Sta suscitando molte polemiche la proposta di legge presentata a Wuhan, nella provincia centrale dell’ Hubei, che vorrebbe prevedere multe salatissime, fino a due o anche tre volte il reddito annuale medio, alle donne che hanno un figlio fuori dal matrimonio o con un uomo sposato. La proposta di legge mira a diventare, nelle intenzioni del governo, un nuovo strumento di controllo delle nascite per porre un ulteriore freno alla crescita della popolazione. Ma rischia, secondo molti analisti, di far invece accrescere in maniera esponenziale gli aborti e i casi di abbandono di neonati. Inoltre, come sottolinea un editoriale del Global Times, una norma di questo genere penalizza solo le madri ignorando le responsabilita’ dei padri. E, come accade gia’ anche per la legge del figlio unico, finisce col colpire solo i meno abbienti in quanto per i ricchi pagare la multa non rappresenta un problema. Il tema sta suscitando molte discussioni e reazioni anche perche’ la proposta di legge e’ stata presentata solo pochi giorni dopo il caso del bimbo rimasto incastrato nel tubo di scarico, dopo essere stato partorito nel water, e miracolosamente salvato. La madre ha raccontato alla polizia di aver nascosto a tutti, amici e parenti, la sua gravidanza, un po’ per vergogna e un po’ perche’ non aveva i soldi necessari ne’ per effettuare un aborto ne’ per crescere un figlio. ”Se una proposta di legge del genere venisse approvata – ha commentato Chen Yaya, un ricercatore dell’accademia di scienze sociali di Shanghai – si verificheranno sempre piu’ casi come quello del bimbo gettato nello scarico, perche’ ci saranno piu’ madri disperate che penseranno di risolvere il problema gettando via i loro figli”. In molti si appellano al diritto di autodeterminazione delle donne. Nel paese infatti e’ permesso alle single di adottare un bambino, ma la proposta di legge di Hunan sembra andare verso una idea completamente diversa. Le donne che hanno figli con uomini sposati, vengono considerate immorali. Ma quelle che decidono di avere un figlio da single per molti rappresentano donne con liberta’ di scelta. Anche se la maggior parte delle volte si tratta di donne migranti, violentate o che subiscono abusi da datori di lavoro o colleghi. Il governo di Wuhan, intanto, ha fatto sapere che la proposta di legge potra’ essere emendata e che verra’ tenuta in considerazione l’opinione pubblica. Fino al 7 giugno infatti sara’ possibile postare on line commenti, indicazioni, suggerimenti. Disposizioni simili che colpiscono le madri single sono gia’ in vigore in altre zone della Cina, compresa Pechino, la provincia del Guangdog e quella dell’Henan.
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Zhang Yimou ha 7 figli, rischia multa milionaria
Costano cari i figli a Zhang Yimou, uno dei più acclamati registi cinesi al mondo. A causa del suo sforamento per ben sei volte della legge che impone il figlio unico, il regista – tra l’altro Orso d’oro a Berlino e grande artefice delle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di Pechino del 2008 – rischia di pagare una multa salatissima: oltre 19 milioni di euro, più di 2,8 milioni per ognuno dei sette figli che ha avuto da due mogli e altre diverse compagne. La notizia dell’indagine delle autorità cinesi sul regista di Sorgo Rosso, Lanterne Rosse, la Foresta dei Pugnali Volanti, la Triade di Shanghai – solo per citare i film più famosi – è partita dalla città di Wuxi, nella Cina orientale, provincia del Jiangsu non lontano da Shanghai, dove sua moglie vive. Meglio, la sua seconda moglie: Zhang ha infatti avuto una vita sentimentale molto movimentata. La sua attuale moglie, l’attrice Chen Ting, che ha sposato segretamente nel 2011, gli ha dato tre figli. Dalla prima moglie Xiao Hua ha avuto una bambina mentre altri tre figli – secondo il rapporto diffuso oggi dalla commissione per la pianificazione familiare di Wuxi – li avrebbe avuti da differenti altre compagne. A Zhang è stata anche attribuita una relazione con l’attrice Gong Li (Lanterne rosse, Addio mia Concubina, Memorie di una Geisha, tra i suoi film di maggiore successo), considerata la sua musa. La relazione è poi finita al termine di La Triade di Shanghai. Nessuno, sia il regista, sia la moglie ma neanche i funzionari dell’ufficio di pianificazione familiare di Wuxi, hanno rilasciato dichiarazioni. La multa salata, di 160 milioni di yuan, dovrà essere pagata, a meno di sorprese. La legge del figlio unico ha poco più di 30 anni. Era infatti il 25 settembre del 1980 quando il comitato centrale del partito comunista cinese inviò una lettera nella quale si invitavano i membri del partito e quelli della lega giovanile comunista ad avere un solo figlio per migliorare la qualità della vita, dopo che già negli anni prima si era cominciato a discutere della cosa. Secondo le statistiche, pubblicate dall’istituto per la ricerca sulla popolazione dell’Università di Nanchino, in trent’anni la politica del figlio unico ha impedito la nascita di oltre 400 milioni di bambini, cosa che ha contribuito fortemente all’aumento pro capite del Pil. Ma per molti, questa politica ha un rovescio della medaglia. Se da un lato ha migliorato la qualità della vita rendendo accessibili servizi come la scuola a più persone, dall’altro ha aumentato il senso di solitudine e di preoccupazione in molti figli unici, i quali, crescendo, sentono il peso di dover prendersi cura da soli dei loro genitori. Oggi chi viola la legge è costretto a pagare multe salatissime, calcolate in base a coefficienti nazionali e allo stipendio medio. Questo spinge molti ad aborti anche forzati a gravidanza inoltrata. Ma anche a gesti esemplari: tre anni fa un professore universitario di Pechino si mise in vendita su internet per pagare la multa. La restrizione non interessa i ricchi: la maggioranza delle persone facoltose o molto conosciute ha due figli, il 10% anche tre. Ed esistono anche deroghe per le minoranze etniche e in alcune regioni. I figli unici che si sposano, ad esempio, ne possono avere due, oppure il secondo è permesso a coloro che hanno come primo figlio una femmina o un bimbo malato. Da qualche tempo si sta discutendo dell’abolizione di questa legge. Zhang Yimou, ovviamente, è tra chi spera che questo possa accadere presto.
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Obbligata a sterilizzazione forzata, muore donna nell’Hubei
Una donna e’ morta dopo essere stata costretta a un intervento forzato di sterilizzazione, nonostante il parere contrario del medico. Secondo quanto hanno denunciato le organizzazioni China Aid e Women’s Rights in China, una donna di 42 anni della provincia centrale cinese dell’Hubei, madre di due figli, e’ morta subito dopo aver subito un intervento per il legamento delle tube che le era stato imposto dalle autorita’ locali per evitare altre gravidanze. Poco prima dell’intervento, la donna pero’ era stata visitata da un medico che le aveva fortemente sconsigliato di effettuare quell’operazione, avvertendola che sarebbe stata molto pericolosa per la sua salute. Tuttavia, ignorando il parere del sanitario, le autorita’ della commissione di pianificazione familiare hanno forzato la donna a ricoverarsi e a procedere con quella operazione, che pero’ l’ha condotta rapidamente alla morte. Subito dopo le autorita’, forse per comprare il silenzio dei familiari sull’accaduto, hanno offerto al marito della donna di firmare un accordo con il quale si impegnavano a costruire per lui e per i figli della defunta una nuova casa a titolo di risarcimento.
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Nuovo caso in Cina di aborto forzato al settimo mese
Passa per il web lo sdegno e l’orrore del popolo cinese per l’ennesimo caso di aborto forzato imposto dalle autorita’ ad una donna ormai al settimo mese di gravidanza che aveva violato la legge del figlio unico. Il fatto e’ avvenuto venerdi’ scorso nella provincia orientale cinese dell’Anhui. La fotografia di un neonato insanguinato, uscito morto dal grembo materno dopo che i medici lo avevano ucciso con una iniezione letale, sta facendo il giro della rete. A denunciare la tragedia, forse proprio nell’intento di mobilitare l’opinione pubblica, il marito della donna, che ha diffuso le scioccanti immagini. Quasi unanimi le reazioni di sdegno da parte di tutti coloro che hanno commentato l’accaduto. Tanto piu’ che – come hanno sottolineato in molti – in questo caso piu’ che di un aborto si e’ trattato di un vero e proprio omicidio. Il feto era ormai interamente formato e, hanno fatto notare alcuni medici, se non fosse stato ucciso con quella iniezione, e’ anche probabile che sarebbe sopravvissuto pur nascendo due mesi prima del previsto. La donna, Lu, 33 anni, secondo le informazioni che sono poi state diffuse da alcune organizzazioni che operano in Cina e all’estero per la tutela dei diritti umani, e’ stata costretta a ricorrere a questo atto perche’ non aveva i soldi per pagare la multa prevista in caso di violazione della legge del figlio unico. Due-tremila euro, a volte anche di piu’. E, come gia’ accaduto per altri casi simili, si sprecano i commenti sulla necessita’ di una revisione della legge che, cosi’ com’e’, fa si’ che avere un secondo figlio sia di fatto impossibile solo per chi non ha disponibilita’ economica. Nonostante le numerose campagne contro gli aborti forzati il fenomeno e’ nel paese ancora molto diffuso. Lo scorso giugno aveva sollevato molto clamore il caso di un’altra donna incinta all’ottavo mese di gravidanza costretta ad abortire. La legge che impone alle coppie di non avere piu’ di un figlio e’ in vigore in Cina da oltre 30 anni. La Commissione fissa ogni anno una quota massima di nascite per ogni provincia e le province, a loro volta, stabiliscono le quote per le contee e le citta’. Le carriere dei funzionari locali spesso dipendono dal rispetto di queste quote, circostanza che si ritiene sia alla base dei comportamenti persecutori contro le coppie che violano la legge. L’attivista cieco Chen Guangcheng, emigrato negli Usa dopo essere fuggito dagli arresti domiciliari, e’ stato perseguitato per anni dal governo della sua provincia natale, lo Shandong, proprio per aver denunciato la pratica degli aborti forzati. Negli ultimi tempi il governo cinese sta pensando di rivedere la legge del figlio unico, alleggerendola e rendendola meno stringente. Ma c’e’ chi ritiene che dietro la volonta’ del governo di mantenere la legge ci siano anche interessi economici. Secondo dati recenti 31 tra province e citta’ cinesi ricavano fino a 28 miliardi di yuan all’anno (circa 30 milioni di euro) in multe comminate per far rispettare la legge del figlio unico.
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Oltre 300 milioni di aborti in Cina dal 1971
I medici cinesi hanno eseguito 336 milioni di aborti dal 1971 ad oggi, secondo dati shock diffusi oggi dal ministero della Sanità di Pechino. La cifra si avvicina a quella più volte ripetuta da responsabili del governo, secondo i quali senza la politica di rigido contenimento delle nascite varata dall’inizio degli anni Settanta oggi i cinesi sarebbero 400 milioni in più degli 1,3 miliardi rilevati dall’ultimo censimento, realizzato tre anni fa. Secondo dati riportati dal Financial Times, dal 1973, anno in cui fu legalizzato l’aborto, ad oggi, negli Usa, che hanno una popolazione di 315 milioni di persone, sono stati realizzati 50 milioni di aborti. I dati diffusi a Pechino rivelano inoltre che nello stesso periodo 196 milioni di uomini e donne cinesi sono stati sterilizzati e che 403 milioni di donne sono ricorse alle spirali intrauterine per evitare gravidanze indesiderate. La legge che impone pesanti multe alle coppie urbane che hanno più di un figlio, la cosiddetta ‘regola del figlio unico’, è stata introdotta nel 1978, in coincidenza con l’ inizio del processo di apertura dell’economia agli investimenti esteri. Domenica scorsa è stato annunciato lo scioglimento della Commissione per la pianificazione familiare, che verrà assorbita dal ministero della Sanità. Secondo alcuni potrebbe essere il preludio all’abolizione della legge sul figlio unico, che per il momento rimane in vigore. La legge è estremamente impopolare in Cina anche perché spesso è stata applicata con metodi violenti dalle autorità. Nel 2005 l’ attivista democratico Chen Guangcheng, emigrato negli Usa l’anno scorso dopo essere stato per oltre tre anni in prigione, denunciò le violente pratiche delle autorità della sua provincia natale dello Shandong. Decine di donne erano state costrette ad abortire, alcune contro l’opinione dei medici, per rispettare il tetto alle nascite imposto dal centro alla provincia. Vicini e parenti delle donne sospettate di essere incinte, furono arrestati e in alcuni casi torturati dalla polizia dello Shandong nel tentativo di ottenere informazioni. Inoltre la legge, unita alla tradizionale preferenza delle famiglie cinesi per i figli maschi, ha portato ad un pesante squilibrio tra i sessi, con 34 milioni di maschi in più delle femmine. Negli ultimi anni la struttura della popolazione è cambiata, soprattutto a causa del tumultuoso processo di urbanizzazione, che ha portato oltre la metà della popolazione a vivere nelle città. Secondo il sociologo Ken Peng, ora essa “assomiglia più a quella di un Paese sviluppato che a quella di un Paese in via di sviluppo”, e il rapido invecchiamento della popolazione ha reso anacronistica la legge sul figlio unico.
Fonte: Beniamino Natale per ANSA
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Rese pubbliche scelte contraccettive di famiglie, polemiche
Ha suscitato sgomento e rabbia la decisione del governo locale di Dongguan, nella provincia meridionale cinese del Guangdong, di affiggere in comune e pubblicare poi anche on line la lista delle coppie residenti con l’indicazione del numero dei figli avuti e del metodo contraccettivo prescelto. Secondo quanto riferisce lo Shanghai Daily, in una bacheca all’ingresso dell’ufficio della commissione cittadina di Dongguan, e’ stato affisso un elenco delle coppie sposate con l’indicazione precisa della loro data di nascita, indirizzo di casa e numero di documento identificativo. ”Non hanno nessun rispetto per la nostra privacy” si e’ lamentato un residente. Sulla bacheca, per ogni coppia, sono stati infatti indicate anche informazioni sensibili, specificando le coppie che hanno dichiarato di usare il preservativo, quelle in cui la donna ha effettuato l’intervento per l’inserimento della spirale, quelle in cui uno dei due coniugi si e’ sottoposto ad un intervento di sterilizzazione. La stessa lista e’ anche stata messa in rete. I funzionari governativi, in risposta alle critiche, hanno affermato che si tratta di dettagli utili per meglio effettuare i controlli sulla pianificazione familiare e individuare eventuali violazioni alla legge del figlio unico. ”In alcuni casi le coppie che hanno effettuato interventi di sterilizzazione – ha detto poi un funzionario – hanno diritto a rimborsi delle spese mediche effettuate. Pubblichiamo i loro nomi per assicurare la massima trasparenza”. Il sistema in realta’ e’ in vigore a Dongguan da alcuni anni anche perche’ in base alle leggi locali i residenti ottengono un bonus connesso al loro status familiare e al rispetto della legge del figlio unico. A seguito delle recenti proteste e polemiche anche on line, tuttavia, le autorita’ locali hanno fatto sapere che per il futuro limiteranno la pubblicazione di alcune informazioni di carattere privato e personale.
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Abolita pianificazione familiare in Cina, ma resta figlio unico
Salta la Commissione per la pianificazione familiare, ma resta l’obbligo del figlio unico in Cina per arginare la sovrappopolazione, una regola detestata in quanto implica anche gli aborti forzati. Chi si era illuso che l’abolizione della commissione incaricata tra l’altro di stabilire le quote di nascite ammesse per ogni provincia fosse il preludio alla modifica della legge sul figlio unico, è rimasto infatti deluso. Alla stampa locale gli alti funzionari del regime hanno chiarito che la legge rimane in vigore, almeno per il momento. Varata nel 1978, quando il boom economico cinese era alle porte, la legge viene sopportata molto malvolentieri dalla maggioranza dei cinesi, che cercano in tutti i modi di aggirarla. Chi se lo può permettere paga le salate multe imposte dalle province, i più poveri sfuggono ai controlli con spostamenti “strategicì ‘da una provincia all’ altra contando sulla solidarietà della famiglia allargata. L’anno scorso la questione è esplosa su Internet, diventato lo strumento di espressione favorito, in seguito al caso di Feng Jianmei, una donna di 23 anni costretta ad abortire al settimo mese di gravidanza. Feng e suo marito Deng Jiyuan si erano rifiutati di pagare alle autorità della provincia dello Shanxi – dove vivono, nel nordest della Cina – una multa di 4.500 euro per aver voluto un secondo figlio. Milioni di intervenuti sui microblog cinesi hanno condannato il governo locale. Un altro caso che ha fatto scalpore è quello della provincia costiera dello Shandong, che fu denunciato nel 2005 dall’ attivista Chen Guangcheng. In seguito alla sua denuncia, Chen ha trascorso oltre tre anni in prigione prima di emigrare negli Usa, l’anno scorso. Decine di donne erano state costrette ad abortire, alcune contro l’opinione dei medici, per rispettare la “quota” imposta dal centro. Vicini e parenti delle donne sospettate di essere incinte, furono torturati dalla polizia dello Shandong nel tentativo di ottenere informazioni. L’abolizione della Commissione – o meglio la sua “fusione” col ministero della salute – è stata annunciata domenica scorsa e fa parte di un piano più vasto per snellire il governo. Un funzionario intervistato dal quotidiano China Daily, Zhu Lijia, ha chiarito che “non c’ è alcuna relazione” tra l’ abolizione della Commissione e l’abbandono della politica del figlio unico che, secondo il governo, è risultata utile per contenere l’ aumento della popolazione. La legge è considerata anacronistica da molti sociologi, che sottolineano come oggi la maggioranza dei cinesi vivano nelle città dove il tasso di crescita della popolazione non è troppo alto ma troppo basso. L’invecchiamento della popolazione, sostengono, sta procedendo ad un ritmo che potrebbe presto risultare insopportabile dal punto di vista economico. La Cina ha oggi 1,3 miliardi di abitanti. Secondo i sostenitori della legge sul figlio unico, se essa non fosse stata rigidamente applicata ne avrebbe 400 milioni in più.
fonte: Beniamino Natale per ANSA
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Diminuisce per il quarto anno consecutivo la sex ratio in Cina
Diminuita, per il quarto anno consecutivo, il rapporto tra numero di nati di sesso maschile e quelli di sesso femminile. Secondo quanto scrive la stampa cinese, la Commissione per la popolazione e la pianificazione familiare (Npfpc) ha evidenziato come nel 2012 il rapporto sia sceso a 117,7 maschi ogni 100 femmine. Dopo un picco del 2004 in cui ci furono 121,2 maschi ogni 100 femmine, il declino del gap degli ultimi quattro anni, dimostra che le misure adottate dal governo per frenare il fenomeno delle nascite ”selezionate” e degli aborti selettivi stanno dando buoni risultati. Il tasso ideale, secondo gli esperti, sarebbe di 103-107 maschi ogni 100 femmine; la differenza sarebbe in questo caso irrilevante anche considerando che normalmente tra i maschi il tasso di mortalita’ e’ normalmente piu’ elevato. Tra le misure adottate per frenare il fenomeno degli aborti selettivi e quindi ridurre la sex ratio, vi sono quella secondo cui i medici non possono rivelare alle coppie il sesso del bambino che deve nascere e quella cosi’ che le donne non possono interrompere la gravidanza per non dare alla luce figlie femmine. Secondo Lu Jiehua, professore di demografia sociale presso l’Universita’ di Pechino, non e’ corretto essere troppo ottimisti in quanto il problema e’ ancora lontano dal dirsi totalmente risolto specie nelle zone rurali. Il professore ha messo poi in rilievo come la cosa piu’ importante sia che il governo promuova e favorisca la parita’ tra i sessi in primo luogo a livello culturale, dell’istruzione e sui luoghi di lavoro.
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Da legge del figlio unico bimbi depressi e poco coraggiosi
I bimbi nati in Cina dopo l’introduzione della politica del figlio unico sono più nevrotici e depressi, e hanno una propensione minore all’iniziativa personale in campo lavorativo. Lo afferma uno studio australiano pubblicato dalla rivista Science, secondo cui questo potrebbe influire sulla capacità imprenditoriale del Paese nei prossimi anni. La politica del figlio unico, che vieta alle donne di avere più di un figlio, è stata varata nel 1979, e da allora si stima che abbia determinato la mancata nascita di almeno 400 milioni di bimbi. Per verificare gli effetti della legge i ricercatori guidati da Lisa Cameron della Monash University di Victoria, in Australia, hanno sottoposto 400 persone nate subito prima e subito dopo la legge ad alcuni giochi economici, ad esempio che prevedevano l’affidamento di alcune somme a sconosciuti per vedersele poi restituire maggiorate: “Chi è nato dopo la legge sui figli unici si è mostrato meno competitivo, fiducioso negli altri e degno di fiducia – spiegano gli autori – e da test psicologici abbiamo visto che questi soggetti sono anche più depressi, nevrotici e pessimisti, e questo anche quando hanno molti contatti con altre persone della stessa età”. Lo studio potrebbe avere implicazioni economiche: “Le persone nate sotto la politica del figlio unico sono meno propense a fare lavori rischiosi, come quelli in proprio – sottolinea Cameron – e questo potrebbe portare a una diminuzione della capacità imprenditoriale del paese”.
fonte: ANSA
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Legge del figlio unico: donne costrette ad impianto spirale
Donne costrette ad adottare misure di controllo delle nascite, in cambio della registrazione del primo figlio sul libretto di famiglia. Secondo quanto denuncia un lungo editoriale del Global Times, in alcune province cinesi e’ piuttosto diffusa la pratica in base alla quale le autorita’ impongono alle donne di sottoporsi all’applicazione della spirale contraccettiva se vogliono ottenere il cosiddetto ”hukou”, cioe’ la registrazione del nuovo nato sul libretto familiare. Dopo le rimostranze di numerose donne che si sono lamentate della pratica coercitiva, rivendicando di voler decidere autonomamente se e come ricorrere alla contraccezione, un gruppo di 13 avvocati ha formalmente richiesto all’autorita’ cinese per la pianificazione familiare di sospendere tali pratiche coercitive. ”Non c’e’ nessuna legge – ha detto l’avvocato Zhang Lijuan al Global Times – che stabilisca che una donna debba sottoporsi all’impianto della spirale per ottenere la registrazione sull’hukou del suo primo figlio”. La spirale e’ uno dei principali metodi di controllo delle nascite in Cina, specie nelle zone rurali. Secondo i dati forniti dal Ministero della Sanita’, nel solo 2009 7,8 milioni di donne cinesi sono state sottoposte all’intervento per l’inserimento della spirale. Gli impianti forzati hanno cominciato ad essere effettuati negli anni ’80 per impedire alle donne di avere un secondo figlio. Una donna della provincia dello Jiangxi ha raccontato che dopo essere stata ”invitata” a sottoporsi all’inserimento della spirale per poi poter ottenere la registrazione del suo primogenito, lei e suo marito hanno chiesto spiegazioni alla commissione per la pianificazione familiare sentendosi rispondere che l’intervento si rendeva necessario ”in quanto lei non aveva provato ad usare un contraccettivo efficace di lunga durata”. ”Ho detto ai medici che potevo provvedere da sola ad adottare misure per evitare un secondo figlio – ha raccontato un’altra donna della provincia dell’Hubei – ma mi hanno detto che se mi fossi rifiutata non avrei ottenuto i documenti di cui avevo bisogno. Suonava come una minaccia e quindi non ho avuto altra scelta che farlo”. La liberta’ delle donne in tema di sessualita’ e contraccezione ha cominciato in Cina ad essere limitata nel 1979 quando e’ stata introdotta la legge del figlio unico che prevede che le coppie possano avere solo un figlio. Eccezioni sono ammesse per le coppie delle zone rurali se il primo figlio e’ femmina, e in altri pochi casi. Le autorita’ sostengono che la legge del figlio unico ha impedito, dal 1979 al 2011, circa 400 milioni di nascite. Prima del 1979 lo Stato, per cercare di frenare le nascite, incoraggiava la sterilizzazione maschile, considerata pero’ piu’ rischiosa e con maggiori effetti collaterali. Una legge controversa quella del figlio unico che se da un lato e’ apprezzata tuttora da chi considera indispensabile un controllo delle nascite in un paese che gia’ conta oltre un miliardo di persone, dall’altro e’ malvista da chi la vede in contrasto con la liberta’ personale. Inoltre, al di la’ dei problemi etici e relativi alla liberta’ di scelta, c’e’ anche chi solleva, a proposito della spirale, problemi relativi alla salute temendo che alcuni di questi dispositivi, specie a lungo andare, possano causare infezioni o altri problemi.
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