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Alibaba corteggia big lusso, negozi in cambio lotta a falsi

Alibaba corteggia i grandi marchi del lusso. E per attirarli ad aprire negozi online sulle proprie piattaforme promette di rimuovere tutti i prodotti contraffatti dai suoi siti e di combattere i venditori non autorizzati. Secondo indiscrezioni, l’offerta sarebbe stata avanzata a Burberry ma anche ad altri marchi, quali Este Lauder. Una strategia che sembra pagare: per i big del lusso garantisce un ulteriore ingresso sul mercato cinese e un alleato contro i falsi. Per Alibaba significa rafforzare la propria posizione in vista dell’initial public offerting: i grandi marchi infatti aumentano il lustro di Alibaba e mostrano la serieta’ del colosso contro il falso, fenomeno spesso associato alla Cina. L’importanza di Alibaba come mercato per il lusso e’ emersa nei mesi scorsi, quando alcuni big quali Gucci e Yves Saint Laurent hanno denunciato il colosso dell’ecommerce, accusandolo di rendere possibile sulle sue piattaforme la vendita di prodotti contraffatti. Due settimane dopo l’azione legale e’ stata ritirata con i big del lusso che hanno messo in evidenza di essersi accordati per lavorare insieme in buona fede per ridurre la contraffazione.

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Assalto dei consumatori cinesi ai beni di lusso

Né la campagna del governo di Pechino contro la corruzione – che ha portato ad un inasprimento dei controlli – né la stagnazione dell’economia internazionale sono riusciti a contenere la voglia di lusso dei cinesi. Secondo una ricerca del Fortune Carachter Institute di Shanghai, specializzato nell’analisi dell’economia cinese e in particolare nel settore dei beni di lusso, i consumatori cinesi hanno acquistato nel 2013 il 47% di tutti i beni di lusso venduti nel mondo. La cifra spesa per raggiungere questo record? Centodue miliardi di dollari, poco meno della metà di quanto speso in tutto il mondo, 217 miliardi. Il dato è significativo anche perché giunge in un momento caratterizzato da una domanda che resta debole sui principali mercati mondiali e mentre è in pieno svolgimento la campagna contro la corruzione dei funzionari pubblici lanciata un anno fa dal presidente Xi Jinping. Campagna che ha portato ad una netta riduzione delle spese da parte di un rilevante settore dei consumatori cinesi, quello composto dai funzionari che si arricchiscono approfittando della loro posizione e che ora cercano di sfuggire alle ire della temuta Commissione centrale di controllo del Partito Comunista. Dalla ricerca risulta che i nuovi ricchi cinesi amano acquistare i prodotti di lusso – vestiti, scarpe, borse, gioielleria e orologi fanno la parte del leone – soprattutto nel corso dei loro viaggi all’estero. Il 57% delle spese avviene infatti fuori dalla Cina. Nell’ordine New York, Parigi, Tokyo e Roma sono le metropoli straniere preferite per lo shopping dai turisti cinesi di fascia alta. Zhou Ting, direttrice dell’istituto di ricerca di Shanghai, presentando i risultati dello studio precisa che i massicci acquisti all’estero da parte dei cinesi sono dovuti al fatto che in questo modo sono sicuri di non acquistare beni contraffatti, che sono estremamente diffusi in Cina. Il 23% della spesa viene fatta attraverso ordinazioni all’estero e solo il 20% della somma totale viene spese nei negozi che si trovano fisicamente nelle città cinesi. Un altro istituto di ricerca, Kpmg, che fornisce consulenze sulle tendenze del mercato cinese, presenta uno studio secondo cui il boom del lusso in Cina si è in larga parte trasferito sulle vendite online. Da un sondaggio effettuato dall’istituto, su 10.200 consumatori online è risultato che essi hanno speso almeno 1.400 yuan (166 euro) nell’acquisto di un prodotto che considerano di “alto lusso”. Uno su sei degli interpellati ha affermato di aver speso cifre superiori. La maggior parte degli acquisti viene fatta attraverso siti locali di commercio online, come Tmall e Taobao. Nick Debman, presidente della Kpmg per l’Asia-Pacifico, consiglia alle grandi marche occidentali di costruire al più presto le loro “piattaforme” per la vendita diretta su Internet. “Molte compagnie sono riluttanti – sostiene Debman – ma i consumatori sono fortemente orientati verso gli acquisti online”.

fonte: ANSA

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Crescono poco in Cina le vendite del lusso, anche per colpa della legge pro austerità

Rallenta la crescita del mercato del lusso in Cina che quest’anno torna ai livelli del 2000: nel 2013 le vendite del settore sono aumentate del 2% rispetto all’anno precedente mentre lo scorso anno erano aumentate del 7%. E’ quanto risulta da uno studio sul mercato dei beni di lusso in Cina pubblicato dallo studio Usa Bain & Company con sede a Shanghai. Secondo l’indagine ad incidere sull’andamento la politica di austerità messa in campo dal segretario per partito comunista e presidente cinese Xi Jinping, dal momento che i funzionari del partito e governativi, se non i primi compratori di beni di lusso, erano tra i primi destinatari degli stessi. Fino all’avvento di Xi, infatti, era molto diffusa l’usanza di regalare oggetti di lusso ai potenti cinesi. Non a caso, secondo lo studio, uno degli oggetti di lusso le cui vendite registrano la crisi peggiore è l’orologio, principalmente da uomo e gli accessori da uomo, da sempre oltre un quinto delle vendite del settore del lusso, che nel 2013 hanno visto una perdita dell’11%. Secondo lo studio, nel 2013 le vendite di oggetti di lusso in Cina (esclusi Hong Kong e Macao) sono arrivate a 116 miliardi di yuan, oltre 13 miliardi di euro. La crescita nel 2014 è prevista agli stessi livelli. I cinesi restano però restano i più grandi consumatori di beni di lusso, acquistando il 29% dei prodotti nel mercato globale. Ma proprio la politica di austerità del nuovo vertice del partito e del paese, ha spinto i cinesi ad acquistare i beni all’estero. La pratica del regalo di lusso ai potenti, infatti, non è venuta a mancare totalmente, si sono solo allontanati i luoghi di acquisto. I primi a beneficiare sono sicuramente Hong Kong e Macao, ma anche l’Europa e gli Usa. Due terzi degli acquisti di lusso dei cinesi vengono infatti eseguiti all’estero.

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Presentato il progetto di un nuovo outlet italiano a Guangzhou

Aprirà nel primo quadrimestre del 2015 il Florentia Village di Guangzhou-Foshan, il terzo del suo genere in Cina dopo quello aperto dall’italiana Rdm (gruppo Fingen) in Cina dopo quello nei pressi di Pechino e quello che l’anno prossimo vedrà alla luce a Shanghai. Il nuovo outlet, il primo nel sud della Cina, si trova in un’area strategica, tra la vecchia Canton e Foshan, vicina a Shenzhen e Zuhai e non lontana da Hong Kong. Accessibile da aeroporto, metro, autostrade e stazioni ferroviarie, è il primo outlet di ispirazione italiana nel sud del paese del dragone e offrirà ai compratori cinesi prodotti con fino al 70% di sconto di primarie aziende del lusso come Armani, Bulgari, Burberry, Etro, Fendi, Ferragamo, Hogan, Hugo Boss, Kenzo, Prada, Ralph Lauren, Tod’s, Tory Burch, Versace. Il progetto si sviluppa su un’area di 118.000 mq con 50.000 mq di area commerciale, il tutto sviluppato in architettura che ricorda le città di Firenze e di Venezia. “Per noi questo progetto – ha detto Jacopo Mazzei, presidente e amministratore delegato di Florentia Village e Rdm – è importante in un’area chiave del paese che ci aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo di realizzare altri outlet nelle città cinesi di prima e seconda fascia, facendo attestare i nostri outlet come capisaldi di lusso in Cinz”. In progetto, altre costruzioni simili a Chengdu e a Chongqing, dopo l’apertura dell’anno prossimo a Pudong (Shanghai) e quella del giugno 2011 a Wuqing (tra Pechino e Tianjin), il primo outlet della Rdmche alla fine del 2012 ha fatto registrare oltre 3 milioni di visitatori e un turnover di circa 200 milioni di euro.

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Secondo la Camera della Moda Italiana, iin arrivo nuova ondata di consumatori cinesi

La Cina sta crescendo in maniera esponenziale, “perché laggiù non si lasciano sfuggire nulla”. E’ questo il dato che secondo il presidente della Camera della Moda Italiana Mario Boselli viene più alla luce in questo Paese, una realtà che “ha sempre fatto passi in avanti, ma in termini quantitativi, mentre negli ultimi 15 anni lo ha fatto anche dal punto di vista qualitativo” ha commentato il presidente a margine del convegno ‘Fashion 3.0’ sulle prospettive digitali della moda, facendo riferimento al suo recente viaggio di lavoro in Cina. “Anche se fino a due anni fa la crescita del mercato globale di questa area registrava numeri a due cifre e ora segna solo un 8% circa – ha aggiunto Boselli – questo non significa che stia rallentando il sistema moda, perché perché nei prossimi anni è in arrivo una nuova ondata di consumatori cinesi dalle campagne alle città, non solo nelle quattro capitali dello shopping, ma in altre 150 circa”. Secondo il presidente della CNMI, questi cominceranno a consumare i prodotti cinesi, “perché oramai hanno imparato a produrre molto bene anche grazie a noi e al nostro know-how trasmesso in questi anni”, e poi “arriveranno al top di gamma”. E mentre alla Cina continuerà a interessare produrre in grandi quantità, “le piccole serie rimarranno appannaggio nostro” ha concluso Boselli.

fonte: ANSA

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La Camera della Moda consegna lista di marchi italiani usurpati in Cina

La Camera della Moda Italiana (CNMI) ha consegnato oggi alla Camera di Commercio Generale Cinese, un duplice dossier con lista dei brand italiani “usurpati” in Cina e una diffida ai presenti ad ospitare marchi che non siano quelli utilizzati dai legittimi proprietari, con l’annuncio della disponibilità da parte della CNMI “ad effettuare le verifiche del caso in uno spirito di fattiva collaborazione”. Sono questi i risultati dell’incontro Italia-Cina avvenuto oggi a Milano fra il presidente della CNMI Mario Boselli e gli stati generali della moda cinese, nella quarta edizione della China Retailers Convention. Inoltre, nel corso del meeting, Boselli ha ricevuto un importante riconoscimento da parte della China General Chamber of Commerce. E’ il primo italiano ad ottenere il certificato di “Membro esperto della China General Chamber of Commerce”. La Camera di Commercio generale Cinese è un’organizzazione governativa e ha la missione di costruire un ponte tra il governo e le imprese private. E’ organizzata in 14 divisioni, una per ogni settore merceologico, conta 16 filiali. I membri diretti sono 3.000 e oltre 80.000 gli indiretti. La Camera gestisce direttamente per conto del Governo 14 altri enti governanti, 39 associazioni professionali nazionali e controlla 31 pubblicazioni stampa nazionali. Nel corso dell’incontro è stata comunicata la composizione della commissione, prevista nell’ambito del memorandum d’intesa con la China Business Coalition Shopping Center Professional Committee. Da parte della CNMI fanno parte della Commissione il Presidente Boselli e due membri della CNMI, Carlo Capasa e Massimo Ferretti. Della China Business Coalition Shopping Center Professional Committee fanno parte oltre al Presidente Xing He Ping, Luciano Nataloni e Fu Yixiang. La commissione si riunirà in tempi brevi, tra fine giugno e i primi di luglio, per iniziare il lavoro di penetrazione della PMI italiane in Cina. La lista dei marchi usurpati è stata consegnata da Boselli alla signora Zaho, responsabile della CBCSCPC.

fonte: ANSA

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Siglato accordo tra Camera Nazionale della Moda Italiana e Camera Commercio cinese

Aiutare le medie imprese della moda italiana a sbarcare in Cina, soprattutto quelle più in difficoltà. E’ questo l’obiettivo del memorandum d’intesa sottoscritto oggi a Milano tra la Camera Nazionale della Moda Italiana e la China Business Coalition Shopping Center Professional Committee, l’associazione globale no profit facente parte della Camera di Commercio Cinese che si occupa della distribuzione, gestendo gli shopping center nazionali. Come ha spiegato durante la presentazione il presidente della CNMI Mario Boselli, “il consumatore cinese oggi mira al ‘bello ben fatto’ superiore alla produzione del suo Paese, ma sotto al triangolo delle grandi griffe”. L’accordo, che arriva dopo quelli siglati nel 2011 con la China Fashion Association e con la China National Garment Association, dovrà “promuovere la cooperazione tra i due sistemi moda Italia e Cina” ha spiegato il presidente di China Business Coalition Professional Committee Xing He Ping. Intanto Mario Boselli pensa alle prossime mosse del suo ente appena rinnovato ai vertici, perché il prossimo lunedì ci sarà il primo consiglio dopo le elezioni dello scorso aprile, “nel quale -ha annunciato il presidente- verranno decise le diverse deleghe e nel quale indicheremo le persone che si occuperanno di questo specifico settore”. Infine il pensiero di Boselli va al nuovo Governo, nei confronti del quale la Camera della Moda nutre “molta fiducia”, memore del felice precedente con il nuovo presidente del Consiglio Enrico Letta, che “é stato al mio fianco -racconta il presidente- ‘in tempi non sospetti’ quando, in veste di ministro dell’Industria, nel giugno del 2000 firmammo a Parigi un importante accordo con la Federation Francaise de la couture du pret a porter”.

fonte: ANSA

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Aumenta lo shopping dei cinesi in Italia, secondi dopo i russi

Cresce lo shopping dei cinesi in Italia, al secondo posto dopo la Russia, con un interesse particolare per gli acquisti di lusso offerti dalla capitale italiana della moda, Milano. E’ quanto emerge da una ricerca di Global Blue presentata oggi a Milano. Sul totale delle vendite tax free, la Russia rimane prima in classifica con il 26% circa, seguita dalla Cina (19%), che in un anno ha incrementato del 68% gli acquisti. Lo scontrino medio di un turista cinese però è salito in testa con 852 euro contro i 638 euro spesi da un russo. “La propensione al consumo del turista cinese in Italia è in crescita” spiega il vicepresidente di Global Blue, Alessandro Ciambrone, precisando che negli ultimi cinque anni la Cina è cresciuta più di tutti nella spesa esentasse e, secondo Ciambrone, “presto i cinesi raggiungeranno i russi, forse li doppieranno”. Tra le città italiane, Milano fa la parte del leone con il 33% degli acquisti, seguita da Roma (19%), Venezia (9%) e Firenze (8%). Notevole l’interesse per le aree degli outlet, sempre più ricercati sia dai russi che dai cinesi. Questi ultimi, dal 2008 al 2012 hanno raddoppiato gli acquisti con uno scontrino che ha raggiunto i 546 euro. Ma cosa compra il turista cinese in Italia? I due terzi della spesa va per abbigliamento e pelletteria, mentre il 27% è rappresentato dai gioielli, compresi gli orologi che prendono sempre più piede.

fonte: ANSA

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Italia protagonista a boat show di Shanghai

E’ ancora l’Italia il paese protagonista della diciottesima edizione del China International Boat Show, una delle piu’ importanti fiere al mondo del settore nautico, ospitata presso lo Shanghai World Expo Exhibition and Convention Center della capitale economica cinese. Quest’anno, nonostante la crisi mondiale, la fiera copre un’area di 48.000 mq, il 37% in piu’ rispetto allo scorso anno con una previsione di 40.000 visitatori finali. Come ogni anno imponente la presenza italiana con 33 aziende riunite nel padiglione Italia organizzato, per il settimo anno consecutivo, dal locale ufficio dell’Agenzia Ice, in collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico e l’Ucina, l’Associazione industriale dei cantieri navali. Sono poi presenti anche numerose altre aziende italiane che si presentano come espositori in padiglioni individuali. Il settore della nautica in Cina e’ in forte crescita. Negli ultimi anni in particolare si e’ verificato un notevole incremento nella produzione locale nel settore tanto che le esportazioni di yachts e imbarcazioni da diporto cinesi sono cresciute del 17% nel 2012 rispetto all’anno precedente. In aumento anche le importazioni cresciute nell’ultimo anno del 45,2%. Per quanto riguarda specificamente l’Italia, il nostro paese si e’ riconfermato nel 2012 leader per quanto riguarda le esportazioni verso la Cina come gia’ era stato nel 2011. ”L’Italia spiega Claudio Pasqualucci, responsabile dell’ufficio Ice di Shanghai – ha infatti esportato in Cina imbarcazioni per 62,82 milioni di dollari, che rappresenta il 26,9% del totale delle importazioni di questi prodotti nel paese del dragone”. Nell’edizione di quest’anno e’ prevista la presentazione sul mercato cinese di diverse imbarcazioni tra cui il Searay 370 Venture, l’Azimut 45, il RIVA, il Cranchi M44,il Prestige 450 & 620S e il Majesty 88.

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Secondo stampa cinese, Christie’s sbarca a Shanghai

La casa d’aste Christie’s sara’ la prima ad operare in modo indipendente in Cina, secondo il quotidiano China Daily. La Cina continentale e’ diventata negli anni scorsi il principale mercato per l’arte, ambito da tutti i principali organizzatori di aste del mondo. Christie’s, fondata a Londra nel 1766, ha avuto l’autorizzazione per organizzare delle aste a Shanghai, dove ha dal 1994 un suo ufficio di rappresentanza. ”Finalmente Christie’s potra’ offrire ai suoi clienti di Shanghai le stesse opportunita’ che offre da molti anni a Londra, Parigi, New York e Hong Kong”, ha dichiarato Steven Murphy, direttore della casa d’aste. Finora il mercato della Cina continentale era stato dominato dalle compagnie cinesi, come la Poly e la China Guardian. Le case d’asta straniere presenti ad Hong Kong come Sotheby e la stessa Christie’s, dovevano assoggettarsi ad una serie di pesanti limitazioni per operare in Cina.

fonte: ANSA

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