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Crescono poco in Cina le vendite del lusso, anche per colpa della legge pro austerità

Rallenta la crescita del mercato del lusso in Cina che quest’anno torna ai livelli del 2000: nel 2013 le vendite del settore sono aumentate del 2% rispetto all’anno precedente mentre lo scorso anno erano aumentate del 7%. E’ quanto risulta da uno studio sul mercato dei beni di lusso in Cina pubblicato dallo studio Usa Bain & Company con sede a Shanghai. Secondo l’indagine ad incidere sull’andamento la politica di austerità messa in campo dal segretario per partito comunista e presidente cinese Xi Jinping, dal momento che i funzionari del partito e governativi, se non i primi compratori di beni di lusso, erano tra i primi destinatari degli stessi. Fino all’avvento di Xi, infatti, era molto diffusa l’usanza di regalare oggetti di lusso ai potenti cinesi. Non a caso, secondo lo studio, uno degli oggetti di lusso le cui vendite registrano la crisi peggiore è l’orologio, principalmente da uomo e gli accessori da uomo, da sempre oltre un quinto delle vendite del settore del lusso, che nel 2013 hanno visto una perdita dell’11%. Secondo lo studio, nel 2013 le vendite di oggetti di lusso in Cina (esclusi Hong Kong e Macao) sono arrivate a 116 miliardi di yuan, oltre 13 miliardi di euro. La crescita nel 2014 è prevista agli stessi livelli. I cinesi restano però restano i più grandi consumatori di beni di lusso, acquistando il 29% dei prodotti nel mercato globale. Ma proprio la politica di austerità del nuovo vertice del partito e del paese, ha spinto i cinesi ad acquistare i beni all’estero. La pratica del regalo di lusso ai potenti, infatti, non è venuta a mancare totalmente, si sono solo allontanati i luoghi di acquisto. I primi a beneficiare sono sicuramente Hong Kong e Macao, ma anche l’Europa e gli Usa. Due terzi degli acquisti di lusso dei cinesi vengono infatti eseguiti all’estero.

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Concluso il progetto “vini italiani in Cina” del Ministero dello sviluppo economico

Chiuso a Shanghai il progetto ‘Vini Italiani in Cina’, promosso e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico ed organizzato con Federvini e Unione Italiana Vini ed Enoteca Italiana di Siena come soggetto attuatore. Il progetto è stato articolato in cinque fasi, svoltesi nell’arco di un anno, partendo dal lancio dell’iniziativa a Pechino l’anno scorso, seguito ad aprile da un incoming di opinion leader cinesi (giornalisti di 14 testate stampa e tv specializzate e generaliste) nelle cantine di Toscana, Umbria, Emilia Romagna e Veneto, per finire al Vinitaly. A maggio 2013 c’è stato l’incoming di 11 buyers e distributorißcinesi con visita nelle cantine di Sicilia, Puglia e Piemonte mentre ad ottobre 2013 erano 16 gli imprenditori cinesi arrivati in Italia perchè interessati alle macchine automatiche di confezionamento, imballaggio e imbottigliamento alimentare. L’evento di chiusura, ha visto la partecipazione del Console Generale italiano a Shanghai Vincenzo De Luca, il funzionario Mise responsabile del progetto Silvana La Bella, il direttore dell’agenzia Ice Shanghai Claudio Pasqualucci, il Presidente di Federvini Lamberto Vallarino Gancia e il Presidente di Shanghai Yishang Wine Business Consulting Claudio Galletti. A chiusura, Federvini e Unione Italiana Vini ed Enoteca Italiana di Siena hanno tenuto un seminario sul vino italiano nell’ambito di Food Hospitality China, la più importante manifestazione del settore in Cina, aperta oggi.

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Oltre 100 aziende italiane a fiera food in Cina

Si è aperta stamani a Shanghai la 17/a edizione della fiera Food & Hospitality China, una delle più importanti in Asia del settore. Anche quest’anno, l’Italia è uno dei paesi più rappresentati tra i 70 presenti, con oltre 100 aziende, diverse delle quali ospitate nel padiglione realizzato come di consueto dall’Agenzia Ice. Nell’area italiana, non solo aziende: una zona è destinata ad una serie di seminari tematici sui prodotti italiani del cibo e del vino, con l’intento di accompagnare i numerosi buyers cinesi, l’80% degli oltre 30.000 visitatori dell’anno scorso, sulla qualità dei prodotti italiani, sul loro uso, sulla loro versatilità, sulle loro caratteristiche. “Quest’anno – ha detto all’inaugurazione il console generale Vincenzo De Luca – abbiamo avuto segnali incoraggianti nel settore, avendo registrato fino a settembre +15% di aumento nella vendita di vini e +20% nel food made in Italy. L’anno scorso erano più bassi. I nostri competitor, pur vendendo più di noi, hanno avuto crescite inferiori”. “La qualità dei prodotti italiani – ha proseguito De Luca – ripaga sia nella ristorazione italiana, che sta crescendo molto qui, sia grazie ad aumento dei visitatori cinesi in Italia, che, visitando il nostro paese, assaggiano e ritornando comprano. Quest’anno sono presenti molte più aziende del settore oliario, ma manca una buona presenza del settore dei prodotti da forno, nel quale siamo cresciuti del 47% pur in assenza di grandi gruppi”. “Secondo i dati in nostro possesso – spiega Claudio Pasqualucci, direttore Ice Shanghai – le importazioni settoriali cinesi sono in costante crescita, arrivando nel 2012 a 86,1 miliardi dollari, con un aumento in valore del 20,6% rispetto al 2011. Nello stesso periodo l’Italia ha esportato prodotti agroalimentari e bevande per 323 milioni dollari, in crescita del 7,7%, con una quota di mercato pari allo 0,4%. I prodotti maggiormente esportati sono la cioccolata, i vini, l’olio d’oliva, le conserve alimentari, il caffè e la pasta”. “Se osserviamo i dati dei primi 9 mesi del 2013 – continua Pasqualucci – la Cina ha importato prodotti agroalimentari e bevande per 67,8 miliardi USD, con una crescita del 7,3%, mentre le esportazioni del made in Italy in Cina hanno toccato 263 milioni USD (+22% rispetto allo stesso periodo del 2012)”. “L’Italia occupa la 26/a posizione – ha concluso Pasqualucci – Se però andiamo ad osservare i prodotti di punta del made in Italy, nei primi nove mesi del 2013 essi hanno consolidato e, in alcuni casi, perfino migliorato la loro posizione di primo piano nel mercato locale: primo posto per cioccolato, secondo per olio d’oliva, spumante, pasta e acque minerali; terzo per vino imbottigliato; quarto per caffè; quinto per i formaggi”.

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Hong Kong annuncia divieto import pollame dalla Lombardia, per paura aviaria

Il centro per la sicurezza alimentare di Hong Kong ha annunciato di aver bloccato importazione di pollame, uova e prodotti di polli, dalla Lombardia per paura dell’influenza aviaria. Lo scrive l’agenzia Nuova Cina, secondo la quale il divieto arriva dopo la notifica della Commissione europea della diffusione di una forma di influenza aviaria nella provincia di Brescia. L’anno scorso dall’Italia ad Hong Kong sono arrivate 2000 tonnellate di pollame congelato e 120.000 uova. Un divieto simile a quello deciso oggi per il pollame lombardo è ancora attivo, dall’agosto scorso, per i prodotti emiliano-romagnoli.

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Secondo la Camera della Moda Italiana, iin arrivo nuova ondata di consumatori cinesi

La Cina sta crescendo in maniera esponenziale, “perché laggiù non si lasciano sfuggire nulla”. E’ questo il dato che secondo il presidente della Camera della Moda Italiana Mario Boselli viene più alla luce in questo Paese, una realtà che “ha sempre fatto passi in avanti, ma in termini quantitativi, mentre negli ultimi 15 anni lo ha fatto anche dal punto di vista qualitativo” ha commentato il presidente a margine del convegno ‘Fashion 3.0’ sulle prospettive digitali della moda, facendo riferimento al suo recente viaggio di lavoro in Cina. “Anche se fino a due anni fa la crescita del mercato globale di questa area registrava numeri a due cifre e ora segna solo un 8% circa – ha aggiunto Boselli – questo non significa che stia rallentando il sistema moda, perché perché nei prossimi anni è in arrivo una nuova ondata di consumatori cinesi dalle campagne alle città, non solo nelle quattro capitali dello shopping, ma in altre 150 circa”. Secondo il presidente della CNMI, questi cominceranno a consumare i prodotti cinesi, “perché oramai hanno imparato a produrre molto bene anche grazie a noi e al nostro know-how trasmesso in questi anni”, e poi “arriveranno al top di gamma”. E mentre alla Cina continuerà a interessare produrre in grandi quantità, “le piccole serie rimarranno appannaggio nostro” ha concluso Boselli.

fonte: ANSA

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La Camera della Moda consegna lista di marchi italiani usurpati in Cina

La Camera della Moda Italiana (CNMI) ha consegnato oggi alla Camera di Commercio Generale Cinese, un duplice dossier con lista dei brand italiani “usurpati” in Cina e una diffida ai presenti ad ospitare marchi che non siano quelli utilizzati dai legittimi proprietari, con l’annuncio della disponibilità da parte della CNMI “ad effettuare le verifiche del caso in uno spirito di fattiva collaborazione”. Sono questi i risultati dell’incontro Italia-Cina avvenuto oggi a Milano fra il presidente della CNMI Mario Boselli e gli stati generali della moda cinese, nella quarta edizione della China Retailers Convention. Inoltre, nel corso del meeting, Boselli ha ricevuto un importante riconoscimento da parte della China General Chamber of Commerce. E’ il primo italiano ad ottenere il certificato di “Membro esperto della China General Chamber of Commerce”. La Camera di Commercio generale Cinese è un’organizzazione governativa e ha la missione di costruire un ponte tra il governo e le imprese private. E’ organizzata in 14 divisioni, una per ogni settore merceologico, conta 16 filiali. I membri diretti sono 3.000 e oltre 80.000 gli indiretti. La Camera gestisce direttamente per conto del Governo 14 altri enti governanti, 39 associazioni professionali nazionali e controlla 31 pubblicazioni stampa nazionali. Nel corso dell’incontro è stata comunicata la composizione della commissione, prevista nell’ambito del memorandum d’intesa con la China Business Coalition Shopping Center Professional Committee. Da parte della CNMI fanno parte della Commissione il Presidente Boselli e due membri della CNMI, Carlo Capasa e Massimo Ferretti. Della China Business Coalition Shopping Center Professional Committee fanno parte oltre al Presidente Xing He Ping, Luciano Nataloni e Fu Yixiang. La commissione si riunirà in tempi brevi, tra fine giugno e i primi di luglio, per iniziare il lavoro di penetrazione della PMI italiane in Cina. La lista dei marchi usurpati è stata consegnata da Boselli alla signora Zaho, responsabile della CBCSCPC.

fonte: ANSA

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Siglato accordo tra Camera Nazionale della Moda Italiana e Camera Commercio cinese

Aiutare le medie imprese della moda italiana a sbarcare in Cina, soprattutto quelle più in difficoltà. E’ questo l’obiettivo del memorandum d’intesa sottoscritto oggi a Milano tra la Camera Nazionale della Moda Italiana e la China Business Coalition Shopping Center Professional Committee, l’associazione globale no profit facente parte della Camera di Commercio Cinese che si occupa della distribuzione, gestendo gli shopping center nazionali. Come ha spiegato durante la presentazione il presidente della CNMI Mario Boselli, “il consumatore cinese oggi mira al ‘bello ben fatto’ superiore alla produzione del suo Paese, ma sotto al triangolo delle grandi griffe”. L’accordo, che arriva dopo quelli siglati nel 2011 con la China Fashion Association e con la China National Garment Association, dovrà “promuovere la cooperazione tra i due sistemi moda Italia e Cina” ha spiegato il presidente di China Business Coalition Professional Committee Xing He Ping. Intanto Mario Boselli pensa alle prossime mosse del suo ente appena rinnovato ai vertici, perché il prossimo lunedì ci sarà il primo consiglio dopo le elezioni dello scorso aprile, “nel quale -ha annunciato il presidente- verranno decise le diverse deleghe e nel quale indicheremo le persone che si occuperanno di questo specifico settore”. Infine il pensiero di Boselli va al nuovo Governo, nei confronti del quale la Camera della Moda nutre “molta fiducia”, memore del felice precedente con il nuovo presidente del Consiglio Enrico Letta, che “é stato al mio fianco -racconta il presidente- ‘in tempi non sospetti’ quando, in veste di ministro dell’Industria, nel giugno del 2000 firmammo a Parigi un importante accordo con la Federation Francaise de la couture du pret a porter”.

fonte: ANSA

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Aumenta lo shopping dei cinesi in Italia, secondi dopo i russi

Cresce lo shopping dei cinesi in Italia, al secondo posto dopo la Russia, con un interesse particolare per gli acquisti di lusso offerti dalla capitale italiana della moda, Milano. E’ quanto emerge da una ricerca di Global Blue presentata oggi a Milano. Sul totale delle vendite tax free, la Russia rimane prima in classifica con il 26% circa, seguita dalla Cina (19%), che in un anno ha incrementato del 68% gli acquisti. Lo scontrino medio di un turista cinese però è salito in testa con 852 euro contro i 638 euro spesi da un russo. “La propensione al consumo del turista cinese in Italia è in crescita” spiega il vicepresidente di Global Blue, Alessandro Ciambrone, precisando che negli ultimi cinque anni la Cina è cresciuta più di tutti nella spesa esentasse e, secondo Ciambrone, “presto i cinesi raggiungeranno i russi, forse li doppieranno”. Tra le città italiane, Milano fa la parte del leone con il 33% degli acquisti, seguita da Roma (19%), Venezia (9%) e Firenze (8%). Notevole l’interesse per le aree degli outlet, sempre più ricercati sia dai russi che dai cinesi. Questi ultimi, dal 2008 al 2012 hanno raddoppiato gli acquisti con uno scontrino che ha raggiunto i 546 euro. Ma cosa compra il turista cinese in Italia? I due terzi della spesa va per abbigliamento e pelletteria, mentre il 27% è rappresentato dai gioielli, compresi gli orologi che prendono sempre più piede.

fonte: ANSA

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Italia protagonista a boat show di Shanghai

E’ ancora l’Italia il paese protagonista della diciottesima edizione del China International Boat Show, una delle piu’ importanti fiere al mondo del settore nautico, ospitata presso lo Shanghai World Expo Exhibition and Convention Center della capitale economica cinese. Quest’anno, nonostante la crisi mondiale, la fiera copre un’area di 48.000 mq, il 37% in piu’ rispetto allo scorso anno con una previsione di 40.000 visitatori finali. Come ogni anno imponente la presenza italiana con 33 aziende riunite nel padiglione Italia organizzato, per il settimo anno consecutivo, dal locale ufficio dell’Agenzia Ice, in collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico e l’Ucina, l’Associazione industriale dei cantieri navali. Sono poi presenti anche numerose altre aziende italiane che si presentano come espositori in padiglioni individuali. Il settore della nautica in Cina e’ in forte crescita. Negli ultimi anni in particolare si e’ verificato un notevole incremento nella produzione locale nel settore tanto che le esportazioni di yachts e imbarcazioni da diporto cinesi sono cresciute del 17% nel 2012 rispetto all’anno precedente. In aumento anche le importazioni cresciute nell’ultimo anno del 45,2%. Per quanto riguarda specificamente l’Italia, il nostro paese si e’ riconfermato nel 2012 leader per quanto riguarda le esportazioni verso la Cina come gia’ era stato nel 2011. ”L’Italia spiega Claudio Pasqualucci, responsabile dell’ufficio Ice di Shanghai – ha infatti esportato in Cina imbarcazioni per 62,82 milioni di dollari, che rappresenta il 26,9% del totale delle importazioni di questi prodotti nel paese del dragone”. Nell’edizione di quest’anno e’ prevista la presentazione sul mercato cinese di diverse imbarcazioni tra cui il Searay 370 Venture, l’Azimut 45, il RIVA, il Cranchi M44,il Prestige 450 & 620S e il Majesty 88.

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Secondo stampa cinese, Christie’s sbarca a Shanghai

La casa d’aste Christie’s sara’ la prima ad operare in modo indipendente in Cina, secondo il quotidiano China Daily. La Cina continentale e’ diventata negli anni scorsi il principale mercato per l’arte, ambito da tutti i principali organizzatori di aste del mondo. Christie’s, fondata a Londra nel 1766, ha avuto l’autorizzazione per organizzare delle aste a Shanghai, dove ha dal 1994 un suo ufficio di rappresentanza. ”Finalmente Christie’s potra’ offrire ai suoi clienti di Shanghai le stesse opportunita’ che offre da molti anni a Londra, Parigi, New York e Hong Kong”, ha dichiarato Steven Murphy, direttore della casa d’aste. Finora il mercato della Cina continentale era stato dominato dalle compagnie cinesi, come la Poly e la China Guardian. Le case d’asta straniere presenti ad Hong Kong come Sotheby e la stessa Christie’s, dovevano assoggettarsi ad una serie di pesanti limitazioni per operare in Cina.

fonte: ANSA

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