Archivi tag: libertà di espressione

Giornalista scappato dalla Cina riappare dopo 22 giorni

La moglie di Li Xin, un giornalista cinese scomparso mentre cercava asilo all’estero, ha detto all’AP di aver parlato con il marito che gli ha detto di essere tornato volontariamente in Cina per le indagini. Ma la donna crede sia stato costretto a tornare indietro dalle autorità. He Fangmei ha parlato con suo marito Li Xin oggi, quando è stata chiamata in una stazione di polizia per ricevere la chiamata. Il ritorno di Li in Cina sarebbe l’ultimo esempio delle azioni di Pechino oltre i confini del paese nei confronti di coloro che sono ricercate dalle autorità. Negli ultimi tempi si sono diffusi in rete alcuni documenti che dimostrano come la Cina abbia deciso di perseguire anche oltre confine coloro che sono scappati dal paese perchè perseguitati. Li era fuggito dalla Cina nel mese di ottobre e in una intervista all’AP dall’India aveva riferito di aver lasciato la Cina perchè era stato costretto a diventare un informatore. In seguito aveva cercato rifugio in Thailandia prima di far perdere sue notizie a gennaio.

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Nel 2014 la situazione dei diritti umani in Cina peggiore dal 1989

La situazione dei diritti umani e civili in Cina è la peggiore da 25 anni. E’ questa la conclusione di un rapporto sui diritti umani in Cina nel 2014, realizzato da Civil Rights and Livelihood Watch, una organizzazione con base in Cina. Come già descritto a gennaio in un analogo rapporto dell’americana Human Right Watch, il nuovo dossier spiega che il governo centrale ha aumentato il controllo sul paese con la scusa del “mantenimento della stabilità”. Oltre 2200 casi di arresti sia domiciliari che in carcere, detenzioni da parte della polizia, ‘vacanze’ forzate ed altri mezzi coercitivi sono stati registrati dall’organizzazione nel 2014, il numero più alto dal 1989. Con la scusa del mantenimento della stabilità, sono stati rinforzati anche i controlli rispetto alle opinioni sull’operato del governo. A marzo scorso, il premier cinese Li Keqiang ha annunciato un aumento del budget della sicurezza interna, portandolo a 33 miliardi di dollari. Tra gli obiettivi delle autorità, scrittori, avvocati, giornalisti, accademici, attivisti, dissidenti politici. Aumentato anche il controllo sui media e su internet (da dove sono stati rimossi migliaia di siti e di commenti), con maggiore limitazione della libertà di espressione. Aumentato anche i controlli in occasione delle ricorrenze, come quella di Tiananmen, prolungando il periodo di controllo epr alcuni mesi. Migliorano invece, secondo il dossier, le condizioni per coloro che manifestano per strada, con un sensibile abbassamento del numero di arresti.

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Le autorità cinesi condannano l’attentato di Parigi, ma i giornali riflettono sulla libertà di stampa occidentale

Se le autorità cinesi hanno fermamente condannato l’attacco terroristico alla redazione del Charlie Hebdo, la stampa ufficiale, pur condannando l’episodio, ha chiesto una maggiore comprensionedei fatti. Secondo un editoriale del Global Times, giornale vicino alle posizioni del partito comunista cinese, “dal punto di vista d’Oriente, quello che Charlie Hebdo ha pubblicato non è completamente difendibile ed è comprensibile che alcuni musulmani si sentono male per le vignette nella rivista”. L’editoriale non firmato però sottolinea che questo “non può essere usata per giustificare un attacco che è andato oltre i confini civili di tutte le società”. Il quotidiano lamenta che l’ondata di sostegno internazionale ai fatti di Parigi non si è verificata quando la Cina ha subito attacchi terroristici, come Pechino ha definito gli scontri avuti tra le forze di polizia e la minoranza uighura. Per il giornale, infatti, “La lotta al terrorismo ha bisogno di un alto livello di solidarietà tra la comunità internazionale. Il mondo è sempre unificato nella sua risposta agli attacchi terroristici che si sono verificati in Occidente, ma quando è il turno dell’Occidente di reagire a questi attacchi in paesi come la Cina e la Russia, spesso giri di parole.”. Il sostegno dato ai giornalisti di Charlie, è per l’editoriale l’occasione per criticare la visione occidentale della libertà di stampa. “Notiamo che molti leader occidentali e media di tendenza – è scritto nell’articolo – hanno evidenziato il loro sostegno per la libertà di stampa nel commentare l’incidente. Questo rimane una questione aperta. La libertà di stampa si trova all’interno dei sistemi politici e sociali dell’Occidente ed è un valore fondamentale. Ma in questi tempi globalizzati, quando le loro azioni contraddicono con i valori fondamentali di altre società, l’Occidente dovrebbe avere la consapevolezza di facilitare i conflitti, invece di accentuando in conformità con i propri valori in un modo a somma zero.”. Per il Global Times, “poichè l’Occidente detiene predominio assoluto in giudizio globale, le società non occidentali possono a malapena far ascoltare nel mondo il loro disaccordo. L’Occidente deve controllare coscientemente il suo uso di “soft power”. Anche se l’Occidente pensa che sia giusto sostenere la libertà di stampa – contiua l’editoriale – vale ancora la pena rispettare i sentimenti degli altri. Se l’Occidente pensa della globalizzazione come ampliamento assoluto e la vittoria di certi valori, allora è in cerca di guai senza fine.”. Il Global Times chiude poi l’editoriale con l’invito all’Occidente ad essere “più mite nell’esprimere scontri culturali e prendere in considerazione i sentimenti di molti altri” cosa che “sarebbe molto gratificante e rispettabile”.

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Rinnovati tesserini a decine di giornalisti americani

Le autorita’ cinesi hanno rinnovato i tesserini a decine di giornalisti del New York Times e dell’ agenzia Bloomberg, con una decisione che prelude alla concessione dei loro visti per il 2014. Lo hanno affermato fonti dei due media e del Foreign Correspondent Club of China (Fccc). Le due prestigiose testate americane hanno condotto negli ultimi mesi approfondite inchieste sulla situazione finanziaria delle famiglie di alcuni dei massimi dirigenti cinesi, tra cui il presidente Xi Jinping e l’ ex-premier Wen Jiabao. Il problema dei giornalisti dei due media era stato sollevato dal vicepresidente americano Joe Biden nel corso della sua recente visita in Cina. Ai corrispondenti stranieri in Cina – circa 700 – viene concesso un visto annuale, che scade in dicembre. Per chiedere il rinnovo del visto vero e proprio, che viene rilasciato dalle autorita’ di polizia, e’ necessario prima rinnovare il proprio tesserino, che viene rilasciato dal ministero degli esteri. Il Fccc ha denunciato pochi giorni fa l’ intensificazione dell’ uso dei visti per intimidire i giornalisti stranieri e ha ricordato che dal 2012 a quattro reporter – una della rete televisiva Al Jazeera, due del New York Times e uno dell’agenzia Reuters – non e’ stato rinnovato il visto, un provvedimento che equivale all’ espulsione dal Paese.

fonte: ANSA

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Chiede più diritti, professore cacciato da università

Un professore universitario è stato licenziato per aver scritto un libro nel quale criticava il sistema politico cinese, chiedendo maggiori diritti civili. Zhang Xuezhong è professore alla facoltà di legge nella East China University di Shanghai era stato allontanato dalla cattedra in agosto, ma tenuto in servizio. Ora il rettore lo ha informato del fatto che, non avendo ammesso i suoi errori, il suo contratto sarà terminato alla fine di dicembre. Gli errori di cui sarebbe colpevole, sono legati in particolare ad un libro, ‘Il nuovo senso comune’, pubblicato online e nel quale mette in dubbio la legittimità del governo del partito comunista. In altri articoli, il professore ha chiesto maggiori diritti nel Paese e più riforme, mentre a maggio scrisse una lettera al ministro dell’Educazione chiedendo la fine delle lezioni e dei test sul marxismo nelle università.

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Peggiorano in Cina le condizioni dei corrispondenti stranieri

La situazione dei corrispondenti di media stranieri in Cina continua a peggiorare, e nel 2013 ha mostrato “una serie di tendenze negative”, tra cui l’ uso dei visti di residenza come strumento di pressione. Lo afferma il Foreign Correspondent Club of China (Fccc) in un comunicato diffuso oggi a Pechino. Il comunicato ricorda che “nessuno dei corrispondenti del New York Times e dell’ agenzia Bloomberg hanno finora ottenuto il rinnovo del visto”, dopo “la pubblicazione di articoli sulla situazione finanziaria di alcuni alti dirigenti cinesi”. L’ Fccc aggiunge che “larghe fette” del territorio della Cina “rimangono di fatto irraggiungibili” per i corrispondenti. Tra queste, l’ organizzazione dei corrispondenti ricorda le aree a popolazione tibetana delle province occidentali della Cina e il Xinjiang, patria della minoranza etnica e religiosa degli uighuri. “Il governo cinese ha affermato piu’ volte il suo impegno per migliorare le condizioni di lavoro dei giornalisti stranieri, ne aspettiamo i frutti con ansia”, conclude il comunicato. L’ Fccc, che non e’ riconosciuto dal governo cinese, conta circa 500 membri.

fonte: ANSA

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In Cina, secondo Nyt, minaccia espulsione per decine di giornalisti Usa

Due dozzine di giornalisti che lavorano per due delle testate più prestigiose degli Usa, il New York Times e l’agenzia Bloomberg, non hanno ancora ottenuto il rinnovo del visto cinese per il 2014, e potrebbero essere espulsi dal paese. Lo scrive oggi lo stesso Nyt, sottolineando che questo significherebbe la chiusura di fatto degli uffici delle due testate in Cina. Il problema è stato sollevato nei giorni scorsi dal vicepresidente John Biden nei suoi colloqui col numero uno cinese Xi Jinping che, secondo il Nyt, “è apparso indifferente”. Nei mesi scorsi Bloomberg e Nyt sono entrati in rotta di collisione con le autorità con inchieste che hanno rivelato le ricchezze accumulate da due dirigenti cinesi – lo stesso Xi Jinping e l’ex-premier Wen Jiabao – e dalle loro famiglie. Secondo il Nyt, Biden ha affermato che “le innovazioni si sviluppano quando la gente è libera di respirare liberamente, parlare liberamente, è in grado di sfidare l’ortodossia e i giornali possono riportare la verità senza paura delle conseguenze”. In Cina i visti dei giornalisti stranieri hanno la durata di un anno e scadono tutti alla fine di dicembre.

fonte: ANSA

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Ispezione in uffici bloomberg a Shanghai e Pechino

Le autorita’ cinesi hanno compiuto in novembre delle ”ispezioni” nelle sedi dell’agenzia d’informazione Bloomberg a Pechino e a Shanghai, secondo la rivista americana Fortune. Si tratta, scrive la rivista, di ”un chiaro segno di irritazione” da parte delle autorita’. Ieri e’ stato impedito ad un giornalista della Bloomberg di assistere alla conferenza stampa del premier britannico David Cameron, che e’ in visita in Cina. La Bloomberg, una delle grandi agenzie internazionali, e’ nel mirino del governo di Pechino fin dalla scorsa estate, quando ha pubblicato un’inchiesta sulle ricchezze accumulate dalle famiglie di alcuni dirigenti politici, tra cui il presidente Xi Jinping. Secondo un articolo pubblicato dal New York Times, in novembre il direttore dell’agenzia Matt Winkler avrebbe bloccato la pubblicazione della seconda parte dell’inchiesta per evitare l’espulsione della Bloomberg dalla Cina. In una riunione con i suoi giornalisti, Winkler avrebbe paragonato la situazione in Cina a quella della Germania nazista alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. La Bloomberg ha smentito.

fonte: ANSA

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Reporter accusato di diffamazione, formalizzato arresto

Il tribunale di Pechino ha formalizzato l’arresto del giornalista Liu Hu, accusato di diffamazione. Lo riferisce il South China Morning Post. La notizia dell’arresto del giornalista, che lavora per il giornale di Shenzhen, Modern Express, era circolata già alcune settimane fa quando Liu era stato portato via dalla polizia dalla sua casa di Chongqing. Liu Hu è accusato di diffamazione per aver più volte sollecitato, tramite un microblog, l’apertura di una indagine nei confronti di Ma Zhengqi, vice direttore dell’amministrazione statale per l’industria e il commercio. In particolare Liu ha accusato Ma Zhengqi di inosservanza dei suoi doveri nel periodo in cui era segretario del partito comunista di un distretto di Chongqing. L’account che il giornalista aveva su Sina Weibo, il twitter cinese, è stato disattivato. Il suo arresto si inserisce nell’ambito di un giro di vite nei confronti dei media cinesi e segue la detenzione dell’informatore Zhou Lubao, che aveva messo in luce online alcuni casi di corruzione. Quanto accaduto a Liu Hu è in netto contrasto con quanto accaduto ad un altro giornalista, Luo Changping, che l’anno scorso aveva formulato accuse simili contro Liu Tienan, vice capo della commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme. In quel caso, tuttavia, Liu Tienan era stato licenziato, espulso dal partito e messo sotto inchiesta.

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Bo XIlai presenta appello a sentenza di ergastolo

Bo Xilai, l’ex capo del partito di Chongqing condannato all’ergastolo per corruzione, ha presentato appello davanti all’Alta Corte della provincia dello Shandong. Lo riferisce la stampa locale. Bo è stato condannato all’ergastolo il 22 settembre scorso per corruzione, abuso di potere e appropriazione indebita. Già nei giorni immediatamente successivi alla condanna si erano diffuse voci circa la volontà dell’ex politico di fare appello contro la sentenza da lui definita ingiusta. Durante le udienze Bo Xilai ha cercato di scardinare le accuse a suo carico e confermate anche dalle testimonianze della moglie, Gu Kailai, in carcere per l’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood. Accuse che erano state confermate anche dal suo ex braccio destro, il super poliziotto Wang Lijun, condannato a 15 anni per tradimento, per aver accettato tangenti per un valore di oltre tre milioni di yuan, per abuso di potere e uso della legge a fini personali.

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