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Olimpionica cinese denuncia: noi obbligati ad assumere doping da nostra federazione

Un altro scandalo tocca l’atletica mondiale. L’ex olimpionica e primatista mondiale cinese, Wang Junxia, ha confessato di essere stata costretta dalla sua federazione, così come altri atleti, ad assumere doping. Le prestazioni dei cinesi da decenni hanno insinuato dubbi: atleti venuti dal nulla, sconosciuti, con fisici scolpiti,  che battono facilmente record come facilmente conquistano medaglie. Per carità, sono dubbi (come quelli che hanno coinvolto il centometrista Bingtian Su,  arrivato nono nella finalissima vinta dal solito Usain Bolt agli ultimi mondiali di atletica di Pechino 2015) ed ora spetta alla Iaaf,  la federazione mondiale di atletica, di fare chiarezza. Qui di seguito un articolo del South China Morning Post. 

 

Forced state-sponsored doping revealed by athletes who now risk loss of world records, titles and medals

PUBLISHED : Thursday, 04 February, 2016, 9:43pm

UPDATED : Friday, 05 February, 2016, 10:46am

Daniel Moss

daniel.moss@scmp.com

 

A regime of state-sponsored doping has been detailed in a letter from world record holding Chinese runner Wang Junxia and the squad of nine runners nicknamed Ma’s Army to a journalist, mainland media reports.

Wang revealed in 1995 that she and her teammates were forced to take “large doses of illegal drugs over the years”, according to a report that surfaced this week.

After inquiries from the South China Morning Post, the International Association of Athletics Federations launched a probe into Wang’s allegations.

The probe aims to verify the letter and, if proven to be from the runners, has consequences for their titles, medals and reputation.

The letter was penned two years after Wang set two world records in the 3,000 and 10,000 metre running races – marks that stand today.

She wrote about how the women on the team tried to avoid the state-run doping regime by quietly throwing away pills forced on them. But she said the coach Ma Junren would personally inject the drugs into his athletes, who became known as Ma’s army.

The letter, signed by nine teammates and revealing their anguish, was sent to a journalist named Zhao Yu, but it remained unpublished for 19 years.

 “We are humans, not animals,” said the team members in one passage.

“For many years, [he] forced us to take a large dose of illegal drugs. It was true,” they added in their letter to Zhao.

The letter was published on Tencent Sports.

“Our feelings are sorry and complex when exposing his (Ma’s) deeds,” the letter continued. “We are also worried that we would harm our country’s fame and reduce the worth of the gold medals we have worked very hard to get.”

Wang was honoured with a place in the International Association of Athletics Federations’ Hall of Fame for her “notable” achievements in 1993, when she set records in a bouquet of championships held in Tianjin, Stuttgart and Beijing.

Beijing, she took nearly 42 seconds off the 10,000 metre race record, achieving a time no runner has been able to beat in more than 20 years.

The name of the “illegal drug” was not revealed, and Wang does not appear on the Monaco-based athletics federation’s list of athletes currently banned for doping. She retired from athletics in 1997.

A spokesman for the IAAF said the organisation would seek to authenticate the letter.

“The IAAF’s first action must be to verify that the letter is genuine,” said spokesman Chris Turner. “In this respect, the IAAF has asked the Chinese Athletics Association to assist it in that process.”

According to IAAF competition rule 263.3, if an athlete makes an admission of guilt then the Association can “take action”.

After advice from the Medical and Anti-Doping Commission, an internal IAAF body, the athletes could be stripped of their titles.

Further, according to World Anti-Doping Agency rules, Wang’s admission could carry penalties such as disqualification of results, the imposition of a period of ineligibility, mandatory publication of the violation and financial sanctions.

During the mid-90s and under Ma’s coaching, Chinese track and field athletes set dozens of world records.

Ma said his intense training regime in the Tibetan alps, a ban on long hair and dating, Chinese women’s perceived capacity for ‘eating bitterness’ and his exotic elixers ofturtle blood and powdered seahorses given to his runners were behind the track success, and has consistently denied the use of performance enhancing drugs.

Wang also ruled out the use of drugs as in 2004.

But others believed in the simple answer that performance enhancing drugs were at its heart.

Two-time US Olympian PattiSue Plumer told the Chicago Tribune in 1995 that she thought drugs were involved.

“They destroyed any chance of any female human breaking those records in the next 100 years,” Plumer said.

The 1994 swimming world championships in Rome were besieged with rumours that Chinese athletes were doping as records fell, and after the national women’s swimming team appeared with deep voices and built-up physiques.

According to a team doctor, Xue Yinxian, experimenting with human growth hormones and steroids was “rampant in the 1980s”, she told Fairfax Media in Australia in 2012.

It was not just rogue individuals but a team strategy, she said.

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L’altra faccia dei Giochi olimpici: atleti cinesi non riescono a trovare lavoro dopo ritiro

Il sipario sulle Olimpiadi si è appena chiuso ma emergono dettagli sulla vita degli atleti cinesi. Secondo quanto ha raccontato Sun Xuguang, ex campione cinese di ginnastica, a China Labour Watch, un organizzazione non governativa per la tutela del lavoro, la vita per coloro che decidono di dedicare la propria vita all’atletica è particolarmente dura nel paese del dragone. Dopo il ritiro dallo sport agonistico, quando aveva solo 26 anni, l’atleta non è riuscito a trovare lavoro. Mentre gareggiava aveva lasciato gli studi. Ha dovuto accontentarsi di soluzioni di ripiego che gli consentivano a stento di sopravvivere. Attualmente l’ex atleta vive insieme a sua madre, a sua moglie e a sua figlia grazie alla pensione della madre che ammonta a 1000 yuan al mese (poco più di 100 euro). Ma quello di Sun non è un caso isolato. In Cina, a differenza che negli altri paesi, i ragazzi dediti allo sport a livello professionale raramente completano gli studi e questo fa si che poi quando smettono di gareggiare, di solito ancora giovanissimi, intorno ai 20-25 anni, non hanno nessuna competitività nel campo del lavoro. Secondo le stime, dei 50.000 atleti professionisti registrati in Cina, circa 3.000 ogni anno si ritirano, ma di questi solo un terzo riesce a trovare un lavoro dignitoso e adeguato. Il tasso di disoccupazione tra gli atleti che si ritirano in Cina è molto alto, circa il 40%. Diversa è la situazione per quelli che arrivano al top, quelli che travalicano i confini nazionali e diventano campioni a livello internazionale o medaglie d’oro olimpiche. Secondo un sondaggio, infatti, delle 115 medaglie olimpiche cinesi ormai ritiratasi dalla vita sportiva, almeno la metà ha fatto un’ottima carriera, entrando nel mondo del business o, come l’olimpionica della ginnastica di Sydney, Liu Xuan, in quello dello spettacolo. Solo il 10% degli ex campioni olimpici cinesi stanno ancora cercando lavoro.

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Li Na rifiuta posto governativo

Li Na, la tennista cinese vincitrice del Roland Garros, ha rifiutato l’offerta di un posto nel governo della sua provincia natale, l’Hubei, nella Cina centrale. Lo scrive l’agenzia Nuova Cina. Li Na, 29 anni, è stata accolta da trionfatrice al suo ritorno in patria. Il governo dell’Hubei le ha consegnato un premio di 63 mila euro e le ha offerto il posto di direttore aggiunto del centro tennistico della provincia. “Non sono capace di dirigere altre persone, non riesco neanche a dirigere mio marito (che è anche il suo allenatore)”, ha risposto scherzando Li Na. “Inoltre, sono ancora una giocatrice in attività e non avrei il tempo di dedicarmi ad altri impegni”, ha aggiunto la tennista.

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Li Na, eroina del Roland Garros, fa impazzire il web in patria

E’ ormai diventata l’idolo di Cina la tennista Li Na, osannata al pari della superstar della pallacanestro Yao Ming, dopo la sua vittoria a Parigi alla finale del Roland Garros, che ha fatto di lei la prima tennista asiatica a vincere un titolo nel singolo. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Nuova Cina la popolarita’ di Li e’ cresciuta di recente moltissimo nel paese, nonostante la sconfitta nella finale dell’Open di Australia nello scorso gennaio. Li Na aveva gia’ conquistato le prime pagine quando aveva vinto la semifinale contro Maria Sharapova. Oggi molti sono i giornali che dedicano l’apertura alla vittoria di Li Na (la finale e’ terminata in tarda serata in Cina quando molti giornali avevano gia’ chiuso), giocando con la vittoria della ”Cina rossa” sulla ”terra rossa”. La finalissima contro la campionessa italiana Francesca Schiavone, trasmessa in diretta dalla televisione di stato cinese, e’ stata vista da 95 milioni di persone, una cifra da record. Il blog di Li Na ha visto ieri notte aumentare i contatti di oltre 200.000 persone, arrivando a 2,07 milioni sui 470 milioni di internauti cinesi. In un messaggio c’era scritto che ”la vittoria appartiene a Li come a tutto il paese”. Altri internauti hanno scritto di essersi commossi fino alle lacrime assistendo alla partita. Sul China Daily, edizione on line, un commentatore ha scritto che ora ”il 4 giugno potra’ essere ricordato”, facendo riferimento alla ricorrenza del 4 giugno 1989, quando avvenne la strage di Tiananmen della quale Li Na, ha detto, rispondendo alla domanda di un giornalista, di non sapere nulla. Proveniente dalla citta’ di Wuhuan, nella Cina centrale, Li Na e’ considerata il simbolo dell’indipendenza delle donne cinesi della nuova generazione ed e’ acclamata come emblema del potere della Cina all’estero. Na Li e’ anche molto ammirata per il suo carattere forte. Nel 2008 diede vita ad un suo team scegliendosi l’allenatore e rispondendo in prima persona delle sue finanze. Secondo Wang Yifei, giocatore in un team provinciale di cui anche Li aveva fatto parte negli anni 90, ”la grande sorella Na” (come viene soprannominata) e’ un esempio per tutti perche’ e’ una donna forte, inflessibile e pertinace”. Il tennis e’ considerato uno sport di elite in Cina. Solo di recente il numero dei tennisti sta aumentando, ma la popolarita’ di questo sport rimane inferiore a quella della pallacanestro, del calcio e del ping pong.

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