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Bimba nasce durante terremoto del 2008, muore per il terremoto di sabato scorso

E’ morta all’eta’ di quasi cinque anni sotto le macerie del terremoto che sabato ha colpito la provincia sud occidentale del Sichuan, una bambina nata durante il disastroso terremoto che nel 2008 scosse la stessa provincia sud occidentale cinese, facendo oltre 88.000 morti. Wen Yanxia era nata con parto cesareo a Wenchuan il 13 maggio del 2008, il giorno dopo il devastante terremoto, mentre ancora c’erano forti scosse di assestamento che facevano cadere abitazioni e morire persone. La data prevista per il parto era appunto il 12 maggio, ma il terremoto di magnitudo 8 fece ritardare di un giorno la nascita e obbligo’ al cesareo. Era stata ritenuta fortunata, perche’ tanti non ce l’avevano fatta, mentre lei era sopravvissuta al devastante sisma. Ed invece ha perso la vita sabato quando e’ stata sommersa dai mattoni della sua casa nella contea di Lushan mentre, insieme ai suoi familiari che sono sopravvissuti, cercava di scappare. La bimba e’ stata ricoverata all’ospedale di Yaan, ma e’ morta a causa delle ferite riportate. Sabato un terremoto di magnitudo 7 ha colpito la zona di Lushan provocando, ad oggi, 196 vittime. Intanto stamattina due scosse di terremoto sempre nella provincia del Sichuan, a Ybin, a 500 chilometri da Lushan, di magnitudo 4.8 e 4.2, hanno lasciato 21 feriti.

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Denunce di pochi soccorsi per il terremoto. Unicef: oltre 26.000 bambini interessati da sisma

Mancanza di acqua, cibo, medicine e coperte. E’ quello che, secondo quanto denuncia il sito di Radio Free Asia, lamentano i sopravvissuti al grave terremoto che sabato scorso ha colpito la provincia cinese del Sichuan e che ha provocato sinora la morte di quasi 200 persone. Molti dei sopravvissuti denunciano di non aver avuto nemmeno una tenda in cui ripararsi e che anche le riserve di acqua scarseggiano, e minacciano proteste di piazza. Alcune cliniche stanno eccezionalmente fornendo servizi di primo soccorso ma spesso si tratta poi di strutture che non sono attrezzate per effettuare interventi chirurgici piu’ importanti. Pechino ha mandato 18.000 soldati nella regione colpita dal terremoto ed e’ stato stanziato 1 miliardo di yuan (oltre 100 milioni di euro) per il fondo disastri naturali. A complicare le operazioni di soccorso sono le condizioni atmosferiche di questi giorni, peggiorate oggi, e dallo stato di alcune strade che risultano impraticabili specie per il transito dei grossi camion che quindi hanno difficolta’ a consegnare i beni di soccorso. Secondo le previsioni metereologiche la piogge dovrebbe imperversare ancora per un paio di giorni. Intanto on line ieri hanno cominciato a circolare messaggi per spingere la gente a boicottare le donazioni, ricordando lo spreco e la corruzione che ci furono all’indomani del terribile sisma del 2008 che, sempre in Sichuan, uccise oltre 90.000 persone. ”Cinque anni dopo il tremendo terremoto del 2008 – ha scritto un utente che si firma @tanxiaogujin – che ha fatto la Croce Rossa con i milioni e milioni arrivati dall’estero”. Il governo del Sichuan tuttavia domenica in una nota ha auspicato il ”maggiore rigore possibile” nella gestione dei fondi e delle donazioni assicurando la trasparenza e il rispetto.
Il quadro di distruzione a seguito del terremoto nella contea cinese di Lushan, provincia del Sichuan, comincia a essere più chiaro: il bilancio provvisorio è di più di 190 morti e oltre 12.000 feriti e solo da poco le comunità colpite più isolate sono state raggiunte dalle squadre di soccorso del governo. E’ quanto sottolinea l’Unicef, che sta predisponendo ora un piano con i partner del governo di Pechino per intensificare gli sforzi nel campo della protezione dell’infanzia, della salute delle madri e dei bambini, della nutrizione dei più piccoli, dei servizi igienico-sanitari. Stando ai dati del Censimento 2010, sono 26.000 i minori tra 0-17 anni nella contea. Il Comitato nazionale Unicef di Hong Kong ha stanziato 75.000 dollari per attrezzature per l’emergenza ostetrica e la salute neonatale a beneficio delle strutture sanitarie locali. Alcune delle comunità danneggiate dal terremoto di sabato erano già state colpite dal sisma del 2008 di Wenchuan e si teme che i bambini piccoli possano rivivere il trauma di cinque anni fa. “Il governo della Cina è impegnato in un grande sforzo per provvedere ai bisogni più urgenti causati da questo fortissimo terremoto”, ha detto Giallian Mellsop, rappresentante dell’Unicef in Cina. “Siamo colpiti dall’immediatezza e dalla generosità del sostegno della società civile e del settore privato in risposta a questo tragico disastro. I nostri pensieri devono essere focalizzati innanzitutto sui bambini, le cui vite sono state distrutte. Loro necessitano urgentemente di aiuto per riprendersi dal trauma che hanno vissuto”. In collaborazione con i partner del governo, l’Unicef è pronto a dare supporto nell’ambito dei servizi sanitari per madri e bambini di 34 strutture sanitarie locali; delle campagne di vaccinazione per morbillo, orecchioni-rosolia ed epatite; dell’assistenza alimentare a neonati e bambini piccoli; a inviare kit igienici e latrine mobili.

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Salgono a 192 i morti in Sichuan, 11.500 feriti, molti gravi

Aumenta il numero delle vittime del terremoto che sabato mattina ha colpito la provincia meridionale cinese del Sichuan. Secondo le ultime stime dei soccorritori, sarebbero 192 i morti, con 23 dispersi. I feriti al momento sono 11.470, tra i quali 968 in gravi condizioni a causa dei quali si teme che il bilancio delle vittime possa aumentare. Un altro terremoto, di magnitudo 5.3 e’ stato registrato invece oggi al confine tra le citta’ di Tongliao della Mongolia Interna e Fuxin, nella provincia del Liaoning, nella cina nord orientale. Nessn danno a persone o cose ma solo tanta paura. E continuano incessanti le operazioni di soccorso in Sichuan soprattutto a Ya’an, epicentro del terremoto di magnitudo 7.0. Si calcola che complessivamente siano quasi due milioni le persone che sono rimaste coinvolte dal sisma. La paura e’ molta perche’ continuano le scosse si assestamento. Da quella forte del terremoto, ce ne sono state ben 2.536 nella contea di Lushan, la piu’ colpita. Di queste scosse, 95 erano superiori al 3 grado della Richter, quattro sopra il quinto grado. In un suo comunicato il Ministero per gli Affari Civili ha chiesto alle organizzazioni di beneficenza di aiutare nel coordinamento delle donazioni alle popolazioni colpite anche per assicurare la trasparenza di tutte le operazioni e per far si che quanto devoluto sia utilizzato rispettando il volere dei donatori e per la effettiva realizzazione di progetti di ricostruzione. Le autorita’ hanno poi fatto sapere che oltre 400 studenti della scuola superiore di Lushan, insieme a 30 insegnanti, verranno spostati gia’ da domani a Chengdu, la capitale del Sichuan, in modo da poter riprendere al piu’ presto le lezioni, evitando di compromettere per gli studenti l’esame di accesso al college previsto per i prossimi sette e otto giugno. Buone notizie arrivano dai panda. Nessuno dei panda giganti che vivono nella riserva di Bifengxia, a circa 50 km dall’epicentro del terremoto, e’ rimasto ferito. Il direttore del centro, Heng Yi, ha fatto sapere che sia gli animali che tutto lo staff del centro, stanno bene, e che alcuni edifici hanno subito danni di lieve entita’.

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Forte terremoto in Sichuan: oltre 160 vittime e circa 6.700 feriti

Ancora una volta la terra del Sichuan ha tremato provocando devastazione e morte. Erano le 8.02 di questa mattina quando un terremoto di magnitudo 6,6 ha scosso le case nella provincia sudoccidentale della Cina. Oltre centosessanta persone sono morte mentre i feriti sono più di 6.500. L’epicentro è stato individuato nei pressi della città di Yàan, non lontano da quello del fortissimo sisma che nel 2008 seminò la distruzione nel Sichuan causando la morte di quasi 90mila persone. E’ nella contea di Lushan, dove si sono avute la maggior parte delle vittime. La scossa è stata sentita chiaramente dai residenti di Chengdu, la capitale del Sichuan, a 140 km di distanza, dove gli edifici hanno tremato per una ventina di secondi, secondi i residenti della metropoli. I soccorritori accorsi sul posto stanno ancora scavando tra le macerie degli edifici crollati e, considerato anche l’elevato numero di feriti, il bilancio potrebbe aggravarsi. Il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang hanno affermato che saranno fatti “tutti gli sforzi” per aiutare le popolazioni colpite. Li Keqiang si è recato a Yàan per coordinare gli aiuti, nei quali sono impegnati oltre seimila uomini tra cui duemila soldati dell’Esercito di Liberazione Popolare. “La cosa più importante è sfruttare le prime 24 ore dopo il sisma, il periodo d’oro per salvare vite”, ha affermato il premier citato dall’agenzia Nuova Cina. La televisione di Stato, la Cctv, segue con una diretta non-stop la situazione. Le immagini mostrano che la vita procede in modo relativamente normale nel centro di Yàan, ma alcuni quartieri della periferia sono stati completamente rasi al suolo dal sisma, che in un primo momento era stato valutato di magnitudo 7. Il terremoto del 2008 fu di magnitudo 8. Yàan si trova in una zona montuosa ed è uno dei centri nei quali vengono allevati i panda. Nessuna vittima è stata registrata nel vicino Centro per la protezione dei panda di Wolong, uno dei più frequentati dai turisti cinesi e stranieri. Alla prima scossa sono seguite quelle di assestamento, la più forte delle quali è stata di magnitudo 5,1, secondo il centro sismologico del Sichuan. Il centro ha chiarito che il terremoto di oggi non è una scossa di assestamento di quello del 2008, ma ha avuto origine in modo indipendente.
Il sisma di magnitudo 6,6 che ha colpito oggi la provincia cinese del Sichuan, provocando circa 160 morti secondo le prime stime, è l’ultimo di una lunga lista di terremoti in Cina. Ecco una cronologia di alcune delle scosse più violente che hanno devastato la Cina negli ultimi decenni: – Luglio 1976: almeno 270.500 morti per una scossa di intensità 7,8 Richter nella città settentrionale di Tangshan. – Novembre 1988: 730 morti e 400.000 sfollati per un sisma di 7,6 gradi nello Yunnan – Aprile 1990: 126 morti per un terremoto nella provincia di Qinghai di intensità 6,9. – Febbraio 1996: 304 morti e 16.000 sfollati per una scossa di 7,0 nello Yunnan. – Maggio 2008: scossa di intensità 8,0 nella provincia di Sichuan. Il bilancio è di quasi 90.000 morti e 4,4 milioni di feriti. – Aprile 2010: un sisma devastante di magnitudo 6,9 si abbatte sulla provincia di Qinghai (nord-ovest) provocando circa 2.700 morti e 12.000 feriti.

fonte: ANSA

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Sepolti 83 minatori da una gigantesca frana in Tibet

Una gigantesca colata di fango con un fronte di tre chilometri ed un volume di due milioni di metri cubi è scivolata dal pendio di una montagna ed ha travolto e sepolto almeno 83 minatori a 4.600 metri sulle montagne del Tibet. La tv di stato Cctv, sul posto, a un centinaio di chilometri a est del capoluogo tibetano Lhasa, afferma che “la situazione é gravissima” e che l’area sepolta dal fango “é di almeno tre o quattro chilometri quadrati”. Il disastro è avvenuto alle 6 di questa mattina (quando in Italia erano le 23 di ieri), ma i media ufficiali cinesi, Nuova Cina compresa, hanno dato la notizia solo 15 ore più tardi. Sul posto, alla ricerca di eventuali sopravissuti, è al lavoro un piccolo esercito di un migliaio di poliziotti, pompieri e personale medico con 200 veicoli e una quindicina di cani da soccorso e 15 dispositivi per la localizzazione di superstiti. Il nuovo presidente cinese, Xi Jinping, in visita in Congo, e il primo ministro, Li Keqiang, hanno ordinato che “si faccia tutto il possibile per salvare vite umane”. Ma il fango, mischiato a terra e massi, difficilmente lascia scampo a chi vi rimane sepolto. E le squadre di soccorso dichiarano finora di non aver rilevato segnali da superstiti. Una fonte ospedaliera della zona dichiara che finora nessun ferito è stato trasportato nei suoi reparti, che comunque sono attrezzati per l’emergenza. Gli 83 minatori sepolti, impiegati dalla compagnia China National Gold Group, tranne due di etnia tibetana, sono tutti di etnia Han, predominante in quasi tutta la Cina, per lo più immigrati delle vicine province di Yunnan, Guizhou e Sichuan, che hanno beneficiato della politica di incentivazione alla migrazione voluta da Pechino, che tende a distribuire i Han in tutto il Paese. Una politica duramente osteggiata dai tibetani, che vedono nella diluizione della loro etnia sul proprio territorio, nello sviluppo economico e sociale forzato e nel degrado del loro ambiente – il Tibet è punteggiato di miniere e cave, che contribuiscono all’erosione del terreno, producendo disastri come quello di oggi – una lenta distruzione della loro cultura tradizionale.

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Autorità cremano vittime della frana senza autorizzazione parenti

Proteste da parte dei familiari delle vittime della frana che venerdì scorso ha ucciso 46 persone in Cina, nella provincia dello Yunnan, a causa della decisione delle autorità locali di cremare i corpi dei defunti senza prima chiedere l’autorizzazione alle famiglie. Secondo quanto ha riferito l’Agenzia Nuova Cina, numerose persone si sono riunite ieri sera nei pressi del quartier generale dell’ufficio che si occupa dei soccorsi in caso di disastri naturali, nella contea di Zhenxiong. La folla, inferocita, ha fermato decine di autovetture, bloccando il traffico. La protesta è andata avanti sino alle due del mattino. Le autorità dello Yunnan hanno provveduto a cremare subito tutti i corpi delle vittime della frana ma la decisione ha suscitato la rabbia dei familiari, sia perché non è stato chiesto il loro permesso, sia perché gli abitanti della zona appartengono per la maggior parte all’etnia Yi, i cui membri per tradizione vengono sepolti e non cremati. Lei Chuying, vice capo della contea di Zhenxiong County, ha fatto sapere che la decisione di procedere alle cremazioni è stata presa per motivi sanitari, per evitare eventuali epidemie, ma anche per evitare scene strazianti ai familiari. Intanto oltre 500 residenti del villaggio sono stati spostati in tende di fortuna in una zona vicina nel timore che una catastrofe secondaria innescata dalla frana possa mettere in pericolo le loro case e le loro vite.

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Frana travolge villaggio nel sud ovest, 42 morti

E’ di 42 vittime il bilancio di una frana che stamattina ha seppellito le abitazioni di sedici famiglie nella provincia sud occidentale cinese dello Yunnan. Erano le 8.20 quanto la frana, 120 metri di lunghezza, 110 metri di larghezza e 16 metri di altezza, che hanno portato circa 210.000 metri cubi di fango e roccia, e’ piovuta giu’ da una collina seppellendo tutto quello che ha trovato e abbattendo diverse abitazioni. Sono 46 i residenti, 27 adulti e 19 bambini, che sono stati seppelliti dal fango. Due risultano ancora dispersi. Sul posto sono giunti oltre 1.000 soccorritori, ma non hanno potuto fare altro che constatare il decesso degli abitanti delle case e recuperare i loro corpi dalle macerie. Due i feriti, ricoverati in ospedale e sulle cui condizioni si sa poco. Le operazioni di soccorso sono state rese difficili non solo dall’accessibilita’ del villaggio di Gaopo, nella contea di Zhenxiong, a 550 chilometri da Kunming, capoluogo della provincia dello Yunnan, ma anche dalle condizioni meteo. Da giorni, come in tutta la Cina, l’area e’ interessata da una forte ondata di freddo accompagnata a tratti da piogge e neve. Ora il problema maggiore e’ quello di assistere i sopravvissuti, dal momento che i meteorologi prevedono anche per i prossimi giorni temperature polari e possibilita’ di pioggia. Nell’area sono gia’ arrivate tende, coperte, cibo, acqua e medicinali. Le massime autorita’ cinesi, il segretario del partito comunista cinese Xi Jinping, il premier in carica Wen Jiabao e quello designato Li Keqiang hanno chiesto di fare tutti gli sforzi per recuperare le vittime, assistere i sopravvissuti e assicurare loro un tetto. Ma i leader hanno soprattutto chiesto ricostruzione e che non si ripetano di nuovo situazioni del genere, mettendo in campo tutti gli sforzi per prevenire altri disastri. Il territorio della contea di Zhenxiong e quello limitrofo non e’ nuovo a disastri del genere. La contea e’ infatti vicina a quella di Yiliang, dove lo scorso mese di ottobre 19 persone morirono (di cui 18 erano bambini di una scuola) sempre a causa di una frana. Nel mese di settembre, una serie di scosse di terremoto ha colpito la regione, provocando 81 morti proprio a Yiliang. Secondo gli esperti di geologia le frane sono state provocate dalle frequenti piogge e dai terremoti che hanno reso instabile il territorio, oltre che dallo sfruttamento incontrollato del terreno e delle montagne, con disboscamenti selvaggi che impediscono alle radici di tenere il terreno e ed evitare frane.

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Tutti morti i 18 bambini sepolti da frana nella loro scuola elementare

Sono tutti morti i 18 bambini che ieri erano stati sepolti da una frana che ha colpito la loro scuola elementare. Lo riferisce l’agenzia Nuova Cina. Ancora disperso un adulto, mentre un altro resta gravemente ferito. Ieri erano stati recuperati i corpi di 9 bambini nelle prime luci dell’alba, poi altri 7, e poco fa gli altri. I soccorritori hanno lavorato tutta la notte per tentare di portare in salvo i bambini rimasti sepolti nelle macerie della loro scuola, anche se le speranze di trovarli vivi erano davvero poche. La scuola di Zhenhe, piccolo villaggio della provincia sud occidentale dello Yunnan, ieri mattina alle 8 era stata sepolta da una frana di oltre 160.000 metri cubi di fango e altri detriti venuti giù dalla montagna a causa delle copiose piogge dei giorni scorsi. Insieme alla scuola sono state sepolte anche alcune abitazioni vicine, i cui occupanti però erano riusciti a scappare. In quel momento nella scuola c’erano 18 bambini ed un adulto, arrivati un’ora prima dell’inizio delle lezioni. In realtà questa settimana le scuole di tutto la Cina sono chiuse per le festività di mezzo autunno e per la ricorrenza della nascita della repubblica popolare cinese. Ma la zona nella quale si trovava la scuola, lo scorso 7 settembre era stata interessata da un forte terremoto che ha lasciato 81 morti ed oltre 800 feriti, oltre a 200.000 senzatetto. Per questo motivo le autorità avevano deciso di far recuperare i giorni di scuola persi a causa del sisma ai bambini in questa settimana. Così i piccoli della scuola elementare Shangba si trovavano nell’istituto della Tiantou, l’edificio di un piano sepolto ieri, dal momento che il sisma aveva distrutto la loro scuola di un piano.

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Frana su scuola elementare, almeno 5 bambini morti

Rabbia e disperazione nel piccolo villaggio di Zhenhe, nel distretto di Yiliang, nella provincia meridionale cinese dello Yunnan ai confini con quella del Guizhou. Sono nove i piccoli corpi di bambini della scuola elementare Tiantou recuperati dalle macerie della loro scuola, una struttura di un piano, sepolta da una frana caduta dalla montagna a causa delle forti piogge dei giorni scorsi. All’appello mancano ancora altre dieci persone: nove bambini e un adulto, residente in una casa limitrofa alla scuola che, insieme ad altre due abitazioni, è stata sepolta. La disperazione è negli occhi dei genitori che stamattina alle 8, un’ora prima del normale inizio delle lezioni, avevano lasciato i loro figli nella scuola elementare. Sono ora tutti lì davanti, ad attendere notizie dai soccorritori. Rabbia che sta montando anche su internet perché oggi la scuola doveva restare chiusa. In tutto il Paese, infatti, questa settimana uffici pubblici e scuole sono chiusi per le festività della nascita della Repubblica popolare e per le feste di mezzo autunno. Ma nella scuola di Zhenhe, un villaggio di 800 anime sotto nelle colline dello Yunnan tra le risaie e una fitta vegetazione, le autorità avevano deciso di recuperare giorni persi dagli studenti a causa di un’altra calamità naturale. Lo scorso 7 settembre, infatti, la zona fu la più colpita da uno sciame sismico che registrò almeno 4 scosse oltre il quarto grado della scala Richter, con la più grande registrata con magnitudo 5,6. Scosse che lasciarono 81 vittime, 800 feriti e oltre 200.000 sfollati. Mentre in tutta la Cina scolari e studenti sono in vacanza, i piccoli di Zhehe erano andati a recuperare i giorni persi a causa del terremoto. E mentre attendevano gli insegnanti, oltre 160.000 metri cubi di fango e altro materiale hanno seppellito la scuola e tre case dove ora oltre 2.000 persone scavano anche con le mani per cercare i dispersi. Dalle macerie è stato estratto, ferito in maniera grave, un uomo. La frana ha anche formato una diga che ha bloccato il corso di un fiume vicino, che ha formato un lago che minaccia case limitrofe. La rabbia monta, oltre che sul posto, in rete, dove in tanti, nei social network cinesi, accusano le istituzioni non solo per aver obbligato i piccoli ad andare a scuola, ma anche per la scarsa qualità delle costruzioni. Dopo il disastroso terremoto del 2008 che ha colpito la provincia meridionale del Sichuan, con oltre 80.000 vittime, è aumentata la preoccupazione per le costruzioni. Tra gli altri, l’artista dissidente Ai Weiwei ha sempre combattuto e protestato per l’uso di materiali scadenti. In molti denunciano che i funzionari prendono tangenti obbligando così i costruttori ad usare pessimi materiale per rientrare nei costi. A farne le spese, oggi come nel 2008, bambini ‘colpevoli’ di frequentare la scuola.

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Cina e Usa prime per disastri naturali sul pianeta

Non c’é molta differenza tra nord e sud del mondo quando si guarda al numero dei disatri naturali. Ma la disparità aumenta a favore del sud quando si calcolano gli impatti. Eppure nella classifica sono in testa Cina e Usa, sia per i danni economici che per il numero di eventi. Questo quanto emerge dal convegno sull’economia delle calamità naturali e la riduzione degli impatti organizzato dal Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc), e iniziato oggi a Venezia. Secondo Carlo Carraro, direttore scientifico del Cmcc e della Fondazione Eni Enrico Mattei, le catastrofi naturali sono state “particolarmente intense nel corso del 2010”. Proprio dalle serie storiche, afferma Carraro, emerge infatti che gli eventi sono “innegabilmente crescenti” mentre gli impatti a livello globale sono “decrescenti”, sia per il numero di morti che per le conseguenze delle malattie. A ben vedere, osserva l’esperto del Cmcc, tra nord e sud del mondo il numero di fenomeni è più o meno lo stesso, ma alle latitudini meridionali del globo “le catastrofi ambientali sono ancora delle catastrofi”. Quantificare i danni è un’operazione difficile: è possibile farla, per esempio, calcolando “i premi pagati dalle assicurazioni”, oppure “le infrastrutture distrutte”. Ma quello che diventa una cifra, dice Carraro, è “il prezzo delle cose e non il valore delle attività”, e sicuramente “non quello di una vita umana”. Delle calamità naturali, però, si possono però moderare gli impatti attraverso misure preventive, come, per esempio, la capacità della società di reagire all’evento, e di adattarsi ai cambiamenti climatici. In ogni caso, dai dati – che andrebbero rapportati alla popolazione – le prime nazioni per danni economici sono Cina, Usa, Russia, e Indonesia. E nella classifica per numero di eventi, si ritrovano sempre nei primi posti Cina e Usa.

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