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Xi Jinping va a mangiare baozi di maiale in un fast food

Sono diventate virali sulla rete cinese le foto che ritraggono il presidente cinese Xi Jinping entrare come un qualsiasi cliente in una catena di fast food cinese a Pechino, ordinare del cibo, pagare e consumarlo insieme agli altri. Senza nessuno al seguito, il presidente cinese e segretario del partito comunista cinese, è entrato a pranzare nel ristorante del quartire di Xinjiekou a Pechino, appartenente alla catena Qing-Feng, molto popolare in Cina. Le immagini sono state ritwittate su Sina Weibo, il twitter cinese, da diversi utenti, ma anche dai profili dell’agenzia di stato, della televisione e di altri organi ufficiali, dando ufficialità all’evento. Secondo quanto si legge in rete, il presidente avrebbe ordinato sei ‘baozi’ (tipici panini cotti al vapore) con ripieno di maiale, del fegato fritto di maiale e un piatto di verdure, pagando 21 yuan, circa 2,4 euro. Le immagini ritraggono Xi fare la fila come tutti e pagare di tasca sua, prima di sedersi come gli altri e di ripulire il suo vassoio. Tantissimi messaggi che inneggiano a questa azione, altra prova del soft power cinese ma soprattutto del nuovo volto dell’establishment cinese che lo stesso Xi ha voluto dare. Ma non mancano anche gli scettici che parlano di foto combinate, come quelle messe in rete subito dopo del presidente che visita una casa per anziani. Lo scorso aprile, si era diffusa la voce che Xi fosse salito su un taxi e avesse fatto una corsa come un normale passeggero, poi smentita dalla stampa ufficiale.

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Sei laser atmosferici italiani monitoreranno aria Pechino

Fornire alla Cina sei laser che rilevano l’inquinamento atmosferico nei cieli di Pechino: è questo l’obiettivo della commessa firmata tra il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze fisiche della materia (Cnism) e l’Istituto di ricerca Telemetria di Pechino (Brit) dell’Agenzia Spaziale cinese (Casc). La commessa ha un valore di due milioni di euro che serviranno per produrre in Italia sei laser atmosferici chiamati Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging). Il progetto è stato sviluppato dal gruppo di ricerca di Nicola Spinelli, dell’università Federico II di Napoli, mentre a realizzare una delle principali componenti del Lidar, la sorgente laser, è l’azienda Bright Solutions di Pavia. Uno dei lidar da produrre sarà un prototipo che verrà testato su un aereo e se i test saranno positivi, sarà sviluppato e successivamente verrà fornito ai cinesi per metterlo su satellite e controllare l’inquinamento dallo spazio. Il Brit, si è detto interessato, inoltre, a progetti di ricerca e prospettive di produzione industriale in comune col Cnism per dotare l’area urbana di Pechino, una delle più inquinate del pianeta, di una rete di monitoraggio composta da 150 lidar di diverse lunghezze d’onda. Un lidar è un laser a cui vengono aggiunti un telescopio e un rivelatore della luce emessa dal laser e riflessa dalle sostanze presenti in atmosfera. La produzione dei lidar avviene in due tempi: dapprima la Bright Solution realizza il laser della giusta lunghezza d’onda, quindi all’università di Napoli il laser si trasforma il lidar con l’aggiunta di un telescopio e di un rivelatore. I lidar che saranno forniti ai cinesi avranno diverse lunghezze d’onda per intercettare differenti tipi di inquinanti.

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Piano quinquennale per ridurre l’inquinamento in Cina

Il governo cinese ha presentato oggi un piano d’azione quinquennale articolato su più fronti per affrontare il problema dell’inquinamento nel paese. Lo riferisce l’agenzia Nuova Cina. In primo luogo Pechino intende ridurre il consumo di carbone portandolo al di sotto del 65% del consumo totale di energia primaria entro il 2017, incrementando le forniture di energia pulita. Sarà poi vietata la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone sia nella regione dell’Hebei, sia sul delta del fiume Yangtze e su quello del fiume delle perle. Entro il 2017, la capacità totale dei reattori nucleari della Cina raggiungerà i 50 milioni di kilowatt e la quota di energia da combustibili non fossili sarà elevata al 13%. Secondo il piano, la Cina sta anche considerando un taglio di circa il 20% del consumo di energia per unità di valore aggiunto industriale entro il 2017. Anche la capitale Pechino ha diffuso il suo piano per proteggere l’ambiente, con la decisione di tagliare il consumo di carbone di 13 milioni di tonnellate entro il 2017, contro i 23 milioni consumati nel 2012. Deciso anche il taglio della capacità di produzione di cemento di quattro milioni di tonnellate entro il 2017. Tutte le industrie, entro i prossimi cinque anni, dovranno ridurre le emissioni del 30% rispetto a quanto emettono oggi. La capitale cinese, promuoverà anche l’uso di energia pulita nei veicoli pubblici, con l’obiettivo di avere 200.000 veicoli ad energia pulita sulle strade entro il 2017. La Cina intende agire su piu’ fronti per affrontare il problema dell’inquinamento nel paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia Nuova Cina, il governo di Pechino ha oggi reso noto un piano d’azione mirato in cinque anni. In primo luogo il paese intende ridurre il suo consumo totale di carbone portandolo al di sotto del 65% del suo consumo totale di energia primaria entro il 2017, incrementando le forniture di energia pulita. Sara’ poi vietata la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone sia nella regione dell’Hebei, sia sul delta del fiume Yangtze e su quello del fiume delle perle. Entro il 2017, la capacità totale dei reattori nucleari della Cina raggiungerà i 50 milioni di kilowatt e la quota di energia da combustibili non fossili sarà elevata al 13%. Secondo il piano, la Cina sta anche considerando un taglio di circa il 20% del consumo di energia per unità di valore aggiunto industriale entro il 2017. Anche la capitale Pechino ha diffuso il suo piano per proteggere l’ambiente, con la decisione di tagliare il carbone di 13 milioni di tonnellate entro il 2017, contro i 23 milioni consumati nel 2012. Decisa anche il taglio della capacità di produzione del cemento di 4 milioni di tonnellate nel 2017. Tutte le industrie, entro i prossimi cinque anni, dovranno ridurre le emissioni del 30% rispetto a quanto emettono oggi. La capitale cinese, promuoverà anche l’uso di energia pulita nei veicoli pubblici, con l’obiettivo di avere 200.000 veicoli ad energia pulita sulle strade nel 2017.

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Greenpeace, fino a 16.000 morti in cina per centrali a carbone

Le emissioni provenienti da nuove previste centrali a carbone nella provincia del Guangdong potrebbero causare la morte di 16.000 persone nei prossimi 40 anni. A rivelarlo è una ricerca commissionata da Greenpeace a Andrew Gray, un consulente privato americano esperto in qualità dell’aria. La scioccante rivelazione ha rimesso in discussione per la provincia l’apertura dei 22 nuovi impianti, dei quali la metà sono già in costruzioni e l’altra metà in fase di progettazione, tornando alla vecchia politica del 2009 che prevedeva l’alt all’apertura di nuovi impianti nella zona del Delta del fiume delle Perle. Nel solo 2011 ci sono state 3600 morti riconducibili all’inquinamento da emissioni provenienti dai 96 impianti già operativi nella provincia del Guangdong e a Hong Kong, e 4000 casi di asma infantile. Ma non tutti sembrano d’accordo sull’ipotesi di bloccare i nuovi impianti. “Che dovrebbe fare il Guangdong? – ha scritto sul suo microblog Yu Yang, uno studente della Stanford University che si occupa di ricerche sulle politiche ambientali – trasportare elettricità dalla zona sud occidentale del paese?”. Yang ha anche aggiunto che una tale ipotesi creerebbe più inquinamento e danni per l’ecologia locale. Altra ipotesi sarebbe quella di fare ricorso all’energia nucleare, ma la stessa Greenpeance ha portato avanti campagne contro l’energia nucleare sollevando questioni di sicurezza. Delle ipotetiche 16.000 morti che si verificherebbero nei prossimi 40 anni, i due terzi avverrebbero per ictus e il resto per cancro al polmone e per malattie cardiache. L’inquinamento provocherebbe anche 15.000 nuovi casi di asma e 19.000 casi di bronchite cronica.

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Quasi 10mila vittime in Cina settentrionale nel 2011 per inquinamento da carbone

Sono 9.900 le persone decedute prematuramente a Pechino, a Tianjin e nella provincia dell’Hebei nel 2011 a causa dell’inquinamento causato dalle centrali elettriche a carbone. Lo riferisce uno studio condotto da Greenpeace con la collaborazione di esperti americani del settore. Oltre ai decessi, secondo lo studio, le emissioni dannose sarebbero state responsabili anche di 11.110 casi di asma e 12.100 casi di bronchite. Tra le morti, 850 sarebbero avvenute per cancro legato a metalli pesanti – come l’arsenico, il piombo, il cadmio e il nichel – e il resto sarebbero state attribuite a ictus, problemi cardiaci e respiratori comunque derivati dall’inquinamento. Il rapporto ha ulteriormente fatto aumentare la preoccupazione della popolazione sulla questione dell’inquinamento e sui danni che può provocare alla salute. “Seriamente – ha commentato un utente su un microblog – ora è venuto il momento di pensare di lasciare Pechino”. Ma la situazione peggiore sembra quella rinvenuta nella provincia dell’Hebei, nella Cina settentrionale, che è il terzo maggior consumatore di carbone nel paese e dove sono avvenuti la maggior parte dei decessi. Pechino dal canto suo sta cercando di ridurre il suo consumo nazionale di carbone, portandolo da 27 milioni di tonnellate nel 2010 a 20 milioni di tonnellate nel 2015, laddove la provincia dell’Hebei da sola nel 2011 ha consumato 307 milioni di tonnellate di carbone. “Per l’Hebei – ha spiegato Huang Wei, che conduce per Greenpeace una campagna sul clima – è arrivato il momento di fare cambiamenti sostanziali e ridurre il suo consumo di carbone che ha provocato ben 6700 morti premature nella zona”.

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Domani a processo ex ministro delle ferrovie, rischia la pena di morte

Andrà domani alla sbarra l’ex ministro delle ferrovie cinesi Liu Zhijun, accusato di corruzione e abuso di potere. Liu è il primo alto dirigente del partito comunista ad essere processato dopo l’avvento di Xi Jinping e della nuova nomenclatura cinese a marzo. Nel 2011 Liu è stato rimosso dal suo incarico insieme al capo ingegnere e ad una cinquantina di funzionari. Il primo luglio di quell’anno fu inaugurata la linea ad alta velocità che dopo una ventina di giorni registrò un incidente nei pressi di Wenzhou nel quale morirono 40 persone (tra le quali l’italiana Assunta Liguori) e ne rimasero ferite 200. Anche di quell’incidente è accusato Liu, perché a causa delle tangenti, i lavori dell’alta velocità sarebbero stati troppo spediti e senza particolari attenzioni dovute alla sicurezza. Secondo l’accusa, Liu avrebbe preso molte tangenti per gli ingenti lavori della linea ad alta velocità cinese, quantificati intorno ai dieci milioni di euro, un reato che gli potrebbe costare la vita, potendo essere condannato alla pena capitale. A Liu i contractors hanno anche offerto donne, tra le quali attrici di una famosa serie televisiva. Liu sarà giudicato domani da un tribunale di Pechino. Anche a seguito dello scandalo che ha coinvolto il ministro, Xi Jinping tra le sue prime azioni decise di eliminare il ministero delle ferrovie ed inglobarlo in quello dei trasporti.

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Letta sicuro di ottima collaborazione fra Italia e Cina

In Cina ”c’e’ una nuova leadership, con cui sono sicuro lavoreremo bene”: lo ha affermato il presidente del Consiglio Enrico Letta nel corso della conferenza stampa a Milano per la nomina del nuovo commissario di Expo 2015. ”E’ mia intenzione individuare forme per rafforzare la collaborazione” con il gigante asiatico, ha proseguito il premier. Uno sforzo che iniziera’ gia’ con l’incontro con il nuovo presidente cinese nel prossimo G20 di San Pietroburgo. D’altronde, anche nell’ottica della manifestazione universale, ”il rapporto con la Cina sara’ una delle chiavi del successo di Expo” ha sottolineato. Sempre per quanto riguarda l’evento del 2015, Letta ha affermato che ”il governo si riserva di decidere in un secondo momento la nomina di un commissario per i rapporti con il Bie”, tema di cui ha detto di aver discusso con il ministro degli Esteri Emma Bonino, che ”e’ parte integrante di questo lavoro” e con cui mercoledi’ avra’ un incontro con il segretario di Stato Usa John Kerry ”per un lavoro di sollecitazione nei confronti del governo americano rispetto a Expo”.

fonte: ANSA

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Attivisti denunciano persecuzione figlia dissidente

Attivisti cinesi che hanno cercato di scortare a scuola la figlia di un dissidente sono stati aggrediti da un gruppo di persone in borghese, forse agenti di polizia. Lo scrive la stampa di Hong Kong. La persecuzione dei familiari dei dissidenti e’ una pratica abituale della polizia cinese che in questo caso, secondo le denunce degli attivisti, avrebbe impedito a Zhang Anni, figlia del dissidente Zhang Lin, di frequentare la scuola. I fatti sono avvenuti nei pressi della scuola elementare Hupo nella citta’ di Hefei, nella Cina centrale. Un gruppo di alcune decine di attivisti stava scortando la ragazzina a scuola, ha raccontato lo stesso Zhang, quando sono stati aggrediti da un gruppo di persone in borghese che non si sono identificate. In seguito, quando sul posto arrivati poliziotti in divisa, gli aggressori si sarebbero qualificati come agenti, sempre secondo i dissidenti. Zhang Lin, 50 anni, ha preso parte al movimento di piazza Tiananmen del 1989 e ha trascorso in prigione 13 anni, a diverse riprese, sempre accusato di ”sovversione”.

fonte: ANSA

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Difetta setta Falun Gong, avvocato aggredito da polizia

Un avvocato cinese impegnato sul terreno dei diritti umani è stato aggredito e picchiato da agenti di polizia a Dalian, nel nordest della Cina, dove si era recato per difendere alcuni detenuti appartenenti alla setta religiosa del Falun Gong. Lo ha denunciato lo stesso avvocato, Cheng Hai. L’ avvocato ha precisato che ad aggredirlo sono stati agenti in divisa. “E’ caso grave, nel quale la legge cinese viene ignorata e violata”, ha commentato l’avvocato. L’episodio avviene alla vigilia della prima visita in Cina del segretario di Stato americano John Kerry, che arriva domani dopo aver visitato Seul e prima di recarsi a Tokyo. L’ organizzazione umanitaria Human Rights Watch e il governo tibetano in esilio che ha la sua sede in India hanno chiesto al segretario di Stato di sollevare con i suoi interlocutori cinesi i problemi dei diritti umani e della condizione delle minoranze etniche e religiose. Il Falun Gong è una setta filosofico-religiosa che è stata messa fuorilegge nel 1999, dopo che l’allora presidente Jiang Zemin la definì un “culto maligno”.

fonte: ANSA

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Corruzione e abuso di potere per ex ministro delle ferrovie cinesi

L’ ex-ministro delle ferrovie cinese Liu Zhijun è stato formalmente accusato di corruzione e di abuso di potere. Lo scrive oggi l’ agenzia ufficiale Nuova Cina, citando le autorità giudiziarie. Liu Zhijun, 60 anni, ha gestito la modernizzazione delle rete ferroviaria cinese e l’ introduzione delle linee ad alta velocità, acquisendo ricchezze e potere. Nel 2011 è caduto in disgrazia ed è stato arrestato ed espluso dal Partito Comunista. Nuova Cina non indica la data nella quale di aprirà il processo.

fonte: ANSA

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