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Rallenta la crescita della Cina, +6,9 nel terzo trimestre, la più bassa dal 2009

Rallenta ancora la crescita economica della Cina, che nel terzo trimestre del 2015 è scesa a +6,9%, la più’ bassa dal 2009. I dati, diffusi lunedì dall’Ufficio centrale di statistica di Pechino, indicano che la Cina potrebbe non raggiungere l’obiettivo prefissato di una crescita del 7% per il 2015. La media dei primi tre trimestri di quest’anno è del 6,96% e gli economisti ritengono difficile che la situazione cambi in modo sostanziale nel quarto trimestre. Molti osservatori ritengono che il governo, che ha già abbassato per cinque volte i tassi d’interesse dallo scorso novembre, prenderà nuove misure espansive nei prossimi mesi. Per trovare una crescita dell’economia cinese così bassa bisogna risalire al primo trimestre del 2009, quando fu sentito l’impatto della crisi finanziaria globale. Il rischio ora è che la crescita debole generi disoccupazione e proteste popolari. Secondo Louis Buijs della Oxford Economics, il rallentamento è meno accentuato di quanto ci si poteva aspettare. “La continua pressione al ribasso del mercato immobiliare e delle esportazioni ha provocato il crollo del Prodotto Interno Lordo, ma consumi e infrastrutture sono robusti e hanno impedito una diminuzione più forte”, ha affermato.

fonte: ANSA

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Cina: pil del 2014 al 7,4%, il dato più basso dal 1990

La Cina è cresciuta nel 2014 del 7,4%, il dato più basso da 24 anni. E’ quanto rivelano i dati diffusi stamattina dall’ufficio nazionale di statistica di Pechino. Il dato rilevato è inferiore al target governativo fissato al 7,5% ed è principalmente dovuto alla crisi globale che ha inficiato la domanda esterna ma soprattutto al crollo dell’immobiliare e la ancora non sufficiente domanda interna. Senza contare un modello economico legato ancora a bassi salari, industrie inquinanti e ai problemi legati al costo delle materie prime. Nel 2013 la crescita cinese era stata del 7,7%. L’anno scorso il prodotto interno lordo cinese ha raggiunto i 63,65 trilioni di yuan, circa 8,9 trilioni di euro. Nell’ultimo trimestre dell’anno la crescita è stata stabile rispetto al trimestre precedente, facendo registrare il 7,3%. La produzione industriale della Cina è cresciuta nel 2014 dell’8,3%, in calo dal 9,7% visto nel 2013, mentre la crescita degli investimenti a capitale fisso è rallentata al 15,7%. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 12% a 26.240 miliardi di yuan (quasi 3.700 miliardi di euro). Al momento il governo cinese non sembra avere intenzione di cambiare rotta circa le riforme annunciate fino alla fine del 2020. Quella che è una crescita invidiata da qualsiasi paese, in Cina è comunque visto come un segnale di allarme soprattutto in termini occupazionali. In ogni caso, diversi progetti infrastrutturali sono stati annunciati quest’anno per sette miliardi di yuan, poco meno di un miliardo di euro. La crescita prevista per il 2015 dovrebbe essere del 7%, ben sotto i tassi superiori al 10% fatti registrare dal 2002 al 2012, quando per la prima volta si è arrivati al 7,7%.

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Rallenta la crescita cinese nel primo trimestre, +7,4%

Rallenta la crescita cinese. Nel primo trimestre dell’anno, secondo i dati diffusi dall’ufficio nazionale di statistica, la crescita è stata registrata al 7,4%, in ribasso rispetto al 7,7% dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. Il dato, comunque, è di poco superiore alle aspettative governative che avevano fissato al 7,3% il tasso di crescita. Il dato diffuso stamattina fa temere per l’occupazione.

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A marzo aumenta l’inflazione cinese (+2,4%) e scendono prezzi alla produzione (-2,3%)

Aumenta a marzo l’indice dei prezzi al consumo cinese, il maggiore indicatore dell’inflazione. Secondo i dati diffusi stamattina dall’istituto nazionale di statistica, lo scorso mese l’indice è stato registrato in aumento del 2,4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. A febbraio il dato inflattivo era stato del 2%. Si contrae a marzo l’indice dei prezzi alla produzione in Cina. Secondo i dati diffusi poco fa dall’ufficio nazionale di statistica, lo scorso mese l’indice ha fatto registrare una contrazione del 2,3% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. A febbraio la perdita registrata era stata del 2%.

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Boom delle spese militari cinesi, +12,2% e obiettivo crescita al 7,5% annuo

Boom delle spese militari, ma anche crescita economica stabile fissata al 7,5% annuo e “guerra” all’inquinamento. Sono i punti principali del rapporto del governo all’Assemblea Nazionale del Popolo, il “Parlamento” di Pechino che si è aperto oggi. Davanti ai tremila delegati nell’imponente Sala dell’Assemblea del Popolo, il premier Li Keqiang si è soffermato sull’importanza della stabilità economica, indicando tra i suoi obiettivi il contenimento dell’inflazione e un tasso di cambio dello yuan senza variazioni di rilievo. Ma l’attenzione degli osservatori stranieri si è concentrata sull’aumento delle spese per la difesa del 12,2%, ad un tasso ancora superiore di quello del 2013, quando era stato del 10,7%. Secondo Dennis J.Blasko, un ex addetto militare a Pechino intervistato dal New York Times, “una parte significativa” della spesa verrà impiegata per aumentare i salari di ufficiali e soldati. “Sono frequenti le dichiarazioni secondo le quali gli ufficiali dell’Esercito di Liberazione Popolare (o Pla), devono essere pagati meglio dei funzionari civili”, ha aggiunto. Il portavoce del governo di Tokyo Yoshihide Suga ha affermato tuttavia che si tratta di “un motivo di preoccupazione” per il Giappone, impegnato in una rovente disputa territoriale con Pechino nel Mar della Cina Orientale, dove entrambi i paesi rivendicano la sovranità sulle isole Senkaku/Diaoyu, disabitate ma in una posizione strategica al centro di una zona ricca di materie prime. Pechino ha investito ingenti cifre nell’ammodernamento della sua Marina militare, rimettendo a nuovo anche la sua prima portaerei, la Liaoning, acquistata nel 1998 dall’Ucraina. “Rafforzeremo in modo significativo la natura rivoluzionaria delle forze armate cinesi, modernizzeremo ulteriormente le loro prestazioni e continueremo a incrementare il loro livello di deterrenza e la loro capacita’ di combattimento”, ha sottolineato il premier. Nel suo rapporto, Li Keqiang ha messo l’accento sulla necessità di “misure radicali per rafforzare il controllo e la prevenzione” dell’ inquinamento dell’aria, che nella capitale Pechino e in tutta la Cina del nord ha superato i limiti di guardia. “Un ambiente sano ed ecologico è vitale per il benessere del popolo e per il futuro del Paese”, ha affermato Li, aggiungendo che la Cina deve “dichiarare guerra all’inquinamento come (in precedenza) l’ha dichiarata alla povertà”. I gruppi per i diritti umani hanno denunciato che decine di dissidenti sono stati preventivamente messi agli arresti domiciliari o costretti ad allontanarsi dalla capitale, come spesso succede in occasione delle importanti scadenze politiche. In un confuso episodio, quattro o cinque dissidenti sono stati bloccati dalla polizia su piazza Tiananmen, dove sorge l’enorme palazzo in stile stalinista nel quale si svolgono i lavori. Secondo voci non confermate, una delle persone arrestate, una donna, avrebbe tentato di darsi fuoco. La sessione dell’Assemblea Nazionale del Popolo durerà dieci giorni.

fonte:Beniamino Natale per ANSA

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Crescita Cina sale a 7,8% in terzo trimestre

La crescita economica annuale della Cina e’ salita al 7,8% tra luglio e settembre dal 7,5% del trimestre precedente. Si tratta della crescita maggiore dell’anno e in linea con le aspettative, secondo i dati ufficiali diffusi oggi. Molti investitori erano preoccupati della fragilita’ della ripresa economica cinese, specialmente dopo un sorprendente ribasso nella crescita delle esportazioni in settembre. La seconda economia mondiale e’ cresciuta del 7,7% nei primi nove mesi del 2013 dall’anno precedente, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica. La produzione industriale e’ salita del 10,2% in settembre da un anno prima, rispetto a un’aspettativa del 10,1%. Le vendite al dettaglio, sempre nel mese di settembre, sono cresciute del 13,3% sull’anno precedente, contro un atteso 13,5%.

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Secondo il Wsj, la cinese Wanda punta a sale cinematografiche in Europa

Il colosso cinese dei cinema, Dalian Wanda Group, punta all’Europa. Pochi mesi dopo l’acquisizione della seconda catena di sale cinematografiche americane AMC Entertainment Holding, il gruppo Wanda ha avuto contatti con alcune società europee alle quali sarebbe interessata. Lo riporta il Wall Street Journal, secondo il quale nel mirino di Wanda ci sarebbero due delle maggiori catene di sale cinematografiche del Vecchio Continente, Odeon & UCI Cinema Holdings e Vue Entertainment, ambedue con sede in Gran Bretagna. Wanda controlla 1.000 sale cinematografiche in Cina e ha come obiettivo quello di raggiungere quota 2.000 entro il 2015, come affermato dal presidente della stessa società Wang Jianlin. Il gruppo cinese – mette in evidenza il Wall Street Journal – sarebbe interessato anche alla produzione cinematografica in Cina e altrove: Wanda avrebbe avuto contatti con Hollywood per il co-finanziamento di alcune produzione americane.

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Cina batte Usa, entro 2030 sarà prima eocnomia del mondo

L’economia cinese si affermera’ come la prima al mondo entro il 2030, battendo quella americana relegata la secondo posto. Gli Stati Uniti, pero’, resteranno un leader mondiale indispensabile, anche grazie alla dipendenza energetica che acquisteranno. E’ quanto afferma uno studio del National Intelligence Council, nel quale si precisa che l’influenza della Russia tramontera’, cosi’ come la forza economica degli altri paesi che si basano sulle entrate petrolifere. Nell’esaminare la situazione e cercare di stimare l’evoluzione, il rapporto mette in evidenza come la maggiore novita’ che rappresentera’ un cambio epocale sara’ l’affermazione di una classe media globale sempre piu’ ampia, grazie alla conquista del potere e di un maggiore benessere da parte di miliardi di persone che emergeranno dalla poverta’.

fonte: ANSA

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Gruppo cinese compra 80,1% di Aig, maggiore acquisizione cinese in Usa

La Cina fa shopping negli Stati Uniti: un gruppo di investitori cinesi ha acquistato l’80,1% della divisione leasing di aerei di Aig per 4,23 miliardi di dollari, con l’opzione di acquistare un ulteriore 9,9%. Si tratta della maggiore acquisizione cinese negli Stati Uniti. Il gruppo di investitori che ha acquistato International Lease Finance Corp include New China Trust, China Aviation Industrial Fund e P3 Investments. Per la Cina l’acquisizione completa una tre giorni importante: solo venerdì la cinese Cnooc ha ottenuto il via libera dal Canada per acquistare la società petrolifera Nexen per 15,1 miliardi di dollari.

fonte: ANSA

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Firmati accordi di 1,27 miliardi di dollari tra Italia e Cina

Gli accordi bilaterali commerciali siglati oggi fra Italia e Cina, del valore di 1,27 miliardi di dollari, dimostrano ”come in molti settori dell’economia italiana si possano attrarre investitori stranieri, potenziando la crescita del Paese”. Cosi’ il premier Mario Monti al termine dell’incontro con il dirigente cinese, Jia Qinglin. La firma degli accordi e’ avvenuta al termine dell’incontro tenutosi a palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio, Mario Monti, e il Presidente del Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo cinese, Jia Qinglin. Durante il colloquio, spiega una nota diffusa dall’ufficio stampa, si e’ discusso del ”rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali, dell’incremento degli investimenti bilaterali ed del ruolo della Cina nella nuova governance mondiale all’indomani dello svolgimento del XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese”. ”La recente visita del Ministro dello Sviluppo economico – prosegue il comunicato – e’ un’ulteriore conferma all’impegno reciproco a rafforzare la cooperazione nei settori produttivi strategici come le energie e la green economy”. Al termine dell’incontro, Monti e Jia hanno presenziato alla firma di sei accordi commerciali bilaterali del valore complessivo di 1,27 miliardi di dollari. Si tratta di un accordo di cooperazione tra Hua Wei Italy e Fastweb del valore di 557 milioni di dollari; di un’intesa di cooperazione strategica tra China Everbright Ltd e Ferretti Group per un ammontare di 480 milioni di dollari; di un accordo di cooperazione strategica tra China General Technology (Group) Holding Limited e Fata Spa. Altri accordi commerciali riguardano la Spark Machine Tool (Gruppo) Co. Ltd. e Aquire Colgar S.p.A.; un contratto per equity joint ventures di Shandong HTM New Energy Auto Manufacturing Co., Ltd; e infine un accordo di aumento di capitale azionario tra Beste S.p.A e Anhui Huama Textile Co., Ltd. ”Questi accordi – ha commentato Monti – dimostrano come in molti settori dell’economia italiana si possano attrarre investitori stranieri, potenziando la crescita del Paese e espandendo gli scambi internazionali”. La nota stampa ricorda che ”la settimana scorsa Qatar Holding e il Fondo Strategico Italiano hanno anche creato una joint venture comune di 2 miliardi per investimenti congiunti in Italia. Un altro accordo dovrebbe essere firmato a breve tra l’Italia e il Qatar per un valore di 1 miliardo per investimenti in imprese medie e piccole”. La nota sottolinea come ”uno dei compiti del governo sia proprio quello di promuovere all’estero il sistema imprenditoriale italiano (il secondo settore manifatturiero nell’area euro, caratterizzato da imprese fortemente orientate all’esportazione) e convincere gli investitori a sostenere lo sviluppo delle imprese italiane”. Si ricorda poi che ”sul fronte specifico dell’attrazione degli investimenti, il governo ha recentemente facilitato l’accesso al mercato internazionale dei capitali alle imprese non quotate, liberalizzando l’emissione di obbligazioni societarie. Con il riordino degli incentivi alle imprese (primo decreto crescita) e la costituzione del Fondo per la Crescita sostenibile e’ stata individuata una specifica destinazione finanziaria per interventi di supporto all’internazionalizzazione ed attrazione d’imprese dall’estero. Le semplificazioni e le liberalizzazioni introdotte nei mesi passati – sottolinea ancora la nota di palazzo Chigi – hanno fatto dell’Italia un Paese piu’ aperto e amico al fare impresa, come ha anche riconosciuto la Banca Mondiale nel suo ultimo rapporto ‘doing business’. E’ stato approvato dal Governo un pacchetto per fare dell’Italia un sistema fortemente attrattivo per le start up innovative e presto sara’ operativo il nuovo Desk Italia che costituira’ l’unica porta di accesso per gli investimenti piu’ strategici nel nostro Paese”.

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