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La via della seta cinese passa per il medio oriente

Pubblicato da Affarinternazionali

Per il suo primo viaggio estero del 2016, Xi Jinping ha scelto il Medio Oriente, dove il presidente cinese sarà, tra Arabia Saudita, Egitto ed Iran, fino al 23 gennaio. E non senza validi motivi.

Nella complessa liturgia non scritta del partito comunista cinese, nell’esegesi delle parole non dette e degli atti non svelati, il primo viaggio dell’anno identifica, per la dirigenza cinese, l’area di interesse per quell’anno.

Negli anni scorsi erano stati la Russia più volte e il Pakistan. Stavolta invece il segretario del partito comunista cinese ha deciso di recarsi in Arabia Saudita, Egitto ed Iran. Con una tempistica che, certamente, gli affida la palma di abile diplomatico tra i leader mondiali.

Tralasciando il paese dei faraoni (dove Pechino vuole sicuramente giocare un ruolo dopo l’ampliamento del canale di Suez, sia come porta verso il Medio Oriente e Africa, che l’Europa), le visite in Arabia e in Iran assumono in questo momento storico di forte tensione nell’area tra i due paesi ma, soprattutto, tra i due blocchi musulmani di sunniti e sciiti, una valenza importante.

Pechino e i conflitti mediorientali
La Cina è forse uno dei pochi paesi al mondo che ha visto i vari conflitti mediorientali da lontano. Pur sedendo nel consiglio di Sicurezza dell’Onu, il paese del dragone non ha mai preso posizione per un paese o per l’altro, lasciando il proscenio alle altre nazioni. Una scelta dettata più da una abile mossa politico-diplomatica che da altro.

Mentre i suoi “avversari” sullo scacchiere politico ed economico mondiali, gli Usa, sono sempre stati in prima fila, la Cina si è defilata, ma non se ne è lavata le mani, ribadendo la necessità di una soluzione diplomatica ai conflitti e la necessità della creazione di uno stato palestinese.

Questa posizione ha fatto sì che la Cina diventasse negli anni uno degli interlocutori privilegiati da questi paesi soprattutto come destinazione della loro materia prima per eccellenza, il petrolio, sempre più necessario alla Cina che cresce.

Anche per questi motivi, Pechino non ha mai criticato la situazione dei diritti civili in questi paesi (forse pure per evitare di attirare gli occhi sulla sua situazione interna con la filosofia: io non critico, voi neppure), si è proposta come mediatrice nella risoluzione del conflitto siriano ospitando emissari delle parti in guerra.

Inoltre la Cina, che al suo interno ha un problema terrorismo (dovuto a frange di uighuri che sono andati ad infoltire le fila del califfato) cerca di giocare anche su questo fronte un ruolo significativo.

China’s Arab Policy Paper
L’importanza strategica che la Cina ripone in quest’area è stata ribadita dalla pubblicazione, la settimana scorsa, del China’s Arab Policy Paper. In questo documento, unico nel suo genere, il governo di Pechino traccia brevemente la storia delle relazioni sino-arabe, dagli scambi attraverso l’antica Via della Seta alla fondazionedel Forum di cooperazione Cina-Stati Arabi nel 2004, prima di definire il piano di espansione di queste relazioni nel futuro.

Nel documento non si parla mai di un paese specifico (a parte la questione della Palestina), ma si fa invece riferimento a tutta l’area, il complesso di paesi arabi, cercando quindi un approccio generale e avendo come riferimento la Lega Araba, senza prediligere alcun rapporto bilaterale particolare.

I paesi arabi sono ovviamente i maggiori fornitori di petrolio in Cina, con l’Arabia che la fa da padrone. Ma la Cina è anche il miglior cliente dell’Iran. Nel documento, la cooperazione energetica è ovviamente il centro degli interessi bilaterali, con una politica che la Cina definisce “1+2+3”.

La cooperazione energetica sarà il “cuore” del rapporto. La costruzione di infrastrutture e la semplificazione del commercio e degli investimenti, sono i 2 punti centrali del nucleo. Il “3” si riferisce invece ad una lista di desideri futuri: cooperazione nel campo nucleare, energie nuove e pulite, e l’aerospaziale.

La cintura economica della Via della Seta e la via della seta marittima
Inoltre,la Cina, ricordando come storicamente i paesi dell’area (ma anche quelli che non fanno parte della Lega come l’Iran) sono suoi partner commerciali lungo l’antica Via della Seta, intende spingere sempre di più la nuova strategia di sviluppo che ha chiamato “La cintura economica della via della seta e la via della seta marittima del 21mo secolo”, conosciuta anche come “One Belt, One Road”.

L’Iran che da pochissimo, grazie alla rimozione delle sanzioni, si sta aprendo moltissimo, fornendo al mondo una incredibile occasione di mercato, per la Cina è sicuramente un obiettivo importante.

Non a caso proprio Pechino ha giocato un ruolo di mediatore tra Teheran e Washington. Sia in Iran che in Arabia i giganti petroliferi cinesi cercheranno non solo accordi economici, ma anche la possibilità di potenziare strutture estrattive e di raffinazione. Insomma una visione, quella cinese, che attraverso un approccio globale al mondo arabo intende assicurarsi l’approvvigionamento energetico necessario al suo sviluppo.

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La Gran Bretagna? Per Cina non è potenza (essendo colpevole di aver ospitato il Dalai Lama)

La Gran Bretagna? ”Non è più una grande potenza ma un vecchio Paese europeo adatto per turismo e studi”. Parole di fuoco quelle contenute in un editoriale del Global Times, giornale controllato dal quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese, il Quotidiano del Popolo. E parole inopportune che arrivano dal tabloid noto per le sue posizioni populiste al termine della visita ufficiale in Cina del premier David Cameron. ”Questa opinione è gradualmente diventata quella del popolo cinese”, si legge ancora nell’articolo. Cameron ha cercato di sminuire le frasi, che non gli hanno fatto di certo piacere, in una intervista a Sky News. ”Preferisco basarmi sui fatti – ha detto – e i fatti sono le buone e salde relazioni politiche e diplomatiche fra i due Paesi che coprono ogni aspetto fra cui i diritti umani e i rapporti commerciali”. Il premier ha parlato degli accordi economici siglati, fra i più importanti degli ultimi anni. Eppure solo qualche mese fa Cameron aveva reagito molto diversamente in una occasione simile. Aveva risposto per le rime, rispedendo al mittente una dichiarazione sulla Gran Bretagna diventata ”isoletta” attribuita a un portavoce del presidente russo Vladimir Putin (e peraltro smentita da Mosca). ”Saremo anche una piccola isola, ma sfido chiunque a trovare un altro Paese con una storia altrettanto gloriosa”, aveva detto il premier al G20 di San Pietroburgo, forse ‘ispirandosi’ alla commedia ‘Love Actually’ (2003) e a Hugh Grant nei panni del primo ministro che attacca il presidente degli Stati Uniti.

fonte: ANSA

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Xi Jinping incontra segretario al Tesoro Usa

Il nuovo presidente cinese Xi Jinping ha ricevuto oggi a Pechino il segretario al Tesoro americano Jack Lew, nel primo incontro di alto livello tra le due potenze dopo la successione ai vertici della Cina, che si e’ conclusa la settimana scorsa. I rapporti tra Washington e Pechino sono tesi per una serie di polemiche che vanno dalla situazione in Asia allo scambio di accuse sulla guerra cibernetica. ”Abbiamo enormi interessi in comune ma inevitabilmente anche alcune divergenze”, ha detto Xi Jinping accogliendo Lew. Il segretario al tesoro ha ricordato che ”il presidente (americano Barack Obama) e’ fermamente determinato a rafforzare le nostre relazioni, anche imparando a gestire le differenze (di opinione)”. Xi Jinping e’ stato eletto presidente della Repubblica Popolare Cinese la scorsa settimana dall’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese.

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Cina-Usa: si cerca la via del dialogo

”C’e’ un proverbio cinese che parla di sentieri diversi che conducono allo stesso posto”. Cosi’ Hillary Clinton, il segretario di Stato americano in visita a Pechino, ha definito i rapporti tra Cina e Stati Uniti, parlando alla sessione di apertura del secondo giro di colloqui del forum sul dialogo economico e strategico sino-americano. Dopo i problemi dei mesi scorsi (Taiwan, yuan, Dalai Lama ricevuto alla Casa Bianca), dopo il vento di tensione di queste ore proveniente dalla penisola coreana (che ha aleggiato sul vertice), oggi e’ stata l’occasione per tentare una mediazione e ricucire vecchi strappi. Non senza punti fermi, come proprio quello relativo alla Corea del Nord. La Cina ha relazioni amichevoli con Pyongyang e il suo intervento e’ considerato fondamentale dagli Stati Uniti, tanto che la Clinton, che ha detto che il suo paese ”lavora per evitare una escalation”, ha sollecitato Pechino ad un intervento autorevole, sollecito al quale ha risposto il portavoce del ministero degli esteri di Pechino. ”La Cina – ha detto oggi Hillary Clinton a Pechino – ha riconosciuto la gravita’ della situazione con la Corea del Nord, che ha creato una situazione precaria nell’area, una situazione in cui ogni paese vicino o prossimo alla Corea del Nord comprende che deve essere limitata”. Il capo della diplomazia americana ha sollecitato il governo di Pechino ad unirsi alla condanna internazionale della Corea del Nord, accusata da Seul di aver affondato la corvetta sudcoreana Cheonan, causando la morte di 46 marinai. Ma Zhaoxu, portavoce delle feluche cinesi, ha risposto invitando, come gia’ fatto in passato, tutti alla ”calma e alla moderazione”, e a discutere del problema dell’affondamento della corvetta con ”chiarezza e oggettivita’, come ogni altra questione internazionale”. Su alcuni blog cinesi, e’ apparsa l’interpretazione che la posizione sottotono cinese sulla questione nord coreana, derivi da un lato dalla paura che il crollo di Pyongyang possa significare un assalto alle frontiere cinesi e maggiore presenza di militari americani nell’area; dall’altro che il silenzio cinese derivi dal fatto che il siluro che ha affondato la Cheonan, sia di fabbricazione cinese e venduto ai nord coreani. Quanto al dialogo sino-americano, per la Clinton le due nazioni condividono obiettivi e responsabilita’. ”Sappiamo bene – ha detto il segretario di stato americano – che pochi problemi possono essere risolti dagli Stati Uniti o dalla Cina se agiscono da soli. Cosi’ come pochi problemi possono essere risolti se Stati Uniti e Cina non lavorano insieme”. ”Non saremo d’accordo su ogni argomento – ha poi aggiunto – ma ne discuteremo apertamente, come amici e compagni”. Una linea, quella della Clinton, condivisa anche da Pechino. ”La Cina e gli Stati Uniti – ha detto il presidente cinese, Hu Jintao – dovrebbero mantenere rapporti molto stretti per una piena comunicazione. Inoltre dovremmo portare avanti un dialogo strategico e consultazioni che mirino a rafforzare la comprensione reciproca, ad espandere il terreno comune e a promuovere la cooperazione”. Hu Jintao, nel suo saluto all’apertura del forum sino-americano, ha pero’ voluto chiaramente indirizzare un messaggio ai ritrovati amici a stelle e strisce. ”La sovranita’, l’indipendenza e l’integrita’ territoriale – ha detto Hu dinanzi alla Clinton – sono i diritti fondamentali riconosciuti dalle norme che governano le relazioni internazionali. Per il popolo cinese, nulla e’ piu’ importane che la salvaguardia della sovranita’ nazionale e dell’integrita’ territoriale”. Pur se non chiaramente espresso, il riferimento del presidente cinese, e’ alla politica americana nei confronti di Tibet e Taiwan.

Aggiornamento 25 maggio: Il vertice si è concluso con un nulla di fatto. Tanto per cambiare.

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