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Coppia vende la figlia per iPhone e vestiti firmati

Una coppia di genitori ha venduto la figlia appena nata e coi soldi ottenuti ha comprato iPhone e vestiti firmati. Secondo quanto riferisce lo Shanghai Daily, una coppia a Shanghai è finita sotto processo per traffico di minori. Sembra che la coppia abbia deciso di vendere la loro terza figlia appena questa è venuta alla luce. Entrambi i genitori sono figli unici per cui per la legge cinese possono avere fino ad un massimo di 2 figli. Nata la terza, lo scorso aprile, i due hanno deciso di trovare una famiglia che la potesse ‘adottare’. Il padre della piccola pubblicò online un annuncio in cui offriva la figlia per 50.000 yuan (oltre 5.000 euro) e in breve trovò una persona interessata che pagò la somma richiesta e prese la piccola, che aveva poco più di un mese. Entrambi i coniugi sono disoccupati e hanno difficoltà a mantenere gli altri due figli. Ma ottenuta la somma, l’hanno immediatamente spesa per acquistare iphone, altri prodotti elettronici, vestiti e scarpe firmate. Davanti al tribunale che li sta giudicando, l’uomo ha detto di aver deciso di dare via la figlia non tanto per i soldi quanto per assicurarle un futuro migliore.

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Muore a 15 anni per troppo lavoro, era alla catena di montaggio degli iPhone

Morire a 15 anni per troppo lavoro costruendo i gioielli tecnologici che invadono gli opulenti mercati occidentali. Succede ancora in Cina, a Shanghai, in una fabbrica della Pegatron, l’azienda taiwanese che, come la più famosa Foxconn (conosciuta anche come la ‘fabbrica dei suicidi’ per i tanti dipendenti che si sono suicidati a causa delle pessime condizioni di lavoro), costruisce gli iPhone 5 per la Apple. In pochi mesi sono state cinque le morti sospette in questa azienda e si comincia a scartare la possibilità di coincidenze. L’ultimo a morire è stato Shi Zaokun, un ragazzino di soli 15 anni, che lavorava in quell’azienda solo da un mese. Shi è morto in realtà a ottobre, ufficialmente per polmonite, ma la notizia è venuta fuori solo ora. Per China Labor Watch, l’organizzazione con base negli Usa che si occupa dei diritti dei lavoratori nel Paese del dragone, nella faccenda ci sono diverse anomalie. In primo luogo la questione dell’età. Shi aveva solo 15 anni ma nei documenti dell’ospedale dove è stato ricoverato e poi è deceduto risultava averne 20. L’ipotesi è che per assumerlo ed aggirare i divieti di far lavorare un minorenne, la Pegatron abbia falsificato i documenti, facendolo risultare più grande. Per l’azienda invece sarebbe stato il ragazzo, per potersi far assumere, a presentare una carta di identità falsa. E poi i turni e le ore di lavoro: non più di 60 ore settimanali per contratto. Eppure, secondo i timbri di entrata e di uscita dalla fabbrica, Shi avrebbe lavorato ogni settimana parecchie ore di più del dovuto, fino a 12 ore al giorno senza sosta. La Pegatron anche in questo caso ha detto la sua. Nei registri di entrata e di uscita, sostengono, sono segnalate solo le ore in cui il dipendente è in fabbrica ma non sono segnalate le pause, detratte le quali l’orario lavorato è quello previsto dalla legge e non di più. Secondo China Labor Watch, a questi operai viene anche spesso richiesto di lavorare persino nei giorni di festa nazionale, per non interrompere mai la produzione. Eppure Pegatron e la stessa Apple non ci stanno a subire queste accuse. L’azienda taiwanese ha negato con forza qualsiasi collegamento tra il lavoro nei suoi impianti e le morti, compresa quella di Shi. Apple, pur ribadendo la sua volontà di controllare che tutto avvenga secondo la legge, dopo aver inviato un team di medici esperti ha fatto sapere in un comunicato di non aver ravvisato nulla di anomalo. Resta il fatto che per China Labor Watch quantomeno restano dei dubbi da verificare. L’organizzazione ha chiesto di effettuare un’autopsia sul corpo del ragazzo per capire con certezza le cause della morte, tanto più che, stando anche alla famiglia, Shi non aveva problemi particolari e anzi quando era stato assunto alla Pegatron aveva effettuato dei test medici dai quali era risultato in ottima salute. L’ospedale però ha chiesto alla famiglia, per poter effettuare l’autopsia, 12.000 RMB (circa 1.500 euro), somma che la famiglia non è in grado di pagare. Per questo motivo Clw, su richiesta della famiglia, ha lanciato una raccolta fondi per ottenere la somma necessaria per l’autopsia. La famiglia del ragazzo, molto provata (alla notizia della morte del nipote la nonna è morta a sua volta), vuole a questo punto almeno sapere come sono andate esattamente le cose. A maggio sempre China Labor Watch aveva riportato un altro caso di un minorenne, un ragazzo di 14 anni, trovato morto nel dormitorio di un’altra azienda nel sud della Cina, la Yinchuan, che produce pezzi per la Asus. A giugno invece un giovane di 24 anni morì sul posto di lavoro per il troppo lavorare. Secondo le stime ufficiali, in Cina si contano 600mila morti all’anno per troppo lavoro, tra operai e colletti bianchi.

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Delusione per l’iPhone 5C, l’Apple ferma la sua produzione in Cina

La Foxconn, l’azienda taiwanese che per conto di Apple produce gli iPhone, avrebbe fermato la produzione dei nuovi iPhone 5C, uno dei due ultimi modelli lanciati quest’anno dall’azienda di Cupertino. Lo scrive la stampa di Taiwan. Il nuovo melafonino low cost, è in produzione nello stabilimento della Foxconn di Zhengzhou, nella provincia centrale dell’Henan, dalla quale escono 50.000 telefonini a settimana. Secondo le notizie che circolano, la produzione sarebbe stata interrotta a causa dei molti difetti riscontrati nello smartphone e sulla stessa catena il 5C sarà sostituito dal 5S. Lanciato lo scorso 20 settembre insieme al 5S, il 5C, che doveva essere nelle intenzioni dei vertici di Apple il primo iPhone low cost, non ha riscontrato il successo sperato. Il 5C, infatti, rappresenta il 21,4% delle vendite totali di Apple in Cina, mentre il 5S rappresenta il 78,6%. Nel mercato globale, per ogni 5C sono stati venduti 2,23 iPhone 5S, cosa che ha spinto la Apple a ridurre gli ordini per l’iPhone 5C del 20% dalla Pegatron, altro fornitore e di un terzo dalla Foxconn, con la possibilità che la diminuzione degli ordini possa aumentare.

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Coppia vende figlia per comprare iPhone

Hanno venduto la loro bambina per comprare un iPhone. E’ accaduto in Cina, dove una giovane coppia è stata accusata di traffico di esseri umani per aver dato in adozione la propria figlioletta in cambio di soldi. Secondo quanto riferisce ‘Quotidien de la libération, la coppia, nella trattativa avvenuta su internet, chiedeva un corrispettivo in denaro di circa 30.000 yuan (3.600 euro). Tuttavia, l’importo conclusivo della vendita non è stato reso pubblico. Con il denaro ricevuto, i due giovani ha potuto fare diversi acquisti, tra cui un iphone, scarpe di lusso e altri oggetti. La coppia si sarebbe giustificata, affermando di aver agito per garantire alla bimba un futuro migliore. Il traffico di donne e bambini è ancora molto diffuso in Cina a causa della politica restrittiva del figlio unico e dello squilibrio demografico tra i sessi.

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Rimossi da Apple Store programmi anti censura

Apple priva gli utenti cinesi della possibilità di aggirare gratuitamente la censura che impedisce di accedere ad alcuni siti. Come denunciano alcune Ong, il colosso di Cupertino ha deciso di rimuovere la possibilità di installare sui propri dispositivi l’applicazione OpenDoor, un software gratuito che permette – collegandosi con un ip straniero – di aggirare la censura del grande fratello cinese. “Praticamente l’unico strumento gratuito per navigare su internet, è ormai andato – ha affermato deluso Kevin Wang, uno studente cinese della scuola superiore -. Per diverso tempo ho usato OpenDoor per navigare sul web in forma anonima e rimanere in contatto con amici americani su Facebook. Avevo raccomandato l’applicazione a quasi tutti i miei amici che vogliono superare la censura e l’ingiusto controllo su internet”. OpenDoor è un vpn (virtual private network)molto usato nei paesi dove ci sono restrizioni su internet, come la Cina ma anche l’Iran. Secondo dati forniti dagli sviluppatori di questo software, OpenDoor è stato scaricato in Cina circa 800.000 volte. Molte sono le vpn che possono essere utilizzate ma la maggior parte sono a pagamento. “Apple è determinata ad avere una quota della grande torta che è il mercato cinese di internet – ha scritto un altro utente – e sa che senza una rigorosa auto-censura, non può entrare nel mercato cinese”. OpenDoor non è la prima applicazione ad essere rimossa dalla Apple in Cina. Precedentemente era stata rimossa un’applicazione di un’emittente tv con sede negli Stati Uniti fondata dal gruppo Falun Gong, il gruppo condannato come “eretico” dal partito comunista. Cancellata anche un’applicazione che consentiva agli utenti di accedere a libri e scritti vietati in Cina.

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Tiepida accoglienza in Cina per i nuovi iPhone 5C e 5S

Non ci sono state le code degli anni scorsi dinanzi agli Apple store cinesi oggi in concomitanza del lancio dei nuovi modelli di iPhone 5C e 5S. Vuoi per i prezzi non così economici che ne hanno ridotto l’appeal, vuoi per la concomitanza con una festa nazionale, vuoi per il fatto che stamattina almeno fino alle 10 potevano entrare negli Apple store solo coloro che avevano prenotato on line nei giorni scorsi l’acquisto dell’ultimo “melafonino”, dinanzi agli Apple store si è vista, prima delle aperture delle porte, qualche decina di persone. Lungi dalle code e dalle botte tra acquirenti in fila, dipendenti del negozio e addetti alla sicurezza che hanno contraddistinto gli altri lanci. L’anno scorso, a gennaio al lancio dell’iPhone 4S a Pechino dovette intervenire la polizia che obbligo’ anche al rinvio del lancio del modello in Cina. Quest’anno, la prima volta che il prodotto Apple viene lanciato in Cina insieme ad altri paesi, niente di tutto questo. Dinanzi al negozio di Sanlitun a Pechino, teatro degli scontri dell’anno scorso, una cinquantina di persone hanno aspettato l’apertura delle porte. Qualcuno era arrivato all’alba temendo code che non si cono state. Molti non sono riuscite ad entrare fino alle 10 perchè non erano prenotati. A Shanghai e a Hong Kong è avvenuto lo stesso. Nel negozio di Huaihuai Road a Shanghai, il primo della capitale economica cinese, sia all’apertura che durante la giornata c’erano pochi cinesi. “La prenotazione on line – ha detto all’ANSA Andy, uno dei commessi dell’Apple Store di Huahuai Road – ha ridotto le code. Ora non c’è molta gente, tutti possono provare i due nuovi modelli. I clienti preferiscono il 5S: per un prezzo leggermente più alto, hanno delle funzioni in più che piacciono, come il riconoscimento delle impronte e migliori video”. Non attraggono i colori dell’iPhone 4C, molto criticato perchè sarebbe dovuto essere un prodotto economico. In rete lo chiamano il “pelapatate”, perchè la custodia con i buchini ricorda un attrezzo da cucina. Già nei giorni scorsi ci sono state critiche al prodotto, tanto che ci si aspettava una accoglienza fredda in Cina, dove invece Samsung e produttori locali come Huawei affrontano il mercato con prodotti più economici e che attraggono di più. In Cina il 5C viene venduto a 4.488 yuan (539 euro), mentre il 5S a 5.288 (635 euro). A minor prezzo, si riesce ad ottenere al mercato nero, con prodotti che arrivano da Hong Kong, dove si risparmiano in media 100 euro.

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Ai cinesi non piace il nuovo iPhone “economico”

Ai cinesi non piace il nuovo iPhone 5, presentato oggi in Cina. Secondo una ricerca online sul sito Sina.com, uno dei portali più diffusi in Cina, il 90% degli utenti si dice deluso dal nuovo iPhone 5C, il modello a basso costo lanciato dalla Apple. Secondo lo Shanghai Daily, per i cinesi l’iPhone 5C è comunque troppo dispendioso. Il prezzo di partenza del nuovo iPhone 5S in Cina è di 5288 yuan (circa 650 euro) mentre quello del modello economico, l’iPhone 5C, e’ di 4488 yuan (540 euro). Sembra che la maggior parte dei cinesi si aspettasse per un vero iPhone ‘low cost’, con un prezzo ben piu’ basso intorno ai 3000 yuan (circa 370 euro). In base alla ricerca l’88.4% degli intervistati ha condiviso la delusione e solo il 2.6% ha detto di avere intenzione di comprare il nuovo nato. Molti lo hanno già soprannominato il “pelapatate”, per la sua custodia di plastica colorata.

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Fornitore cinese di iPhone 5c viola norme sul lavoro

Una Ong che si batte per i diritti dei lavoratori cinesi ha scoperto condizioni di lavoro precarie per i lavoratori di una fabbrica in cui si producono i nuovi iPhone c economici della Apple, a breve sul mercato. Secondo China Labor Watch, che ha sede a New York, gravi violazioni delle norme sul lavoro sono state scoperte nella fabbrica della Jabil Circuit, che lavora per la Apple, a Wuxi, nella Cina orientale. Nell’indagine è emerso che i lavoratori sono obbligati a turni di oltre 11 ore di lavoro nei quali lavorano in piedi con una interruzione di soli 30 minuti per mangiare. Inoltre, sono obbligati anche a più di 100 ore di straordinario al mese, molte delle quali non vengono neppure pagate. Nella fabbrica, inoltre, verrebbero discriminati i dipendenti in base all’età e assunti solo i più giovani e uomini, per evitare donne incinte. China Labor Watch negli anni ha condotto diverse inchieste sulle fabbriche cinesi, soprattutto quelle legate a proprietà o che hanno commesse straniere. Nel loro mirino, negli ultimi tempi, soprattutto le aziende legate alla Apple.

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Esplode iPhone, donna si ferisce agli occhi

La concorrenza in Cina fra Apple e Samsung continua e i due giganti dell’elettronica vanno di pari passo anche in fatto di incidenti. Dopo che la scorsa settimana si era diffusa la notizia di un apparecchio Samsung Galaxy che esplodendo aveva fatto divampare un incendio in un appartamento, la stampa locale riferisce oggi di una donna di Dalian, nella provincia settentrionale del Liaoning, che è stata ricoverata in ospedale con danni agli occhi a causa dell’esplosione del suo Iphone 5. Secondo quanto si è appreso, Li, dopo una conversazione telefonica di circa 40 minuti, aveva notato che il suo apparecchio si era surriscaldato e non rispondeva più bene ai comandi. Non riuscendo neanche a spegnerlo la donna ha ripetutamente toccato lo schermo sino a quando l’apparecchio è esploso e lo schermo è andato in mille pezzi. Alcune schegge hanno raggiunto gli occhi della malcapitata che è dovuta quindi subito ricorrere alle cure dei sanitari in ospedale. Li ha detto di aver comprato l’Iphone da meno di un anno e che l’apparecchio era caduto per terra in una occasione, scheggiandosi nell’angolo destro. Ma per evitare di spendere altri soldi in riparazioni o nell’acquisto di un nuovo telefono la donna aveva continuato ad usarlo senza mai portarlo in assistenza.

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Altri tre suicidi della fabbrica degli iPhone

La ‘fabbrica dei suicidi’ non smentisce il suo nome: negli ultimi 20 giorni si sono infatti registrati tre suicidi tra gli operai della Foxconn, la societa’ taiwanese con molti impianti in Cina nei quali si producono, tra gli altri, iPhone, iPod e iPad. Secondo le denunce di China Labor Watch, una organizzazione non governativa americana che si occupa di monitorare le condizioni di lavoro in Cina, i suicidi sarebbero avvenuti nella fabbrica di Zhengzhou, nella provincia orientale dell’Henan. L’ultimo caso si e’ verificato lo scorso 14 maggio, quando un trentenne si e’ lanciato dal tetto della fabbrica. Prima di lui, una collega ventitreenne si era lanciata dal dodicesimo piano del dormitorio della fabbrica il 27 di aprile. Tre giorni prima, era stata la volta di un ventiduenne, assunto da appena due giorni, a lanciarsi dal tetto del dormitorio. Non si conoscono i motivi dei loro gesti, ma comunque pare si debbano collegare alle condizioni di lavoro nella fabbrica, considerate ancora pessime. La Foxconn era stata interessata nel 2010 da una ondata di suicidi, una ventina, in diversi impianti. La cosa fece molto scalpore tanto che la Apple, una delle grandi aziende fornite dalla Foxconn, impose, anche su spinta di sindacati e associazioni americane, condizioni di vita e lavoro piu’ umane per i dipendenti locali. L’azienda taiwanese si impegno’ anche ad aumentare gli stipendi fino al 70%, ma in molti lamentano ancora condizioni di lavoro e di vita, all’interno dei dormitori, inumane. I dipendenti sono obbligati a orari molto lunghi e vivono tutti insieme in grandi dormitori. La vita si svolge nei compund nel recinto della fabbrica, e di fatto i dipendenti, per lo piu’ migranti di altre province in cerca di fortuna, non lasciano mai il luogo di lavoro. La societa’ a marzo aveva anche annunciato l’apertura ad un sindacato creato dagli stessi dipendenti, ma l’annuncio fu bollato come una presa in giro dei dipendenti, un metodo per calmare le pressioni internazionali. Poche le notizie che filtrano, anche perche’ i dipendenti firmano un impegno a non divulgare notizie all’esterno. Un po’ come l’obbligo di non suicidarsi, che hanno dovuto firmare alla loro assunzione. Di proprieta’ della taiwanese Hon Hai Precision, la Foxconn possiede solo in Cina 13 impianti industriali, distribuiti in nove citta’. La piu’ grande, che e’ stata anche la prima aperta in Cina nel 1988, e’ quella di Shenzen – nota anche come Foxconn City o iPod City – che ha piu’ di 300 mila dipendenti. In tutto, la Foxconn da’ lavoro a piu’ di un milione di lavoratori nella Cina continentale, piu’ altri 200 mila in altre fabbriche in Europa e America Latina. Fondata nel 1974, la Foxconn e’ arrivata in Cina alla fine degli anni ’80, ma la svolta e’ arrivata nel 2001, quando Intel le ha affidato la produzione delle schede madri per i computer, per le quali rimane oggi uno dei brand piu’ noti. Oggi dalle fabbriche del gruppo taiwanese escono anche Ps2, Playstation Vita, Ps3, Wii, Nintendo 3DS, Xbox 360, Amazon Kindle e i televisori a cristalli liquidi Bravia della Sony.

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