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La stretta di mano tra Cina e Taiwan

Un minuto e passa di stretta di mano davanti a fotografi e videoperatori, contro 66 anni di gelo. L’incontro a Singapore tra il presidente cinese Xi Jinping e quello taiwanese Ma Ying-jeou è stato un momento centrale della vita politica e diplomatica asiatica.

Anche se la stretta di mano tra i due “cugini” assume un valore eccezionale ed apre la strada a speculazioni e a nuovi scenari, nessun risultatoè stato portato a casa.

Durante l’incontro, le due parti hanno rispettato le loro differenze, di forma e veduta. I due leader non si sono chiamati presidente, ma “signore”. A tavola non ci sono state bandiere e sui segnaposti il nome di Xi è stato scritto in cinese semplificato, mentre quello di Ma è apparso nella lingua tradizionale di Taiwan.

Pechino è rimasta ferma sulle sue posizioni di una sola Cina, secondo quanto già espresso nel 1992. In quell’anno, a Hong Kong ci fu un incontro tra esponenti della cinese Association for Relations Across the Taiwan Strait e la Taiwan’s Straits Exchange Foundation.

Il consenso verbale che ne derivò portò al riconoscimento comune del principio di “una sola Cina”, anche se con visioni diverse, che per i cinesi significa riunificazione con l’ex Formosa che ritorna sotto il controllo di Pechino, mentre per i taiwanesi del Kuomintang (il partito nazionalista) l’opposto, con la conservazione dello status quo e la non invasione cinese. Lo stesso consenso, non è invece riconosciuto dagli avversari politici di Ma e del suo partito.

Pechino ha inoltre voluto ribadire, sempre simbolicamente, la sua concezione di Taiwan come provincia ribelle e non come paese vero e proprio. Per evidenzialo ha inviato alla conferenza stampa finale Zhang Zhijun, presidente dell’Ufficio per gli affari di Taiwan della Repubblica Popolare. Un burocrate di medio livello.

Parallelamente, l’altra conferenza è stata presidiata da Ma che ha anche ribadito di aver chiesto spiegazioni a Xi dei missili posti a poche centinaia di chilometri dall’isola, ricevendone assicurazioni non belligeranti in merito.

Ma e la linea diretta con Pechino
Sin dalla sua elezione del 2008, Ma Ying-jeou ha cercato una linea diretta con Pechino e sotto la sua presidenza – ormai in scadenza – la distanza fra i due paesi si è notevolmente ridotta: sono ripresi i voli diretti tra molte città cinesi e Taipei; lo scambio commerciale bilaterale è cresciuto esponenzialmente arrivando, nel 2014, a 200 miliardi di dollari e numerose aziende taiwanesi, Foxconn in testa, si sono affrettate ad aprire fabbriche in Cina.

A questo si sommano i milioni di turisti, cinesi e taiwanesi, che viaggiano da un paese all’altro. Senza contare le vicinanze culturali e le imitazioni in termini di moda e stile di vita delle nuove generazioni.

Le prossime elezioni di gennaio sembrano però destinate a portare alla sconfitta di Ma a favore del Partito Democratico Progressista che non riconosce quanto deciso nel 1992. Temendo una colonizzazione che conduca alla perdita dell’attuale status del paese, annullando i traguardi raggiunti in termini politici e sociali, Pechino perché teme che Taiwan possa diventare una sorta di seconda Hong Kong che, mentre si avvicina sempre più al totale controllo di Pechino, pare perdere il principio di “un paese due sistemi” che l’ha governata fino ad ora.

Non a caso, a Taipei e in altre città taiwanesi, come successo già ad Hong Kong, soprattutto le nuove generazioni sono scese in piazza per protestare contro la stretta di mano e l’incontro tra i due presidenti.

Le prossime elezioni rischiano quindi di rallentare o addirittura interrompere il processo eventualmente iniziato con la stretta di mano di sabato a Singapore, un evento importante anche in chiave geopolitica per una serie di fattori.

L’ultimo disgelo della guerra fredda
Innanzitutto perché è stato l’ennesimo disgelo, semmai ne fosse rimasto qualcuno, della guerra fredda fra i due blocchi mondiali contrapposti. Taiwan è da sempre amica degli Usa, che oltre all’ex Formosa puntano sul Giappone per arginare nell’area l’influenza cinese.

In questi giorni di tensioni nel mar cinese meridionale – con le Spratly al centro di contese (anche Taiwan ne reclama alcune), navi militari Usa che le attraversano e i cinesi minacciano azioni anche di guerra – un riavvicinamento può aiutare.

Così come l’ingresso di Taiwan nella banca di sviluppo voluta dai cinesi (con un status appropriato, si è affrettato a spiegare Pechino) o nei due trattati transpacifici guidati uno dagli Usa e l’altro dalla Cina.

Fattore Taiwan nelle relazioni tra Cina e Vaticano
Infine, il riavvicinamento tra Cina e Taiwan può giovare anche al Vaticano che non ha relazioni diplomatiche con Pechino, anche a causa del suo riconoscimento di Taiwan.

Se negli ultimi anni il riavvicinamento tra Santa Sede e Pechino sembra aver aperto qualche spiraglio, il dialogo tra la Cina e Taiwan potrebbe portare risultati. Resta impensabile che la Cina possa permettere ad un paese straniero (Vaticano) di nominare sul proprio territorio funzionari (Vescovi) che controllano parte della popolazione. Ma qualche concessione potrebbe comunque essergli fatta.

articolo pubblicato su Affarinternazionali

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Cade aereo a Taiwan morte 26 persone

Almeno 26 morti confermati, 17 dispersi e 15 persone miracolosamente sopravvissute. E’ il bilancio dell’incidente aereo avvenuto questa mattina a Taiwan, quando un ATR 72 con 58 persone a bordo – in maggioranza cinesi – si è schiantato nel fiume Keelung nella capitale Taipei. Il volo GE232 della compagnia privata taiwanese TransAsia era partito dall’aeroporto Sungshan alle 10.53 diretto all’isola di Kinmen. Ma pochi minuti dopo il decollo ha perso improvvisamente quota, si è inclinato in una pericolosissima virata sfiorando l’autostrada nazionale 1 e, dopo aver urtato il ponte, è precipitato nelle acque del fiume. Una parte dell’ala ha colpito anche un taxi che passava in quel momento sull’autostrada, ferendo l’autista e una passeggera. Subito dopo lo schianto oltre 160 soccorritori e otto imbarcazioni sono stati inviati dalle autorità sul luogo della tragedia. Una gru è stata utilizzata per sollevare parte della fusoliera. Terribili le immagini mandate in onda dalle tv locali che hanno mostrato la fusoliera semisommersa, con i passeggeri e i soccorritori in piedi sui rottami o mentre cercavano di raggiungere a nuoto la riva. Ma ancor più drammatiche le immagini amatoriali registrate da due automobilisti che si trovavano sull’autostrada che hanno mostrato come l’imponente aereo, prima di finire nel fiume, abbia colpito con l’ala un taxi, che stava attraversando il ponte. Toccanti i video e le foto dell’incidente pubblicate su internet. Tra le tante quella che mostra un uomo che tiene in braccio un bambino sopravvissuto. Intanto sono state recuperate le due scatole nere che serviranno a comprendere cosa sia realmente accaduto questa mattina. Media locali hanno riferito che l’aereo si sarebbe diretto verso il fiume per evitare di schiantarsi in una zona residenziale, ma le autorità dell’aviazione taiwanese non hanno confermato la versione. Alcune emittenti hanno diffuso la registrazione dei contatti tra l’aereo e la torre di controllo dove si sente l’equipaggio che lancia un “Mayday” per tre volte. Ma nella registrazione non viene detto che tipo di problema il volo abbia avuto. L’aereo era in servizio dall’aprile del 2014 e a gennaio aveva passato una revisione. Il direttore della compagnia aerea Peter Chen ha affermato che i contatti con l’aereo si sono persi 4 minuti dopo il decollo e che al momento restano ancora ignote le cause dell’incidente, mentre le condizioni meteo al momento dello schianto erano buone. Si tratta del secondo incidente che ha coinvolto negli ultimi mesi un ATR72, aereo di linea regionale prodotto dal consorzio italo-francese ATR. Il 23 luglio dello scorso anno un altro aeromobile della stessa compagnia era caduto sull’isola taiwanese di Penghu, uccidendo 48 persone, mentre si allontanava da un tifone. L’incidente odierno si è verificato mentre l’agenzia Onu per l’aviazione ha riunito a Montreal, in Canada, i rappresentanti dei governi ed esperti della sicurezza per individuare nuovi strumenti volti ad evitare il verificarsi di altri incidenti. Si tratta del secondo vertice tenuto nei 70 anni di storia dell’International Civil Aviation Organization, deciso in seguito alla tragica scomparsa lo scorso marzo del volo Malaysia Airlines, e all’abbattimento nel mese di luglio di un secondo volo Malaysia mentre sorvolava l’Ucraina.

******AGGIORNAMENTO 5 FEBBRAIO 10.30 am

Sale a 31 morti e 12 dispersi il bilancio dell’incidente aereo occorso ieri a Taiwan, dove un aereo della TranAsia Airways è caduto in un fiume poco dopo il decollo con 58 persone a bordo. I soccorritori stanno ancora cercando dodici persone, utilizzando anche una gru per raggiungere la fusoliera dell’aereo.

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Cina-Taiwan: da oggi a Nanchino incontri di importanza storica

I massimi responsabili dei rapporti tra la Cina e Taiwan si incontreranno a partire da oggi a Nanchino, per i colloqui di piu’ alto livello tra le due parti dalla fine della guerra civile nel 1949. Il taiwanese Wang Yu-chi e il cinese Zhang Zhijun guideranno le delegazioni che per quattro giorni discuteranno delle relazioni tra “le due sponde dello Stretto di Taiwan”, l’espressione che si usa per evitare di urtare la sensibilita’ dell’uno o dell’altro soggetto. Taiwan e’ di fatto indipendente dal 1949 e si e’ dotata di un sistema democratico pienamente funzionante. Pechino continua a ritenerla una provincia ribelle, che dovra’ inevitabilmente ricongiungersi alla madrepatria. I funzionari taiwanesi hanno affermato che solleveranno il problema della liberta’ di stampa, dopo che Pechino ha negato il visto d’ingresso ai giornalisti del quotidiano Apple Daily e dell’emittente Radio Free Asia, due testate considerate troppo critiche nei confronti del governo cinese. Si ritiene che la Cina insistera’ per la firma del trattato di libero scambio approvato dal governo di Taipei ma bloccato in Parlamento. Oggi le relazioni tra “le due sponde dello Stretto” sono buone, ma il presidente Ma Ying-jeou, favorevole alla distensione con Pechino, ha visto la sua popolarita’ scendere vertiginosamente negli ultimi mesi. Nelle recenti elezioni locali il Partito democratico progressista (Dpp), indipendentista e inviso a Pechino, ha costantemente guadagnato posizioni.

fonte: ANSA

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Alto funzionaro di Taiwan in Cina, primi dal 1949

Prove di normalizzazione tra Taiwan e Cina. Per la prima volta dalla fine della guerra civile nel 1949, Taipei e Pechino riprendono contatti ufficiali con la visita di Wang Yu-chi, presidente del Consiglio degli affari continentali che disegna la politica cinese di Taiwan, in Cina dove – il 14 febbraio – incontrera’ il suo omologo Zhang Zhijun, capo del cinese dell’Ufficio affari di Taiwan. I rapporti economici tra la Cina e Taiwa hanno subito una consistente accelerazione sin dal 2008, quando sono stati stabiliti collegamenti nei trasporti e nelle poste e quando l’isola di Taiwan e’ stata aperta anche ai turisti provenienti dalla Cina. Nel 2010 si e’ poi registrato un passo decisivo verso lo scongelamento con la firma di un accordo quadro di cooperazione economica. I rapporti politici sono rimasti invece in una fase di stallo, sebbene l’ex presidente cinese Hu Jintao abbia ripetutamente auspicato l’inizio di colloqui politici per porre fine alle ostilita’.

fonte: ANSA

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Da Pechino no a relazioni Bruxelles con Taiwan

La Cina risponde piccata alla risoluzione del Parlamento europeo che auspica un miglioramento delle relazioni Ue-Taiwan per innalzarle al livello di quelle tra l’Europa e la Cina. E’ quanto è emerso dal consueto briefing della portavoce del ministero degli esteri di Pechino Hua Chunying, secondo la quale: “L’Unione europea dovrebbe gestire in modo proprio le questioni relative a Taiwan e non avere nessun contatto ufficiali o accordo con l’isola”. La portavoce ha sottolineato come la questione taiwanese sia una faccenda interna alla Cina e che Pechino si oppone a qualsiasi interferenza straniera. “Non abbiamo obiezioni – ha detto la portavoce – che l’Unione europea e Taiwan abbiano scambi economici non governativi, ma ci opponiamo allo sviluppo di relazioni ufficiali”. Per Pechino, l’Ue dovrebbe gestire in maniera prudente la questione taiwanese ed aderire alla politica cinese di “un solo paese”.

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Cina-Usa: Pechino contro Hagel su forze navali nel Pacifico

Pechino critica le affermazioni del segretario alla difesa Chuck Hagel sull’ impegno militare degli Usa nel Pacifico mentre si avvicina il vertice tra il presidente americano Barack Obama e quello cinese Xi Jinping, che si incontreranno in California sabato prossimo. Ricordando che Hagel – parlando alla conferenza sulla sicurezza in Asia “Shangri-la Dialogue” che si è svolta a Singapore – ha annunciato che entro il 2020 il 60% della forza navale americana sarà dispiegata nel Pacifico, il quotidiano Global Times accusa gli Usa di “praticare dei trucchi privi di senso”. In un editoriale pubblicato oggi, il quotidiano filogovernativo afferma che la strategia del presidente Obama nel Pacifio non è altro che una “facile iniziativa tesa a rassicurare gli alleati degli Usa”. Pechino, scrive il Global Times, è “impegnata in una crescita pacifica” e il rafforzamento della presenza militare americana è uno “sforzo mal concepito” per contenerla. Negli ultimi due anni anche la Cina ha incrementato sua presenza nel Pacifico, dove una serie dispute territoriali la oppongono a Giappone, Vietnam, Filippine, Malaysia, Brunei e Taiwan. Nel suo intervento allo “Shangri-la Dialogue” il generale cinese Qi Jianguo, intervenuto subito dopo Hagel, ha cercato di rassicurare i vicini, sostenendo che Pechino “non nutre ambizioni egemoniche” nella regione.

fonte: ANSA

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Trenta pescherecci cinesi verso isole contese mari del Sud

Una flottiglia record di trenta navi da pesca cinesi e’ partita ieri verso le isole Spratly, Nansha in cinese, un arcipelago di piccole isole nel mar cinese meridionale al centro di una disputa tra Pechino, Vietnam e Filippine, oltre a Taiwan. Le navi, ognuna con una capacita’ di oltre 100 tonnellate, rimarranno intorno alle isole per una quarantina di giorni. A supporto dei pescherecci anche una nave per l’approvvigionamento e una scorta militare. ”Stiamo esplorando i modi per sfruttare le risorse del mare in maniera sistematica”, ha detto Huang Wenhui, che dirige l’ufficio per la pesca presso il Dipartimento per l’oceano e la pesca nella provincia di Hainan. ”L’obiettivo finale di questa operazione – ha aggiunto Huang – e’ che i pescatori possano pescare intorno alle isole Nansha su base regolare”. I 30 pescherecci, secondo le informazioni, dovrebbero arrivare sul posto in quattro giorni. Il Giappone, il Vietnam, Taiwan, Brunei, la Malesia e le Filippine si contendono la sovranita’ su vaste aree del mar cinese meridionale, ricco di risorse, incluse le isole Spratly. Ma la Cina afferma la sua sovranita’ sulla quasi totalita’ di queste aree.

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Si cerca il dialogo tra Cina e Giappone, forse domani a Pechino delegazione Tokyo

Giappone e Cina stanno progettando di tenere colloqui tra funzionari della Difesa che, in base a indiscrezioni, potrebbero vedere domani una delegazione di Tokyo partire per Pechino, con al centro il caso delle Senkaku-Diaoyu. Lo riporta l’agenzia Kyodo, a conferma delle dichiarazioni del portavoce del governo nipponico, Yoshihide Suda, che ha fatto intendere che i due Paesi stavano provando ad allentare le tensioni sulla sovranita’ del piccolo arcipelago, nel controllo di Tokyo e rivendicato da Pechino. ”Stiamo lavorando, il Giappone dialoga con la Cina”, ha affermato Suga in conferenza stampa, secondo cui Pechino e’ ”un vicino importante”. Le otto motovedette cinesi, intanto, hanno lasciato nella serata di ieri le acque delle isole Senkaku/Diaoyu, controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino, dopo un blitz durato 12 ore. In base a quanto riferito dalla guardia costiera nipponica, e’ stata la piu’ grande intrusione finora fatta dalle navi del servizio di sorveglianza marittima cinese intorno al piccolo e disabitato arcipelago, ritenuto essere ricco risorse naturali, come il gas, oltre ad avere fondali ricchi per la pesca. Tra Tokyo e Pechino c’e’ stato ieri un duro uno scambio di proteste e prese di posizione.

fonte: ANSA

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Ultime notizie sul fronte sino-giapponese: isole contese e visita a santuario di guerra

Guerra di nervi e di parole tra Cina e Giappone sia sulle isole contese Diaoyu/Senkaku che sulla visita a Yasukuni, memoriale giapponese della seconda guerra mondiale, che ha provocato le ire dei cinesi. L’ambasciatore di Pechino in Giappone, Cheng Yonghua, ha protestato nei confronti del governo di Tokyo per quella che considera una intrusione territoriale cinese, cioe’ l’arrivo nelle acque contese di pescherecci giapponesi con attivisti. La protesta e’ arrivata durante l’incontro che il diplomatico ha avuto con il vice ministero degli esteri giapponese Chikao Kawai, che aveva convocato il cinese per esprimergli la stessa protesta, dopo che motovedette cinesi erano state viste nei pressi delle isole. Il viaggio degli attivisti giapponesi e’ stato definito ”illegale” e portatore di problemi” dalla portavoce del ministero degli esteri di Pechino Hua Chunying. Ma la Cina continua a protestare anche per la visita di esponenti dell’amministrazione centrale di Tokyo al memoriale di guerra Yasukuni, dove si onora la memoria dei militari di guerra e che ha scatenato anche le proteste sud coreane. Dopo l’offerta rituale di tre pini da parte del premier giapponese Shinzo Abe e la visita di ministri del suo governo, oggi sono stati al santuario 169 parlamentari di Tokyo, ”il piu’ alto numero dal 2005” scrive la Nuova Cina, che definisce la visita ”l’esposizione della codardia dei politici (giapponesi, ndr)”.

Il Giappone e’ pronto a respingere ogni sbarco cinese alle Senkaku/Diaoyu, isole controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino, anche con ”l’uso della forza”. ”Sarebbe normale avviare un allontanamento con la forza in caso di sbarco”, ha detto il premier nipponico, Shinzo Abe, in un dibattito parlamentare, rispondendo a una domanda sul tema. Abe ha assicurato che l’attivita’ di sorveglianza nipponica ha lo scopo di ”impedire a chiunque di poter sbarcare” sul piccolo arcipelago conteso e disabitato.

Una flottiglia di una decina di pescherecci giapponesi, con a bordo esponenti di associazioni di nazionalisti, è diretta verso le isole Senkaku/Diaoyu, in una iniziativa che ha lo scopo di ribadire la sovranità nipponica. Partita in nottata dal porto di Ishigaki, riporta la tv Nhk, la spedizione è stata voluta dall’associazione ‘Ganbare Nippon’ (‘Forza Giapponé).

Quasi 170 parlamentari nipponici hanno visitato oggi il controverso santuario Yasukuni, visto come il simbolo del passato imperialista e militarista del Giappone, alimentando nuove tensioni regionali. Secondo i media locali, un numero eccezionalmente alto (ben 168) ha voluto pregare al luogo dedicato ”alle anime di soldati e persone morte combattendo per l’imperatore”, tra cui 14 criminali di Classe A. La visita e’ maturata all’indomani della protesta della Cina e della cancellazione del viaggio a Tokyo del ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Byung-se.

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Ministri giapponesi a santuario Yasukuni, protesta di Pechino

Anche il governo cinese ha protestato solennemente nei confronti di quello giapponese per la visita di esponenti dell’amministrazione centrale di Tokyo al memoriale di guerra Yasukuni, dopo che il ministro degli esteri sudcoreano aveva questa mattina annullato una visita prevista da tempo per questa settimana. Il premier giapponese, Shinzo Abe, due giorni fa aveva donato tre pini, senza recarsi di persona al santuario Yasukuni a Tokyo, eretto per onorare 2,5 milioni di giapponesi morti durante la seconda guerra mondiale e sino-giapponese, tra i quali, scrive la Nuova Cina, ”14 criminali di guerra”. Per il portavoce degli esteri di Pechino, Hua Chunying, il nocciolo della questione del santuario Yasukuni e’ ”se i leader giapponesi vedono e trattano correttamente la storia delle invasioni del paese, e rispettano i sentimenti del popolo della Cina e di altri paesi vittime”. Per Hua le atrocita’ giapponesi durante la guerra sono accertate da prove inconfutabili. ”Solo quando il Giappone affrontera’ di petto il suo passato aggressivo potra’ abbracciare il futuro e sviluppare relazioni amichevoli con i suoi vicini asiatici”, ha concluso il portavoce.

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