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Cina invia vice ministro degli esteri a Damasco

La Cina ha deciso di inviare domani in Siria il viceministro degli esteri Zhai Jun che oggi, poco dopo l’ annuncio del suo viaggio, ha chiarito che Pechino “disapprova qualsiasi tipo di intervento armato (straniero) o per il cambiamento del regime”. La decisione viene dopo che la Cina è stata criticata per aver, insieme alla Russia, bloccato una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che invitato alle dimissioni il presidente Bashir al-Assad. Zhai Jun ha aggiunto che Pechino “disapprova tutte le azioni violente, in particolare quelle dirette contro innocenti civili”. Il ministero degli esteri non ha precisato chi saranno gli interlocutori del viceministro, che la scorsa settimana ha ricevuto a Pechino una delegazione dell’ opposizione siriana. Due giorni fa il primemier Wen Jiabao aveva sostenuto, in una conferenza stampa a Pechino, che la Cina “é impegnata a lavorare all’ interno dell’Onu” per una soluzione della crisi siriana, precisando che Pechino “non intende proteggere nessuno, neanche il governo siriano”. La missione di Zhai segua a ruota quella del ministro degli esteri russo Sergei Lavrov. Nelle sue dichiarazioni, Zhai ha aggiunto che la Cina “chiede al governo siriano di ascoltare con serietà il legittimo desiderio della popolazione per le riforme e lo sviluppo e invita le diverse fazioni poolitiche ad esprimere le loro richieste politiche con mezzi non violenti e nel rispetto della legge”. Pechino, ha proseguito, si augura che una soluzione venga trovata attraverso la Lega Araba. L’ Ambasciatore della Siria in Cina, Imad Mustafà, in un’ intervista all’ agenzia Nuova Cina, ha affermato che l’ inviato cinese sarà ricevuto “con calore” dai suoi interlocutori siriani. Pechino è fortemente sensibile ai movimenti per la democrazia nel medio oriente, che teme possano contagiare la popolazione cinese.

fonte: ANSA

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La Cina pensa ad inviato in medioriente e si incazza con la LIbia per attacco ad ambasciata a Tripoli

La Cina sta considerando l’opzione di inviare un rappresentante diplomatico in Medio Oriente e Nord Africa per discutere con i paesi dell’area la questione siriana. Lo ha detto in conferenza stampa a Pechino il portavoce del ministero degli esteri cinese Liu Weimin. “La Cina – ha detto Liu – ha sempre sostenuto che tutte le parti in causa in Siria debbano fermare le violenze e risolvere le loro questioni attraverso il dialogo e il coordinamento in ordine di abbassare le tensioni nella regione”, con l’intenzione di sostenere un ruolo attivo nella costruzione della pace nell’area. Liu ha anche detto che il governo cinese spera nella mediazione russa, che ha inviato a Damasco il ministro degli esteri Sergei Lavrov. “Il popolo cinese – ha concluso Liu – è amico sia del popolo arabo che di quello siriano. Abbiamo sempre lavorato insieme per risolvere i problemi. Con l’aiuto della comunità internazionale i paesi arabi possono trovare pace, stabilità e sviluppo”.
E il governo cinese ha espresso una formale protesta nei confronti della Libia per l’attacco subito ieri dall’ambasciata cinese a Tripoli. Lo ha detto poco fa il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Liu Weimin. Il portavoce ha ricordato come secondo la convenzione di Vienna il paese ospitante ha il compito di proteggere i rappresentanti diplomatici degli altri paese che vi risiedono. ”Siamo molto preoccupati – ha detto Liu – dell’attacco subito ieri dalla nostra ambasciata. Chiediamo al governo libico di adottare tutte le misure per prevenire che accadano di nuovo incidenti simili e garantire la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni cinesi in Libia”. Liu ha concluso affermando che la Libia ha presentato le scuse per l’accaduto promettendo maggiore protezione. Ieri un gruppo di manifestanti siriani e libici hanno inscenato una protesta, lanciando pietre, uova e pomodori, contro la sede diplomatica cinese dopo il veto di Pechino alla risoluzione dell’Onu sulle sanzioni alla Siria. Dinanzi all’ambasciata, si sono viste sventolare bandiere dell’opposizione siriana e sono state rotte finestre della sede diplomatica.

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La Cina spiega il suo veto alla risoluzione Onu sulla Siria

La Cina spiega le ragioni del suo veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro la Siria e ribadisce la sua volonta’ a continuare a giocare un ruolo positivo nella soluzione della questione siriana. Lo ha detto oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Liu Weimin. ”Chiediamo a tutte le parti in Siria di fermare le violenze – ha detto Liu – evitare scontri e incidenti a civili innocenti, restaurare l’ordine nel paese quanto prima possibile, rispettare la ragionevole richiesta del popolo siriano alle riforme e alla salvaguardia dei propri interessi. Questo serve i fondamentali interessi della Siria e del suo popolo”. Liu ha aggiunto che Pechino sostiene gli sforzi fatti dalla Lega Araba per facilitare una soluzione politica della questione siriana e mantenere la stabilita’ nella regione. Il portavoce della diplomazia cinese ha ribadito che secondo la Cina l’azione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla questione siriana deve rispettare le finalita’ e i principi della Carta delle Nazioni Unite e alle norme internazionali e contribuire ad alleviare le tensioni, contribuire a promuovere il dialogo politico e disinnescare le controversie, e contribuire a mantenere la pace e la stabilita’ nella regione del Medio Oriente. ”Secondo questi principi – ha detto Liu – la Cina ha partecipato attivamente alle consultazioni sul progetto di risoluzione”. Tuttavia, secondo il governo di Pechino, e’ ”deplorevole” che i paesi che hanno appoggiato la proposta di risoluzione, quando le parti erano ancora fortemente divisi sulla questione, ”non aiutano a mantenere l’unita’ e l’autorita’ del Consiglio di Sicurezza, o aiutare a risolvere il problema. In questo contesto, la Cina ha votato contro il progetto di risoluzione”. Ma Pechino intende comunque continuare a lavorare con la comunita’ internazionale e giocare un ruolo positivo e costruttivo nella soluzione corretta del problema siriano, spiegando che la Cina ”non protegge le persone ma difende la giustizia”. Le parole di Liu Weimin erano state anticipate da alcuni editoriali dei giornali di partito, con il Quotidiano del Popolo in testa. Secondo gli editorialisti, le campagne campagne occidentali in Libia, Afghanistan e Iraq hanno mostrato gli errori dei cambiamenti forzati di regime. Il China Daily, invece, ha preso d’esempio la situazione libica (contro il cui intervento militare alleato si e’ opposta la Cina) dicendo che aver sovvertito il regime di Gheddafi con ha portato democrazia e liberta’ ai libici, spingendo il paese vicino ad una guerra civile.

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Cina: no a sanzioni unilaterali contro Iran e rapporti con Teheran normali

La Cina si oppone a sanzioni unilaterali di altri paesi contro l’Iran. Lo ha detto poco fa in conferenza stampa il portavoce del ministero degli esteri cinese Hong Lei. Le relazioni tra la Cina e l’Iran nei campi dell’economia, del commercio e dell’energia sono ”normali, trasparenti e aperte”. Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce del ministro degli esteri di Pechino Hong Lei, rispondendo ad una domanda sulle possibili sanzioni americane contro Teheran, sanzioni che potrebbero intaccare le societa’ cinesi che hanno commerci con il paese islamico. Hong Lei ha sottolineato che gli scambi cinesi con l’Iran non vanno contro le risoluzioni del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ”non dovrebbero essere toccate’ da eventuali sanzioni. ”La Cina – ha spiegato il portavoce del ministero degli esteri cinese – si oppone alla prassi di mettere la legge interna al di sopra di quella internazionale e non e’ in favore a sanzioni unilaterali contro altri paesi”. Hong ha detto che la Cina ritiene che la questione nucleare iraniana dovrebbe essere risolta attraverso il dialogo piu’ che le sanzioni.

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Per Pechino i ribelli libici sono importanti interlocutori

Il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi ha definito oggi il Consiglio di transizione nazionale (Cnt) dei ribelli libici ”un’importante forza politica”. Yang ha ricevuto Mahmud Jibril, responsabile della diplomazia del Cnt, invitato per la prima volta in visita a Pechino. Secondo il resoconto dell’ incontro pubblicato dal ministero degli esteri sul proprio sito web, Yang ha affermato che il Consiglio ”e’ diventato ogni giorno piu’ forte da quando e’ stato istituito ed e’ gradualmente diventato un’ importante forza politica” nel Paese nordafricano. ”La Cina – ha detto il ministro a Jibril – vi vede come un importante partner col quale dialogare”. Pechino ha forti interessi in Libia, dove prima dell’inizio della guerra civile lavoravano 36mila cinesi, ma non ha mai avuto col regime del colonnello Muammar Gheddafi rapporti stretti come con altri governi africani. All’inizio di giugno, Pechino ha ricevuto la visita del ministro degli esteri di Gheddafi, Abdelati Obeidi, e sottolinea di essere in contatto con entrambe le parti. Indicando che la Cina sta cercando una mediazione, Yang ha sostenuto che ”la crisi in Libia prosegue e il popolo libico sta soffrendo per i disagi e il caos portati dalla guerra…questo preoccupa la Cina”. ”Speriamo che i due gruppi in conflitto diano la giusta importanza agli interessi del popolo e del Paese, e che considerino con obiettivita’ le proposte della comunita’ internazionale, cessino rapidamente le ostilita’ e risolvano la crisi libiCa attraverso canali politici”. La Cina, che in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza ha il diritto di veto, si e’ astenuta sulla risoluzione che ha autorizzato l’ intervento della Nato contro le forze di Gheddafi.

fonte: ANSA

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Per la Cina in Libia deve decidere il popolo

La Cina ha chiesto oggi a tutte le parti in causa nella faccenda libica di dare priorita’ all’interesse del paese e del suo popolo, considerando seriamente la road map predisposta dall’Unione Africana per risolvere la crisi del paese nordafricano. Lo ha detto in conferenza stampa Hong Lei, il portavoce del ministero degli esteri cinese. Pechino, secondo quanto ha detto Hong, chiede a tutte le parti in Libia di raggiungere un cessate il fuoco e risolvere la crisi attraverso mezzi politici, sottolineando che la Cina intende lavorare con la comunita’ internazionale per trovare una soluzione politica. ”Il futuro della Libia dovrebbe essere decisa dal suo popolo e la Cina rispetta la scelta del popolo libico”, ha detto ai giornalisti Hong Lei. Oggi arriva in Cina anche Abdelati Obeidi, ministro degli esteri libico, che si tratterra’ fino a giovedi’ per incontri con le autorita’ cinesi come inviato speciale del governo libico. La Cina non ha avallato l’intervento armato in Libia, astenendosi (non esercitando il diritto di veto) iin sede di consiglio di sicurezza Onu. Ha poi criticato duramente i radi. Non è mai stata molto vicina a Gheddafi, ma prende dall’area la metà del petrolio necessario a portare avanti la sua crescita. E’ stato il primo paese a far partire dalla Libia martoriata dalla guerra una petroliera e ha subito attivato contatti con il governo di transizione. La settimana scorsa il governo cinese confermo’ che il suo ambasciatore in Qatar Zhang Zhiliang aveva incontrato il presidente del Consiglio nazionale di transizione della Libia, Mustafa Abdel Jalil. Un comunicato del ministero degli Esteri sul suo sito, spiega che un diplomatico cinese di base in Egitto ha incontrato il leader del consiglio di transizione libica oltre ad aver visitato una citta’ orientale libica per informarsi sulla situazione umanitaria.

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Cina sostiene secondo mandato di Ban Ki-moon

La Cina sostiene la candidatura di Ban Ki-moon per un secondo mandato come segretario generale delle Nazioni Unite. Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hong Lei, che ha auspicato che Ban Ki-moon possa ricevere sostegno da tutte le parti. ”Come nativo asiatico, Ban Ki-moon ha servito le Nazioni Unite per oltre 4 anni. La Cina applaude al suo lavoro come segretario generale. Ban ha dato un grande contributo nel promuovere le Nazioni Unite per farle giocare un piu’ grande ruolo negli affari internazionali”, ha detto Hong.

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Rapporto ONU: Cina, India e Brasile guidano la ripresa. CI volevano gli scienziati dell’Onu per scoprirlo

Sono le economie emergenti – in particolare Cina, India e Brasile – a guidare la ripresa dalla crisi globale, mentre i Paesi più sviluppati si muovono lentamente: lo sostiene un Rapporto sulle prospettive dell’economia mondiale pubblicato oggi dalle Nazioni Unite. “Le politiche fiscali delle economie più sviluppate puntano all’austerità a causa delle preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico – si legge nel documento – i Paesi in via di sviluppo, al contrario, hanno contribuito in maniera significativa all’espansione dell’economia del pianeta”. Gli esperti del dipartimento per gli affari economici e sociali dell’Onu stimano che la crescita del prodotto mondiale lordo sarà del 3,3% nel 2011 e del 3,6% nel 2012. Negli Stati Uniti la crescita dovrebbe essere del 2,6% per quest’anno e di 2,8% per il prossimo. In Europa, i Paesi che aderiscono alla moneta unica dovrebbero crescere, secondo le stime, dell’1,6% tanto nel 2011 quanto nel 2012. L’anno prossimo la Germania dovrebbe registrare un aumento del 2,9% mentre i Paesi colpiti dalla crisi – Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna – avranno cifre minori, o rimarranno in recessione. Sull’occupazione, gli economisti dell’Onu sostengono che ci vorranno altri quattro o cinque anni per tornare ai livelli registrati prima della crisi del 2008-9. I Paesi in via di sviluppo, ed in particolare quelli dell’Asia dell’Est, sarebbero già tornati ai livelli occupazionali pre-crisi.

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Cina preoccupata per vittime civili in Libia

La Cina si e’ dichiarata ”preoccupata” per le vittime civili in Libia. Lo ha detto oggi in conferenza stampa la portavoce del ministero degli esteri cinese, Jiang Yu, commentando con i giornalisti l’uccisione dei familiari del leader libico Muammar Gheddafi da parte dei raid della Nato. ”La Cina ha avuto notizie che il figlio di Gheddafi, Saif al-Arab e altri sono stati uccisi nei raid. Siamo molto preoccupati per la morte e i ferimenti dei civili causati dall’escalation del conflitto in Libia”, ha detto la portavoce della diplomazia cinese. ”La Cina – ha aggiunto la Jiang – disapprova ogni atto dietro l’autorizzazione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e spera che tutte le parti in causa cessino immediatamente il fuoco e risolvano la crisi politica attraverso il dialogo e altre misure pacifiche”.

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Il Brics critica attacco Nato in Libia

I cinque Paesi emergenti del cosiddetto Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – hanno criticato oggi le operazioni della Nato in Libia, affermando che esse non rispettano la risoluzione dell’Onu che ha autorizzato l’intervento per difendere la popolazione civile. Riuniti a Sanya, una localita’ turistica nel sud della Cina il presidente cinese Hu Jintao e i suoi ospiti Dimitri Medvedev (Russia), Dilma Rousseff (Brasile), Manmohan Singh (India) e Jacob Zuma (Sudafrica) hanno anche espresso il loro sostegno ad un rafforzamento del ruolo dei Diritti Speciali di Prelievo (Sdr nella sigla inglese) nel commercio internazionale e ad un ridimensionamento del dollaro. Nella ”dichiarazione di Sanya” che ha concluso il vertice la questione della Libia e’ all’ultimo posto, sotto il titolo ”turbolenze regionali”. Nel testo si sottolinea che i cinque sono ”fortemente preoccupati” per la situazione ”nel Medio Oriente, Nord Africa e Africa Occidentale” e che ”condividono il principio secondo il quale l’ uso della forza va evitato”. Parlando alla stampa dopo la conclusione del vertice, Medvedev e’ stato piu’ esplicito. Il presidente russo ha sostenuto che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza ”…devono essere applicate in accordo con la loro lettera e con il loro spirito”. ”Quale risultato abbiamo avuto? Abbiamo essenzialmente un’operazione militare e la risoluzione non dice nulla di questo”, ha aggiunto polemicamente. Pur disponendo del diritto di veto, Russia e Cina si sono astenute nel voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha autorizzato l’intervento contro le forze del colonnello libico Muammar Gheddafi. Il Sudafrica ha votato a favore ma domenica scorsa, nel corso di una visita a Tripoli, Zuma ha chiesto la fine dei raid aerei. Nella ”dichiarazione di Sanya”, i Paesi del Brics hanno rivendicato un maggior peso all’ interno del Consiglio. Sul piano dell’ economia , i cinque hanno affermato che la ripresa economica internazionale e’ ”ancora minacciata da molte incertezze”, mettendo l’ accento sul massiccio afflusso di valuta speculativa nelle economie emergenti oltreche’ sulla ”volatilita”’ dei prezzi dei prodotti energetici e dei cereali. ‘Bric’ e’ una definizione inventata dal banchiere Jin O’Neill della Goldman Sachs per indicare i Paesi con maggior potenziale di crescita economica nei prossimi anni. Il Sudafrica e’ stato invitato per la prima volta. ”Il Sudafrica e’ piccolo rispetto a questi Paesi…non capisco proprio perche’ i cinesi e gli altri lo abbiano accettato”, ha dichiarato lo stesso O’Neill alla rete televisiva Bbc. ”Ci sono altri Paesi con caratteristiche simili come Turchia, Indonesia, Messico, Corea del Sud, anche Arabia Saudita”, ha aggiunto il banchiere.

fonte: ANSA

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