Riapre il mercato cinese delle initial public offering dopo un anno di stop . Le autorità di regolamentazione introducono nuove regole per la quotazione in Borsa, promettendo di dare maggiore spazio alle forze di mercato e di ridurre il ruolo del governo. La prima ipo è attesa in gennaio: in fila per quotarsi ci sono 760 società ma solo 50 sarebbero pronte per lo sbarco in Borsa in gennaio. La revisione delle regole per le ipo è un test per l’impegno delle autorità cinesi a consentire al mercato di giocare un ruolo decisivo nell’economia come promesso. La China Securities Regulatory Commission annuncia anche l’avvio di un esperimento per consentire alle aziende di emettere azioni privilegiate.
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Fondatore Alibaba lascia posto di amministratore delegato, forse verso Ipo
Grandi cambiamenti ad Alibaba, il gigante cinese dell’e-commerce. Il fondatore Jack Ma ha deciso di dimettersi da amministratore delegato “per far largo ai giovani” e la società prepara lo sbarco alla Borsa di Hong Kong. L’offerta pubblica iniziale dovrebbe raccogliere tra i 3 e i 4 miliardi di dollari, potenzialmente la maggior Ipo di un gruppo Internet dopo quella di Facebook, e farebbe seguito al riacquisto di azioni da Yahoo! dello scorso anno in un affare che ha fatto schizzare il valore della società cinese a 35 miliardi di dollari. Secondo fonti vicine al dossier, lo sbarco in Borsa sarà gestito da Credit Suisse e Goldman Sachs. Ma sia Alibaba che i due colossi bancari al momento restano abbottonati, con la società che smentisce di aver dato qualsiasi mandato alle due banche mentre queste si trincerano dietro un secco “no comment”. La decisione di Jack Ma di lasciare l’incarico è stata annunciata dallo stesso fondatore in una lettera ai dipendenti. Il miliardario cinese si toglierà l’abito da ceo il 10 maggio prossimo, ma manterrà l’incarico di presidente. Ma, 48 anni, ex insegnante d’inglese, è stato alla guida di Alibaba fin dalla sua creazione nel 1999 e – secondo il Billionaires Index di Blooomberg – possiede un patrimonio netto di 3,4 miliardi di dollari. Il padre di Alibaba ha spiegato che questo suo nuovo ruolo riflette la volontà di dare una maggiore spinta al passaggio del timone del gruppo alle nuove generazioni: “Voglio incoraggiare i nostri giovani manager a farsi avanti per assicurare una transazione morbida”, ha detto. “I giovani della nuova generazione di Alibaba sono molto più preparati a gestire un ecosistema Internet come questo”. Alibaba nasce come un mercato online per le aziende cinesi ed in poco più di dieci anni ha visto una crescita esponenziale, offrendo altri servizi come il cloud computing, i pagamenti online, le aste per i clienti e dando lavoro a 24.000 persone. Nei nove mesi del suo anno fiscale, terminato lo scorso 30 giugno, il gigante cinese dell’e-commerce ha più che triplicato l’utile a 781,7 milioni di dollari, con un fatturato in rialzo del 74% a 2,9 miliardi di dollari. E la crescita di Alibaba sembra destinata a proseguire senza sosta nei prossimi anni quando si esamina il mercato cinese. Alla fine del 2012 la Cina contava 564 milioni di internauti, +10% sull’anno precedente, secondo cifre ufficiali, e ha anche più compratori online degli Stati Uniti. Le vendite su internet nel Paese asiatico dovrebbero triplicare a 360 miliardi di dollari entro il 2015, in base alle stime del Boston Consulting Group.
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Yahoo! sigla accordo con Alibaba, cede 20% per 7,1 miliardi
Yahoo raggiunge un accordo con Alibaba e si spiana la strada per un’uscita dal provider di e-commerce cinese. Un’uscita a tappe, con una cessione iniziale della metà della quota del 40% che controlla, che le garantisce le risorse necessarie per rilanciare il proprio portale web per riuscire a farlo competere con Google e Facebook. E allontanare le pressioni degli investitori che chiedono alla società di creare maggiore valore per gli azionisti. I ricavi della transazione saranno infatti usati per un’operazione di buy back che avrà un impatto positivo sui titoli. In base all’accordo raggiunto, Alibaba effettuerà un buy back sul 20% delle sue azioni in mano a Yahoo per un minimo di 7,1 miliardi di dollari. Il motore di ricerca riceverà 6,3 miliardi di dollari in contanti e fino a 800 milioni di dollari in nuove azioni privilegiate emesse da Alibaba, oltre a 550 milioni di dollari in seguito alla chiusura anticipata dell’accordo sulle licenze di proprietà intellettuale e tecnologica. Yahoo cederà un ulteriore 10% quando la società cinese si quoterà in Borsa, mentre il restante 10% sarà venduto a prezzi di mercato dopo il periodo di lock-up che segue l’Ipo. “L’accordo offre chiarezza ai nostri investitori su una componente sostanziale del valore di Yahoo e riafferma i legami con Alibaba” afferma l’amministratore delegato ad interim di Yahoo, Ross Levinsohn, che è riuscito a strappare un accordo su trattative che andavano avanti da mesi. Yahoo ha acquistato la propria quota in Alibaba nel 2005 per 1 miliardo di dollari, aiutandola a divenire uno dei protagonisti del web in Cina. Una crescita che ha reso la partecipazione di Yahoo in Alibaba uno degli asset di maggiore valore, superiore anche alle attività di core-business negli Stati Uniti, del motore di ricerca. “La transazione apre un nuovo capitolo nelle nostre relazioni con Yahoo e crea una struttura di controllo – afferma l’amministratore delegato di Alibaba – che ci consente di saltare la nostra attività al prossimo livello, la borsa, in futuro”. Per finanziare l’operazione potrebbe ricorrere anche all’emissione di debito. Se la raccolta di nuovi fondi per il buy back dovesse valutare Alibaba una cifra superiore ai 35 miliardi di dollari stimati per l’operazione, Yahoo riceverà più dei 7,1 miliardi di dollari attesi.
fonte: ANSA
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Il sito del quotidiano del partito comunista si quota in borsa
Il People’s Daily Online Co. Ltd, il sito internet del quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese, intende raccogliere 527 milioni di yuan (circa 63,2 milioni di euro) per il suo sbarco in borsa. Lo scrive l’agenzia Nuova Cina. Il piano prevede anche di lanciare un road show, con la sottoscrizione che verra’ effettuata il 17 e 18 aprile prossimi. L’offerta riguardera’ 69,1 milioni di azioni, pari a circa il 25% dell’intero capitale, e la societa’ del Quotidiano del Popolo, che gestisce il sito http://www.people.com.cn, prevede di utilizzare i proventi della quotazione per realizzare investimenti nei servizi wireless(289 milioni), nella tecnologia (146 milioni) e 98 milioni nello staff di redazione. La principale fonte di guadagno per l’azienda deriva dalle pubblicita’, dall’informazione e dai servizi wireless. A giugno 2011 il rendimento totale aveva raggiunto gli 868 milioni di yuan mentre lo scorso anno i profitti sono aumentati del 74%. I rendimenti delle vendite sono aumentati del 50%. L’offerta pubblica di acquisto del Quotidiano del Popolo arriva nello stesso periodo in cui diversi portali statali stanno cercando di ristrutturarsi e di migliorare i propri servizi per poter competere con siti internet commerciali come sina.com e sohu.com.
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In Cina la più grande ipo della storia
Missione compiuta per l’Agricultural Bank of China. Al suo sbarco in Borsa la banca cinese ha annunciato di aver ufficialmente completato una raccolta di 22,1 miliardi di dollari sulle piazze di Hong Kong e Shanghai mettendo a segno la maggiore Ipo (Initial Public Offering) della storia. Il precedente record apparteneva ad un altro istituto del gigante asiatico: alla Industrial & Commercial Bank of China, che nel 2006 raccolse 21,9 miliardi di dollari al suo debutto sui mercati. AgBank, com’e’ universalmente conosciuta, e’ riuscita nell’impresa di conquistare il titolo di maggiore Ipo della storia dopo aver esercitato interamente l’opzione di over allotment per la porzione di Shanghai della sua Ipo. Sono state 3,34 miliardi di azioni vendute al prezzo originario dell’Ipo di 2,68 yuan per azione a permettere il balzo in avanti e il record. In una prima vendita riservata agli investitori istituzionali ed effettuata simultaneamente ad Hong Kong e Shanghai il 6 luglio scorso, la banca aveva gia’ incassato 19,2 miliardi di dollari. Venerdi’ le azioni dell’AgBank sono salite da 0,37 yuan a 2,69 yuan, mentre oggi l’aumento e’ stato dello 0,74%. AgBank, che ha avviato gli scambi a Shanghai il 15 luglio e il 16 ad Hong Kong, e’ l’ultimo dei quattro grandi istituti bancari cinesi a quotarsi in Borsa. Le altre, la Bank of China, la China Construction Bank e la Commercial Bank of China, vi erano entrate quattro anni fa. Gli investitori sperano che con la quotazione di AgBank la Borsa di Shanghai si risollevi dopo aver perso il 25% del proprio valore dall’inizio dell’anno. La banca ha una rete di 24.000 sportelli ed e’ il principale erogatore di prestiti alle aree rurali. Infatti, a differenza delle altri grandi banche della Cina, AgBank ha l’esplicito mandato del governo di aiutare e sostenere le prospettive economiche delle aree piu’ povere e rurali del paese. Secondo alcuni analisti, questo compito pone AgBank in una posizione difficile, ossia quella di conciliare le sue diverse identita’. ”E’ il tema di maggiore tensione dopo lo sbarco in Borsa. Qualsiasi problema ci sara’ nelle aree rurali, il governo vorra’ utilizzare AgBank per far fluire credito”, sottolineano gli analisti. Tuttavia per alcuni investitori questo non rappresenta un problema. AgBank ha una ”buona rete di sportelli nelle campagne e tutti sappiamo che il prossimo motore di crescita dell’economia cinese sara’ l’urbanizzazione”.
fonte: Ansa
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Colosso cinese in borsa, verso più grande Ipo della storia
Lo sbarco in borsa di Agricultural Bank of China (AgBank) potrebbe diventare il maggiore della storia: sulle piazze di Hong Kong e Shanghai l’istituto cinese raccoglie 19,2 miliardi di dollari. Ma, se tutte le opzioni verranno esercitate, le risorse raccolte attraverso l’ipo potrebbero raggiungere quota 22,1 miliardi di dollari, consentendo ad AgBank di battere la rivale cinese Industrial & Commercial Bank of China, che nel 2006 conquistò il titolo di maggiore ipo della storia con 21,9 miliardi di dollari. A Hong Kong i titoli AgBank – secondo alcune indiscrezioni – sono stati venduti a 3,20 dollari di Hong Kong, mentre a Shanghai a 2,68 yuan per azione. Con i suoi 24.000 sportelli e la maggiore base clienti al mondo, AgBank e il suo proprietario, ovvero il governo cinese, chiedono agli investitori di scommettere sul futuro della Cina. E il buon andamento della domanda, soprattutto in un momento di volatilità dei mercati, sembra confermare il voto di fiducia del mercato nel futuro di crescita di Pechino. “Il fatto che il governo cinese sia in grado di vendere un così vasto ammontare di titoli di una banca non di elevata qualità e mentre i mercati sono volatili mostra sempre più come il timore di comando stia passano dai paesi sviluppati a quelli emergenti” osservano alcuni analisti. Agli investitori AgBank si presenta come una banca moderna che gioca un ruolo importante nell’economia cinese, soprattutto nelle aree rurali. A differenza delle altri grandi banche della Cina, AgBank ha l’esplicito mandato del governo di aiutare e sostenere le prospettive economiche delle aree più povere del paese e quelle rurali. E questo – secondo alcuni osservatori – pone AgBank in una posizione difficile, sempre alla ricerca di conciliare le sue diverse identità. Una ricerca che si protrarrà anche dopo l’ipo. “E’ il tema maggiore tensione dopo lo sbarco in Borsa. Qualsiasi problema ci sarà nelle aree rurali, il governo vorrà utilizzare AgBank per far fluire credito” spiega al Wall Street Journal Yuk-shing Cheng, professore all’università battista di Hong Kong. Fra tutte le banche cinesi, infatti, gli obblighi sociali di AgBank sono i maggiori. Ma alcuni investitori non vedono questo come un problema. AgBank ha un “buona rete di sportelli nelle campagne e tutti sappiamo – mettono in evidenza alcuni osservatori – che il prossimo motore di crescita dell’economia cinese sarà l’urbanizzazione”.
fonte: Ansa
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