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Studente muore durante stage forzato, proteste scuola

I parenti di uno studente morto alla fine di settembre nella provincia meridionale del Guangdong dopo essere stato forzato a lavorare per dodici ore consecutive in una fabbrica di prodotti elettronici, accusano la scuola di non volersi prendere le proprie responsabilità. Secondo quanto riferisce il sito di radio Free Asia, Tan Jiehong, un ragazzo di 16 anni, studente di un college nella città di Foshan, è morto in circostanze misteriose lo scorso 27 settembre. Il giovane stava svolgendo uno stage presso una azienda della zona che produce apparecchi per aria condizionata. ”Quel giorno – ha raccontato il padre del ragazzo – mio figlio non si sentiva bene ma non lo hanno lasciato andare a casa, forzandolo a continuare a lavorare per molte ore ancora. Ha lavorato ininterrottamente dalle 7 del mattino fino alle 20. In serata, rientrato nel dormitorio, è deceduto”. La famiglia ha denunciato il fatto che ne’ la scuola ne’ l’azienda vuole assumersi alcuna responsabilità per l’accaduto. ”Nessuno – ha proseguito il padre di Tan – ci dice esattamente come è morto e cosa è successo veramente”. Sembra che la scuola abbia forzato il ragazzo a fare quella esperienza lavorativa, poi dimostratasi più pesante del previsto, dietro minaccia di non poter altrimenti consegnare il diploma finale. Il preside della scuola ha finora rifiutato di commentare l’accaduto mentre un impiegato dell’istituto ha detto che la scuola non può ritenersi responsabile di quello che probabilmente è stato solo un incidente. La scuola ha fatto sapere che il lavoro per un periodo presso un’azienda fa parte del percorso formativo del periodo pre-diploma ed è normalmente previsto per tutti gli studenti. Intanto, sempre secondo quanto fatto sapere dalla scuola, la famiglia del ragazzo morto nei giorni scorsi si è riunita fuori i cancelli dell’istituto effettuando una protesta e chiedendo una somma di 1 milione di yuan (oltre 100.000 euro) a titolo di risarcimento danni. Il padre del ragazzo ha però negato di aver mai chiesto soldi alla scuola. ”Non ho mai chiesto soldi a nessuno – ha detto – noi vogliamo solo che sia aperta un’indagine per accertare i fatti”.

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