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Apple sotto accuse per ambiente e sfruttamento

Decine di organizzazioni “verdi” cinesi hanno messo sotto accusa la Apple Computer sostenendo che le sue imprese fornitrici maltrattano i lavoratori e inquinano l’ambiente. In un rapporto diffuso oggi dai media cinesi 36 organizzazioni non governative cinesi, guidate dall’Institute of Public & Environmental Affairs (Ipe) accusano l’azienda californiana di usare per produrre componenti per i suoi prodotti delle “fabbriche del sudore” nelle quali vengono trascurati i diritti degli operai e le norme per la salvaguardia dell’ ambiente. La Apple è sotto i riflettori dall’anno scorso, quando un’ondata di suicidi tra gli operai si è verificata nella Foxccon, un’impresa taiwanese che produce in Cina componenti per suoi i computer, iPhone e iPad. Le Ong hanno raccolto informazioni per nove mesi sulle condizioni di lavoro in sette aziende subappaltatrici dell’ azienda americana che si trovano nei centri industriali di Suzhou (non lontano da Shanghai) e di Dongguan (nel sud industrializzato del paese), raccogliendo le critiche e le lamentele dei lavoratori. “Abbiamo cominciato a scrivere alla Apple sui problemi ambientali dei loro subappaltatori in aprile, ricevendo a fatica delle risposte vaghe”, ha dichiarato il direttore dell’Ipe, Ma Jun. “Se la Apple non fornisce informazioni sui suoi fornitori…é impossibile avere una qualsiasi forma di controllo pubblico sulla sua struttura di produzione”, ha aggiunto Ma. Secondo il rapporto, che ha studiato 29 imprese che producono in Cina, la Apple è agli ultimi posti per rispetto dell’ambiente in compagnia tra gli altri della Nokia e della Sony.

fonte: ANSA

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Boom di vendite per taglia sim per Iphone

E’ boom di vendite online in Cina per un apparecchietto che taglia e adatta le sim card ai nuovi modelli di iPhone. Lo riferisce lo Shanghai Daily. Con l’uscita e il grande successo dell’iPhone 4, anche di quelli falsi o di importazione parallela, molti utenti si sono trovati dinanzi al problema di non poter usare la propria sim card (e quindi conservare il proprio numero) essendo quella tradizionale di formato troppo grande per il telefono dell’Apple. Problema risolto appunto tramite un piccolo apparecchio che taglia la sim in modo che sia poi possibile inserirla e usarla nell’iPhone, bypassando così l’obbligo imposto dalle società telefoniche di utilizzare le loro nuove sim card vendute insieme all’Iphone. Un apparecchio per tagliare le sim card costa da un minimo di 5 yuan a un massimo di 380 yuan (da 50 centesimi a 38 euro circa) ed è acquistabile sul sito taobao.com, uno dei più noti in Cina per le vendite online. Secondo quanto riferito da alcuni venditori, negli ultimi giorni ne sarebbero stati venduti già oltre 1000 esemplari nella sola Shanghai esemplari.

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Steve Jobs difende fabbrica cinese dei suicidi

Steve Jobs, fondatore e presidente della Apple Computer, ha spezzato oggi una lancia in favore della Foxconn, l’impresa nella cui fabbrica di Foshan, nel sud della Cina, dieci lavoratori si sono suicidati nei mesi scorsi mettendo in luce le dure condizioni di lavoro nella regione chiamata “la fabbrica del mondo”. Secondo Jobs, “non è una fabbrica di schiavi”, mentre la stessa Foxconn oggi ha annunciato un aumento degli stipendi del 30%. Intervenendo nel convegno All Things Digital, in California, il fondatore della Apple – per la quale la Foxconn produce componenti – ha affermato che si tratta di “una situazione difficile”. “In questo momento – ha proseguito – stiamo cercando di capire, prima di affrontare direttamente il problema e dire che abbiamo trovato la soluzione”. Nessuno è riuscito finora a spiegare l’ondata di suicidi, che si è verificata in un momento nel quale altre agitazioni sono in corso nelle provincie meridionali del Guangdong (a ridosso di Hong Kong) e dello Zhejiang (nei pressi di Shanghai), che sono la culla dell’industria manifatturiera, il cuore del miracolo economico cinese. Oggi la Foxcomm ha annunciato che i suoi dipendenti avranno un aumento di salario del 30%. L’Honda, la casa automobilistica giapponese la cui fabbrica di Foshan, sempre nel sud della Cina, è stata bloccata per due settimane da uno sciopero dei suoi 1.900 operai, ha annunciato ieri di aver proposto ai suoi dipendenti un aumento di salario del 24%. Gli operai sono tornati oggi al lavoro affermando però che si riservano di valutare l’offerta ufficiale dell’azienda, che verrà presentata venerdì prossimo. Circa metà degli operai della fabbrica di Foshan sono stagisti – studenti delle scuole professionali ai quali è richiesto un periodo di lavoro per ottenere il diploma – e sono pagati 900 yuan (circa 108 euro) al mese. Gli operai più qualificati sono pagati 1.380 yuan (166 euro) al mese. Gli scioperanti hanno chiesto un aumento secco di 800 yuan al mese per tutti i lavoratori e la sostituzione del presidente del sindacato ufficiale, l’unico autorizzato a operare in Cina. Anche lo stipendio attuale degli operai della Foxconn è di 900 yuan al mese. La fabbrica di Foshan produce componenti per altre multinazionali, come la Dell Computer e la Sony. Gli operai che lavorano in queste fabbriche sono in genere immigrati dalle regioni più povere della Cina. Alcune imprese, tra cui la Foxconn forniscono ai loro dipendenti vitto e alloggio in edifici prefabbricati. Secondo Geoffrey Crothall, uno dei curatori del China Labour Bulletin di Hong Kong, “a Shenzhen (dove si trova la fabbrica della Foxconn) un salario minimo di 2.000 yuan è assolutamente necessario”. Oggi per la prima volta si è avuta notizia di proteste operaie anche a Shenyang, una città industriale nel nordest della Cina. Un sindacalista del locale impianto della catena americana di fast food Kfc ha affermato oggi di aver chiesto alla direzione aumenti salariali e di non aver avuto finora risposta.

Update: grazie all’amica Orientalia4all, ho scoperto che il buon Jobs, ha fatto parzialmente marcia indietro o, meglio, ha rettificato, dichiarando che stanno cercando di capire cosa succede nell’azienda, che la Apple è attenta ai problemi dei lavoratori e che la situazione li preoccupa.

fonte: ANSA

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