il simpatico, la donna bella ma svampita e cosi’ via, ed e’ quindi naturale che possano ravvisarsi similitudini”. ”Il nostro – ha azzardato – non e’ un plagio, semmai un omaggio alla serie americana”.

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No a fiction su drammi familiari prima del congresso del partito

La Cina dice no a fiction e sceneggiati che parlino di storie e drammi familiari. Lo riporta la stampa cinese. L’Amministrazione statale cinese per la Radio e la Televisione ha dettato sei nuove regole che sono entrate in vigore qualche giorno fa. Vietati in particolare gli spettacoli di intrattenimento stranieri e gli sceneggiati che trattano di drammi familiari. Tra le altre linee guida anche il divieto di mandare in onda serie televisive ispirate e adattate da giochi on line (considerati troppo violenti). La Cina detta periodicamente regole per la programmazione televisiva. L’intento, in prossimita’ del Congresso Nazionale che portera’ al rinnovamento delle alte sfere politiche, e’ quello di focalizzare l’attenzione della gente sulle tematiche politiche e sulla ideologia del partito, evitando al contrario tutto cio’ che potrebbe nuocergli o metterlo in cattiva luce. La decisione di vietare la messa in onda di serie riguardanti drammi familiari deriverebbe, secondo gli analisti, proprio dalla volonta’ del governo cinese di cercare di distogliere dai pensieri della gente la vicenda di Bo Xilai e di sua moglie, una storia torbida e complicata (dai molti risvolti oscuri, anche di tipo familiare) che da mesi domina la scena cinese e di cui sceneggiati di quel contenuto potrebbero invece contribuire a mantenere vivo il ricordo. Al posto dei drammi e dei giochi le televisioni cinesi sono state invece invitate a trasmettere piu’ programmi che riguardino la salute, la vita familiare e la cucina. Il mese scorso il governo cinese aveva anche ordinato ai siti internet Youku e Tudou, versioni cinesi di Youtube, di rimuovere contenuti ritenuti inappropriati.

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Tv diede notizia falsa morte di Jiang Zemin, multata

L’autorità per la televisione di Hong Kong ha multato una rete televisiva per aver diffuso la notizia della morte dell’ex presidente cinese Jiang Zemin. Lo scrive l’edizione online del South China Morning Post. Secondo la Broadcasting Authority, la rete televisiva Asia Television avrebbe adottato un “approccio irresponsabile” anche durante l’indagine sui fatti, e la rete è stata ‘inaccurata’ nel riportare la notizie e nella tardiva correzione dell’errore. La decisione della multa di 300.000 dollari di Hong Kong, circa 30.000 euro, è stata presa considerando l’importanza della notizia della morte di Jiang sul pubblico e la mancanza di verifica da parte della rete. Lo scorso 6 luglio si diffuse la notizia della morte di Jiang Zemin, l’85nne presidente della Cina dal 1993 al 2003. L’Atv si buttò sulla cosa e parlando di conferme avute da esponenti del governo dell’ex colonia britannica e mantenne la notizia fino al giorno dopo. Sulla rete televisiva si sono anche addensati i sospetti di avere agito per conto di qualcuno e di avere ad arte diffuso la notizia della morte dell’anziano leader cinese. Quelli dell’Atv erano talmente convinti della morte di Jiang Zemin che cambiarono anche il colore del loro logo da arancio a grigio in segno di rispetto.

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I capitalisti bussano al comitato centrale del partito comunista cinese

Se Liang Wengen, 57 anni, riuscirà ad entrare nel comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc) sarà il primo imprenditore privato a diventare membro del massimo organo decisionale del paese. Secondo la stampa cinese, Liang ha già completato la richiesta formale per diventare uno dei circa 300 membri del cc. La sua domanda dovrà essere approvata dal 18/esimo Congresso nazionale del Partito, previsto per l’ autunno del 2012. Alcune fonti affermano che Liang non è l’ unico imprenditore “completamente privato” – cioé che non ha ricoperto in passato cariche politiche e la cui impresa, il Sany Group, non ha connessioni con dirigenti politici – a cercare di avvicinarsi al cuore del partito unico. In corsa ci sarebbero anche Wang Jianlin, fondatore del gruppo Dalian Wan Da, il presidente della Chery Automobile Yin Tongyao, quello del Sichuan New Hope Group Lui Yongxin e Guo Guangchang del Shanghai Fosun Group. Gli ultimi due hanno smentito, gli altri hanno taciuto. Dei “papabili” tre – Liang Wengen, Wang Jianlin e Yin Tongyao – sono iscritti al Partito. “Le caratteristiche principali che deve avere un imprenditore con quelle aspirazioni – ha spiegato all’ ANSA un analista dell’economia cinese che chiede di rimanere anonimo – sono la lealtà, l’ obbedienza e un basso profilo”. L’ apertura del Pcc agli imprenditori privati è stata decisa nel Congresso del 2002, quando la “teoria delle tre rappresentanze” elaborata dall’ allora numero uno Jiang Zemin venne inglobata nella Costituzione del Partito. La teoria di Jiang prevede che il Partito non rappresenti più solo le classi più sfortunate ma “tutte le forze dinamiche” della società, inclusi gli imprenditori privati. “Questo – ha proseguito l’ analista – non vuol dire assolutamente che i privati possono prendere il potere. Significa semplicemente che possono avvicinarsi di più al potere. Essere vicini al potere politico è fondamentale per tutti gli imprenditori, in Cina”. Liang ha le carte in regola. L’ imprenditore ha iniziato la sua carriera con un modesto investimento di 60mila yuan (meno di settemila euro) nel 1993 e ha fatto fortuna costruendo gru e ruspe che sono andate a ruba con il boom dell’ edilizia. Si è iscritto al Pcc nel 2004 e da allora i suoi dipendenti partecipano ogni mattina ad una cerimonia di alzabandiera cantando canzoni “patriottiche” e il circuito di televisione interno alle sue aziende trasmette puntualmente tutte le importanti celebrazioni del Partito. La necessità di non mettersi troppo in evidenza, per gli emergenti del settore privato, è evidente se si considera la sorte di alcune delle decine di “tycoon” i cui nomi sono comparsi negli anni scorsi nelle classifiche stilate periodicamente dalla rivista americana Forbes e dal sito web Hurun, di Shanghai. Tra di loro, 18 sono finiti in prigione, due sono accusati di gravi reati finanziari e in attesa di giudizio, dieci sono sotto inchiesta e di sette si sono perse completamente le tracce, secondo il calcolo del Phoenix Magazine di Hong Kong. L’ analista interpellato dall’ ANSA ritiene che il ruolo giusto per Liang – o per un altro degli imprenditori in corsa per un posto al sole – sarebbe quello di presidente o di vicepresidente della Federazione nazionale dell’ industria e del commercio”, vale a dire un posto di prestigio ma largamente cerimoniale. “Per loro, la strada verso il vero potere non è ancora aperta”, conclude l’ analista.

fonte: ANSA

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Nuove regole in Tv, meno intrattenimento, più morale

Meno programmi di intrattenimento e svago e più programmi che favoriscano lo sviluppo culturale e sociale del paese. E’ quanto stato deciso dalla SARFT (State Administration of Radio, Film and Television), l’organo statale cinese che regolamenta la programmazione televisiva e radiofonica. Lo riferisce la stampa locale. Le nuove regole, che saranno applicate a 34 canali satellitari cinesi, entreranno in vigore a partire dal prossimo 1 gennaio. Secondo i dati resi noti, al momento i programmi di puro intrattenimento, quali spettacoli musicali e talk show vari ammonterebbero all’incirca al 17,5% del totale dei programmi messi in onda. Dall’1 gennaio tra le 19.30 e le 22.00, considerata la fascia principale di ascolto durante la giornata, potranno essere programmati un massimo di 9 programmi in totale di intrattenimento, due alla settimana per ogni canale e la durata del programma non potrà in ogni caso superare i 90 minuti. La direttiva, pur non dando una definizione molto dettagliata di cosa si intenda per programma di intrattenimento, mira soprattutto a evitare i programmi dal contenuto moralmente dubbio, con tematiche sessuali o comunque considerate eccessive. Nel mirino anche i reality show. Al loro posto, nelle intenzioni delle autorità cinesi, dovranno essere privilegiati programmi che mirino a costruire la pubblica moralità ed esaltino i valori del socialismo. Sebbene non sia stato detto esplicitamente sembra che saranno anche limitate le apparizioni degli artisti di Taiwan. Le nuove regole sono state rese note solo pochi giorni dopo la chiusura della sessione plenaria della 17ma commissione del partito comunista cinese, dove si è molto parlato di riforma culturale e delle nuove regole della comunicazione. Diverse le critiche. Secondo Qiao Mu, ricercatore presso l’Università di studi esteri a Pechino, non sono questi i provvedimenti che possono servire a migliorare la moralità del paese. “Si può non mostrare il materialismo in televisione ma non limitarlo altrove – ha detto Qiao – se diversi governi locali con le loro politiche mostrano comunque un attaccamento al denaro perché ad esempio una ragazza non dovrebbe scegliere di sposare un uomo ricco?”. Questa non è la prima volta che la SARFT ha emesso regole di questo tipo. Nel 2004 venne deciso di eliminare dalla programmazione serale tutte le serie televisive che riguardavano omicidi e violenze, mentre nel 2006 vennero vietati i cartoni animati stranieri sempre nella prima serata.

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Cardinale Zen in sciopero della fame per liberta’ educazione

Il battagliero arcivescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen Ze-Kiun, 79 anni, da decenni uomo simbolo dei cattolici nell’isola e nella Cina continentale ha iniziato uno sciopero della fame a sostegno del diritto dei cattolici di Hong Kong alla libertà di educazione. Lo riferiscono Ucanews e Asianews, dopo che il porporato salesiano ha spiegato le proprie ragioni in una conferenza stampa. Il digiuno durerà almeno tre giorni, per attirare l’attenzione sulla ”ingiusta sentenza della Corte suprema contro la diocesi, che rischia di distruggere l’educazione cattolica nel territorio”. Il 14 ottobre scorso la Corte suprema di Hong Kong ha rigettato il ricorso della diocesi contro la necessità di introdurre nella gestione delle scuole un comitato organizzativo che valuti il singolo progetto educativo. A tale comitato partecipano oltre a genitori e studenti, anche personalità al di fuori del mondo della scuola – precettati dal governo – che rischiano di deviare la proposta educativa delle scuole libere. ”Voglio sottolineare – ha detto Zen – la decisione errata della Corte suprema, una grande ingiustizia verso la Chiesa e il territorio di Hong Kong, che rischia di distruggere il sistema educativo del territorio, considerato uno dei migliori della regione, di alta qualità ed efficienza”. Contro la decisione della Corte suprema si sono espressi anche i responsabili delle comunità anglicane e metodiste, anch’essi preoccupati per l’interferenza del governo (e della Cina) nella proposta educativa cristiana. In concomitanza con lo sciopero della fame del cardinale, alcuni blog hanno diffuso l’ammontare delle donazioni ricevute dal cardinale Zen negli anni: circa 3 milioni di dollari di Hong Kong all’anno (circa 300mila euro). Le donazioni sarebbero state effettuate dal magnate Jimmy Lai, un convertito al cattolicesimo e sostenitore della democrazia a Hong Kong e in Cina. Le rivelazioni – spiega AsiaNews – non accusano nessuno, ma gettano il sospetto che il card. Zen abbia intascato tutti questi soldi per sé o per sostenere il movimento democratico in direzione anti-Cina. In una conferenza stampa il porporato ha risposto di usare i soldi delle donazioni per sostenere borse di studio per studenti cattolici cinesi; aiuto a vescovi ufficiali e sotterranei della Cina; sostegno a diocesi colpite da disastri naturali (tsunami, terremoti, alluvioni); traduzioni in cinese dei documenti e testi teologici della Chiesa “Se li usassi per me – ha detto scherzando ad AsiaNews – mi comprerei anzitutto un auto di lusso e mi metterei un autista. Invece mi tocca usare la mia vecchia macchina e guidarla da solo”.

fonte: ANSA

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