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Da oggi in Cina più figli e niente più campi di rieducazione attraverso il lavoro?

In un solo colpo, la Cina si libera (almeno in parte) di due delle sue leggi più odiate, in patria e all’estero: quella che impone il figlio unico e quella che prevede la rieducazione attraverso i campi di lavoro. La decisione, di cui si parlava da gennaio, poi annunciata a novembre durante i lavori del comitato centrale del partito comunista cinese, è stata formalmente approvata oggi dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo. Il Comitato ha deciso di mettere la parola fine ai laojiao, i campi di lavoro istituiti negli anni 50, dove fino ad oggi venivano rinchiuse persone ritenute colpevoli di reati minori (crimini contro il patrimonio, prostituzione, consumo di droga) ma anche oppositori al regime, postulanti, religiosi e fedeli di ogni fede. Chi vi veniva rinchiuso riceveva un modesto salario per il lavoro e non perdeva i diritti politici. Secondo Nuova Cina, che diffonde dati relativi al 2008, sarebbero 350 i campi di rieducazione, nei quali sono rinchiuse 160.000 persone, mentre altre fonti televisive cinesi parlano di 300.000 reclusi. Ma i numeri come sempre sono ballerini: secondo l’ultima edizione (2008) del dossier della Ong americana Laogai Foundation (fondata da Harry Wu che ha trascorso in un laogai dal 1960 al 1979) in Cina ci sarebbero 1422 campi attivi. Il problema è ora capire che fine faranno le persone recluse e i campi. La risoluzione del comitato permanente sottolinea che “tutte le pene legate ai laojiao prima della abolizione del sistema resteranno valide. Dopo l’abolizione, coloro che stanno scontando la pena saranno liberati. Non saranno prolungati i loro termini”. Ma non tutti credono nella totale abolizione del sistema. Su internet e tra chi si batte per i diritti civili in Cina c’e’ scetticismo, soprattutto perchè alcuni laojiao sono stati già tramutati in “prigioni legali” o in “campi di riabilitazione per tossicodipendenti” dove religiosi (soprattutto membri della Falun Gong, come denunciato dalla stessa organizzazione) sono stati trasferiti. Potrebbe essere smorzato anche l’entusiasmo per l’altra riforma: l’allentamento della politica del figlio unico. Rispetto al testo attuale (già soggetto a deroghe), la riforma prevede il permesso del secondo bambino, limitatamente ai centri urbani e per le coppie nelle quali uno dei due coniugi sia figlio unico, mentre oggi tale ‘privilegio’ è riservato alle coppie composte da due figli unici. Prima dell’entrata in vigore di questa nuova disposizione, in Cina potevano avere più figli gli appartenenti a minoranze etniche e residenti di determinate regioni. Il secondo figlio è inoltre permesso a coloro che hanno come primo figlio una femmina o un malato. Alla base della decisione del Comitato, ci sono soprattutto le proteste dei cinesi. La legge del figlio unico e’ una delle più odiate: viene applicata anche con metodi brutali da funzionari locali che, non volendo sfigurare con i loro superiori, ricorrono anche alla forza oltre che a multe salate per evitare nascite in coppie che hanno già figli. Senza poi contare che in mancanza di un sistema previdenziale totale, ci si deve basare sull’unico figlio per assicurarsi la vecchiaia e con gli alti costi della vita in Cina, non tutti riescono ad aiutare i genitori. Ma la necessità di cambiare la legge del 1980, nasce anche dai dati demografici. Per la prima volta in decenni, la forza lavoro di circa 940 milioni, è diminuita l’anno scorso di 3,45 milioni. E secondo le previsioni in questo decennio dovrebbe diminuire di altri 29 milioni. Inoltre, aumenta la popolazione degli anziani: gli over 60 sono il 14,3% e diventeranno un terzo della popolazione nel 2050. Problemi anche per il bilanciamento tra i sessi: su 100 femmine, nel 2012 c’erano 118 maschi. Dopo essere stata tanto invocata, la legge che abolisce il figlio unico – e che dovrebbe entrare in vigore entro il primo trimestre 2014 – potrebbe essere rallentata dalla crisi economica, oltre che da aspetti legislativi ancora tutti da chiarire.

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Donna denuncia autorità dopo condanna pe rlegge figlio unico

Un’operaia cinese ha denunciato le autorita’ che hanno negato al suo secondo figlio il diritto alla scuola e all’assistenza sanitaria basandosi sulla legge che impone alle coppie di non avere piu’ di un figlio. Alla donna, che lavora per una compagnia che costruisce apparecchi per l’ aria condizionata a Pechino, era stata imposta una multa di 330mila yuan (quasi 40mila euro), 14 volte superiore al suo reddito annuale. Dato che non e’ stata in grado di pagarla, suo figlio non ha avuto un ‘hukou’ (permesso di residenza) e di conseguenza non puo’ usufruire dei servizi pubblici di base. ”Quando ho visto a quanto ammontava la multa ho pensato che era una cosa inconcepibilE, se lo avessi saputo non avrei mai partorito”, ha dichiarato la donna, che si chiama Liu Fei e ha 41 anni. In seguito, Liu ha cercato senza successo di vendere un rene per pagare la multe. Poi e’ stato suo figlio a offrirle di vendere il rene al posto suo. In novembre, il Partito Comunista Cinese ha annunciato un ammorbidimento della legge, che secondo i gruppi per i diritti umani e’ stata fonte di pesanti abusi, tra cui migliaia di aborti forzati, condotti in alcuni casi contro il parere dei medici.

fonte: ANSA

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Concluso il comitato centrale: più riforme, più spazio al mercato e forse abolizione legge figlio unico

Il Partito Comunista Cinese si è impegnato oggi a rafforzare “il ruolo decisivo” del mercato nell’economia al termine di una riunione del suo massimo organo dirigente, il comitato centrale, centrata sulla necessità di contrastare il declino degli straordinari tassi di crescita dello scorso decennio. I 376 membri (tra effettivi e supplenti) del Comitato centrale si sono riuniti in un vecchio albergo alla periferia di Pechino sotto la protezione di un massiccio schieramento delle forze di sicurezza, che è stato rafforzato dopo l’attentato del 29 ottobre su piazza Tiananmen, nel quale terroristi islamici hanno colpito per la prima volta nel cuore della capitale, causando la morte di cinque persone. Il documento approvato al termine dei lavori, che si sono protratti in gran segreto per quattro giorni, è vago e rappresenta un canovaccio che indica la via da percorrere nei prossimi anni. Su questo documento di “indirizzo”, il nuovo gruppo dirigente guidato dal presidente della Repubblica e segretario generale del partito Xi Jinping e dal premier Ki Keqiang ha ottenuto il consenso del Comitato centrale. Questo, ammoniscono gli osservatori, non significa che siano superate le resistenze delle potenti lobby che dominano l’economia cinese, in primo luogo quelle riunite intorno alle grandi imprese e alle grandi banche statali. “Il comunicato è molto generico e non lascia spazio alla possibilità di riforme politiche”, ha detto all’ANSA Zhang Ming, professore alla Renmin University di Pechino e profondo conoscitore della struttura politica cinese. “Ci potrebbero essere importanti novità sul piano dell’amministrazione e della proprietà (oggi interamente pubblica e gestita di fatto dagli organi dirigenti del Partito, a tutti i livelli della società)”. “Penso che possiamo aspettarci per il prossimo futuro una riforma della proprietà terriera e probabilmente del sistema dei permessi di residenza (che oggi traccia una divisione netta tra residenti delle città e delle campagne)”, aggiunge il professore. Altri osservatori hanno sottolineato la possibilità che venga varata nel prossimo futuro un’altra riforma di portata storica, vale a dire la modifica in senso liberale della legge sul figlio unico. Quello che si è concluso oggi a Pechino è stato il terzo incontro del cc eletto dal 18esimo congresso del Partito, che si è tenuto un anno fa. Quello che nel linguaggio da Terza Internazionale ancora largamente usato in Cina viene chiamato il “terzo plenum” è tradizionalmente il palcoscenico scelto dal nuovo gruppo dirigente per lanciare il suo programma di governo. Fu in un “terzo plenum” nel 1978 che l’allora numero uno cinese Deng Xiaoping lanciò la politica di “apertura e riforma” che è alla base del boom cinese. E fu nel “terzo plenum” del 1993 che il suo successore Jiang Zemin confermò – quattro anni dopo il massacro di studenti di piazza Tiananmen – che il Paese sarebbe andato avanti su quella strada.

Sono almeno dieci anni, da quando l’ esodo dei contadini cinesi verso le metropoli in cerca di lavoro e di reddito ha assunto dimensioni macroscopiche, che si parla della possibile abolizione della legge piu’ odiata dalla popolazione, quella che impone alle coppie urbane di non aver piu’ di un figlio. Ma questa volta, secondo molti osservatori, dovrebbe essere quella buona: una delle misure implicite nel fumoso documento diffuso oggi a conclusione della riunione del comitato centrale del Partito Comunista Cinese e’ la modifica in senso liberale della legge sul figlio unico. Secondo le previsioni della stampa, verra’ permesso di avere piu’ di un bambino alle coppie nelle quali uno dei due coniugi sia figlio unico (oggi questo privilegio e’ riservato alle coppie composte da due figli unici). Varata nel 1979, la cosiddetta legge sul figlio unico e’ malvista anche a causa del modo nel quale e’ stata applicata, cioe’ rendendo i funzionari di basso livello responsabili della rigida osservanza di un sistema di quote imposto dal centro. Secondo questo sistema, il governo centrale stabilisce il tetto di nascite per ogni provincia, ogni governo provinciale stabilisce quello delle municipalita’ e cosi’ via…E’ questo sistema, secondo i gruppi umanitari, che ha portato ad abusi come gli aborti forzati, imposti anche a donne in stato avanzato di gravidanza. La punizione per chi viola la legge sul figlio unico e’ costituita da multe il cui ammontare viene stabilito provincia per provincia e che spesso e’ di decine di migliaia di yuan, cioe’ astronomico per standard cinesi. Sull’ efficacia della legge i pareri sono discordanti. Le autorita’ sostengono che essa ha garantito il contenimento della crescita della popolazione, mentre alcuni sociologi lo attribuiscono al processo di urbanizzazione, che ha portato le giovani donne nelle professioni spostando in avanti di almeno un decennio il momento della prima gravidanza

fonte: Beniamino Natale per Ansa

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A Shanghai la prima mondiale della Maserati Ghibli

Tre “prime volte” per la nuova Maserati Ghibli. E’ la prima volta che un’auto con il Tridente viene presentata in anteprima mondiale in Cina; la prima volta di una Maserati con motore diesel; la prima volta di una Maserati nell’alto di gamma del segmento E. Un debutto importante, che non poteva non avvenire in un paese strategicamente così importante per qualsiasi marchio automobilistico come la Cina. Lo ha capito bene Maserati, che ha scelto il Salone che si tiene ogni due anni a Shanghai (alternandosi con quello di Pechino che si tiene negli anni pari) per presentare questa nuova vettura. La prima berlina Maserati di segmento E, che costerà in Europa sotto i 100 mila euro, avvierà la produzione a Grugliasco nella prima settimana di giugno. L’obiettivo è di consegnarne quest’anno circa 13 mila vetture, con l’attesa di arrivare fino a circa 25 mila nel 2014. Grande attesa sui numeri della motorizzazione diesel, che potrebbe rappresentare fino al 75% delle vendite della Ghibli. “Quest’auto – spiega Harald Wester, amministratore delegato della Casa del Tridente – è un tributo alla tradizione, ma anche un’auto importante per il futuro della Maserati. La nuova Ghibli reca tutti quei valori e i tesori che ti aspetti da una Maserati. Per la prima volta con quest’auto offriamo un motore diesel o, meglio, quella che è l’interpretazione di Maserati di ciò che dovrebbe essere un motore diesel. L’auto è una combinazione di stile sensuale italiano con una unica e coinvolgente esperienza di guida, con un esclusivo mix di sportività, lusso ed eleganza, oltre che performance che solo un’auto Maserati può dare. E’ un’auto – conclude Wester – adatta per il business come per il piacere, che combina l’uso quotidiano con la sensazione di star guidando qualcosa di veramente speciale”. Oltre alla Ghibli, Maserati ha presentato a Shanghai anche una versione della Quattroporte con un motore V6 biturbo da 3,0 litri e 330 Cv realizzato specificamente per il mercato cinese. Chiaro, quindi su quale mercato la Casa del Tridente stia puntando. “E non potrebbe essere diversamente – continua Wester – tutti guardano alla Cina e per noi è diventato il secondo mercato mondiale. Oggi una Maserati ogni cinque prodotta viene venduta in Cina. Il 2014 segnerà il nostro decimo anniversario di presenza in questo Paese, presenza che è cresciuta ogni anno. Nel 2012, circa 1.000 (930, il 10% in più del 2011, ndr) clienti hanno avuto la loro Maserati nella Cina Continentale, 1.200 se consideriamo anche Hong Kong e Taiwan. Alla fine del 2012 avevamo in Cina, che è il nostro secondo mercato, 26 dealer e showroom, che raddoppieremo quasi alla fine di questo”. Ma anche se con la Ghibli Maserati punta a crescere in Cina, il primo mercato per la nuova berlina sportiva del Tridente saranno gli Stati Uniti, mentre l’Europa sarà il fanalino di coda a causa della crisi che attanaglia il mercato. Ghibli non è l’ultima novità che arriverà dalla Casa del Tridente. Come ha confermato Harald Wester, con l’introduzione nel 2015 di Levante, il primo sport luxury Suv di Maserati, l’azienda del Tridente coprirà il 100% dell’offerta nel settore delle auto di lusso, con l’obiettivo di consegnare 50.000 vetture all’anno per il 2015.

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Dopo le anticipazioni dei giorni scorsi, Maserati ha finalmente svelato a Shanghai la berlina sportiva Ghibli, modello destinato ad aprire una nuova frontiera per la Casa del Tridente in quanto andrà a competere nel segmento E. Pur mantenendo evidenti legami con la più grande Quattroporte, il design della Ghibli enfatizza le caratteristiche di guida più dinamiche ed esprime una personalità dall’aspetto più aggressivo e sportivo, anche grazie alla carrozzeria con silhouette da coupé. Ghibli mantiene anche il montante posteriore distintivo di Maserati, che reca il classico logo della Saetta, perpetuando una tradizione della Casa modenese che risale al 1963. Rispetto alla Quattroporte il passo della Ghibli è di circa 20 centimetri più corto (2,99 metri) e la lunghezza totale è di 4,97 metri, 29 cm in meno. Inoltre, rispetto all’ammiraglia della Casa, Ghibli si distingue nettamente all’interno. Lo specifico design della plancia soddisfa il desiderio di chi vuole vivere un’esperienza più sportiva e più giovane senza per questo rinunciare al lusso che ci si attende da una Maserati. L’abitacolo della Ghibli coniuga il design sportivo con la spaziosità di una berlina executive. Anche la meccanica della Ghibli è realizzata secondo una filosofia più sportiva rispetto alla più grande Quattroporte. La gamma dei motori a benzina prevede due V6 sovralimentati da 3,0 litri, accoppiati ad una trasmissione automatica a otto rapporti. La trazione può essere posteriore o integrale con il nuovo sistema Q4. Entrambi i motori sono stati sviluppati da Maserati Powertrain in collaborazione con Ferrari Powertrain e saranno costruiti da Ferrari a Maranello. Condividendo molta della tecnologia del V8 3,8 litri della Quattroporte, i motori V6 della Ghibli si avvalgono dell’iniezione diretta della benzina (200 bar di pressione), di due turbocompressori paralleli a bassa inerzia e di quattro variatori di fase continui degli alberi a camme. La versione Ghibli utilizza il V6 a benzina 3,0 litri da 330 Cv che eroga una coppia massima di 500 Nm. Grazie a questo propulsore la nuova berlina Maserati è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in appena 5,6 secondi ma fa anche registrare consumi contenuti per il segmento: soli 9,6 litri ogni 100 km. Il V6 più potente sarà riservato alla versione Ghibli S: è un Twin Turbo che eroga 410 Cv a 5.500 giri e 550 Nm di coppia massima a partire da soli 1.750 giri. La variante Q4 a trazione integrale raggiunge i 100 km/h in soli 4,8 secondi, mentre la versione a trazione posteriore richiede appena 0,2 secondi in più. Per la Ghibli S la velocità massima è di 285 km/h, per la S Q4 di 284 km/h. La Ghibli è inoltre la prima Maserati nella storia ad essere equipaggiata con un motore a gasolio. Il nuovo turbodiesel V6 sovralimentato di 3,0 litri sviluppa 275 Cv e una coppia di ben 600 Nm, valori che assicurano un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 6,3 secondi. Il consumo medio secondo il ciclo NEDC non raggiunge i 6,0 litri per 100 km con emissioni di CO2 inferiori a 160 g/km. A questa versione da 275 Cv si affiancherà per il mercato italiano una variante con potenza di 250 Cv. Entrambi i turbodiesel saranno dotati di sistema Active Sound, per esaltare il caratteristico sound dei motori Maserati. La scelta di Shanghai per il debutto della nuova Ghibli non é casuale: la Cina, con 930 vetture ed un incremento superiore al 10% rispetto all’anno precedente, è stata nel 2012 il secondo mercato per la Casa del Tridente. Ottimo l’andamento registrato nell’area Asia-Pacifico (Cina esclusa) che, con 861 vetture vendute, ha fatto registrare un incremento del 21% rispetto all’anno precedente.

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La Ferrari punta verso l’aumento della rete dealer in Cina

Debutto cinese all’autoshow di Shanghai per LaFerrari, l’ultima nata in casa Maranello. E’ approdata così in un mercato, quello cinese, diventato importantissimo per il Cavallino Rampante. E sono già stati richiesti da quel mercato diversi esemplari della nuova vettura, prodotta in 499 esemplari di quella che è ritenuta dal presidente Luca Cordero di Montezemolo “la summa di tutto quello che è la nostra azienda. Ed è l’antesignana di ciò che nei prossimi cinque o dieci anni trasferiremo sulle nostre vetture del futuro”. A presentarla in Cina, dove sta avendo successo anche il programma di personalizzazione delle vetture, l’amministratore delegato di Ferrari Amedeo Felisa. “Sulla Cina – dice Felisa all’ANSA – guardiamo ad uno sviluppo di lungo periodo. Abbiamo avuto una enorme crescita negli anni scorsi che hanno portato questo paese ad essere il nostro secondo mercato. In dieci anni di presenza abbiamo fatto qui più di quello fatto in altri paesi”. Numeri, quelli della Ferrari in Cina, che ne dimostrano il successo: la ‘Grande Cina’ (Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong e Taiwan) ha registrato nel 2012 il record di 784 vetture consegnate (+4%), di cui quasi 500 nella sola Cina continentale dove ci sono 25 dealers che diventeranno 30 nel 2013 e 35 nel 2014. “La conoscenza del nostro marchio – continua Felisa – è a livelli molto alti. La richiesta pure: non a caso noi portiamo qui tutte le auto della gamma, non abbiamo mai pensato ad una vettura esclusiva per questo mercato, a loro non piacerebbe. Puntiamo ora ad aumentare e migliorare il servizio, la rete, per offrire sempre di più ai nostri clienti una assistenza globale. Per questo, i nostri centri training dove formiamo il personale, sono all’avanguardia”. Mantiene la filosofia di un’auto in meno più che una in più, nonostante la forte richiesta dai cinesi. E questo forse é uno dei punti di maggiore forza per questo mercato. Senza però dimenticare l’ambiente. “La nostra azienda – conclude Felisa – è impegnata in un approccio a 360 gradi sullo sviluppo sostenibile, la riduzione dei consumi e delle emissioni della gamma vetture, diminuiti del 40% nell’ultimo quinquennio a fronte di un aumento delle potenze di circa 100 HP”. “Un tema – spiega Edwin Fenech, Ceo Ferrari China – quello ambientale, molto sentito anche dai cinesi che hanno recepito il nostro sforzo, acquistando vetture che con un occhio all’ambiente, non perdono in potenza e carattere. Qui in Cina abbiamo aderito al progetto “One Million Tree”: sono stati ben 67.000 gli alberi piantati da noi in una zona desertica della Cina per compensare le emissioni delle nostre vetture che hanno circolato sul territorio cinese lo scorso anno”.

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Gruppo Fiat in forze all’autoshow di Shanghai

Al Salone dell’automobile di Shanghai il Gruppo Fiat si è presentato in forze con i diversi brand commercializzati in Cina e soprattutto attraverso le attività della JV, nata tre anni fa, con Guangzhou Automobile Group. Dalla collaborazione Gac-Fiat è infatti nata la Viaggio, la prima Fiat costruita in Cina, che sta avendo molto successo sul mercato interno. E questa JV dovrebbe avviare dal 2014 – non appena le autorità governative approveranno l’allargamento delle attività Gac-Fiat – anche la produzione delle Jeep in Cina. Proprio dal brand più celebre al mondo nel settore degli off-road è arrivata a Shanghai la Cherokee (qui proposta come Zi You Guang) che è la prima nuova Jeep dell’era Fiat in quanto basata sulla piattaforma dell’Alfa Romeo Giulietta comune con la Dodge Dart. Questo modello arriverà dagli Usa nelle concessionarie cinesi alla fine del 2013, per soddisfare le richieste di quello che per Jeep è il secondo mercato dopo gli Stati Uniti. Al Salone di Shanghai Gac-Fiat ha presentato anche due nuove versioni del Suv Freemont – la 2.4 NAVI e la 3.6L AWD – entrambe di importazione, esposte accanto alla 500, che sta avendo sempre più estimatori nel paese del Dragone. “I risultati degli ultimi tre anni – ha detto John Burton, il neo general manager della Joint Venture – sono solo un piccolo passo per ricreare la ‘Nuova Fiat’, e il successo implica che stiamo per assumere maggiori responsabilità e obblighi”. “Andando avanti – ha riferito Jiang Ping, executive deputy general manager della JV – GAC Fiat continuerà a fornire prodotti di qualità superiore per i consumatori cinesi e ottimizzare dealer e servizi di rete, aumentando la nostra qualità del servizio e consentendo ai consumatori l’accesso alla filosofia del marchio di ‘La vita e bella’, lo slogan usato dalla Fiat in Cina”. Al momento Gac-Fiat conta nel Paese su 170 concessionari e più di 200 punti vendita, rete che sarà ampliata entro la fine del 2013. Ma all’Autoshow, il Gruppo Fiat è presente anche con Chrysler, Jeep, Magneti Marelli e Iveco, dove ha presentato i nuovi camion di fascia alta importati dall’Europa.

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Il salone dell’automobile di Shanghai festeggia l’auto con mercato in crescita

Si apre domani con la giornata dedicata alla stampa la quindicesima edizione dell’ International Automobile & Manufacturing Technology Exhibition di Shanghai – più nota come Auto Shanghai 2013 – che metterà in mostra su un’area di 170mila metri quadri il meglio della produzione motoristica mondiale. Auto Shanghai rappresenta la ‘porta d’ingressò a quello che in pochi anni è diventato il più importante sbocco commerciale per le quattro ruote (19,9 milioni di unità vendute nel 2012) e che, dopo il rallentamento della crescita lo scorso anno (solo il 7,7%) nel primo trimestre del 2013 è balzato ad un +21,6%. Questa ripresa del mercato tra gennaio e marzo ha favorito maggiormente i costruttori cinesi, che sono passati dal 32,9 al 35,1% delle vendite totali rispetto ai brand ‘globali’. Tra i produttori del 100% made in China, hanno ottenuto i miglioramenti più significativi Chang’an (+121%) Great Wall (+53,2%) e la coppia Geely e BYD, entrambe cresciute del 25%. La fetta più interessante del mercato cinese resta comunque quella premium e luxury, grazie alla particolare passione che quella clientela dimostra nei confronti dei marchi più conosciuti e – in generale – dei contenuti in termini di design e di prestazioni, della produzione europea e, in seconda battuta, di quella americana. Tra il 20 e il 29 aprile sotto le volte dell’International Exhibition Center, i riflettori si accenderanno su un vasto numero di novità, a conferma che tutti i costruttori hanno intensificato gli sforzi per creare e lanciare prodotti che siano in sintonia con i clienti cinesi. Volkswagen, Mercedes, Bmw, Jeep, Acura (brand di lusso della Honda) ed anche Citroen e Ford faranno debuttare i loro suv compatti, un segmento che piace sempre di più non solo agli acquirenti delle grande metropoli, ma anche nelle aree ‘emergenti’ delle città della fascia 2. Oltre al reveal della GLA, quarta variante della famiglia delle nuove compatte Mercedes, a Shanghai verranno svelate la concept Volkswagen CrossBlue e il crossover Bmw X4, che sfideranno l’ultima arrivata tra le Jeep – la Cherokee dall’anima 100% italiana – e l’inedita Citroen DSX, esposta come concept Wild Rubis. Molte novità anche nel segmento delle berline medie, molto amate dai giovani che ‘sognano’ una limousine ma non vogliono rinunciare alla sportività. A Shanghai ci saranno l’Audi A3 Sedan, la nuova Ford Mondeo, l’Honda Concept-C (che prefigura una sedan prodotta in Cina per la Cina), mentre Suzuki anticiperà con la Authentics la sua futura berlina sportiva. Nell’ambio dei segmenti più elevato, da segnalare la nuova versione lunga della Classe E di Mercedes. Ma il polo di attrazione per gli addetti ai lavori e, successivamente, per i visitatori saranno le auto di fascia alta e altissima, settore in cui l’Italia non teme il confronto con gli altri Paesi produttori. A Shanghai debutterà la nuova Maserati Ghibli, berlina sportiva di segmento E, che porterà per la prima volta un turbodiesel (che si preannuncia dal carattere ‘unico’) nella gamma della Casa del Tridente. Accanto alla Ghibli spiccherà anche una speciale variante della Quattroporte, con motore ‘su misura’ per quel mercato. Tra le altre novità da segnalare anche la Porsche Panamera lunga, come richiesto dai clienti cinesi, e la Rolls-Royce in edizione limitata Alpine Trial. Tra le supercar, riflettori puntati sulla Lamborghini Aventador LP-720 4 in edizione speciale 50mo Anniversario, con motore portato a 720 Cv e destinata ad essere prodotta in sole 100 unità.

fonte: ANSA

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Nel 2016 Cina potrebbe superare Usa in mercato auto di lusso

Entro il 2016 la Cina potrebbe superare anche gli Stati Uniti come primo mercato al mondo nel settore delle automobili di lusso. A rivelarlo è uno studio della McKinsey, una nota società di consulenza americana. La Cina è attualmente seconda con 1,25 milioni di autovetture vendute lo scorso anno contro l’1,7 milioni di auto vendute negli Stati Uniti. Secondo lo studio effettuato da Mckinsey, entro il 2016, le vendite di queste auto di fascia alta (dal costo compreso tra 200.000 e 1,2 milioni di yuan, cioé tra i 25.000 e i 150.000 euro circa) potrebbero arrivare nel paese del dragone a 2,25 milioni e toccare i 3 milioni nel 2020. Dal conteggio del rapporto sono state escluse le autovetture di fascia altissima, di costo superiore a 150.000 euro. Per le case automobilistiche tedesche incluse Audi, Bmw e Mercedez la Cina è già il primo mercato, e il gigante americano General Motors ha lanciato la scorsa settimana in Cina la nuova Cadillac XTS. Nel 2009 la Cina aveva già superato gli Stati Uniti diventando il primo mercato automobilistico mondiale.

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Cina punta ad aumento del limite degli investimenti stranieri in borsa

La Cina punta ad aumentare, di almeno 10 volte, il limite autorizzato degli investimenti esteri su azioni, obbligazioni e depositi bancari nazionali, attualmente fissato a 80 miliardi di dollari. Lo ha detto oggi al Financial Forum di Hong Kong, Guo Shuqing, presidente della China Securities Regulatory Commission, la commissione di regolamentazione dei mercati finanziari del paese. Guo ha anche detto che la Cina continuerà l’internazionalizzazione dello yuan e l’incoraggiamento ai cinesi ad investire all’estero, chiedendo di innalzare il livello di qualità degli intermediari necessari. Lo scorso anno Pechino ha assegnato quasi 16 milioni di dollari di quote a investitori stranieri, equivalente al totale concesso negli ultimi sei anni. Gli operatori esteri al momento riescono a investire sui mercati cinesi grazie al programma Qfii (investitori istituzionali stranieri qualificati) e al piano Rqfii (rmb investitori istituzionali stranieri qualificati), istituito quest’ultimo nel 2011 con una quota iniziale di 20 miliardi di yuan (oltre 2 miliardi di euro) e cresciuto a 70 miliardi di yuan lo scorso anno. Attualmente il limite fissato degli investimenti stranieri in Borsa è di 80 miliardi di dollari, saliti ad aprile dai precedenti 30. Guo ha anche annunciato la creazione di un nuovo organismo per contribuire a diversificare i suoi 3.310 miliardi di dollari americani nelle riserve ufficiali. Dopo l’annuncio di oggi di Guo Shuqing, la borsa di Shanghai ha guadagnato in chiusura il 3,7%.

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Magneti Marelli fa joint venture in Cina per ammortizzatori

Magneti Marelli e Wanxiang Qianchao Company, la maggior azienda cinese di componenti per l’automotive, hanno siglato un accordo per la creazione di una joint venture in Cina, mirata alla produzione di ammortizzatori per auto. La joint venture sarà partecipata in maniera paritetica dalle due aziende e sarà operativa entro la fine del 2011. L’attività industriale sarà localizzata presso Hangzhou, città di circa 9 milioni di abitanti, capitale della provincia di Zhejiang e importante hub logistico-industriale a circa 180 km a sud-ovest di Shanghai, dove il gruppo Wanxiang ha sviluppato una presenza industriale forte e consolidata. A regime, nel corso dei prossimi tre anni, la capacità produttiva della joint venture dovrebbe raddoppiare i 3 milioni di ammortizzatori annui prodotti oggi da Wanxiang per i carmakers locali, raggiungendo quota 6 milioni di ammortizzatori prodotti all’anno e allargando l’offerta anche ai costruttori internazionali presenti in Cina.
L’azienda cinese fa parte di Wanxiang Group Corporation, un gruppo da 40.000 dipendenti e 10 miliardi di dollari di fatturato nel 2010, che opera in vari settori di business (servizi finanziari, prodotti per l’agricoltura, energie rinnovabili, real estate) ed è guidato da Lu Guanqiu, una delle figure carismatiche dell’imprenditoria cinese, che ha creato un impero industriale partendo da una piccola officine di riparazione per le biciclette nel 1969. “Questo accordo – ha dichiarato Eugenio Razelli, ceo di Magneti Marelli – rappresenta il completamento della nostra presenza industriale in Cina, mercato strategico dove siamo presenti nel 1996 e dove ora è riprodotto l’intero perimetro delle attività principali di Magneti Marelli. La Cina si aggiunge all’acquisizione dello stabilimento di Pulaski in Usa e alla joint venture con Endurance in India, oltre che alla presenza consolidata in Sud America e Polonia”. Magneti Marelli si è recentemente aggiudicata il premio della Camera di Commercio italiana in Cina in quanto “azienda italiana che ha realizzato l’approccio più efficace al mercato Cinese nel 2010”. Lo scorso anno ha aumentato il fatturato in Cina di oltre il 40% (232 milioni nel 2010 contro i 162 del 2009), superando quindi le performance di un mercato automotive già in forte crescita (+32% circa).

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