La Cina potrebbe far registrare nel 2014 la peggiore crescita dal 1990, secondo le previsioni degli economisti sui dati ufficiali che Pechino presenterà domani, mancando per la prima volta dal 1998 il target fissato. Secondo le previsioni, la Cina dovrebbe annunciare per il 2014 una crescita tra il 7,3% e il 7,4%, contro il 7,7% del 2013, facendo così registrare il dato più basso da 24 anni. Un tasso di crescita invidiato dal mondo intero, ma che per la locomotiva cinese lancia dei segnali e che è dovuto principalmente al crollo dell’immobiliare, alla deflazione e alla caduta del prezzo delle materie prime. Le previsioni parlano di una crescita del 7,2% nell’ultimo trimestre del 2014 dal 7,3% del periodo precedente, che porterebbe la crescita annuale sotto il target governativo del 7,5%, con la preoccupazione di Pechino soprattutto del riflesso che ha questo sull’occupazione. Dal presidente Xi Jinping in giù, tutti i leader cinesi si sono sempre riferiti al target del 7,5% come flessibile, in considerazione della situazione globale. Tutto ciò, nonostante dati commerciali molto incoraggianti, con un surplus commerciale che ha raggiunto il record di 382 miliardi di dollari nel 2014 che faceva sperare in una performance migliore. Come riportato dal South China Morning Post, il governo cinese continuerà probabilmente ad astenersi dall’inondare il sistema bancario con troppo credito. I dati della Banca Centrale a dicembre hanno mostrato che l’offerta di credito è scesa da novembre. Ma gli alti costi di finanziamento potrebbero provocare secondo gli analisti ulteriori tagli dei tassi di interesse di quest’anno, tagli effettuati lo scorso novembre per la prima volta da due anni. La Commissione centrale per lo sviluppo e le riforme ha riferito di aver approvato progetti di infrastrutture per quest’anno per sette miliardi di yuan, poco meno di un miliardo di euro.
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Cina: per gli analisti la crescita del 2014 sarà la più bassa dal 1990
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Aumenta l’export cinese nel 2014, stabile import, +47% surplus
Sono aumentate le esportazioni cinesi nel 2014 rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dai dati diffusi stamattina dall’amministrazione generale delle dogane cinesi. Secondo quanto comunicato, le esportazioni sono aumentate nel 2014 del 6,1%, mentre le importazioni dello 0,4%, portando il valore totale degli scambi l’anno scorso ad un aumento del 3,4%, molto sotto il target fissato del 10%. Nel mese di dicembre, le esportazioni sono aumentate del 9,7% a 227,5 miliardi di dollari; a novembre erano scese del 4,7%. Le importazioni invece sono crollate del 2,4%, mentre a novembre il calo era stato del 6,7%. A dicembre, considerando la forbice tra importazioni e esportazioni, il surplus commerciale si è quasi raddoppiato, aumentando del 94% rispetto all’anno precedente. Per tutto l’anno, il surplus è aumentato del 47% a 382 miliardi di dollari.
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Inflazione cinese sotto il target a dicembre, crollano prezzi alla produzione
Sale l’inflazione cinese a dicembre secondo i dati pubblicati stamattina dall’ufficio centrale nazionale di statistica di Pechino, ma resta sotto il target. Per il mese scorso gli analisti hanno registrato un indice dei prezzi al consumo (consumer price index, Cpi) in aumento dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A novembre l’aumento era stato dell’1,4%. Secondo i dati diffusi stamattina, nel 2014 il Cpi è salito del 2% rispetto al 2013, sotto il tetto del 3,5% fissato dalle autorità. L’aumento l’anno scorso è anche al di sotto del 2,6% registrato nel 2013. L’aumento dell’inflazione a dicembre è il più basso dal novembre 2009, facendo registrate un +0,3% rispetto al mese precedente, invertendo il trend cominciato a settembre. L’aumento dell’inflazione p dovuto principalmente all’aumento dei prezzi del cibo. I dati annuali potrebbero spingere le autorità cinesi ad adottare misure come il taglio dei tassi di interesse o simili, per rilanciare la crescita che nel terzo trimestre del 2014 ha fatto registrare un dato del 7,3%, il più basso da cinque anni. Crolla invece, al 34mo mese consecutivo, l’indice dei prezzi alla produzione. Il dato diffuso stamattina parla di un declino del 3,3% a dicembre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il più alto da settembre 2012 e maggiore del 2,7% di calo dello scorso novembre.
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Gli Usa in pressing sulla Cina affinche il valore di Yuan di mercato sia dettato da mercato
Gli Stati Uniti in pressing sulla Cina. Il Tesoro americano chiede a Pechino di far giocare al mercato un ruolo maggiore nella valutazione dello yuan. E – nel rapporto semestrale sulle politiche valutarie ed economiche – afferma che ”monitorerà da vicino” la valuta cinese. Nonostante le raccomandazioni, il Tesoro non ‘bolla’ comunque la Cina come manipolatore di valute. Il recente calo dello yuan e’ ”senza precedenti”, ed è un indebolimento che crea ”preoccupazioni particolarmente serie” se segnala un passo indietro di Pechino dal suo impegno a limitare gli intervento e a lasciare che le forze di mercato giochino la loro parte. La Cina – afferma ancora il Tesoro americano – dovrebbe comunicare i propri interventi sul mercato dei cambi in modo regolare per aumentare la credibilita’ della sua politica e promuovere la trasparenza. Il Tesoro non risparmia neanche la Corea del Sud che, a giudizio di Washington, dovrebbe limitare gli interventi a circostanze eccezionali.
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Aumentano i miliardari
Sono diventati più di 300 i miliardari in Cina. Lo ha rivelato la rivista Hurun, che ha anche individuato nel magnate Wang Jianlin l’uomo più ricco di tutta la Cina che ha almeno raddoppiato la sua ricchezza arrivando a 22 miliardi di dollari. Anche la rivista Forbes ha parlato la settimana scorsa in un articolo di Wang come l’uomo più ricco della Cina. Secondo il rapporto di Hurun, i miliardari cinesi sono diventati 315, 64 in più rispetto allo scorso anno. Alcuni dei ricconi cinesi sono però finiti nell’occhio del ciclone per scandali vari. Tre dei 10 uomini più ricchi di Chengdu sono stati arrestati per corruzione. Un’altro super riccone, Xu Ming, è stato il mese scorso uno dei testimoni chiave durante il processo contro Bo Xilai. Secondo quanto è emerso dal processo Xu avrebbe dato all’ex capo del partito di Chongqing, 21 milioni di yuan, circa 2 milioni e mezzo di euro, in tangenti, oltre ad aver comprato per la moglie di Bo una villa a Cannes. Tra i miliardari nella lista figurano diversi magnati dell’immobiliare e delle telecomunicazioni. Tra questi ultimi anche Lei Jun, produttore del telefono Cellulare Xiaomi.
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