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Aumenta l’export cinese a marzo, soffrono le banche del dragone

L’export cinese segna a marzo un rialzo annuo dell’11,5%, il primo in nove mesi, a 160,8 miliardi di dollari, mentre l’import ha un calo del 13,8%, a 131 miliardi. Secondo i dati diffusi dall’Amministrazione delle Dogane, la denominazione in yuan porta a percentuali pari, rispettivamente a +18,7% e a -1,7%. Nei primi tre mesi dell’anno, il totale delle esportazioni e delle importazioni ha avuto una frenata dell’11,3%. Si tratta di un trend che potrebbe segnalare una stabilizzazione o forse una una ripresa della seconda economia al mondo, impegnata nella difficile fase di transizione da export e manifatturiero verso servizi e consumi. Intanto, le banche cinesi rischiano perdite pari al 7% del pil cinese sui prestiti concessi alla aziende. Un macigno da 1.300 miliardi di dollari. A fare i conti e’ il Fmi, sottolineando che la cifra ”che sembra elevata e gestibile dalla Cina, dati gli elevati cuscinetti di capitale delle banche e la crescita economica del paese”. ”Le difficoltà delle aziende cinesi e’ importante per le banche cinesi. I prestiti alle aziende potenzialmente a rischio sono 1.300 miliardi di dollari”.

fonte: ANSA

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Riccardo Monti (Ice): +7% export italiano in primi quattro mesi 2013

Nei primi quattro mesi del 2013 le esportazioni italiane in Cina sono cresciute del 7 per cento, mentre le importazioni hanno mostrato una tendenza alla diminuzione. Lo ha affermato il presidente dell’ Istituto per il commercio estero (Ice)* Riccardo Monti, in visita a Pechino, parlando ad un gruppo di giornalisti italiani. ”Ci stiamo muovendo verso la diminuzione del deficit commerciale”, ha aggiunto Monti, sottolineando che la Cina e’ per l’ Italia ”un mercato prioritario” e che l’ attivita’ di promozione del ”made in Italy” e’ necessaria, dato che si tratta di un mercato ”difficile, complicato, competitivo”. Il presidente dell’ Ice sostiene che e’ necessario un ”piano straordinario” per l’ agroalimentare, con l’ obiettivo di raggiungere una ventina di citta’ cinesi della cosidetta ”seconda fascia”, luoghi chiave per lo sviluppo del mercato interno che e’ nei programmi della dirigenza cinese. L’ Italia puo’ giocare un ruolo di primo piano in alcune delle iniziative di lungo periodo intraprese dalle autorita’ cinesi, vale a dire la lotta per la salvezza dell’ ambiente e l’ urbanizzazione di centinaia di milioni di cittadini che ancora vivono in zone rurali, secondo Monti.

fonte: ANSA

*Quella che ieri era l’Ice, dopo essere stata chiusa da Tremonti e riaperta, oggi si chiama Agenzia Ice per la promozione all’estero l’internazionalizzazione delle imprese italiane

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Italia primo paese a fiera alimentare Shanghai

L’Italia è il paese con maggiori espositori tra quelli presenti alla fiera Food Hospitality China, una delle più importanti al mondo del settore alimentare, aperta oggi a Shanghai. Quest’anno il padiglione italiano organizzato come dal 2004 dall’Ice, conta la partecipazione di 36 aziende del settore alimentare e di 12 aziende del settore vinicolo. Al di fuori del padiglione italiano ci sono altre 59 aziende italiane con consorzi nel padiglione dell’Unione europea e in altre zone. In totale in fiera ci sono 1500 aziende provenienti da 77 tra paesi e regioni, registrando un incremento rispetto allo scorso anno quando erano state 1100. I padiglioni nazionali sono per questa sedicesima edizione 47, 20 in più rispetto al 2011. Ma non solo esposizione: nei tre giorni della fiera l’Ice ha anche organizzato 14 seminari mirati sul tema del cibo e del bere italiano (vino, birra e caffé), per aggiungere la cultura del prodotto made in Italy. “La grande presenza di aziende italiane – ha detto all’inaugurazione il console generale italiano Vincenzo De Luca – dimostra non solo l’interesse del nostro paese per questo mercato, ma l’interesse dei cinesi ai nostri prodotti, in continuo aumento”. “Il 2011 – spiega Maurizio Forte, direttore del locale ufficio Ice – ha segnato un importante aumento delle esportazioni italiane in Cina: considerando i prodotti tipici (pasta, prodotti da forno, cioccolata, prosciutto, formaggi, vino, acque minerali, gelati, kiwi, preparati vegetali e confetture), l’Italia si è posizionata al secondo posto dopo la Francia. Le esportazioni italiane hanno raggiunto i 275,61 milioni di dollari, segnando un aumento del 48,2%. Un trend positivo che sta proseguendo anche nel 2012: le esportazioni hanno infatti raggiunto, nei primi nove mesi dell’anno, i 195,03 milioni di dollari segnando un +7,8% rispetto allo stesso periodo del 2011”. Nella classifica del 2011 dei paesi esportatori di prodotti agroalimentari verso la Cina, l’Italia è salita al 25mo posto (dal 28mo nel 2010), con un valore complessivo di 300,09 milioni di dollari, in crescita del 46,7% rispetto all’anno precedente. Tra i prodotti tipici, l’Italia è il primo fornitore di cioccolato (con una quota di mercato del 44,2%) e di pasta (19,01%), mentre è seconda nelle esportazioni di olio d’oliva (23,35%) e di acque minerali (10,6%).

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Giù i prezzi delle case nel 2012, tagli tra il 15 e il 20%

Per il 2012 il prezzo delle case in Cina, secondo le previsioni degli esperti, dovrebbero calare ancora, subendo tagli tra il 15% e il 20%. “Il governo – ha detto Wang Yulin, vice direttore del centro di ricerca del Ministero per lo sviluppo urbano e rurale – ha stabilito regole precise per frenare i prezzi delle case anche per l’anno prossimo”. “In Cina i prezzi delle case nuove hanno cominciato ad abbassarsi mese per mese a partire da settembre – ha detto Ding Zuyu, presidente di una grossa immobiliare cinese – e da gennaio 2012 in poi crolleranno ancora, goccia a goccia, segnando un significativo punto di svolta per il mercato immobiliare”. La scorsa settimana, il numero di alloggi commerciali venduti in 27 delle 35 principali città della Cina era sceso sensibilmente rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo i dati resi noti da un società di ricerca nel settore immobiliare. In 13 città il declino delle vendite è stato di oltre il 50%. A Guiyang, capoluogo della provincia del Guizhou, si è verificato il crollo maggiore, pari al 74,09%. Nel mese di novembre, le vendite di case commerciali in Cina sono diminuite dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati diffusi venerdì scorso dall’Istituto Nazionale di Statistica. La superficie totale degli alloggi commerciali venduti è diminuita dell’ 1,7% rispetto all’anno precedente. Da aprile 2010, la Cina ha imposto una serie di misure volte a calmare i prezzi degli immobili. Tra queste anche limiti sul numero di case che la gente può possedere, l’introduzione di una tassa di proprietà in alcune città e la costruzione di alloggi a basso reddito. Per orientare il mercato immobiliare verso uno sviluppo più sano, è stata poi avviata la costruzione di unità abitative a prezzi accessibili con l’obiettivo di costruire 36 milioni di unità entro il 2015.

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In calo il Pil cinese nel 2012

Il prodotto interno lordo cinese dovrebbe raggiungere 9,2% quest’anno continuando a raffreddarsi nel 2012. E’ quando ha detto in conferenza stampa un alto funzionare del ministero dell’Industria e della Tecnologia, Huang Libin che ha detto che la produzione industriale nel prossimo anno rallentera’ di uno-due punti percentuali rispetto a quest’anno. Il pil cinese ha rallentato fino a toccare nel terzo trimestre di quest’anno al 9,1% rispetto al 9,5% del trimestre precedente e 9,7% del primo. L’anno scorso, il dato della crescita annuale del pil cinese e’ stata del 10,4%. Ma i dati governativi sono considerati anche troppo ottimistici da molti analisti che prevedono una crescita inferiore. In calo l’anno prossimo anche la crescita dell’esportazione, una delle spinte maggiori all’economia cinese, portando a più protezionismo e maggiori pressioni sull’apprezzamento dello yuan. Huang ha detto che uno degli impegni maggiori l’anno prossimo per il governo sarà quello di prevenire maggiori fluttuazioni causate dall’incertezza sia in casa che all’estero. Secondo un rapporto diffuso dalla società di consulenza Nomura ad Hong Kong è possibile che nell’ultimo trimestre dell’anno e per primo del 2012 il pil cinese possa crescere anche meno dell’8%. Questo a causa di una serie di problemi che il paese affronta quest’inverno, come il raffreddamento del mercato immobiliare che porta anche ad una diminuzione degli investimenti nel settore. Tutto questo anche a causa delle misure governative attuate per abbassare i prezzi degli immobili, come il limite del numero delle case di proprietà dei singoli proprietari, l’introduzione di tasse sulla proprietà e la costruzione di case per i poveri. Secondo statistiche, 34 delle 70 città cinesi più grandi hanno registrato un abbassamento dei prezzi delle case nuove ad ottobre, mentre a settembre erano 17. La riduzione delle nuove costruzioni, porta anche alla riduzione della domanda di acciaio, cemento e altri materiali. I tecnici di Nomura pronosticano, dopo il primo trimestre, il pil cinese dovrebbe riprendersi e far registrare, per tutto l’anno 2012, un dato superiore all’8%.

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La Cina respinge accuse del Wto

La Cina ha respinto oggi la condanna dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che ha accolto ieri un ricorso di Unione Europea, Usa e Messico, secondo il quale Pechino ha imposto restrizioni illegali all’esportazione di alcune materie prime. Secondo un alto funzionario del Ministero del Commercio cinese, anche se ”le misure hanno qualche influenza sui consumatori locali e stranieri”, esse ”sono in linea con l’obiettivo del Wto di promuovere lo sviluppo sostenibile”. La controversia riguarda restrizioni imposte a materie prime quali bauxite, fluorite, magnesio, manganese, silicio, silicio metallico, fosforo giallo e zinco, usate per produrre oggetti d’uso quotidiano cosi’ come per prodotti ad alto contenuto tecnologico. Il funzionario ha aggiunto che Pechino sta ”valutando” il rapporto degli esperti del Wto e che ”fara’ gli opportuni passi in accordo con la procedure per la risoluzione delle dispute”.

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WTO condanna Cina per restrizioni su export

Un panel dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ha condannato oggi la Cina per le restrizioni all’export di alcune materie, denunciate dall’Unione europea, gli Usa ed il Messico. In un rapporto pubblicato oggi a Ginevra, il panel della Wto incaricato di esaminare la controversia commerciale afferma che tali restrizioni all’esportazione sono incompatibili con gli impegni che la Cina aveva accettato nel suo protocollo di adesione alla Wto o con alcune regole dell’Organizzazione. Il panel raccomanda ‘all’Organo per la soluzione delle controversie della Wto” di chiedere alla Cina di rendere le proprie misure conformi ai suoi obblighi nell’ambito della Wto” in modo tale che la ”serie di misure” non abbia per effetto di provocare un risultato incompatibile con le regole dell’Organizzazione. La controversia – spiega la Wto – riguarda restrizioni imposte a materie prime quali bauxite, fluorite, magnesio, manganese, silicio, silicio metallico, fosforo giallo e zinco usate per produrre oggetti d’uso quotidiano cosi’ come i prodotti tecnologici.

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Cresce il vino italiano in Cina

Crescita costante e a due cifre per le importazioni di vino ad Hong Kong nel 2010: +73% sul 2009 per 890milioni di dollari. Hong Kong, con una quota export di vini verso la Cina del 27%, si conferma cosi’ la porta di ingresso principale e fondamentale per il vino italiano in Asia. Un mercato dalle forti potenzialita’, quello cinese soprattutto, che corre in tutti i settori, incassando indicatori positivi costanti in termini di Pil (+ 10,2% negli ultimi 10 anni) e di produzione industriale (+ 20%) che la collocano terza economia mondiale. E’ questo lo scenario emerso a Vinitaly nel corso del focus specificamente dedicato all’analisi di ”Hong Kong, centro per la distribuzione ed il commercio del vino in Asia”, organizzato dall’Hong Kong Trade Development Council -rappresentato dal suo direttore, Clare Wong – e Veronafiere nella seconda giornata di lavori del Salone internazionale del vino e dei distillati. ”Tutti gli studi di mercato indicano l’export quale strategia vincente per il vino italiano. Con Vinitaly in the world Veronafiere promuove il sistema vino in tutto il mondo. E oggi diamo seguito al Mou, sottoscritto un anno fa con l’Hong Kong Trade Development Council, il piu’ importante organizzatore fieristico asiatico, annunciando che l’Italia sara’ il partner Country della prossima edizione di novembre della Hong Kong International Wine & Spirits Fair”. Cosi’ il presidente di Veronafiere Ettore Riello, che ha anche sottolineato come ”L’Italia del vino, mentre e’ forte in qualita’, rimane ancora molto debole sul fronte del marketing. Per questo – ha detto – ci proponiamo come piattaforma attiva per le aziende, sostenendole nel loro percorso internazionale, soprattutto verso l’Asia”. Che l’Asia, attraverso Hong Kong che da solo gestisce ben il 27% dell’import-export asiatico, possa diventare gia’ nei prossimi anni la terra promessa del vino italiano e’ confermato anche dall’impennata dei consumi che tra il 2005 e il 2009 sono cresciuti del 104%, a testimonianza di un crescente interesse per il vino e ora anche per il made in Italy.

fonte: ANSA

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Aumenta Export vino italiano, cresce anche in Cina

Export da record per il vino italiano che nel 2010 ha registrato un giro d’affari di 4 miliardi di euro (+12%); 22 milioni di ettolitri e oltre 2,5 miliardi bottiglie che hanno conquistato anche Cina (+145%), Russia (+69%) e Brasile (+54%). Lo afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori, in occasione della prossima edizione del ‘Vinitaly’ che aprirà i battenti il prossimo 7 aprile a Verona. Ma se il vino ‘made in Italy’ cresce all’estero, sul mercato interno continua la flessione dei consumi: gli acquisti domestici sono diminuiti nel 2010 tra del 2-3%, dopo che tra il 1995 e il 2009 si sono persi per la strada ben 12 litri pro capite, passati da 55 a 43 litri. E la colpa, sostiene la Cia, sta in parte nella facile ‘criminalizzazione’ del prodotto, che ha portato a confondere il consumo di vino (bevuto con moderazione e regolarmente fa bene alla salute, come confermano recenti studi scientifici) con l’abuso di alcool. La Cia ricorda infine come a soffrire di più di questa situazione, siano i produttori di uva a cui va appena il 15% del prezzo di vendita finale di una bottiglia. Da qui la necessità di una nuova e più efficace politica che corregga il malfunzionamento del mercato, conclude l’organizzazione agricola, secondo cui occorre agire su due leve: maggiore aggregazione di filiera e relazioni più strette con la Grande distribuzione organizzata (Gdo), che ormai detiene oltre il 50% della commercializzazione di vino in Italia.

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Cina chiede comprensione su taglio export terre rare

I paesi che dipendono dalla Cina per i rifornimenti dei minerali terre rare devono capire che Pechino è stata spinta a ridurne le esportazioni a cause delle preoccupazioni per l’ ambiente. Lo ha sostenuto oggi in una conferenza stampa a Pechino Chen Deming, il ministro del commercio cinese. Chen ha aggiunto che la Cina è pronta a collaborare con i paesi che hanno i maggiori problemi di approvvigionamento, come il Giappone, nella ricerca di fonti alternative dei minerali. La Cina produce il 97% dei minerali, che vengono usati per telefoni cellulari, computer, automobili elettriche e altri prodotti ad alta tecnologia. Quest’ anno, Pechino ha tagliato del 40% le sue esportazioni.

fonte: ANSA

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