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Un terzo dei rifiuti di plastica che inquinano gli oceani arrivano dalla Cina

Ogni anno finiscono negli oceani fra cinque e 13 milioni di tonnellate di plastica: una quantità che potrebbe coprire un’area compresa tra 21 e 64 volte gli 87,5 chilometri quadrati di Manhattan, e che potrebbe aumentare di dieci volte entro il 2025. Un terzo di tutti questi rifiuti di plastica che inquinano i mari, vengon dalla Cina: 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica ogni anno, poco meno del 30% della quantità di tutto il mondo. È la stima che emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Science dal gruppo dell’università americana della Georgia coordinato da Jenna Jambeck. I ricercatori hanno calcolato la quantità di rifiuti solidi prodotta in 192 Paesi costieri di tutto il mondo, compresa l’Italia, e con un modello matematico hanno calcolato che la quantità di plastica arrivata in mare nel 2010 è stata di circa 275 milioni di tonnellate. Fra i 20 maggiori produttori di rifiuti (dei quali non fa parte l’Italia) la Cina che è al primo posto, è seguita da Indonesia e Filippine, al ventesimo posto ci sono gli Stati Uniti.

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Solo nove città cinesi su 161 hanno aria pulita

Più del 90% di 161 città cinesi prese in esame non raggiungono gli standard di qualità dell’aria posti dal governo cinese. Lo scrive la stampa di Pechino. Lo studio, realizzato dal ministero della protezione dell’ambiente, ha dimostrato che solo nove città, tra le quali Shenzhen, Zhuhai, Haikou, Sanya e Lhasa, rispettano i nuovi standard di qualità, mentre 152 non lo rispettano. Secondo il nuovo standard, il tasso a metro cubo di pm 2.5, ovvero le particelle uguali o inferiori a 2,5 micrometri, quelle più pericolose perché si insinuano nei diversi organi umani, deve essere sotto i 100. A Shanghai e Pechino, negli ultimi anni si sono raggiunti anche i 900 (con una media giornaliera che si attesta tra i 200 e i 300), mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa a 25 microgrammi per metro cubo il limite per la concentrazione di Pm 2,5. Secondo lo studio, la qualità dell’aria in 74 città è migliorata nella prima metà dell’anno, raggiungendo in più di 60 giorni lo standard fissato dalle autorità, con un abbassamento dei pm 2.5, pm 10, diossido di solfuro e monossido di carbonio nell’aria. Le dieci più inquinate città cinesi sono, secondo lo studio, Xingtai, Shijiazhuang, Baoding, Tangshan, Handan, Hengshui, Jinan, Langfang, Xi’an e Tianjin, nove delle quali sono nei pressi di Pechino. Il ministero delle Finanze ha annunciato a maggio che investirà più di un miliardo di euro per tagliare l’inquinamento atmosferico in alcune regioni molto colpite, come la Pechino-Tianjin-Hebei, i delta del fiume Yangtze e del Fiume delle perle, con un focus sulla capitale, il cui governo municipale investirà circa 600 milioni di euro. Pechino, inoltre, vieterà l’uso di carbone in sei distretti della città entro la fine del 2020 per ridurre l’inquinamento, sostituendolo con elettricità e gas naturale.

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Lezioni a scuola con le mascherine contro i miasmi

Studenti costretti a indossare maschere durante le lezioni per proteggersi dai miasmi nauseabondi della spazzatura. E’ quanto accade in una scuola superiore nella contea di Haifeng, nella provincia meridionale cinese del Guangdong, secondo quanto riferisce la stampa locale. La Hong Cheng School si trova a soli 200 metri da un megaimpianto di stoccaggio dei rifiuti e comunque in un’area dove hanno sede diverse fabbriche, soprattutto tessili. Già da diversi mesi gli studenti hanno cominciato a lamentare la presenza di odori insopportabili che penetrano sin nelle aule, dovuti per lo più ai metodi sbrigativi di smaltimento dei rifiuti. L’impianto, di grosse dimensioni, gestisce all’incirca 10 tonnellate al giorno di materiale. La situazione, spiegano alunni, docenti e genitori, peggiora ulteriormente quando piove, mentre sono segnalati casi di malessere e attacchi di nausea fra gli studenti. Il preside ha fatto sapere di aver già presentato diverse lamentele al dipartimento per la protezione ambientale senza però ottenere finora alcuna risposta concreta.

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Inquinato il 16,1% del suolo della Cina

Circa il 16,1% del suolo cinese è inquinato. Lo rivela uno studio congiunto del Ministero della protezione dell’ambiente e quello della terra e delle risorse, diffuso dall’agenzia Nuova Cina. Secondo lo studio inoltre, il 19,4% della terra agricola è inquinata, e la situazione totale è “non ottimistica”, in quanto la qualità della terra agricola sta preoccupando sempre più. Per lo studio, l’82,8% della terra inquinata è contaminata da materiali inorganici e i tre maggiori inquinanti sono cadmio, nichel e arsenico. Lo studio è stato eseguito dall’aprile del 2005 al dicembre dell’anno scorso su 630 chilometri quadrati di terra in tutto il paese, eccetto Hong Kong, Macao e Taiwan.

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Benzene in acqua potabile, allarme nel nord ovest della Cina

Allarme a Lanzhou, capoluogo della provincia nord occidentale del Gansu, dopo la scoperta di una eccessiva concentrazione di benzene nell’acqua che esce dai rubinetti. Secondo la Nuova Cina, le analisi hanno dimostrato che l’acqua “potabile” della città contiene di media 160 microgrammi di benzene per litro, molto più dei 10 consentiti per legge, con punte di 200 microgrammi per litro. Il divieto di usare l’acqua, contaminata dalla sostanza cancerogena che si usa nella manifattura della plastica, è scattato ora per quasi 2,5 milioni di persone. Si sta indagando sull’origine, che dovrebbe legata agli scarichi di qualche fabbrica. Nessun problema d’inquinamento invece per il Fiume Giallo che attraversa la città. E’ la seconda volta in due mesi che un incidente simile capita a Lanzhou. Lo scorso 6 marzo, nell’acqua potabile della città fu riscontrata una forte concentrazione di ammoniaca.

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Assicurazione anti inquinamento per turisti

Dopo la decisione della più grande compagnia assicurativa cinese di offrire coperture sanitarie per le conseguenze dell’inquinamento che colpisce le grandi città del Paese, anche un tour operator ha deciso di offrire simili assicurazioni. Ctrip è la più importante agenzia turistica cinese online, i collaborazione con Ping An Insurance, propone a tutti coloro che acquistano pacchetti viaggi Pechino, Shanghai, Xi’an, Harbin, Chengdu, Guangzhou, un polizza che copre gli effetti dell’inquinamento. In base alla polizza, i viaggiatori saranno risarciti con 50 yuan al giorno, poco più di sei euro, con un massimo di 350 yan per una settimana, se l’indice d’inquinamento supera i 200, cioè se il tasso di particolato con diametro meno di 2,5 micron va oltre la concentrazione di 200 microgrammi per metro cubo. Una soglia spesso largamente oltrepassata nelle metropoli della Repubblica popolare: solo per fare un esempio, oggi a Pechino il tasso è di oscilla tra i 260 ai 400.

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Compagnia assicurativa offre coperture da inquinamento

Una compagnia assicurativa cinese offre polizze ai cittadini di Pechino contro i danni da inquinamento. Lo scrive il South China Morning Post. La People’s Insurance Company of China (Picc), la più grande del paese, offre indennizzi fino a oltre 2000 euro per coloro che, assicurati, dovessero ammalarsi a causa dell’inquinamento. I residenti a Pechino, e che abbiano tra i 10 e i 50 anni, possono sottoscrivere la polizza pagando tra i 10 e i 18 euro, venendo indennizzati con 12 euro al giorno se dovessero essere ricoverati in ospedale per almeno 15 giorni a causa di problemi respiratori e cardiovascolari. Un indennizzo di 35 euro viene offerto invece se il tasso dei pm 2.5, il particolato di diametro inferiore ai 2,5 micron (il cui limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità è di 30 microgrammi per metro cubo), dovesse superare 300 per cinque giorni consecutivi nelle 12 centraline di monitoraggio di Pechino.

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Aziende americane in Cina frustrate da censura e inquinamento

Le aziende americane frustrate dalla Cina: le indagini lanciate dal governo di Pechino, la censura su internet e l’inquinamento sono le maggiori sfide che le imprese statunitensi si trovano ad affrontare nel paese. E’ quanto emerge – riporta il Financial Times – da un’indagine, presentata dalla camera di commercio americana in Cina. L’80% delle aziende interpellate, piu’ di 360, affermano che i loro ricavi sono aumentati leggermente o sono scesi nell’ultimo anno. ”L’attuale modello economico della Cina e’ sotto stress. I tassi di crescita stanno rallentando, i costi sono in aumento, i margini in calo e alcuni piani di investimento sono stati ritirati” afferma Mark Duval, presidente della Camera di commercio americane in Cina. Da quando gli effetti del maxi piano di stimolo varato da Pechino sono iniziati a svanire nel 2012, la percentuale delle aziende americane iscritte alla camera di commercio che hanno riportato ”sostanziali” aumenti dei ricavi sono scese dal 41% al 23%. ”Stiamo ancora registrando guadagni ma questi sono meno aggressivi che in passato. Le nostre aziende non inseguono la crescita ma cercano di gestire quello che hanno” aggiunge Duval. Le difficolta’ delle aziende americane sono legate alle indagini avviate dal governo, all’inquinamento e alla censura di internet. Nell’ultimo anno la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme in Cina ha avviato una serie di indagini nei confronti di aziende americane in vari settori, dai prodotti per bambini alle apparecchiature per le comunicazioni. Il 40% delle aziende interpellate nell’indagine ritiene che il governo cinese con le sue indagini abbia preso di mira deliberatamente le aziende straniere. A questo si aggiunge il fatto che il 55% delle aziende americane in Cina ritiene che la censura su internet ha un effetto negativo sulle loro attivita’. Piu’ della meta’ delle imprese interpellate ammette difficolta’ nelle assunzioni di manager per l’inquinamento nelle maggiori citta’ cinesi.

fonte: ANSA

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Aumentano casi di cancro dovuti all’inquinamento

L’incremento dei casi di cancro al polmone in Cina sarebbe collegato all’inquinamento e, secondo gli esperti, l’impatto dell’inquinamento sulla salute della gente potrebbe avere conseguenze persino peggiori di quelle provocate nel 2003 dall’epidemia di Sars. Lo riporta il quotidiano China Daily. ”C’e’ un incremento notevole dei casi di adenocarcinoma al polmone – ha detto Wang Ning, vice direttore del centro per la prevenzione e il controllo del cancro di Pechino”. Secondo Wang e altri esperti del settore, responsabile dell’incremento di questo tipo di cancro è proprio l’esposizione prolungata all’inquinamento. Zhong Nanshan, direttore dell’istituto per le malattie respiratorie di Guangzhou, ha aggiunto che, senza interventi tempestivi, la situazione andrà sempre peggio, potendo alla fine determinare conseguenze sulla salute della popolazione, persino peggiori di quelle causate dalla Sars nel 2003. Zhong ha aggiunto che l’inquinamento può essere responsabile anche di altri problemi come i parti prematuri. Secondo gli studi effettuati, infatti, ogni incremento di 10 microgrammi per metro cubo del particolato Pm 2,5 (cioè le particelle inferiori a 2,5 micron) determina un aumento dal 3 al 5% dei casi di nascite premature. Secondo gli esperti, le conseguenze dannose dell’inquinamento si verificheranno nell’arco dei prossimi 5-7 anni e consisteranno in un ulteriore aumento dei casi di cancro al polmone e delle malattie cardiovalscolari in genere.

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Soldi alle città che combattono l’inquinamento

Il governo cinese ha annunciato la decisione di creare un fondo di 10 miliardi di yuan (oltre 1 miliardo di euro) per concedere premi in denaro alle citta’ e alle province cinesi che faranno i progressi piu’ significativi nel controllo dell’inquinamento. Lo riporta il South China Morning Post. L’annuncio e’ stato dato in un comunicato pubblicato mercoledi’ nel quale si sostiene, tra l’altro, che il consumo di carbone dovrebbe essere controllato e dovrebbero essere fatti maggiori sforzi per promuovere l’energia pulita e carburanti di alta qualita’ – quindi meno inquinanti- per i veicoli. In complesso il governo ha pianificato di spendere oltre 3 trilioni di yuan per affrontare il problema, creando un mercato crescente per quelle aziende che possono contribuire a ridurre le emissioni. Pechino quest’anno chiudera’ circa 300 fabbriche e pubblichera’ una lista di progetti che devono essere sospesi o fermati entro la fine di aprile.

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