Figli dei miliardari cinesi a scuola di business per imparare il valore del denaro e come gestirlo. Sorta a Chengdu, nella Cina sud occidentale, la scuola sembra stia avendo parecchio successo tanto che sono già molti i ricconi cinesi che stanno iscrivendo i propri figli, forse pensando di prepararli al lavoro futuro. Secondo quanto riferisce la stampa locale, sono già una quarantina i piccoli a frequentare i corsi della scuola. Il più piccolo allievo ha solo sette anni e il più ‘anziano’ ne ha undici. Gli studenti sono inseriti in classi diverse a seconda dell’età e della preparazione di base con cui arrivano. Gli insegnanti, 4 per il momento, parlano, oltre che il cinese, anche perfettamente l’inglese. Tra questi Suya, una donna di trent’anni, che dopo aver insegnato per diverso tempo inglese in una scuola pubblica, è stata assunta nella scuola di business dove, ha lei stessa dichiarato, guadagna tre volte di più. Per un corso di un anno di tre lezioni a settimana i genitori spendono per la scuola di business 30.000 yuan (circa 3.300 euro). Ma possono anche essere previsti corsi più intensivi o persino lezioni private a costi più elevati. Intanto i pareri sull’utilità della scuola sono i più disparati. Mentre alcuni genitori, intervistati da un giornale locale, il Chengdu Business Daily, hanno osservato come la retta della scuola sia troppo cara e come si tratti di corsi alla fine non indispensabili, specie per bambini così piccoli, altri ritengono che sia utile per i ragazzi capire sin da piccoli il valore del denaro e come gestirlo.
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La middle class cinese verso quota 500 milioni di clienti del lusso nel 2020
Nel prossimo decennio la classe media cinese rappresenterà una platea di “500 milioni di potenziali consumatori di lusso”. E’ quanto emerso dal seminario ‘Luxury and China’ organizzato oggi a Firenze dall’Istituto Confucio e dalla Grenoble Ecole de management. “La middle class in questo momento – ha spiegato Serena Rovai (Grenoble Ecole de management) rappresenta il 6% o il 10% della popolazione a seconda della regione: negli anni a venire, realisticamente entro il 2020, andrà a rappresentare il 50% della popolazione”. Secondo Rovai i nuovi clienti “non saranno quelli che acquisteranno un’intera collezione: saranno quelli che potranno permettersi un singolo oggetto, avendo un potere d’acquisto differente dalla upper class, ma volendo dimostrare di aver fatto un salto di qualità”. Questo pone il problema, ha spiegato, di “una democratizzazione dei brand del lusso”. La nuova classe media porterà “un tipo di cliente – ha aggiunto Rovai – fatto soprattutto di manager uomini, che avrà sempre più una consapevolezza dei vari brand del lusso. Quindi le aziende del settore dovranno rafforzare la loro immagine localmente”.
fonte: ANSA
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Presentata a Milano l’edizione cinese del Micam, la più grande fiera di scarpe al mondo
La Cina era una minaccia, ora è un’opportunità del Made in Italy. The Micam, la mostra internazionale della calzatura, trasportata in Cina da Fiera Milano, arriva a Shanghai per la sua prima edizione che si terrà dal 9 all’11 aprile, mentre la seconda è già in calendario dall’11 al 13 ottobre. ‘The Micam Shanghai’ con 250 espositori da 12 paesi su un’area di 15.000 metri quadrati, è stata presentata oggi alla Fiera di Rho-Pero dove è in corso fino a domani la rassegna internazionale della calzatura. “E con la Cina non intendiamo fermarci – ha detto il presidente dell’Anci Cleto Sagripanti -. The Micam è un brand da esportare nel mondo”. “La scelta fatta con Fiera Milano di portare The Micam a Shanghai, città della moda in Cina – ha aggiunto – ha per obiettivo quello di essere il punto di riferimento delle esposizioni nel mercato asiatico. E’ solo il primo passo perché intendiamo aprire in altri continenti già dai prossimi mesi”. Da parte sua l’amministratore delegato di Fiera Milano, Enrico Pazzali, ha poi sottolineato l’importanza del ‘gioco di squadra’ fatto da un team azzurro dell’economia e del lavoro per conseguire questo risultato. Dalle associazioni di categoria, da Confindustria, dall’Ice, dal console italiano, dai media, augurandosi che possa essere d’auspicio “anche per risolvere i problemi del nostro Paese”. “Per Micam Shanghai i nostri competitor – ha rivelato Sagripanti – non erano italiani ma tedeschi. E’ andata come nel calcio, abbiamo vinto noi e questo é un motivo di compiacimento”. “In Cina, senza avere una storia, non può vendere nessuno” é il parere di Bai Ke, chief editor di una rivista di moda cinese che ha una tiratura di 600.000 copie. “Il consumatore cinese – ha spiegato il giornalista – si sta facendo sempre più elegante e raffinato e soprattutto i ricchi desiderano prodotti esclusivi. Ma non è un mercato per tutti, molti hanno fallito. I prodotti desiderati in Cina devono avere un brand con una storia alle spalle, un design straordinario e una grande tecnica costruttiva. Sono requisiti che hanno le aziende italiane delle calzature che dovranno comunque tenere presente che in Cina i consumatori sono molto più giovani rispetto ai mercati europei: quello degli under 25 è un segmento fondamentale”. Un’altra difficoltà citata da Bai Ke riguarda i canali di distribuzione multibrand che nell’ex celeste impero sono molto indietro rispetto ad altri mercati asiatici come il Giappone e la Corea. “Micam in questo potrà aiutarci – ha concluso -. Quindi, per favore, venite”.
fonte: ANSA
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Per AD Fiera Milano, il sistema fieristico e l’unione di sistema aiuto per Pmi. E loda Sistema Italia a Shanghai
Con la crisi nel vecchio continente, la fiera, come strumento di politica industriale, soprattutto se rivolta a mercati emergenti come Cina, India, Brasile, risulta essere uno dei piu’ importanti aiuti per le piccole e medie imprese. Il dato non e’ solo italiano, ma europeo: nel 2013 il sistema fieristico tedesco organizzera’ 275 fiere in 37 paesi esteri, 137 fiere solo in Asia. Non vuole essere da meno Fiera Milano, la piu’ grande del mondo in termini di fiere internazionali ospitate con 1 milione e mezzo di mq venduti. ”Il 2013 e il 2014 – dice all’ANSA Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano – sono anni molto incerti per il mercato europeo, ma prevediamo di crescere all’estero, Cina e Brasile in testa. Oggi viviamo con due teste: una che deve gestire l’incertezza locale e un’altra per lo sviluppo internazionale. Dobbiamo anche andare oltre. Noi abbiamo grandi capacita’ di sviluppo di progetti in location diverse da Milano, Micam (prima fiera delle calzature al mondo che si tiene due volte a Milano e che da aprile sara’ anche a Shanghai, ndr) ne e’ un esempio. Il frazionamento italiano rende per noi difficile l’esportazione delle imprese italiane negli altri paesi. Dobbiamo realizzare una piattaforma italiana che copra i diversi ambiti, per aiutare soprattutto le Pmi nei mercati dove siamo, ma ci vuole una unione di Sistema, come quella che ho visto qui a Shanghai, per vincere una competizione che non e’ piu’ tra di noi, ma tra paesi. Non dobbiamo dare l’internazionalizzazione dei nostri settori a fiere straniere, utilizzano aziende italiane per fare business, utilizzandoli come attrattori”. Fare fiere all’estero, non toglie mercato in Italia? ”Anzi – spiega Pazzali – lo aumenta. Quello che facciamo in Cina, ad esempio, e’ un valore aggiunto a quello che facciamo in Italia, vedi Micam. Facendo fiere qui non cannibalizziamo i pochi cinesi che vengono in Italia e che continueranno a farlo, ma anzi avremo la possibilita’ di far conoscere i nostri prodotti meglio ai cinesi, farli crescere e dare l’opportunita’ di decidere di venire in Italia, aumentando l’incoming, aprendo anche a mercati dell’area”. Siete molto presenti ovviamente in Europa, ma anche in mercati emergenti (attraverso acquisizioni e partnesrhip) come Cina, Sud Africa, Brasile, India, Turchia. Gli Usa? ”E’ un target che valutiamo da qualche anno (e’ il piu’ grande mercato fieristico) ma le aziende sono fortemente indebitate e sono fortemente locali, dal momento che il mercato e’ molto grande. Tante aziende americane cercano partnership per andare in Paesi dove noi siamo gia’. Portiamo in giro il made in Italy, in particolare le tre F (Fashion, Food e Furniture) ma anche le macchine utensili: queste le aree dove dovremmo concentrarci per l’estero nei prossimi anni”. Quale il vostro ruolo in Expo 2015? ”Expo – conclude Pazzali – e’ una grande opportunita’ di investimento per il nostro paese, stampella forte per lo sviluppo. Noi sappiamo organizzare eventi complessi dal punto di vista di operation, marketing e realizzazione siti, e questo abbiamo messo a disposizione. A breve avremo novita’, stiamo lavorando con loro per avere partnership piu’ consolidata. Il progetto Expo sta per avere una accelerazione fortissima, avra’ bisogno di piu’ forze, quindi noi ci candidiamo ad essere una delle braccia necessarie per portare a casa l’evento con successo. Una delle novita’ che lanceremo a breve sara’ quella di poter avere il brand Expo almeno nelle nostre fiere che portiamo in giro per il mondo, 69 in 7 paesi, in Cina ce ne sono quasi 30”.
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La fiera delle calzature Micam partner esclusivo in settimana della moda a Shanghai
Siglato oggi l’accordo tra la Shanghai Fashion Week, Fiera Milano e Anci (l’associazione italiana dei calzaturifici), per una collaborazione nella prossima settimana della moda della capitale economica cinese che coincide con la prima edizione in Cina del Micam, la piu’ importante fiera delle calzature al mondo, organizzata in Italia due volte all’anno. Grazie all’accordo, durante la settimana della moda di Shanghai, che si terra’ ad aprile, Micam Shanghai sara’ il partner esclusivo nel settore calzature dell’evento di moda cinese, il piu’ importante nel paese del dragone, che si tiene due volte l’anno. Alla presenza del Console generale d’Italia Vincenzo De Luca e dei rappresentanti consolari di Germania, Spagna, Brasile, Portogallo, Inghilterra e Turchia, del direttore del locale ufficio Ice Maurizio Forte, l’accordo e’ stato firmato da Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano; Cleto Sagripanti, presidente Anci e Feng Shao, vice segretario della Shanghai Fashion Week. Micam, che in Italia e’ arrivato alla 34/a edizione nei suoi 17 anni di storia, co-organizzato da Anci e da Fiera Milano, dal 9 all’11 aprile prossimo si trasferira’ in Cina per la prima volta. A questa edizione, come sempre internazionale, parteciperanno oltre 200 aziende di fascia medio-alta provenienti da tutto il mondo. L’attenzione in Cina, cosi’ come nel resto del mondo, e’ gia’ molto alta, non a caso in poco tempo gli spazi sono andati a ruba. In Cina dal 2012 al 2015 e’ prevista una crescita media annuale del mercato al dettaglio pari al 20%. Negli ultimi 5 anni le importazioni di calzature sono cresciute del 293% in termini di valore. Attualmente il consumo di calzature in Cina e’ pari a 2,7 miliardi di paia, con oltre 300 milioni di nuovi potenziali consumatori. Nel paese si importano circa 33 milioni di paia per un valore complessivo di 864 milioni di dollari.
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Ferragamo incrementa al 75% quota in partnership Cina
Ferragamo ha incrementato la propria partecipazione dal 50 al 75% nelle società distributive operanti nel mercato cinese in attuazione dei precedenti accordi contrattuali con Imaginex Holdings e Imaginex Overseas. Lo si legge in una nota del gruppo in cui viene ricordato che con Imaginex è stata avviata una “lunga e proficua partnership” attiva con con oltre 100 punti vendita monomarca in Cina, Hong Kong, Taiwan e Macao, ed ha rinnovato gli accordi di distribuzione fino al 31 dicembre 2019.
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Lusso italiano all’apice delle richieste dei ricchi cinesi
I ricchi cinesi amano i prodotti di lusso, in particolare quelli europei e tra quelli europei molto amati sono quelli italiani. Secondo un recente rapporto di Robb e Ipsos, una importante societa’ di ricerca con sede a Parigi, e pubblicata oggi dal China Daily, nel corso dell’ultimo anno i milionari cinesi hanno speso i loro soldi in primo luogo in pelletteria e automobili. Le persone intervistate (206 lettori del Robb Report, con un’eta’ media di circa 40 anni) hanno dichiarato di aver speso ciascuano una media di 1,55 milioni di yuan (circa 200.000 euro) in oggetti di lusso negli ultimi 12 mesi. Gli articoli di pelletteria ammontano al 30% della spesa totale, seguita dalle automobili, che rappresentano circa il 20% dei loro acquisti. Il terzo oggetto piu’ acquistato sono gli orologi da polso (16% del totale). La maggior parte delle persone possiedono piu’ di due orologi, mentre, a proposito delle auto, risulta che i ricconi cinesi possiedono almeno due auto a testa. Il marchio piu’ amato resta la Ferrari. Boom anche per i vini pregiati. Il 72% degli intervistati ha detto di avere a casa una collezione di vini. Amatissimi quelli italiani e quelli francesi.
L’associazione mondiale per i beni di lusso ha fatto sapere che nella settimana dal 30 settembre al 7 ottobre scorso (quando in Cina ricorre la settimana della festa nazionale e moltissimi sono quelli che vanno in vacabza anche all’estero) i cinesi hanno acquistato all’estero beni di lusso per oltre 5 miliardi di dollari, il 14% in piu’ rispetto all’anno precedente. Secondo il rapporto di Hurun, rivista che stila ogni anno la classifica dei ricconi con gli occhi a mandorla, in Cina ci sono stati nel 2011 oltre 1 milione di persone con un patrimonio del valore di piu’ di 10 milioni di yuan, in aumento del 6% rispetto al 2010. La Cina conta poi 63.500 super ricchi che possono contare su un patrimonio del valore di oltre 100 milioni di yuan.
Secondo il rapporto Ipsos e Robb, tra le attivita’ preferite per il tempo libero vi sono i viaggi e la partecipazione alle attivita’ di beneficenza. Gli intervistati viaggiano in media quattro volte l’anno e il 90% di questi ha fatto almeno un viaggio all’estero nel corso dell’anno passato.
Circa un terzo degli intervistato fanno investimenti finanziari personali, con azioni di società cinesi, assicurazioni, fondi e acquistando beni immobili.
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Per la prima volta in Cina il Micam, la più grande fiera al mondo di scarpe
Per la prima volta il Micam, la più grande fiera al mondo di calzature (organizzata in Italia da Anci e Fiera Milano), sbarcherà in Cina dal 9 all’11 aprile con tutte le aziende mondiali che già ne decretano il successo a Milano. Sono stati Gimmi Baldinini, vicepresidente Anci (Associazione Nazionale Calzaturieri Italiani) e responsabile del progetto Micam nel mondo e Fabio Aromatici, direttore dell’Anci, a presentare il progetto ad una folta rappresentanza di giornalisti cinesi e di rappresentanti diplomatici stranieri a Shanghai. “L’idea – ha detto Baldinini – è quella di esportare in Cina il nostro modello vincente di Micam Milano, con le aziende non solo italiane ma provenienti da tutto il mondo. Veniamo in Cina perché è importante esserci, in un’ottica a lungo termine, con due fiere all’anno che vanno ad integrare quelle che facciamo in Italia. Cerchiamo così di intercettare un maggior numero di compratori”. La prima edizione di Micam Shanghai si terrà dal 9 all’11 aprile nella più prestigiosa sede fieristica, durante la settimana della moda di quella che è diventata la capitale del fashion in oriente. “Il mercato cinese è troppo importante per le nostre aziende e quelle mondiali del settore – ha spiegato Aromatici – e non possiamo ignorarlo. In Cina dal 2012 al 2015 é prevista una crescita media annuale del mercato al dettaglio pari al 20%. Negli ultimi 5 anni le importazioni di calzature sono cresciute del 293% in termini di valore. Attualmente il consumo di calzature in Cina è pari a 2,7 miliardi di paia, con oltre 300 milioni di nuovi potenziali consumatori. Nel paese si importano circa 33 milioni di paia per un valore complessivo di 864 milioni di dollari. Non possiamo non esserci”. Necessità sottolineata anche da Dario Rota, country manager per la Cina di Fiera Milano, per il quale “da anni il paese del dragone per noi e le nostre aziende è un’importante risorsa e sfida che non possiamo mancare”. Il console generale italiano Vincenzo De Luca, intervenuto insieme ai suoi colleghi portoghese, brasiliano e inglese, ha sottolineato come l’Italia sia “un punto di riferimento per il settore calzaturiero e con il Micam riesca ad attrarre aziende di tutto il mondo per affrontare al meglio le sfide del mercato cinese”.
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Moda: in Cina 180 mln di consumatori del lusso nel 2020
Da qui al 2020 i consumatori cinesi del comparto lusso “passeranno da 80 a 180 milioni”. Lo ha detto Yuhzou Du, presidente onorario del China National Textile and Apparel Council, la Federazione cinese delle industrie tessili. Mentre “l’Italia ha incrementato del 20% le esportazioni verso di noi – ha aggiunto Du – noi abbiamo diminuito l’export del 20% verso l’Unione Europea a causa della crisi economica”, ha aggiunto Du, sottolineando che Italia e Cina devono “studiare il modo di collaborare perché questo porterà a uno sviluppo reciproco nei nostri Paesi”. Le parole del presidente Du “ci fanno ben sperare e ci rendono ottimisti” ha commentato, a margine, Paolo Zegna, presidente dell’omonimo gruppo e del Comitato per l’internazionalizzazione di Confindustria, spiegando che se l’Italia “riesce a mantenere un vantaggio di qualità, di servizio, di innovazione e di immagine, anche il tessile italiano, di fronte ad un aumento potenziale del mercato in Asia, riuscirà a garantire la presenza e la forza delle sue aziende. Ma dobbiamo crederci e non temere la loro concorrenza ed essere stimolati per continuare a correre come la lepre davanti”. “Il prossimo anno, la spesa dei turisti cinesi in Italia potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro”. Lo sostiene il presidente della Fondazione Italia Cina, Cesare Romiti, intervenuto al Milano Fashion Global Summit 2012, una due giorni di incontri dal titolo ‘Cina e Italia, due sarti nel mercato globale’. La stima, secondo l’ex presidente di Fiat ed Rcs, è calcolata sulla base “dell’incremento del turismo cinese nel nostro paese”. “Ogni cinese spende circa 11 mila euro per ogni viaggio in Italia”, ha aggiunto Romiti, precisando che gli acquisti riguardano soprattutto il settore della moda e del lusso.
fonte: ANSA
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Firmato accordo Italia-Cina sulla moda
Un accordo commerciale bilaterale tra Italia e Cina è stato siglato al Sino-Italian Fashion Forum di Pechino, organizzato dalla Camera della Moda Italiana, China Fashion Association e China Fashion Week. I firmatari sono la Camera – che ne dà notizia – e il China National Garment Association (Cnga), che rappresenta, attraverso dieci Comitati, abbigliamento per uomo, donna, bambino e accessori. Le due associazioni si considerano complementari perché se la Camera rappresenta l’eccellenza del Made in Italy, la Cnga simboleggia la grande capacità produttiva cinese su larga scala. Per consolidare la leadership reciproca sui mercati internazionali, la Cnga assisterà le piccole e medie imprese associate alla Camera nell’introduzione sul mercato cinese mentre la Camera supporterà gli stilisti cinesi e le pmi cinesi ad affermarsi sul mercato italiano. A livello di rappresentanza, poi, l’associazione cinese aiuterà la Camera nella realizzazione di ‘Milano Moda Showroom’, evento che si terrà a Pechino durante la fiera ‘Chic 2012’, mentre la Camera supporterà un selezionato gruppo di marchi e di stilisti che saranno presenti all’edizione di giugno e di settembre 2012 di Milano Moda Uomo e Donna. Il memorandum – firmato dal presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Mario Boselli, e dal giovanissimo Executive Vice President di China National Garment Association, Chen Dapeng – avrà la durata di due anni ed è rinnovabile.
fonte: ANSA
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