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Arrestata super spia cinese per corruzione

Uno dei più alti rappresentanti dello spionaggio cinese, Ma Jian, è stato arrestato con l’accusa di corruzione. Lo scrive il giornale di Hong Kong South China Morning Post stamattina, dopo che la notizia era trapelata venerdì scorso su alcuni siti. Ma Jian era vice ministro esecutivo del Ministero della sicurezza statale (il ministero degli interni cinese) e da anni è ai vertici dei servizi cinesi. Secondo l’accusa, che ha messo sotto inchiesta anche alcuni suoi familiari, la super spia era molto vicino a Li You, amministratore delegato del Founder Group, che si occupa di tecnologie ed appartiene all’Università di Pechino. Attraverso questi, Ma, con la complicità di un parente, riceveva notizie su investimenti che gli davano grossi profitti. Ma è il secondo papavero del ministero degli interni cinese a cadere nella rete della lotta alla corruzione voluta dall’attuale presidente Xi Jinping, dopo Zhou Yongkang, il potentissimo ras della sicurezza interna, arrestato il mese scorso. La super spia era anche molto vicina a Ling Jihua, che è stato capo dello staff dell’ex presidente Hu Jintao e che è stato arrestato il mese scorso.

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Governo a imprese statali: non usate consulenti Usa

La Cina ha ordinato alle imprese statali di non usare consulenti americani, in quella che appare una rappresaglia contro l’incriminazione per spionaggio di cinque militari cinesi da parte della magistratura americana. Lo afferma il quotidiano Financial Times, citando un “alto consigliere” dei massimi leader cinesi. La scorsa settimana Pechino ha vietato l’uso in Cina del software “Microsoft 8”, invocando “ragioni di sicurezza”. Alcuni grandi gruppi di consulenza americani come McKinsey, Bcg, Bain&Company and Strategy hanno un buon numero di clienti sul promettente mercato cinese e si ritiene che saranno quelli che pagheranno il prezzo piu’ alto alle aspre polemiche in corso sul cyberspionaggio tra Usa e Cina. Pechino ha respinto le accuse rivolte ai suoi ufficiali e ha sottolineato che secondo le rivelazioni di Wikileaks e di Eedward Snowden, gli Usa fanno un largo uso dello spionaggio elettronico.

fonte: ANSA

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Pechino preoccupata per violazione server Huawei da parte dell’Nsa americana

La Cina vuole vederci chiaro sulla notizia diffusa qualche giorno secondo la quale la National Security Agency americana, la Nsa, si sarebbe infiltrata nei server del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. Lo ha detto oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Hong Lei. “La Cina – ha detto Hong – è estremamente preoccupata” circa le accuse di spionaggio. Il portavoce ha ricordato che recentemente ci sono stati molti articoli di stampa relativi ad intercettazioni, furto di segreti e spionaggio da parte degli Usa nei confronti di altri paesi, tra i quali la Cina. “Noi – ha detto il portavoce – abbiamo già presentato diverse proteste agli Usa su questi argomenti. Chiediamo ora che gli Usa spieghino chiaramente e fermino questi atti”. Sabato si è diffusa la notizia, rimbalzata su alcuni quotidiani che da documenti di Edward Snowden sarebbe emerso che la Nsa avrebbe violato i server della Huawei. La società in passato è stata considerata un pericolo alla sicurezza dagli Usa, tanto da bloccare accordi commerciali. “Huawei – dice al telefono all’ANSA Roland Sladek, vice presidente del colosso Huawei e responsabile media internazionali – è contraria a tutte le attività che minaccino la sicurezza delle reti ed è disposta a lavorare con tutti i governi, gli operatori di settore e clienti, in modo aperto e trasparente, per affrontare congiuntamente la sfida globale della sicurezza delle reti”. Per il portavoce dell’azienda di Shenzhen, nel sud della Cina, “se le azioni nella relazione sono vere, Huawei condanna tali attività che hanno visto un’invasione e infiltrati nella nostra rete aziendale interna e monitorate le nostre comunicazioni. Le reti aziendali sono sotto costante attacco da fonti diverse, tale è lo status quo nell’epoca digitale di oggi”. Per Sladek, la sicurezza e l’integrità della rete aziendale di Huawei e dei loro prodotti sono le priorità. “Questo – conclude il portavoce – è il motivo per cui abbiamo un sistema di garanzia della sicurezza end-to-end e perché stiamo continuamente lavorando per migliorare tale sistema.

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Scoop Nbc: per l’intelligence Usa il governo cinese sarebbe dietro allo spionaggio su Obama-McCain nel 2008

L’intelligence americana ha scoperto che c’era la Cina dietro una intensa attivita’ di spionaggio on-line nei confronti delle strutture elettorali di Barack Obama e John Mccain nel corso della loro sfida presidenziale del 2008. Lo ha reso noto la Nbc. Uno scoop che arriva a poche ore dall’inizio del vertice informale tra Barack Obama e il presidente cinese Xi Jinping in un resort californiano. Secondo la rete americana, hacker legati in qualche modo a Pechino avrebbero cercato di entrare nei computer dei massimi consulenti dei due candidati alla Casa Bianca. L’obiettivo, secondo l’inchiesta, sarebbe stato quello di ottenere una gran quantita’ di dati circa la comunicazione interna delle due strutture elettorali. ”S’e’ trattato – racconta Dennis Blair, ex direttore dell’Intelligence di Obama tra il 2009 e il 2010 – del tentativo di fare dello cyber spionaggio da parte del governo cinese ai danni dei due massimi partiti politici americani. Credo che fossero in cerca delle posizioni dei due candidati sulla Cina, di colpi a sorpresa che potessero essere messi a segno durante la campagna contro Pechino”. Che ci fossero stati degli attacchi di pirati informatici era noto da tempo: la novita’ oggi e’ scoprire che erano guidati dalla Cina.

fonte: ANSA

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Generale rivela su internet casi di spionaggio

Il video di un generale cinese che denuncia una serie di casi di spionaggio da parte di alti funzionari dello Stato è comparso su Internet. Un fatto insolito in un Paese ossessionato dalla segretezza come la Cina, nel quale argomenti come quelli affrontati dall’ ufficiale sono tabù per i mezzi d’ informazione, tutti controllati dal governo. Nel video il generale Jin Yinan parla ad una platea di studenti dell’ Università nazionale della difesa illustrando una serie di casi recenti, tra cui quello di un ex-ambasciatore nella Corea del Sud che avrebbe venduto segreti al governo di Seul. L’ Ambasciatore è stato scoperto e arrestato ma accusato di corruzione perché la vera ragione era ritenuta troppo imbarazzante per essere rivelata, sostiene il generale. L’ ufficiale prosegue raccontando il caso di un altro esponente dell’ esercito che avrebbe venduto segreti militari, proprio come suo padre, che era stato una spia del Partito Comunista nell’ esercito dei nazionalisti durante la guerra civile combattuta dal 1945 al 1949 e conclusasi con la creazione della Repubblica Popolare.

fonte: ANSA

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La Cina dentro scandalo spionaggio alla Renault

Ombre cinesi sulla vicenda di spionaggio industriale che fa tremare la casa automobilistica francese Renault, mettendo a rischio il progetto di auto elettrica, al momento il più importante del marchio francese. Secondo il quotidiano Le Figaro, che cita “fonti interne”, Renault “sospetta un elemento cinese”. L’affaire sarebbe talmente grave che “i servizi segreti francesi – continua il giornale – hanno aperto un’indagine che privilegia la pista cinese”. Dopo che il ministro dell’Industria Eric Besson ha affermato ieri che il Paese è bersaglio di “una guerra economica”, oggi diverse fonti confermano che è sceso in campo anche l’Eliseo. Il presidente Nicolas Sarkozy avrebbe già fatto appello al servizio di intelligence Dcri per indagare sul coinvolgimento della Cina, secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters. Lunedì scorso, la casa automobilistica ha sospeso tre dei suoi top manager più vicini al presidente Carlos Ghosn perché sospettati di spionaggio industriale. Uno di questi, il responsabile del programma di auto elettriche, Mathieu Tenenbaum, si è detto oggi “allibito” per quanto accaduto. Tramite il suo avvocato, chiede “pronte spiegazioni” all’espulsione dal suo ufficio “con laconiche e enigmatiche giustificazioni” e all’imposizione di lasciare cellulare e computer sul posto. Le informazioni segrete filtrate alla concorrenza riguarderebbero la futura generazione di batterie ed il sistema a propulsione elettrica che dovrebbero arrivare sul mercato non prima del 2012. Alcuni brevetti non ancora registrati (Renault ne ha depositati 56, ma un centinaio sono in sospeso) potrebbero così essere stati venduti a intermediari specializzati nell’intelligence economica. Il destinatario finale quindi potrebbe essere un’impresa cinese. Renault (15% del capitale in mano dello stato) e la giapponese Nissan hanno già investito 4 miliardi di euro nel progetto, 1,5 dei quali per le batterie. A metà anno entreranno sul mercato due modelli in versione elettrica, la berlina familiare Fluence e il furgone Kangoo Express. Quindi, la piccola Twizy e la miniberlina Zoe, entrambe elettriche. La Cina, primo mercato dell’automobile al mondo, segue da vicino l’alleanza Renault-Nissan con un vasto programma di sviluppo del veicolo verde, che coinvolge 16 costruttori pubblici. In progetto un investimento di 15 miliardi di dollari in dieci anni. Ed un primo obiettivo: mettere sul mercato 500.000 auto elettriche entro il 2013. All’agenzia France Presse, lo specialista di spionaggio cinese Roger Faligot conferma l’interesse di Pechino per l’auto elettrica. L’industria automobilistica cinese lavorerebbe “a stretto contatto” con i servizi segreti: “le imprese cinesi hanno grossi budget per la ricerca – dice – una parte viene usata per comprare le persone”. Renault stessa era stata vittima di fatti più o meno analoghi nel 2007. All’epoca il giornale Auto Plus aveva pubblicato foto e disegni della Renault Megane 3 e della Twingo CC. Il tutto grazie ad una fuga di notizie.

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