Il governo cinese ha annunciato la decisione di creare un fondo di 10 miliardi di yuan (oltre 1 miliardo di euro) per concedere premi in denaro alle citta’ e alle province cinesi che faranno i progressi piu’ significativi nel controllo dell’inquinamento. Lo riporta il South China Morning Post. L’annuncio e’ stato dato in un comunicato pubblicato mercoledi’ nel quale si sostiene, tra l’altro, che il consumo di carbone dovrebbe essere controllato e dovrebbero essere fatti maggiori sforzi per promuovere l’energia pulita e carburanti di alta qualita’ – quindi meno inquinanti- per i veicoli. In complesso il governo ha pianificato di spendere oltre 3 trilioni di yuan per affrontare il problema, creando un mercato crescente per quelle aziende che possono contribuire a ridurre le emissioni. Pechino quest’anno chiudera’ circa 300 fabbriche e pubblichera’ una lista di progetti che devono essere sospesi o fermati entro la fine di aprile.
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La Cina non paga la tassa europee sulle emissioni CO2 degli aerei
Rischio nuovo scontro fra Ue e Cina per la discussa tassa sulle emissioni di CO2 dei voli in Europa. A riaprire la querelle è la denuncia da parte di ong e eurodeputati del mancato rispetto da parte di compagnie cinesi, indiane e saudite, che assicurano anche collegamenti intra-Ue, della normativa sul mercato europeo delle emissioni (Ets) in vigore l’anno scorso. Una violazione che mette in discussione la credibilità dell’Ue e su cui non intende chiudere gli occhi l’eurodeputato tedesco Peter Liese (Ppe), caponegoziatore del dossier con Consiglio e Commissione. “Le compagnie di Cina, India e Arabia Saudita non hanno rispettato la legge europea che si applica ai voli interni” attacca Bill Hemmings, dell’associazione ambientalista Transport&Environment. “Gran Bretagna, Francia e Germania, sotto pressione per le commesse di Airbus, hanno al massimo inviato una lettera” aggiunge Hemmings, secondo cui gli stessi tre Paesi ora premono perché la nuova legge in discussione “limiti l’Ets ai voli interni all’Ue fino al 2016 o al 2020”. “Finché non sarà rispettata la normativa – minaccia Liese – non sono disposto a chiudere un accordo sulla nuova proposta della Commissione Ue”, che prevede una tassa sulla CO2 emessa dai voli, inclusi quelli intercontinentali, nella tratta di spazio aereo europeo. L’Europarlamento tiene il coltello dalla parte del manico: se non si dovesse trovare un accordo prima delle elezioni, ad essere in vigore sarebbe la norma che copre le emissioni delle intere tratte dei voli in arrivo e in partenza dall’Europa, senza “sconti” per nessuno. “Quando non si rispetta questa legge – spiega Liese – si può eliminare il diritto di volare nell’Ue: spetta agli Stati membri e alla Commissione fare quanto richiede la legislazione, serve una reazione forte”. Sullo stesso lato della barricata anche l’associazione europea delle compagnie low cost, come Ryanair o Easyjet (ELFAA), che ormai coprono quasi il 50% del traffico aereo europeo. Il segretario generale dell’ELFAA, John Hanlon, chiede un trattamento uguale per tutti e che la nuova norma in discussione riveda i parametri tecnici di efficienza ambientale, attualmente a favore delle compagnie aeree di lungo raggio rispetto a quelle europee. “Il meccanismo dell’Ets deve essere equo: chi vola per dieci ore è più efficiente. Noi voliamo e atterriamo in 90 minuti e sono le fasi di decollo e atterraggio le meno efficienti”. Altro punto forte su cui concordano ong, compagnie low cost e eurodeputati è quello di destinare i proventi della tassa sulla CO2 dell’aviazione, che per ora entrano nelle casse degli Stati membri, alla ricerca per aerei più verdi e alla cooperazione per la lotta ai cambiamenti climatici. “Dobbiamo negoziare questo aspetto con gli Stati membri, così la legge sarebbe anche più credibile con i Paesi terzi” spiega Liese, che si prepara al primo voto sulle nuove regole in commissione ambiente dell’Europarlamento, il 30 gennaio prossimo. Poi partirà la corsa ai negoziati con i 28 Stati membri, a caccia di un accordo prima della scadenza del Parlamento europeo.
fonte: ANSA
Cina ribadisce opposizione a norme Ue su emissioni degli aerei
La Cina ha ribadito ieri sera la sua ferma opposizione alla decisione ‘unilaterale’ dell’Unione europea di inserire anche i voli internazionali che partono da aeroporti extra europei nel nuovo schema regolamentare delle emissioni. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei. Secondo il portavoce, Pechino continua a chiedere che la questione debba essere discussa in sede internazionale dentro la cornice della convenzione internazionale delle Nazioni unite sul cambiamento climatico e dell’organizzazione internazionale dell’aviazione civile. La Cina fa propria l’istanza di altri paesi che hanno protestato contro la decisione europea. L’annuncio cinese di ieri, arriva dopo che l’Unione europea ha confermato che imporrà multe complessive di 2,4 milioni di euro ad otto compagnie aeree cinesi e due indiane se non si adegueranno alle nuove normative europee. La multa, già minacciata in passato, ha portato al blocco degli acquisti da parte delle compagnie aeree di aerei Airbus, il cui ordine è stato poi fatto, ma rischia di riportare di nuovo a ritorsioni commerciali.