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Per amiraglio cinese, smog miglior difesa contro laser Usa

“Lo smog della Cina è la miglior difesa contro le armi laser americane”. Lo ha detto, in una intervista televisiva, Zhang Zhaozhong, ammiraglio della marina cinese ed esperto di questioni militari presso l’Università nazionale della difesa. Zhang, parlando durante la trasmissione, ha detto che “le armi al laser hanno paura dello smog”. “Quando non c’è smog – ha spiegato l’esperto – un’arma al laser può colpire a una distanza di 10 chilometri. Se invece c’è smog, la distanza si riduce a un chilometro”. Ciò accade, ha aggiunto Zhang, perché lo smog è fatto di particelle sottilissime che per il laser è difficilissimo penetrare. Le dichiarazioni dell’ammiraglio arrivano solo dopo pochi giorni dalla notizia che gli Stati Uniti avrebbero intenzione di schierare la prima arma laser a bordo di una nave di quasi 17.000 tonnellate che verrà posizionata in medio oriente. Le parole di Zhang hanno subito suscitato molte polemiche in rete in quanto le sue osservazioni sono state considerate come una difesa dell’inquinamento, considerato quasi un fatto positivo. Su Sina Weibo, il twitter cinese, la notizia è stata ritwettata e commentata oltre 10.000 volte. L’ammiraglio si è difeso dicendo che le sue frasi sono state estrapolate dal contesto e che la sua intenzione non era quella di parlare in senso positivo dell’inquinamento. Pechino e gran parte della Cina del nord, intanto, continuano a patire gli effetti di un inquinamento sempre più intenso con livelli di Pm 2,5 (le particelle di diametro inferiore a 2,5 micron) elevatissimi. Nella capitale sia ieri che oggi il livello ha superato i 400.

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Mezzo milione di morti premature l’anno in Cina a causa dell’inquinamento

Fino a 500.000 mila persone muoiono ogni anno in Cina in maniera prematura a causa dell’inquinamento atmosferico. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet e firmato dall’ex ministro della salute cinese Chen Zhu, presidente dell’associazione medica cinese. Lo studio, che ha come co-autori esperti del ministero dell’ambiente, stima tra le 350.000 e le 500.00 le morti premature a causa dei pm2.5, il particolato inferiore ai 2,5 micron, anche se uno studio precedente pubblicato sulla stessa rivista ha quantificato in 1,2 milioni le morti per inquinamento nel 2010. E’ comunque la prima volta che un così alto esponente dell’establishemt di Pechino cita dati così catastrofici. Il mese scorso a Shanghai sono stati registrati solo 8 giorni con aria considerata respirabile.

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Per Greenpeace, le centrali a carbone uccidono 250mila persone l’anno

In Cina le emissioni delle centrali a carbone sono responsabili di oltre 250mila decessi prematuri registrati nel 2011. Il dato emerge da uno studio commissionato da Greenpeace e condotto dall’esperto americano di inquinamento Andrew Gray, secondo cui il carbone sta danneggiando la salute di centinaia di migliaia di bambini. Tracciando le sostanze chimiche rilasciate nell’aria dalla combustione del carbone, l’indagine di cui dà notizia il Guardian quantifica in circa 260 mila i decessi associati alle emissioni, cui si aggiungono, sempre nel 2011, 320mila bambini e 61 mila adulti colpiti da asma, e 36mila nascite di bimbi sotto peso. Il carbone sarebbe inoltre responsabile di 340mila visite ospedaliere e di 141 milioni di giorni di assenza dal lavoro per malattia. ”Questo studio fornisce un quadro incredibilmente dettagliato delle ricadute sulla salute causate dalla combustione del carbone”, ha detto Gray. Utilizzando simulazioni al computer, l’esperto si è detto in grado di ”tracciare una mappa dei danni alla salute imputabili ad ogni singola centrale cinese, individuando il contributo di ogni compagnia, provincia e impianto all’inquinamento atmosferico che affligge la Cina”. Il carbone è la principale fonte energetica della Cina, che brucia circa la metà di tutto il carbone consumato nel mondo. Stando allo studio, nel Paese sono 570 le nuove centrali la cui costruzione è in atto o è stata pianificata. Se queste centrali verranno realizzate, saranno responsabili di altre 32mila morti premature ogni anno.

fonte: ANSA

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Per il Global Times, lo smog sulle città cinesi è utile. Non vi accalcate per mandarli affanculo

Lo smog che avvolge le citta’ della Cina ha anche un aspetto positivo, secondo il quotidiano nazionalista Global Times. ”Lo smog puo’ nuocere alla salute e alla vita quotidiana della gente… ma sul campo di battaglia, puo’ fornire un vantaggio difensivo nelle operazioni militari”. Insomma, l’ inquinamento e’ utile alla difesa militare del Paese. Il giornale ricorda che durante la guerra per il Kosovo, l’ esercito serbo bruciava dei copertoni per proteggere gli obiettivi dei raid aerei della Nato. Inoltre, prosegue il Global Times, durante la guerra del Golfo le tempeste di sabbia hanno quasi del tutto annullato la capacita’ delle forze corazzate americane di individuare i carri armati irakeni. L’ articolo del giornale nazionalista viene dopo che nello scorso fine settimana vaste aree della Cina orientale, compresa la capitale finanziaria Shanghai, hanno registrato livelli di inquinamento atmosferico senza precedenti. L’ articolo ha suscitato la reazione di decine di lettori del giornale. Uno di loro, intervenendo su Internet, ha chiesto polemicamente: ”volete forse dire che lo smog non e’ inquinamento ma una misura di difesa nazionale?”.

fonte: ANSA

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Inquinamento record a Shanghai, è “Airpocalisse”

L'”Airpocalisse”, come qualcuno l’ha ormai ribattezzata, aleggia su Shanghai: con un livello di micro particelle nocive giunto oggi a superare di 24 volte i limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Shanghai si è svegliata ed è andata a dormire senza riuscire a vedere nulla, con una fitta coltre di smog che impediva, in alcune zone, la vista anche a 500 metri di distanza. Scuole chiuse, strade bloccate, il 30% dei veicoli pubblici in deposito, arterie viarie e superstrade chiuse al traffico, oltre 100 voli dello scalo internazionale di Pudong cancellati o dirottati, traghetti bloccati. La peggiore giornata nella storia dell’inquinamento di Shanghai ha fatto registrare un livello di 2,5 Pm (le particelle uguali o inferiori a 2,5 micrometri, quelle più pericolose perche’ si insinuano nei diversi organi umani e possono provocare anche il cancro) fino a 602 microgrammi per metro cubo, quando il limite dell’Oms è fissato a 25. Le autorità che avevano annunciato un piano di riduzione di emissioni entro il 2017 del 20% rispetto ai dati dell’anno scorso, non sanno che pesci prendere. E così hanno innalzato la già elevatissima soglia limite nazionale di pm 2.5 da 75 fino a 115 microgrammi. La gente, intanto, non sa come difendersi. Impossibile uscire. Le mascherine non si trovano neanche su internet, dove bisogna attendere giorni prima di averle. Con il freddo (la temperatura é intorno a 6 gradi), non si possono accendere i condizionatori (a Shanghai le case non hanno riscaldamento come in Italia) perché incidono sull’inquinamento. Soprattutto le centinaia di migliaia di stranieri che vivono nella capitale economica cinese sono spaventati, l’argomento è al top delle ricerche in internet e delle discussioni sui social network. Immagini di cinesi che si fanno fotografare con le mascherine più strane o foto che testimoniano della scarsa visibilità causa nebbia spopolano in effetti un po’ dappertutto sul web. Né si aspettano miglioramenti nella metropoli, per colpa della mancanza di vento e di pioggia e dell’aumento dell’uso di carbone per usi energetici. Dinanzi agli ospedali, file interminabili di cinesi chiedono medicine da parte loro per problemi alla gola. E colpite risultano pure le vicine province del Jiangsu, Zhejiang e Anhui, con diffusi problemi respiratori e visibilità ridotta dallo smog in Yunnan, Fujian, Jiangxi e Hunan: ovunque si stenta a vedere a un palmo dal naso, o quasi.

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L’airpocalisse di Shanghai: le polveri sottili pm 2.5 superano di 20 volte limite Oms

Quello che si vede oggi dal balcone di casa mia

Quello che si vede oggi dal balcone di casa mia

E’ allarme inquinamento a Shanghai. La municipalita’ ha appena deciso di chiudere tutte le scuole a causa dell’alta coltre di smog e della enorme concentrazione delle polveri sottili pm 2,5. Al momento gli scuolabus degli istituti di ogni ordine e grado stanno riportando a casa scolari e studenti, dal momento che alle 13 ora locale e’ stata registrata una concentrazione di pm 2.5 (ovvero le particelle uguali o inferiori a 2,5 micrometri, quelle piu’ pericolose perche’ si insinuano nei diversi organi umani) a 509 microgrammi per metro cubo, superando il limite di 500 nella scala Air Quality Index dell’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale del governo americano.

Quello che si vede oggi dal balcone di casa mia

Quello che si vede oggi dal balcone di casa mia

Il dato è stato registrato dalle centraline del consolato americano a Shanghai ed e’ considerato severamente pericoloso, invitando tutti a non uscire di casa. Altre centraline registrano un dato di poco inferiore, comunque sopra i 500, mentre le centraline ufficiali del governo di Shanghai registrano un dato di 447. Il precedente record a Shanghai era di 317. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ fissa a 25 microgrammi per metro cubo il limite per la concentrazione di Pm 2,5. Il limite attuale a Shanghai supera di oltre 20 volte il limite fissato. Oltre 30 voli sono stati cancellati a Pudong.

Quello che si vede oggi dal balcone di casa mia

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Scuole chiuse in due città per smog e a Shanghai si muore a 400 e passa di pm2.5

Scuole chiuse, aerei dirottati e divieto di attività all’aperto in diverse città della parte orientale della Cina causa inquinamento. L’alta concentrazione di Pm 2.5, ovvero le particelle uguali o inferiori a 2,5 micrometri, quelle più pericolose perché si insinuano nei diversi organi umani, ha convinto le autorità di Qingdao, nel nord e di Nanchino, non lontano da Shanghai, a chiudere le scuole, vietare le attività all’aperto per bambini e anziani, togliere dalle strade le auto di servizio e anche i barbecue usati dai ristorantini improvvisati sulle strade. L’allerta delle autorità dovuta ad una fitta coltre di nebbia da smog, è stata lanciata in diverse città della fascia orientale da nord a sud, includendo le province Shandong, Jiangsu, Zhejiang, Shanghai e Tianjin. A Shanghai più di 20 voli sono stati cancellati, ritardati o dirottati in altri aeroporti. Ad ottobre è stata chiusa per smog la città settentrionale di Harbin.

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Sei laser atmosferici italiani monitoreranno aria Pechino

Fornire alla Cina sei laser che rilevano l’inquinamento atmosferico nei cieli di Pechino: è questo l’obiettivo della commessa firmata tra il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze fisiche della materia (Cnism) e l’Istituto di ricerca Telemetria di Pechino (Brit) dell’Agenzia Spaziale cinese (Casc). La commessa ha un valore di due milioni di euro che serviranno per produrre in Italia sei laser atmosferici chiamati Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging). Il progetto è stato sviluppato dal gruppo di ricerca di Nicola Spinelli, dell’università Federico II di Napoli, mentre a realizzare una delle principali componenti del Lidar, la sorgente laser, è l’azienda Bright Solutions di Pavia. Uno dei lidar da produrre sarà un prototipo che verrà testato su un aereo e se i test saranno positivi, sarà sviluppato e successivamente verrà fornito ai cinesi per metterlo su satellite e controllare l’inquinamento dallo spazio. Il Brit, si è detto interessato, inoltre, a progetti di ricerca e prospettive di produzione industriale in comune col Cnism per dotare l’area urbana di Pechino, una delle più inquinate del pianeta, di una rete di monitoraggio composta da 150 lidar di diverse lunghezze d’onda. Un lidar è un laser a cui vengono aggiunti un telescopio e un rivelatore della luce emessa dal laser e riflessa dalle sostanze presenti in atmosfera. La produzione dei lidar avviene in due tempi: dapprima la Bright Solution realizza il laser della giusta lunghezza d’onda, quindi all’università di Napoli il laser si trasforma il lidar con l’aggiunta di un telescopio e di un rivelatore. I lidar che saranno forniti ai cinesi avranno diverse lunghezze d’onda per intercettare differenti tipi di inquinanti.

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Piano quinquennale per ridurre l’inquinamento in Cina

Il governo cinese ha presentato oggi un piano d’azione quinquennale articolato su più fronti per affrontare il problema dell’inquinamento nel paese. Lo riferisce l’agenzia Nuova Cina. In primo luogo Pechino intende ridurre il consumo di carbone portandolo al di sotto del 65% del consumo totale di energia primaria entro il 2017, incrementando le forniture di energia pulita. Sarà poi vietata la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone sia nella regione dell’Hebei, sia sul delta del fiume Yangtze e su quello del fiume delle perle. Entro il 2017, la capacità totale dei reattori nucleari della Cina raggiungerà i 50 milioni di kilowatt e la quota di energia da combustibili non fossili sarà elevata al 13%. Secondo il piano, la Cina sta anche considerando un taglio di circa il 20% del consumo di energia per unità di valore aggiunto industriale entro il 2017. Anche la capitale Pechino ha diffuso il suo piano per proteggere l’ambiente, con la decisione di tagliare il consumo di carbone di 13 milioni di tonnellate entro il 2017, contro i 23 milioni consumati nel 2012. Deciso anche il taglio della capacità di produzione di cemento di quattro milioni di tonnellate entro il 2017. Tutte le industrie, entro i prossimi cinque anni, dovranno ridurre le emissioni del 30% rispetto a quanto emettono oggi. La capitale cinese, promuoverà anche l’uso di energia pulita nei veicoli pubblici, con l’obiettivo di avere 200.000 veicoli ad energia pulita sulle strade entro il 2017. La Cina intende agire su piu’ fronti per affrontare il problema dell’inquinamento nel paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia Nuova Cina, il governo di Pechino ha oggi reso noto un piano d’azione mirato in cinque anni. In primo luogo il paese intende ridurre il suo consumo totale di carbone portandolo al di sotto del 65% del suo consumo totale di energia primaria entro il 2017, incrementando le forniture di energia pulita. Sara’ poi vietata la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone sia nella regione dell’Hebei, sia sul delta del fiume Yangtze e su quello del fiume delle perle. Entro il 2017, la capacità totale dei reattori nucleari della Cina raggiungerà i 50 milioni di kilowatt e la quota di energia da combustibili non fossili sarà elevata al 13%. Secondo il piano, la Cina sta anche considerando un taglio di circa il 20% del consumo di energia per unità di valore aggiunto industriale entro il 2017. Anche la capitale Pechino ha diffuso il suo piano per proteggere l’ambiente, con la decisione di tagliare il carbone di 13 milioni di tonnellate entro il 2017, contro i 23 milioni consumati nel 2012. Decisa anche il taglio della capacità di produzione del cemento di 4 milioni di tonnellate nel 2017. Tutte le industrie, entro i prossimi cinque anni, dovranno ridurre le emissioni del 30% rispetto a quanto emettono oggi. La capitale cinese, promuoverà anche l’uso di energia pulita nei veicoli pubblici, con l’obiettivo di avere 200.000 veicoli ad energia pulita sulle strade nel 2017.

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Greenpeace, fino a 16.000 morti in cina per centrali a carbone

Le emissioni provenienti da nuove previste centrali a carbone nella provincia del Guangdong potrebbero causare la morte di 16.000 persone nei prossimi 40 anni. A rivelarlo è una ricerca commissionata da Greenpeace a Andrew Gray, un consulente privato americano esperto in qualità dell’aria. La scioccante rivelazione ha rimesso in discussione per la provincia l’apertura dei 22 nuovi impianti, dei quali la metà sono già in costruzioni e l’altra metà in fase di progettazione, tornando alla vecchia politica del 2009 che prevedeva l’alt all’apertura di nuovi impianti nella zona del Delta del fiume delle Perle. Nel solo 2011 ci sono state 3600 morti riconducibili all’inquinamento da emissioni provenienti dai 96 impianti già operativi nella provincia del Guangdong e a Hong Kong, e 4000 casi di asma infantile. Ma non tutti sembrano d’accordo sull’ipotesi di bloccare i nuovi impianti. “Che dovrebbe fare il Guangdong? – ha scritto sul suo microblog Yu Yang, uno studente della Stanford University che si occupa di ricerche sulle politiche ambientali – trasportare elettricità dalla zona sud occidentale del paese?”. Yang ha anche aggiunto che una tale ipotesi creerebbe più inquinamento e danni per l’ecologia locale. Altra ipotesi sarebbe quella di fare ricorso all’energia nucleare, ma la stessa Greenpeance ha portato avanti campagne contro l’energia nucleare sollevando questioni di sicurezza. Delle ipotetiche 16.000 morti che si verificherebbero nei prossimi 40 anni, i due terzi avverrebbero per ictus e il resto per cancro al polmone e per malattie cardiache. L’inquinamento provocherebbe anche 15.000 nuovi casi di asma e 19.000 casi di bronchite cronica.

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