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Pechino protesta con Tokyo contro dichiarazioni del sindaco di Osaka sulle “comfort women”

La Cina ha espresso oggi ”sconcerto e indignazione” nei confronti d’una dichiarazione del sindaco di Osaka secondo il quale le cosiddette ‘confort women’ – straniere sfruttate in stato di semischiavitù come prostitute dall’esercito nipponico durante la seconda guerra mondiale – sarebbero state una ”necessità”. Lo ha detto oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli esteri cinese Hong Lei. Durante il secondo conflitto mondiale (ma la pratica era anche precedente) il Giappone sfruttò donne soprattutto cinesi e sudcoreane come prostitute per i militari delle proprie forze d’occupazione. La cosa crea ancora frizioni tra i paesi coinvolti a causa di mancanza di indennizzi e alcuni atti ufficiali. Toru Hashimoto, sindaco di Osaka e capo del partito della Restaurazione, ieri ha definito ”necessarie” per i soldati giapponesi l’uso delle ”comfort women” per ”mantenere la disciplina”. Per Hong Lei, invece, lo sfruttamento di quelle donne e’ stato ”un grave crimine di guerra commesso dai militari giapponesi”.

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Trenta pescherecci cinesi verso isole contese mari del Sud

Una flottiglia record di trenta navi da pesca cinesi e’ partita ieri verso le isole Spratly, Nansha in cinese, un arcipelago di piccole isole nel mar cinese meridionale al centro di una disputa tra Pechino, Vietnam e Filippine, oltre a Taiwan. Le navi, ognuna con una capacita’ di oltre 100 tonnellate, rimarranno intorno alle isole per una quarantina di giorni. A supporto dei pescherecci anche una nave per l’approvvigionamento e una scorta militare. ”Stiamo esplorando i modi per sfruttare le risorse del mare in maniera sistematica”, ha detto Huang Wenhui, che dirige l’ufficio per la pesca presso il Dipartimento per l’oceano e la pesca nella provincia di Hainan. ”L’obiettivo finale di questa operazione – ha aggiunto Huang – e’ che i pescatori possano pescare intorno alle isole Nansha su base regolare”. I 30 pescherecci, secondo le informazioni, dovrebbero arrivare sul posto in quattro giorni. Il Giappone, il Vietnam, Taiwan, Brunei, la Malesia e le Filippine si contendono la sovranita’ su vaste aree del mar cinese meridionale, ricco di risorse, incluse le isole Spratly. Ma la Cina afferma la sua sovranita’ sulla quasi totalita’ di queste aree.

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Si cerca il dialogo tra Cina e Giappone, forse domani a Pechino delegazione Tokyo

Giappone e Cina stanno progettando di tenere colloqui tra funzionari della Difesa che, in base a indiscrezioni, potrebbero vedere domani una delegazione di Tokyo partire per Pechino, con al centro il caso delle Senkaku-Diaoyu. Lo riporta l’agenzia Kyodo, a conferma delle dichiarazioni del portavoce del governo nipponico, Yoshihide Suda, che ha fatto intendere che i due Paesi stavano provando ad allentare le tensioni sulla sovranita’ del piccolo arcipelago, nel controllo di Tokyo e rivendicato da Pechino. ”Stiamo lavorando, il Giappone dialoga con la Cina”, ha affermato Suga in conferenza stampa, secondo cui Pechino e’ ”un vicino importante”. Le otto motovedette cinesi, intanto, hanno lasciato nella serata di ieri le acque delle isole Senkaku/Diaoyu, controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino, dopo un blitz durato 12 ore. In base a quanto riferito dalla guardia costiera nipponica, e’ stata la piu’ grande intrusione finora fatta dalle navi del servizio di sorveglianza marittima cinese intorno al piccolo e disabitato arcipelago, ritenuto essere ricco risorse naturali, come il gas, oltre ad avere fondali ricchi per la pesca. Tra Tokyo e Pechino c’e’ stato ieri un duro uno scambio di proteste e prese di posizione.

fonte: ANSA

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Ultime notizie sul fronte sino-giapponese: isole contese e visita a santuario di guerra

Guerra di nervi e di parole tra Cina e Giappone sia sulle isole contese Diaoyu/Senkaku che sulla visita a Yasukuni, memoriale giapponese della seconda guerra mondiale, che ha provocato le ire dei cinesi. L’ambasciatore di Pechino in Giappone, Cheng Yonghua, ha protestato nei confronti del governo di Tokyo per quella che considera una intrusione territoriale cinese, cioe’ l’arrivo nelle acque contese di pescherecci giapponesi con attivisti. La protesta e’ arrivata durante l’incontro che il diplomatico ha avuto con il vice ministero degli esteri giapponese Chikao Kawai, che aveva convocato il cinese per esprimergli la stessa protesta, dopo che motovedette cinesi erano state viste nei pressi delle isole. Il viaggio degli attivisti giapponesi e’ stato definito ”illegale” e portatore di problemi” dalla portavoce del ministero degli esteri di Pechino Hua Chunying. Ma la Cina continua a protestare anche per la visita di esponenti dell’amministrazione centrale di Tokyo al memoriale di guerra Yasukuni, dove si onora la memoria dei militari di guerra e che ha scatenato anche le proteste sud coreane. Dopo l’offerta rituale di tre pini da parte del premier giapponese Shinzo Abe e la visita di ministri del suo governo, oggi sono stati al santuario 169 parlamentari di Tokyo, ”il piu’ alto numero dal 2005” scrive la Nuova Cina, che definisce la visita ”l’esposizione della codardia dei politici (giapponesi, ndr)”.

Il Giappone e’ pronto a respingere ogni sbarco cinese alle Senkaku/Diaoyu, isole controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino, anche con ”l’uso della forza”. ”Sarebbe normale avviare un allontanamento con la forza in caso di sbarco”, ha detto il premier nipponico, Shinzo Abe, in un dibattito parlamentare, rispondendo a una domanda sul tema. Abe ha assicurato che l’attivita’ di sorveglianza nipponica ha lo scopo di ”impedire a chiunque di poter sbarcare” sul piccolo arcipelago conteso e disabitato.

Una flottiglia di una decina di pescherecci giapponesi, con a bordo esponenti di associazioni di nazionalisti, è diretta verso le isole Senkaku/Diaoyu, in una iniziativa che ha lo scopo di ribadire la sovranità nipponica. Partita in nottata dal porto di Ishigaki, riporta la tv Nhk, la spedizione è stata voluta dall’associazione ‘Ganbare Nippon’ (‘Forza Giapponé).

Quasi 170 parlamentari nipponici hanno visitato oggi il controverso santuario Yasukuni, visto come il simbolo del passato imperialista e militarista del Giappone, alimentando nuove tensioni regionali. Secondo i media locali, un numero eccezionalmente alto (ben 168) ha voluto pregare al luogo dedicato ”alle anime di soldati e persone morte combattendo per l’imperatore”, tra cui 14 criminali di Classe A. La visita e’ maturata all’indomani della protesta della Cina e della cancellazione del viaggio a Tokyo del ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Byung-se.

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Ministri giapponesi a santuario Yasukuni, protesta di Pechino

Anche il governo cinese ha protestato solennemente nei confronti di quello giapponese per la visita di esponenti dell’amministrazione centrale di Tokyo al memoriale di guerra Yasukuni, dopo che il ministro degli esteri sudcoreano aveva questa mattina annullato una visita prevista da tempo per questa settimana. Il premier giapponese, Shinzo Abe, due giorni fa aveva donato tre pini, senza recarsi di persona al santuario Yasukuni a Tokyo, eretto per onorare 2,5 milioni di giapponesi morti durante la seconda guerra mondiale e sino-giapponese, tra i quali, scrive la Nuova Cina, ”14 criminali di guerra”. Per il portavoce degli esteri di Pechino, Hua Chunying, il nocciolo della questione del santuario Yasukuni e’ ”se i leader giapponesi vedono e trattano correttamente la storia delle invasioni del paese, e rispettano i sentimenti del popolo della Cina e di altri paesi vittime”. Per Hua le atrocita’ giapponesi durante la guerra sono accertate da prove inconfutabili. ”Solo quando il Giappone affrontera’ di petto il suo passato aggressivo potra’ abbracciare il futuro e sviluppare relazioni amichevoli con i suoi vicini asiatici”, ha concluso il portavoce.

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Scintille tra navi militari di Cina e Giappone per isole contese

Nella contesa sino-nipponica sulla sovranità delle isole Senkaku/Diaoyu si affaccia ora la marina militare: un cacciatorpediniere giapponese è finito nel radar di controllo di tiro di una fregata cinese, come fosse un vero ‘bersaglio’. Un episodio dai toni di minaccia su cui anche il Pentagono Usa ha espresso senza fare misteri “preoccupazione”. L’episodio, avvenuto il 30 gennaio nel mar Cinese orientale e vicino alle isole contese anche se Tokyo non l’ha confermato in via ufficiale, è un ulteriore fattore di tensione che ha spinto oggi il Giappone a una protesta, poche ore dopo la convocazione dell’ambasciatore cinese nel Sol Levante per il blitz, il 25/mo, fatto lunedì da due motovedette della sorveglianza marittima di Pechino nelle acque territoriali dell’arcipelago disabitato. Il ministro della Difesa nipponico, Itsunori Onodera, ha ammesso che il caso potrebbe complicare gli sforzi per centrare il superamento delle tensioni bilaterali, proprio mentre le parti avevano con grande tatto avviato il lavoro su un possibile summit di alto livello tra leader, magari ad aprile subito dopo la nomina a presidente del segretario del Pcc, Xi Jinping. “Si è trattato di un incidente insolito – ha detto Onodera in una conferenza stampa convocata d’urgenza -. Con un errore, la situazione sarebbe potuta diventare molto pericolosa”. Nella sostanza, l’unità cinese ha attivato il radar per l’ assetto da combattimento e per orientare il tiro sul possibile bersaglio, quando durante la navigazione si usano solo i radar antiaereo e quello per la rilevazione di ostacoli sulla rotta. “E’ come andare in giro con una pistola col colpo in canna e il grilletto sollevato, pronta per l’uso”, ha spiegato all’ANSA un esperto militare. “I rischi di incidenti sono alti”. Il ministro ha rilevato che il radar “ha puntato la nave per un po’ di tempo dalla distanza di 3 km”, aggiungendo che i tecnici del ministero hanno impiegato alcuni giorni per valutare la tipologia di radar. “Abbiamo ora tutti gli elementi per poterlo confermare”, ha rilevato Onodera, mentre su un altro caso, che risale al 19 gennaio e che ha coinvolto un elicottero della marina nipponica, “abbiamo solo il sospetto”. Il premier Shinzo Abe, insediatosi lo scorso 26 dicembre definendo “non negoziabile” la questione delle isole Senkaku perché territorio nipponico, ha posto, nell’incontro con il ministro della Difesa, l’accento sull’importanza di “rispondere con calma” evitando di mettere in campo una provocazione contro un’altra provocazione. “Il nostro obiettivo – ha osservato Onodera anche in merito ai risultati del colloquio con Abe – è evitare l’ipotesi che una situazione del genere accada di nuovo e per questo abbiamo agito attraverso i canali diplomatici” e chiesto alla Cina di “astenersi da azioni pericolose”. Escludendo uno scenario da escalation militare (“non credo possa accadere”), Onodera ha rubricato l’accaduto a semplice provocazione, ma con “un passo falso la situazione”, anche in futuro, potrebbe diventare imprevedibile.

fonte: ANSA

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Annunciate manovre navali vicino a isole contese e il Giappone annuncia unità speciale a difesa isole contese

Tre navi della marina militare cinese svolgeranno delle esercitazioni nel Pacifico occidentale, transitando nelle zone contese del Mar della Cina Meridionale e Orientale. Nel darne l’annuncio, oggi, l’agenzia Nuova Cina definisce le manovre di “ordinaria amministrazione”, anche se avvengono in un momento nel quale la tensione è alta nella regione per le dispute sulle frontiere marittime col Giappone e con alcuni Paesi del sudest asiatico. “La flotta sarà impegnata in 20 diversi tipi di simulazione, tra cui la protezione dei diritti marittimi”, afferma un documento del ministero della difesa citato da Nuova Cina. Pechino è ai ferri corti col Giappone per la disputa sulle isole Senkaku/Diaoyu, che sono rivendicate anche da Taiwan, mentre le sue rivendicazioni sulle Spratili e Paracelse si scontrano con quelle di Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei.
Il Giappone stringe la presa sulle Senkaku/Diaoyu, isole controllate dal 1895 (con la parentesi di occupazione Usa 1945-1972) e rivendicate dalla Cina, istituendo una unita’ dedicata e speciale della guardia costiera, forte di 600 uomini e nuove motovedette per bloccare le incursioni dei pattugliatori marittimi di Pechino. I fondi, nel dettaglio, sono stimati in 56,4 miliardi di yen (+37%, 300 milioni di euro) che figurano tra le voci di bilancio dell’anno fiscale 2013-14 del valore record di 92.610 miliardi di yen (760 miliardi di euro), approvato ieri dal governo. L’obiettivo, scrive il quotidiano Yomiuri, e’ di ottenere via via 12 nuove motovedette e uomini di base a Ishigaki, l’isola strategica della prefettura di Okinawa e piu’ vicina alle Senkaku/Diaoyu, nell’arco del triennio. Dalla nazionalizzazione di tre delle cinque principali isole decisa a settembre dal governo di Tokyo, le navi di sorveglianza cinesi hanno ripetutamente fatto le incursioni intorno o nelle acque dell’arcipelago disabitato quasi ogni giorni, tranne che in occasione di condizioni meteo avverse. Si stima che sia necessari un equipaggio di circa 40 uomini per un pattugliatore di 1.000 tonnellate, la tipologia di nave scelta per opporsi con sufficiente sicurezza alle motovedette cinesi: da qui l’obiettivo di arrivare alla costituzione dell’ unita’ di 600 unita’.
fonte: ANSA

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Cina-Giappone, segnali di disgelo: Xi Jinping vede inviato premier Abe

Segnali di disgelo tra Cina e Giappone dopo quasi cinque mesi di rapporti ad alta tensione per lo scontro sulla sovranità delle isole Senkaku/Diaoyu, tanto forte da creare seri problemi ai rapporti a doppio filo tra la seconda e la terza economia mondiale. Il presidente in pectore Xi Jinping ha espresso la volontà di migliorare i rapporti con Tokyo nel corso di un incontro a Pechino dai “toni cordiali” avuto oggi con Natsuo Yamaguchi, leader del New Komeito, partito alleato dei Liberademocratici del premier giapponese Shinzo Abe, al potere da dicembre. Si è trattato del contatto politico di più alto livello tra i due Paesi da quando Tokyo ha nazionalizzato a settembre tre delle 5 principali isole provocando dure proteste in Cina con atti vandalici e boicottaggio del ‘made in Japan’ e sempre più frequenti incursioni di motovedette cinesi nelle acque contese ritenute essere ricche di riserve ittiche e di gas naturale. Yamaguchi, nel ruolo di inviato speciale di Abe, ha riferito al termine del colloquio di oltre un’ora che Xi “prenderà in seria considerazione” la proposta di tenere un summit ad “alto livello” tra i due Paesi. Malgrado i punti di vista diversi, Xi ha marcato l’importanza di risolvere i problemi sul piccolo arcipelago “attraverso il dialogo e le consultazioni”. Nessun riferimento, ha riportato l’agenzia Kyodo, a misure specifiche per allentare la tensione se non il dialogo a livello politico come mezzo per arrivare a un vertice. Il neo segretario generale del Pcc, a marzo presidente al posto di Hu Jintao, ha detto che la Cina “vuole promuovere un rapporto strategico di reciproco beneficio col Giappone, basato su ampie prospettive”. Yamaguchi, noto per i buoni legami con la Cina, ha incontrato Xi nell’ultimo dei 4 giorni di visita ‘diplomatica’, riuscendo a consegnare una lettera di Abe. Ringraziando, Xi ha ricordato il premier per gli sforzi del 2006, durante il primo governo, “per riannodare” i legami dopo le turbolenze legate al conservatore Junichiro Koizumi, solito presentarsi quando era al governo al santuario Yasukuni, simbolo dell’odiato militarismo nipponico. Tuttavia, il futuro presidente ha espresso preoccupazione per la svolta politica di dicembre segnata da punte di nazionalismo, invitando il governo “a guardare la storia correttamente e a gestire con cautela” il passato bellico del Giappone. L’incontro tra Yamaguchi e Xi non era affatto certo, ma il fatto che i colloqui siano avvenuti nella Grande Sala del Popolo hanno dato all’evento un valore decisamente rilevante. Ad esempio, il ministero degli Esteri cinese, col portavoce Hong Lei, ha affermato che la posizione di Pechino sulle Senkaku/Diaoyu “non è cambiata”, aggiungendo una novità: “é importante riallacciare i legami bilaterali e, in questo senso, bisogna inquadrare l’incontro” tra Xi e Yamaguchi. Le premesse del dialogo sembrerebbero esserci, anche se è da decifrare la scelta di Pechino di sottoporre all’Onu il quesito scientifico se la piattaforma continentale nel mar Cinese orientale sia o no prolungamento naturale del territorio terrestre della Cina. Se l’apposito organo (Commission on the Limits of the Continental Shelf) risponderà positivamente forse già entro la fine dell’anno, nel “prolungamento” finirebbero anche le isole contese. Il Giappone controlla le Senkaku dal 1895, con la parentesi dell’occupazione Usa (1945-1972).

fonte: ANSA

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Primo confronto tra motovedette Cina e Taiwan dinanzi alle Senkaku/Diaoyu

Le motovedette della guardia costiera di Taiwan e dell’Amministrazione marittima della Cina si sono ‘incrociate’ per la prima volta vicino alle acque delle Senkaku, isole nel controllo di Tokyo e rivendicate da Pechino e Taipei col nome, rispettivamente di Diaoyu e Tiaoyutai. L’episodio, ha riferito il vice segretario generale della guardia costiera taiwanese, Wang Chung-yi, e’ avvenuto questa mattina a 37 km a sudovest delle isole contese, mentre 4 unita’ di Taipei erano impegnate a scortare un peschereccio con sette attivisti a bordo verso l’arcipelago disabitato, in un’azione dimostrativa per rivendicarne la sovranita’. E’ il primo confronto, scrive l’agenzia Kyodo, tra le unita’ di sorveglianza marittima dei due paesi nelle acque contese e potenzialmente ricche di risorse ittiche e di gas. Le motovedette di Taiwan hanno emesso un avviso via radio alle navi cinesi esortandole a lasciare le acque territoriali della Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taiwan, insieme alla visualizzazione di un messaggio di simile tenore su un tabellone elettronico, senza ricevere pero’ in entrambi i casi alcuna risposta.

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Pechino critica la Clinton su appoggio Giappone per questione isole contese

La Cina si è detta “particolarmente scontenta” dopo le parole pronunciate dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton, che si è detta pronta ad appoggiare il Giappone nella disputa sulle isole Senkaku/Diaoyu controllate da Tokyo ma contese da Pechino. La Cina “è particolarmente scontenta e reagisce con fermezza” alle parole della responsabile della diplomazia statunitense, ha detto il portavoce del ministero degli esteri cinese, Qin Gang, aggiungendo: “esortiamo gli Stati Uniti a trattare la questione delle isole Diaoyu in maniera responsabile”. Ricevendo venerdì a Washington il suo collega giapponese Fumio Kishida, la Clinton aveva ribadito: “anche se gli Stati Uniti non prendono una posizione sulla sovranità definitiva di queste isole, riconosciamo che sono amministrate dal Giappone e siamo contrari a qualsiasi azione volta ad ostacolare questa gestione da parte del Giappone”.

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