Il governo cinese ha annunciato che alcune delle politiche economiche sperimentate nell’area di libero scambio (Free trade zone, Ftz) di Shanghai, saranno presto estese a tutto il paese. In una circolare, il Consiglio di Stato ha annunciato l’estensione all’interno paese di 22 misure che riguardano investimenti, commercio estero, finanza e servizi, entro la fine di giugno. Saranno create oltre 100 aree doganali a supervisione speciale. Questo per permettere ad investitori stranieri di estendere il business in maniera più ampia e minori restrizioni.
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La Cina estenderà alcune misure sperimentate nella FTZ di Shanghai al resto del paese
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Presentata a Roma una guida legle e fiscale per gli investimenti in Cina
I rapporti commerciali tra Italia e Cina, le possibilità commerciali e imprenditoriali delle aziende italiane nel paese del dragone, le leggi e la fiscalità cinese relativa al fare impresa nel paese, sono stati al centro del convegno tenutosi nella Sala Gianfranco Imperatori nel Palazzo delle Assicurazioni Generali a piazza Venezia a Roma. L’occasione è stata data dalla presentazione della nuova edizione della Guida Legale “Lavorare e vivere in Cina”, realizzata dallo studio legale Picozzi & Morigi (con diverse sedi in Cina dove opera da 20 anni) con il patrocinio dell’agenzia Ice, rivolta agli italiani e alle aziende italiane che operano e vivono in Cina. Li Ruiyu, nuovo Ambasciatore della Repubblica Popolare di Cina in Italia, ha sottolineato come i rapporti fra i due paesi siano storici e che la presenza italiana sia qualificata in Cina, anche se non così come quella di altri paesi europei. Vincenzo De Luca, ex console generale italiano a Shanghai e oggi vice direttore generale per l’Internazionalizzazione del Sistema Paese del Ministero Affari Esteri, ha ricordato come l’interscambio fra i due paesi sia aumentato e come l’Italia occupi posizioni di leadership in alcuni settori, come quello dei macchinari, in un mercato dalle grandissime potenzialità verso il quale guarda tutto il mondo. L’avvocato Alessandro Picozzi (fondatore dello studio legale), Francesco Marcolini (presidente Zetema), Riccardo Landi (direttore centrale dell’Agenzia Ice), Davide Bordoni (consigliere comunale di Roma) e Irene Pivetti (presidente Only Italia) hanno tutti sottolineato le importanti ed enormi potenzialità di un mercato come quello cinese che non è così semplice da aggredire sia per questioni spaziali che culturali e una conoscenza delle leggi e delle regolamentazioni agevola certamente il naturale processo delle aziende e dei manager italiani di affacciarsi alla Cina. La “guida rossa” segue la pubblicazione, sempre da parte dello studio Picozzi&Morigi, della “guida verde” in lingua cinese, destinata ai cinesi e alle aziende cinesi presenti in Italia o che vogliano investire nel nostro paese. Il convegno è stato realizzato dallo Studio Legale Picozzi & Morigi in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, Agenzia Ice, Fondazione Italia Cina, Roma Capitale, Ufficio del Turismo Cinese e Bank of China.
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La Cina annuncia da tre a cinque nuove banche private, anche con capitale straniero
La Cina apre alle banche private: potranno nascere nel Paese da tre a cinque istituti di credito di proprietà non statale, con la possibilità di partecipazione anche di capitali esteri. Lo ha annunciato la China Banking Regulatory Commission, l’ente che regola il sistema bancario nel paese del dragone. Al momento non ci sono dettagli e, come in quasi tutti gli annunci riformistici di Pechino, mancano anche i tempi di attuazione, ma la riforma potrebbe interessare molti. Si parla comunque di regole stringenti per i tempi, per l’ottenimento delle licenze e per i regolamenti. Attualmente il sistema bancario cinese è caratterizzato da una preponderante presenza statale, con le quattro “grandi sorelle”, le più importanti banche cinesi, che rientrano sotto l’ala del governo di Pechino. Insieme a loro, molte altre a livello locale e nazionale, con la sola China Minsheng Banking Corp, privata fra le prime grandi dieci. Secondo quanto spiega l’agenzia Nuova Cina rispetto all’annuncio dell’ente regolatore delle banche cinesi, le nuove entità saranno da tre a cinque e opereranno come test, nel tentativo di aprire poi in futuro maggiormente il settore bancario sia agli investimenti interni che esterni. Questi potranno contribuire sia a ristrutturare istituzioni bancarie già esistenti che a crearne nuove. E l’enunciato della ristrutturazione fa pensare alla precisa volontà di Pechino da un lato di offrire una nuova prova alla voglia di apertura e cambiamento, dall’altro a regolamentare il sistema, diffusissimo, delle “banche ombra”, tutte le istituzioni, cioè, che in Cina si sostituiscono alle banche ufficiali e alle quali si rivolgono sempre più spesso piccole e medie imprese. Questo perché gli istituti bancari ufficiali devono fare i conti con i debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni che hanno raggiunto livelli di guardia. Secondo infatti l’ultimo comunicato diffuso alla fine di dicembre dal National Audit Office, il debito dei governi locali in Cina ha superato l’equivalente di 2.100 miliardi di euro, in aumento del 70% rispetto a tre anni fa. I governi locali stanno utilizzando nuovi prestiti per ripagare più di un quinto del loro debito, che assomma a circa il 58% del Pil, con preoccupazioni circa il ripianamento del debito. Per sostenere la crescita durante la crisi finanziaria, i governi locali hanno chiesto molti e pesanti prestiti, l’80% dei prestiti bancari totali in Cina alla fine del 2010 secondo la China Banking Regulatory Commission. Secondo dati della stessa Cbrc in tutto il 2013 c’è stata una crescita dei prestiti del 14,2%. Con l’apertura delle nuove banche, che avranno vie privilegiate nella Free Trade Zone di Shanghai, gli analisti sperano anche nell’inizio di misure volte a minore presenza statale nell’economia cinese. Al momento però la mancanza di regole non rende appetibile la cosa alle banche straniere, che già in passato avevano registrato annunci simili, che attendono la possibilità della totale operatività con la raccolta bancaria attualmente preclusa.
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Fiera Milano perfezioni acquisto in Cina di operatore fieristico
E’ stato perfezionato da Fiera Milano SpA, il closing per l’acquisto del 75% del capitale dell’operatore fieristico cinese Worldex (China) Exhibition & Promotion Ltd., in cui sono state conferite le attività delle società Guangzhou Shi Zhan Exhibition Service Co. Ltd. e della sua controllata Hainan Shi Zhan Exhibition Co. Ltd. Worldex, che opera prevalentemente nelle province di Guangdong e Hainan, vanta un portafoglio di sette manifestazioni, di cui quattro leader nel mercato cinese nei settori agroalimentare, dell’ospitalità professionale e della tecnologia per il risparmio energetico, una in India nel settore della meccanica e una in Thailandia nel settore dell’arredamento e dell’elettronica di consumo. Nel 2014 è previsto il lancio di una manifestazione in Brasile nel settore dell’arredamento e dei materiali per costruzioni. La Società opera inoltre nell’erogazione di servizi specialistici per l’attività espositiva, tra cui i servizi di allestimento. L’acquisizione prevede un corrispettivo di 7,5 milioni di euro, di cui 5,7 milioni di euro corrisposti al trasferimento delle azioni. I restanti 1,8 milioni di euro saranno corrisposti in forma differita entro un anno dal perfezionamento dell’operazione. Con questa acquisizione arrivano a 81 il numero complessivo delle mostre organizzate da Fiera Milano all’estero, di cui 21 in Cina, dove il Guangdong rappresenta una delle aree economicamente più dinamiche e con ottime potenzialità di crescita. Inoltre le manifestazioni di Worldex sono in gran parte sinergiche, in considerazione dei comparti produttivi a cui si rivolgono, con alcune mostre leader già presenti nel portafoglio di Fiera Milano. Ciò consentirà di attuare vantaggiose azioni reciproche di supporto e sviluppo degli eventi, in un’ottica di espansione globale del business fieristico. Con l’operazione Worldex l’internazionalizzazione di Fiera Milano, che nel 2012 ha messo a segno altre importanti acquisizioni in Turchia e Sud Africa, registra un’ulteriore accelerazione e si conferma come una direttrice strategica di sviluppo del gruppo fieristico milanese.
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Per AD Fiera Milano, il sistema fieristico e l’unione di sistema aiuto per Pmi. E loda Sistema Italia a Shanghai
Con la crisi nel vecchio continente, la fiera, come strumento di politica industriale, soprattutto se rivolta a mercati emergenti come Cina, India, Brasile, risulta essere uno dei piu’ importanti aiuti per le piccole e medie imprese. Il dato non e’ solo italiano, ma europeo: nel 2013 il sistema fieristico tedesco organizzera’ 275 fiere in 37 paesi esteri, 137 fiere solo in Asia. Non vuole essere da meno Fiera Milano, la piu’ grande del mondo in termini di fiere internazionali ospitate con 1 milione e mezzo di mq venduti. ”Il 2013 e il 2014 – dice all’ANSA Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano – sono anni molto incerti per il mercato europeo, ma prevediamo di crescere all’estero, Cina e Brasile in testa. Oggi viviamo con due teste: una che deve gestire l’incertezza locale e un’altra per lo sviluppo internazionale. Dobbiamo anche andare oltre. Noi abbiamo grandi capacita’ di sviluppo di progetti in location diverse da Milano, Micam (prima fiera delle calzature al mondo che si tiene due volte a Milano e che da aprile sara’ anche a Shanghai, ndr) ne e’ un esempio. Il frazionamento italiano rende per noi difficile l’esportazione delle imprese italiane negli altri paesi. Dobbiamo realizzare una piattaforma italiana che copra i diversi ambiti, per aiutare soprattutto le Pmi nei mercati dove siamo, ma ci vuole una unione di Sistema, come quella che ho visto qui a Shanghai, per vincere una competizione che non e’ piu’ tra di noi, ma tra paesi. Non dobbiamo dare l’internazionalizzazione dei nostri settori a fiere straniere, utilizzano aziende italiane per fare business, utilizzandoli come attrattori”. Fare fiere all’estero, non toglie mercato in Italia? ”Anzi – spiega Pazzali – lo aumenta. Quello che facciamo in Cina, ad esempio, e’ un valore aggiunto a quello che facciamo in Italia, vedi Micam. Facendo fiere qui non cannibalizziamo i pochi cinesi che vengono in Italia e che continueranno a farlo, ma anzi avremo la possibilita’ di far conoscere i nostri prodotti meglio ai cinesi, farli crescere e dare l’opportunita’ di decidere di venire in Italia, aumentando l’incoming, aprendo anche a mercati dell’area”. Siete molto presenti ovviamente in Europa, ma anche in mercati emergenti (attraverso acquisizioni e partnesrhip) come Cina, Sud Africa, Brasile, India, Turchia. Gli Usa? ”E’ un target che valutiamo da qualche anno (e’ il piu’ grande mercato fieristico) ma le aziende sono fortemente indebitate e sono fortemente locali, dal momento che il mercato e’ molto grande. Tante aziende americane cercano partnership per andare in Paesi dove noi siamo gia’. Portiamo in giro il made in Italy, in particolare le tre F (Fashion, Food e Furniture) ma anche le macchine utensili: queste le aree dove dovremmo concentrarci per l’estero nei prossimi anni”. Quale il vostro ruolo in Expo 2015? ”Expo – conclude Pazzali – e’ una grande opportunita’ di investimento per il nostro paese, stampella forte per lo sviluppo. Noi sappiamo organizzare eventi complessi dal punto di vista di operation, marketing e realizzazione siti, e questo abbiamo messo a disposizione. A breve avremo novita’, stiamo lavorando con loro per avere partnership piu’ consolidata. Il progetto Expo sta per avere una accelerazione fortissima, avra’ bisogno di piu’ forze, quindi noi ci candidiamo ad essere una delle braccia necessarie per portare a casa l’evento con successo. Una delle novita’ che lanceremo a breve sara’ quella di poter avere il brand Expo almeno nelle nostre fiere che portiamo in giro per il mondo, 69 in 7 paesi, in Cina ce ne sono quasi 30”.
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Fiera Milano acquista maggioranza di operatore fieristico di Guangzhou
Fiera Milano ha sottoscritto il contratto preliminare per rilevare, per 7,5 milioni di euro, il 75% del capitale dell’operatore fieristico cinese Worldex NewCo, in cui verranno conferite le attività delle società Guangzhou Shi Zhan Exhibition Service (Worldex China) e della sua controllata Hainan Shi Zhan Exhibition. Lo si legge in una nota che sottolinea che sale così a 69 il numero complessivo delle mostre organizzate da Fiera Milano all’estero, di cui 21 in Cina. Dei 7,5 milioni di euro del prezzo di acquisto, 5,7 milioni saranno corrisposti al trasferimento delle azioni e i restanti 1,8 milioni di euro saranno corrisposti in forma differita entro un anno dal perfezionamento dell’operazione. Worldex (China), che opera in Cina nelle province di Guangdong e Hainan, ha un portafoglio di quattro manifestazioni leader nel mercato locale nei settori agroalimentare, dell’ospitalita’ professionale e della tecnologia per il risparmio energetico. La societa’ opera inoltre in India e Thailandia. ”Grazie a questa acquisizione – afferma l’amministratore delegato di Fiera Milano, Enrico Pazzali – ci rafforziamo nella regione cinese che negli ultimi tre decenni ha realizzato la più rapida e profonda industrializzazione conosciuta dalla storia umana” e ”offriamo alle aziende interessate a entrare in questa dinamica realtà il canale privilegiato delle nostre mostre. In particolare, mettiamo subito a frutto le sinergie che esistono tra le nostre attività e quelle di Worldex (China) in due settori strategici del made in Italy, presidiati da Fiera Milano: l’alimentare e le attrezzature per l’ospitalità professionale”.
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Italia al 73mo posto e Cina al 91mo della classifica per la facilità d’impresa. Lo capite che è complicato fare affari qui?
Singapore prima, Italia settantatreesima: per il nono anno consecutivo l’indagine ‘Doing Business’ della Banca Mondiale mostra un Paese in cui il clima per fare impresa continua ad essere laborioso e complesso, per quanto l’Italia abbia potuto innalzare di due punti la propria posizione, era infatti 75esima nel 2011. La classifica, che prende in considerazione elementi quali il regime fiscale e la facilità di allacciare contratti elettrici o telefonici, e la protezione degli investitori, ha dunque confermato Singapore come la giurisdizione più conveniente, seguita da Hong Kong e dalla Nuova Zelanda. Gli Usa sono quarti, mentre la Cina è 91esima. Per l’Italia, al 73esimo posto su 185 Paesi e giurisdizioni presi in considerazione, uno dei peggiori indicatori è proprio quello del regime fiscale, che la vede 131esima, ma addirittura 160esima per quanto riguarda la costanza nell’attuazione dei contratti. Il punteggio più alto ricevuto riguarda le procedure d’insolvenza, dove si è posizionata trentesima. Al numero 103 per la facilità nell’ottenere permessi edilizi (dove Hong Kong invece, in seguito ad alcune procedure di snellimento burocratico, è prima), al 107esimo posto per ottenere allacciamenti elettrici nuovi e al 104esimo posto per ottenere credito. Il Paese che ha maggiormente migliorato il proprio apparato legislativo per fare impresa è la Polonia, che si piazza al 55esimo posto. I dati presi in esame si riferiscono ai dodici mesi da luglio 2011 a giugno 2012.
fonte: ANSA
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Coccinelle pronta a sbarcare in Cina
Si è chiuso con un fatturato di circa 18 milioni di euro e un margine operativo lordo di 3 milioni di euro “in linea con i risultati dello stesso periodo dello scorso anno”, il primo trimestre 2012 di Coccinelle, griffe della moda italiana il cui pacchetto azionario, lo scorso marzo, è passato interamente al Gruppo coreano E-Land. “Abbiamo registrato una forte crescita a livello retail che ha compensato il calo del fatturato nei multibrand”, osserva in una nota Angelo Mazzieri, amministratore delegato dell’azienda emiliana. Attualmente Coccinelle conta 91 punti vendita monomarca ed è distribuita in oltre 1.100 negozi multibrand a livello globale. Prossima frontiera della società il consolidamento sul mercato europe e, soprattutto, sui mercati asiatici quali Cina e Corea. Il manager anticipa in una nota che “insieme a E-Land stiamo studiando lo sbarco in grande stile in Cina, che dovrebbe avere inizio nel secondo semestre”. Investimenti nel retail e Asia – prosegue la nota – sono infatti le due grandi priorità del piano di sviluppo di E-Land, che intende incrementare la presenza nel retail con l’apertura di 90 negozi monomarca (di cui circa 70 in Asia) entro i prossimi 5 anni. Il nuovo azionista di Coccinelle è uno dei più grandi gruppi mondiali nel settore della distribuzione e conta oltre 9 mila punti vendita retail.
fonte: ANSA
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Alessandro Benetton: Cina area non prioritaria
Una dichiarazione in controtendenza…
Per il gruppo Benetton nel mondo vi sono molte aree di crescita del business ma fra queste la Cina non e’ centrale. ”Ci sono aree di crescita che ci possono dare soddisfazioni – ha detto il neo presidente, Alessandro Benetton – fra cui India, Russia, Turchia, Centroamerica, Corea e Taiwan”. ”In Cina abbiamo una presenza – ha precisato – ma dobbiamo dare la priorita’ ai mercati in cui abbiamo gia’ una squadra”.
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Per Romiti tutti ce la possono fare in Cina, anche le Pmi
“Tutti ce la possono fare in Cina, anche le piccole e medie imprese: dipende dalla visione strategica, dalla programmazione e conoscenza del mercato e dalle risorse umane e materiali impiegate. Nulla può essere lasciato al caso in Cina”. E’ il messaggio lanciato dal presidente della Fondazione Italia Cina, Cesare Romiti, nel Forum ‘Storie di successo in Cina’, organizzato all’Unione Industriale di Torino. Romiti ha ricordato il lungo periodo trascorso alla Fiat e lo sbarco di Iveco in Cina a fine anni ’80: ”abbiamo chiamato in Italia mille cinesi di tutti i comparti, produzione, contabilità, vendite, che rimasero a Torino un anno intero. Quando aprimmo la fabbrica andò liscio come l’olio e sapevano anche parlare l’italiano”. “Sono ormai parecchi anni – ha affermato Gianfranco Carbonato, presidente dell’Unione Industriale di Torino e di Prima Industrie – che il sistema produttivo opera con successo in Cina, un Paese cresciuto molto grazie ai massicci investimenti in manifacturing. Ancora però l’import dalla Cina del Piemonte nel primo semestre 2011 è pari a 2 miliardi, l’export è la metà”. Al Forum sono intervenuti Silvio Angori, amministratore delegato della Pininfarina, Chiara Altomonte, presidente e ceo Conseo China e Andrea Sasso, amministratore delegato di Elica, gruppo che opera nel settore delle cappe. “Siamo sbarcati in Cina solo un anno fa – ha spiegato Sasso – acquisendo il 70% di una società, proprietaria del marchio Puti, uno dei più noti nel comparto degli elettrodomestici. E’ un’avventura recente ma stiamo crescendo. Vogliamo conquistare il mercato cinese, non produrre in Cina e per esportare”.
fonte: ANSA
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