Impossibile in questi giorni in Cina riuscire a collegarsi ai siti censurati dalle autorità, utilizzando l’escamotage delle Vpn, i servizi che fingono collegamenti dall’estero per aggirare i controlli del grande fratello cinese. Le autorità di Pechino hanno infatti bloccato, in quella che è l’azione più grande in questo senso, quasi tutti i provider di virtual private network, largamente utilizzati non solo dagli stranieri ma anche da milioni di cinesi per raggiungere siti some Facebook, Youtoube, Twitter, Gmail. In questi giorni, le aziende fornitrici del servizio, stanno informando dell’impossibilità di fornire connessioni sicure soprattutto sui sistemi operativi mobili dell’Apple. Secondo forum online, la Grande Muraglia di Fuoco (Great Firewall), come viene chiamato il servizio di controllo internet cinese giocando sulle parole della grande muraglia e dei firewall, è stata migliorata e questo rende la vita impossibile ai gestori di vpn. Già prima era noto alle autorità di Pechino l’uso di questi servizi che, infatti, dovevano essere scaricati attraverso connessioni sicure. E la guerra cibernetica tra i gestori di Vpn e il Great Firewall era sempre stata vinta dai primi. Il blocco sta causando non pochi problemi anche a diverse aziende straniere con uffici in Cina, soprattutto a causa dell’impossibilità di utilizzare i servizi di posta Google.
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Stretta sulle Vpn in Cina, impossibile sfuggire alla Grande Muraglia di fuoco
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Arrestati tre dipendenti del principale motore di ricerca per cancellazione post
Tre impiegati di Baidu, il piu’ grande motore di ricerca cinese, sono stati arrestati perche’ si facevano pagare da persone esterne per eliminare i post dal sito. Lo riferisce la stampa locale. Un quarto e’ stato licenziato ma non arrestato in quanto avrebbe solo provato ad effettuare la cancellazione di post dietro pagamento, senza pero’ riuscirci. ”Tutti e quattro sono stati licenziati – ha affermato un funzionario di Baidu – se scopriremo altri casi simili provvederemo a punire severamente queste persone”. In Cina sono moltissime le aziende che pagano delle apposite societa’ affinche’ controllino il contenuto dei vari post messi online dagli utenti, chiedendo poi la cancellazione di quelli considerati inappropriati o con contenuti ‘sensibili’. Un impiegato della Beijing Haotian Lianmeng, un’azienda specializzata in controllo della rete e in cancellazione dei post, ha fatto sapere che cancellare un articolo all’interno di un forum costa circa 1000 yuan (poco piu’ di 100 euro), cancellare un post all’interno di un blog ne costa 2000 e cancellare una notizia o parte di essa postata all’interno di un portale di news, come ad esempio Sina.com, puo’ arrivare a costare anche oltre 3000 yuan. ”Noi offriamo un servizio professionale – ha spiegato un funzionario della azienda – scegliendo un pacchetto completo per un anno si paga intorno ai 150.000-200.000 yuan (da 16.000 a 21.000 euro all’anno circa, ndr) ma si ottiene un controllo permanente e la cancellazione di tutti i messaggi negativi”. Secondo Wang Sixin, professore di legislazione dei media presso l’Universita’ per la Comunicazione in Cina, le aziende hanno tutto il diritto di cancellare i commenti che possano essere considerati negativi per loro o falsi o inappropriati, ma cio’ deve avvenire legalmente.
Università e società le più colpite dalla censura internet cinese
Sono le universita’ e le societa’ straniere le piu’ colpite in questi giorni dalla censura cinese su internet. Lo rivela una inchiesta del quotidiano di Hong Kong South China Morning Post. Pur usando le Vpn, i software che servono per navigare in maniera anonima con indirizzi di altri paesi, riuscendo cosi’ a dare ai computer censori cinesi l’impressione di collegarsi dall’estero, sia gli studenti universitari che i dipendenti delle societa’ straniere non riescono a collegarsi ai siti vietati, come Facebook, Youtube o usare al meglio Gmail. Le societa’ usano spesso le Vpn per comunicare nei loro network privati, e anche queste possibilita’ sono rese difficili in questi giorni. Diversi studenti della Southern Medical University di Guangzhou, l’ex Canton, hanno denunciato sui forum l’impossibilita’ di connettersi. Diversi dipendenti della IBM hanno dichiarato di non poter accedere al sito dell’azienda e alla Vpn, cosi’ come i programmatori della Tencent e quelli della Shanda Interactive Entertainment, due dei maggiori giganti dell’internet cinese. Le societa’ che offrono servizi di Vpn stanno combattendo contro questo restringimento della censura, cambiando in continuazione i nomi e i luoghi dei server, ma fino ad ora la censura cinese riesce a tenere testa, soprattutto nelle universita’ e societa’. La concomitanza in questi giorni della ricorrenza dei 60 anni della ”pacifica liberazione del Tibet” e il 90mo anniversario del partito comunista cinese (a luglio), fa pensare che la censura si stia stringendo di piu’ per questi motivi, dopo che i cordoni erano gia’ stati tirati a febbraio durante la ‘rivolta dei gelsomini’. Lo scorso 4 maggio il governo ha annunciato una nuova autorita’ per la supervisione di internet, che controllera’ i contenuti della rete. E l’utilizzo delle Vpn si cerca di combatterlo anche dal punto di vista economico: gli operatori di telefonia cinesi, come la China Telecom, devono pagare una quota maggiore ai service provider stranieri per il traffico di dati, di fatto rendendo non conveniente l’uso delle Vpn.
La Cisco aiuta il governo cinese nel controllo del Falun Gong
La Cisco System, società leader produttrice di pezzi e materiali per l’informatica, avrebbe personalizzato alcuni suoi articoli per agevolare il governo cinese nel controllare e censurare i membri dell’organizzazione di Falun Gong, i quali hanno presentato una denuncia contro la società. Lo riferisce il quotidiano di Taiwan, Taipei Times. Il documento è stato presentato giovedì scorso in un tribunale distrettuale della California da una fondazione che si occupa di tutela dei diritti umani in nome e per conto del movimento di Falung Gong. Secondo le accuse, la Cisco avrebbe aiutato il governo cinese preparando una specie di mega firewall che è utilizzato dal governo di Pechino per la censura su internet e per rintracciare gli oppositori. Nella denuncia vengono citati diversi dipendenti della Cisco, inclusi il presidente e il direttore esecutivo. La Cisco ha tuttavia fatto sapere in un suo comunicato che le accuse “non hanno alcun fondamento” e di volersi difendere con forza. Secondo la denuncia, diversi membri del movimento di Falun Gong proprio grazie al firewall creato dalla Cisco sarebbero stati individuati, catturati, arrestati e torturati. Uno di loro sarebbe stato addirittura picchiato a morte. Terri Marsh, un avvocato americano, ha riferito al giornale che sono stati forniti dall’organizzazione molti dettagli sul ruolo della Cisco nella vicenda, dettagli che saranno resi noti durante il processo. La denuncia è fatta sulla base dello Statuto delle offese agli stranieri, una legge federale che consente agli stranieri residenti di presentare denuncie in una corte americana invocando violazioni della legge internazionale. La denuncia è stata fatta sotto il nome di tre membri del movimento di Falun Gong, Ivy He, canadese, Liu Guifu, di New York e Charles Lee, un cittadino americano che fu arrestato in Cina nel 2003 3 rimase in carcere fino al 2006. La denuncia è stata poi fatta in nome di altri 8 non identificati cittadini cinesi tra cui coloro che sono stati torturati o uccisi o che risultano scomparsi. Il movimento di Falun Gong, nato nel 1992 in Cina come movimento spirituale, è cresciuto rapidamente negli anni, attirando migliaia di persone. Si ispira alla tradizione taoista e buddista. Il movimento non è stato mai ben visto dal governo cinese tanto che nel 1999 Pechino “vieto” l’organizzazione, definendola “eretica”.
Lancio di uova e scarpe contro padre censura internet
Se vera, la notizia potrebbe dimostrare un ennesimo anelito al cambiamento da parte dei giovani cinesi. Il padre del ‘Grande Fratello’ cinese, la censura su internet del governo, Fang Binxing, sarebbe stato oggetto di lanci di uova e di una scarpa. La notizia è diventata il topic del giorno sui social network cinesi e su Twitter, luoghi dove non si parla d’altro. Tanto che il nome del presidente dell’Università di Posta e Telecomunicazioni di Pechino e ispiratore del ‘Great Firewall’, la ‘grande muraglia di fuoco’ (il sistema di censura che blocca le comunicazioni su Internet sgradite al governo cinese), è diventato, al pari di quelli del Dalai Lama, del Tibet e di dissidenti, impossibile da raggiungere su internet senza le Vpn, quei programmi e servizi che permettono un collegamento in Cina come se si fosse in altro paese straniero, così da permettere di aggirare la censura. Al momento non ci sono conferme ufficiali dell’incidente. Secondo le informazioni che circolano in rete, Fang Binxin stava tenendo una lezione all’università di Wuhan, nella provincia orientale dell’Hubei, quando verso di lui sono state lanciate uova e scarpe. Secondo quanto ha scritto lo stesso ‘lanciatore’ su Twitter, con lo pseudonimo di ‘hanunyi’, le uova non hanno colpito il professore così come la seconda scarpa lanciata. La prima, invece, avrebbe colpito l’uomo. Su internet si trovano sia foto del ragazzo (con volto camuffato) con le uova in mano, sia della porta dell’aula universitaria macchiata da uova. La polizia dell’ufficio di pubblica sicurezza di Luojiashan, nel cui distretto ricade l’università, ha confermato ad alcuni organi di informazione che agenti sono stati inviati nell’università per indagare su un caso di lancio di scarpe, senza fare riferimento a Fang Bixing che sarebbe anche tornato a Pechino. Hanunyi è diventato un eroe nella rete, al pari dei dissidenti e di coloro che si battono per il cambiamento della Cina. Lui, che scrive di essere scappato dall’aula dopo il lancio, si è anche dichiarato sorpreso, in una dichiarazione su Twitter, del seguito che sta avendo. Tra i ‘cinguettii’ si sprecano le lodi al ragazzo e si chiede di continuare. Si scherza (‘tutti a mangiare uova staserà) e si chiede di andare avanti, facendo lo stesso con altri. Se è la prima volta che si registra un attacco così diretto ad una icona del sistema cinese, non è la prima volta che Fang Binxing è oggetto di attacchi. Il professore lo scorso ottobre è stato costretto a chiudere il suo blog ad una settimana dall’apertura dopo aver ricevuto dagli internauti “un mare di critiche”. Migliaia di messaggi in poche ore, sul tenore “Fang Binxing, la grande muraglia di fuoco ha privato il popolo del suo diritto ad un libero accesso ad Internet”, hanno bloccato il sito obbligando il padre della censura cinese su internet a chiudere il suo blog. La Grande Muraglia di Fuoco, impedisce l’accesso ai principali siti di comunicazione sociale come Youtube, Facebook e Twitter. Inoltre, un sistema di parole chiave blocca le ricerche che potrebbero essere “pericolose”. Tra queste ci sono le parole “Dalai Lama”, “Tiananmen” e da qualche mese “premio Nobel”, “Liu Xiaobo” e ‘Ai Weiwei”. Per aggirarla, molti utilizzano sistemi che permettono di simulare la navigazione da paesi stranieri. Ma i tecnici governativi cinesi, che monitorano la rete, spesso individuano questi sistemi, innescando una guerra tecnologica con gli sviluppatori di questi programmi.
La Cina respinge accuse di Google di bloccare Gmail
La Cina ha respinto le accuse della Google Inc secondo la quale ci sarebbe il governo cinese dietro alle difficolta’ incontrate in Cina dagli utenti di gmail, il servizio di posta elettronica di google, nell’ accedere al servizio. ”Si tratta di un’accusa inaccettabile” ha detto Jiang Yu, portavoce del ministero degli esteri cinese, durante una conferenza stampa. Nei giorni scorsi in Cina molti utenti avevano riscontrato difficolta’ ad utilizzare il servizio di posta, sebbene non in maniera continua ma ad intervalli di circa dieci minuti. Google si era affrettata a smentire di avere di avere problemi e aveva fatto sapere di ritenere che i problemi fossero derivanti non da difficolta’ tecniche dovute all’azienda ma ad un blocco operato dal governo cinese.
Governo cinese dietro alle difficolta’ di Google mail
Ci sarebbe il governo cinese dietro la difficolta’ degli utenti di Google Mail che in Cina non riescono a utilizzare propriamente il servizio. Su molti siti cinesi, infatti, sia blog internazionali che locali, gli internauti hanno puntato il dito contro il sistema di controllo cinese della rete, che avrebbe realizzato un metodo molto ingegnoso. I problemi al servizio di posta elettronica di Google, infatti, non sono continui, ma capitano con intervalli piu’ o meno di dieci minuti. Cosa che ha fatto pensare agli utilizzatori in Cina del servizio che il problema derivasse direttamente dalla societa’ che gestisce il servizio. invece, Google si e’ affrettata a smentire di avere problemi, facendo intendere che le autorita’ cinesi, invece, bloccano in continuazione i servizi email di Google. La societa’ americana, in una dichiarazione al Guardian, ha confermato di non aver scoperto problemi nel servizio di email in Cina derivanti da proprie operazioni, ma che questo e’ ”questo e’ un bloccaggio da governo ben disegnato”.
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Il padre della censura cinese su internet ammette di aggirarla
In una rara intervista, il padre della “Grande Muraglia di Fuoco”, il sistema di controllo cinese su internet, ha difeso il suo sistema pur ammettendo di usare almeno sei Vpn, utilizzati da tutti coloro che in Cina vogliono navigare in rete liberi dai controlli della censura. ”Lo faccio solo per vedere se i controlli funzionano”, ha detto Fang Binxing, presidente dell’Universita’ di posta e telecomunicazione di Pechino. ”Non sono interessato a leggere su internet informazioni come le questioni antigovernative”, ha detto, dichiarando di aver fatto ”solo la cosa giusta”. Fang e’ considerato l’ideatore del sistema, pensato nel 1998 e in rete dal 2003, con il quale il governo cinese controlla, censura e blocca le informazioni che ritiene pericolose. Una delle accuse mosse al sistema, e’ che non distingue fra cose buone e cattive. Se in un determinato sito c’e’ una parola ritenuta pericolosa, il sistema lo blocca per intero. ”Anche altri governi – si e’ difeso Fang – come Stati Uniti, Corea del Sud e Germania, almeno 180 governi, controllano la rete”. Gli internauti cinesi lamentano di non poter raggiungere siti considerati pericolosi in Cina come Facebook, Youtube, Twitter. Per Fang questi siti non sono soltanto di intrattenimento, dal momento che moltissime idee e proteste circolano attraverso questi canali. Con piu’ di 450 milioni di utenti, la Cina ha attualmente la piu’ grande popolazione online in tutto il mondo. E per Fang, sara’ sempre una guerra fra la Grande Muraglia Cinese e i sistemi per aggirarla. ”Il nostro sistema – ha detto Fang – e’ in ritardo, dobbiamo ancora migliorare. E’ come il controllo del traffico. Gli autisti devono obbedire alle regole stradali e quindi i cittadini possono giocare solo con quello che hanno”.
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Altri video parodia sull’esercito cinese
Ecco di seguito altri video-parodia sull’esercito di liberazione del popolo, come quelli già pubblicati ieri.
Tartarughe Ninja
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Ultraman
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Holly e Benji
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Cinese
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Altra cinese
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Who let the dogs out
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The diva dance
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Tik Tok
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Hey Oh
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Impazzano le parodie dell’orchestra dell’esercito cinese
Non c’e’ piu’ rispetto in Cina per le icone del nazionalismo. Mentre di Mao resta l’icona per eccellenza, il grande faccione che guarda su Piazza Tiananmen, gli orologi a mo di Topolino con Mao che muove le braccia segnando ore e minuti e le magliette con il grande timoniere o con Obamao sono sempre le piu’ vendute, anche l’Esercito di Liberazione del Popolo, l’esercito cinese, viene preso in giro. Su internet, infatti, circolano moltissimi video che prendono in giro l’esercito, soprattutto l’orchestra dell’esercito. In molti film di regime, si vede questa orchestra che canta e suona le musiche e i canti patriottici. Gli internauti cinesi, gli smanettoni della nuova generazione cinese, hanno pensato bene di prenderli in giro e doppiare le musiche patriottiche con le hit del momento. Quelle che vanno per la maggiore, che hanno piu’ click su internet, sono ”Waving Flag”, l’inno ufficiale dei mondiali di calcio in Sud Africa, cantata da David Bisbal e K’Naan, ma soprattutto ”Beat it”, uno dei maggiori successi di Michael Jackson. E nei video non manca niente: il coro, le percussioni, la chitarra elettrica (mascherata da altri strumenti, visto che nell’orchestra d’antan dell’esercito non c’e’ quello strumento). In alcuni momenti sembra di sentire Eddie Van Halen, e non l’orchestra che decanta i successi del maoismo, del comunismo e del popolo cinese.
Vodpod videos no longer available.Nonostante questo, al momento i video si riescono a vedere in Cina, non sono entrati nel circuito dell”armonizzazione’ dei censori cinesi. La preoccupazione maggiore degli internauti cinesi, e’ infatti che il Grande Fratello Cinese, quello che gestisce la Grande Muraglia di Fuoco (the great firewall, giocando con la parola firewall e la grande muraglia) e che impedisce di vedere in Cina Facebook, Twitter, Youtube ed altro, possa vietare l’accesso a questi video. E cosi’, nella paura che da un momento all’altro possano essere cancellati, si diffondono le parodie. E si passa dalle musiche di cartoni animati come Ultraman e le Tartarughe Ninja, a We Will Rock You dei Queen, a Diva Dance ed altri. E’ una corsa contro il tempo. Han Han, il piu’ famoso blogger cinese, dice che questi video caricature sono il sintomo che le nuove generazioni cinesi sono pronti a sovvertire la propaganda, ma che soprattutto in Cina qualcosa si sta muovendo. Molto lentamente, ma si sta muovendo. Proprio su questi giovani puntano Han Han ed altri come lui, sul fatto che i ‘netizen’ cinesi stiano dimostrando una certa controtendenza, un distacco nei confronti delle icone che, in maniera molto piu’ tranquilla, e’ cominciato anche a livello centrale, se e’ vero che il maoismo e’ ormai relegato ad un ricordo avendo abbracciato il capitalismo di stile cinese. Ma questo e’ il potere di internet e i programmi che riescono a far allentare le morse della censura cinese, continuano ad essere fra i piu’ scaricati. C’e’ voglia di sapere e di interagire. E perche’ no, di ridere del proprio passato considerato oramai un ricordo.
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