Nove avvocati attivisti per i diritti degli omosessuali sono stati arrestati ieri a Pechino poco prima dell’inizio di una conferenza sul tema dell’omosessualità che era stata prevista per ieri mattina. Lo riferisce il Global Times. Dei nove arrestati, sei sono stati rilasciati in serata, dopo essere stati interrogati per diverse ore. Tre, secondo quanto riferisce il giornale cinese, sarebbero ancora in custodia. “Ci hanno chiesto il motivo per cui volevamo partecipare alla conferenza – ha raccontato uno di loro, A. Qiang, dopo essere stato rilasciato – chi ci aveva invitato e ci hanno poi invitato a cancellare l’evento inviando un sms ai previsti partecipanti. Io penso che l’obiettivo della polizia fosse di evitare che la conferenza, considerata avere ad oggetto un argomento sensibile, potesse svolgersi regolarmente”. La conferenza avrebbe dovuto avere ad oggetto l’esame delle procedure per poter fondare in Cina delle organizzazioni che si occupano della tutela dei diritti degli omosessuali ed era stata organizzata dopo che la richiesta di una organizzazione di questo tipo a Changsha, nella provincia centrale dell’Hunan, di registrarsi era stata rifiutata dalle autorità alcuni mesi fa. “La polizia ha esagerato – ha continuato A. Qiang – noi volevamo solo parlare delle difficoltà che hanno gli omosessuali e promuovere l’uguaglianza per le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale”.
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Gli negano registrazione di Ong gay, cita in giudizio governo locale
Un uomo di Changsha, nella Cina centrale, ha citato in giudizio le autorità locali dopo che queste hanno rifiutato di registrare la sua associazione per i diritti degli omosessuali: l’omosessualità, è stata la motivazione delle autorità, è “contro la costruzione del progresso culturale e ideologico”. Alla fine del 2013 l’uomo ha effettuato diverse visite al dipartimento Affari civili della provincia dello Hunan, della quale Changsha è capoluogo, per registrare la sua associazione di volontariato, ricevendone sempre un rifiuto. L’ultima volta i funzionari hanno detto che l’associazione avrebbe dovuto operare secondo la morale e che un’associazione gay non dovrebbe essere creata, quindi non registrata. L’uomo, del quale non è stata resa nota l’identità, ha chiesto le scuse del dipartimento che però non ha mai risposto, da qui la decisione di avviare la causa, riporta l’agenzia Nuova Cina. L’omosessualità in Cina, che resta ancora un argomento tabù, è stata rimossa dall’elenco dei disordini mentali nel 2001, ma sono ancora molti i luoghi nei quali i gay vengono forzati anche dalle famiglie a seguire trattamenti medici. In alcuni casi, gli omosessuali vengono arrestati con le accuse più disparate.
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Mobilitazione in rete per attivista gay arrestato
Si sta mobilitando la rete cinese contro l’arresto, avvenuto sabato mattina, di un attivista per i diritti degli omosessuali, nonostante la censura stia bloccando le voci relative. Venerdi’ scorso, giornata mondiale contro l’omofobia, la polizia di Changsha, nella provincia meridionale dell’Hunan, ha arrestato cinque persone, tra gli organizzatori di una pacifica manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione degli omosessuali in Cina. L’accusa, e’ quella di non aver chiesto prima la necessaria autorizzazione per la manifestazione, che comunque aveva portato in strada oltre 100 persone. Quattro di questi organizzatori sono stati liberati, mentre il principale, Xiang, e’ stato condannato a dodici giorni di carcere. Xiang, 19 anni, e’ molto famoso nel campo delle attivita’ per i diritti degli omosessuali, dei quali si occupa da quando aveva 14 anni. Su internet, sono in molti quelli che chiedono la sua immediata liberazione. Su Sina Weibo, il twitter cinese, centinaia si sono uniti alla richiesta di liberazione di Xiang, prima che le parole ”proteste” e ‘Changsha” venissero censurate sul sito. Del caso parla oggi anche il Global Times, quotidiano vicino all’organo ufficiale del partito comunista cinese. Il reato di sodomia e’ stato decriminalizzata nel 1997, l’omosessualita’ e’ stata rimossa dall’elenco delle malattie mentali nel 2001. Ma in Cina gli omosessuali continuano ad essere discriminati e a subire, spesso, arresti.
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In Cina impera discriminazione gay sul lavoro
Resta imperante -secondo indagini condotte in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia- la discriminazione degli omosessuali in Cina, specialmente nei luoghi di lavoro. Nel Paese l’omosessualita’ viene tuttora perseguita attraverso il reato di sodomia che, seppur non più considerato reato per malattia mentale dal 2001, viene spesso applicato per mandare persone nei campi di lavoro. Il rapporto di una organizzazione con sede a Pechino che si occupa dei diritti degli omosessuali, la Aibai Culture and Education Center, stima che solo il 6,29% dei gay sceglie di rivelare la propria tendenza sessuale sul luogo di lavoro. E il 53% dei pochi che si sono esposti denuncia abusi e aggressioni fisiche o verbali. Il rapporto, redatto dopo uno studio durato circa 3 mesi, e’ stato condotto a livello nazionale in 17 diverse province intervistando un totale di 2.161 omosessuali, sia uomini che donne. I risultati rivelano pesanti conseguenze sulla carriera per chi rivela la propria ‘diversità’ e diffusi pregiudizi sociali. La legislazione cinese non contempla alcuna norma anti-omofobia ed e’ fatto impossibile agire legalmente contro le discriminazioni. Ieri, tuttavia, nella Giornata internazionale contro l’omofobia, dieci avvocati a Pechino hanno sottoposto alla Commissione del Congresso nazionale del popolo una lettera in cui chiedono la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Secondo statistiche recenti, richiamate nella lettera, la comunita’ omosessuale in Cina rappresenterebbe tra il 4% e il 6% della popolazione complessiva, intorno ai 40 milioni di persone.
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Coppia gay mette in rete foto matrimonio, proteste
Polemiche online in Cina per le foto che due omosessuali hanno postato annunciando il loro matrimonio. I due sessantenni, ‘grande tesoro’ e ‘piccolo tesoro’, come si chiamano in rete, hanno annunciato le loro nozze (illegali in Cina, in quanto il matrimonio omosessuale non e’ contemplato) postando sulla loro pagina di Weibo – il servizio cinese di microblog piu’ usato – foto nelle quali il ‘piccolo tesoro’ indossa un abito bianco con veletta, al braccio del suo sposo. In altre immagini, i due si mostrano mentre si baciano, si abbracciano, stanno insieme e si scambiano effusioni. Le foto hanno catturato l’attenzione di molti internauti, suscitando commenti spesso critici. In uno, una persona che si firma ‘meschugge’ si chiede se i due non vogliano portare ‘la stessa malattia che affligge l’occidente’. Secondo il loro racconto, i due vivono a Pechino dove uno e’ un insegnante in pensione e l’altro e’ di origine delle zone rurali. I due hanno raccontato di problemi con le famiglie e con molti vicini, ma che sono determinati ad andare avanti nel loro amore e nel loro proposito di sposarsi. Uno dei due, gia’ sposato, ha detto che suo figlio non gli parla piu’ da quando ha scoperto l’omosessualita’ del padre e questi si e’ trasferito a vivere con il suo compagno. Nei prossimi giorni i due hanno annunciato che si sposeranno. Anche se non riusciranno a ricevere il certificato di matrimonio dalle autorita’, chiedono benedizioni e auguri a tutta la Rete.
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Cristiani in piazza ad Hong Kong contro legge pro gay
Migliaia di fedeli evangelici cristiani sono scesi in piazza ieri ad Hong Kong per protestare contro la proposta di legge che, concedendo pieni diritti agli omosessuali, limita di fatto il diritto di chi e’ contrario all’omosessualita’ di esprimere il proprio parere. I fedeli della chiesa Evangelical Free Church of China Yan Fook, almeno 50.000 per gli organizzatori (5.000 per la polizia), hanno protestato dinanzi agli uffici del governo dell’ex colonia britannica e si sono riuniti in preghiera ad Admirality per quello che – scrivono in media di Hong Kong – denunciano essere un caso di ‘discriminazione alla rovescia’. Per il pastore Frank Li, uno dei leader della chiesa Yan Fook, simili esperienze gia’ fatte all’estero hanno dimostrato che tali leggi potrebbero fortemente minacciare la liberta’ di parola e di credo religioso di persone che erano pacificamente e ragionevolmente contrarie all’omosessualita’. ”Se questo diventa la legge, coloro che si oppongono all’omosessualita’ vedranno limitata la loro liberta’ di parola”, ha detto alla stampa di Hong Kong il reverendo Tam Jayson, organizzatore di un ‘concerto-preghiera’ tenuto ieri. Le autorita’ sembrerebbero interessate ad avviare una consultazione pubblica sulla questione, e i gruppi evangelici cristiani vorrebbero esprimere il loro dissenso, dal momento che ritengono l’omosessualita’ contraria non solo alla fede ma anche alla cultura cinese. A Hong Kong, nonostante oltre 30 anni fa sia stato depenalizzato il reato di sodomia, non c’e’ ancora una legislazione totalmente libertaria per gli omosessuali.
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Avvocato denuncia giornale per foto matrimonio gay
Un avvocato che si occupa di difesa dei diritti civili ha citato in giudizio un quotidiano di Pechino per aver diffuso la notizia del primo matrimonio tra due omosessuali, cerimonia simbolica, avvenuta nella capitale cinese. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Nuova Cina, l’avvocato, Xiao Dong, che ha detto di agire per conto dei due sposi, ha dichiarato che il giornale si è comportato in maniera poco etica, addirittura fotografando la coppia dopo che questa si era opposta. L’avvocato ha detto di aver chiesto al quotidiano della capitale la rimozione delle foto dal sito internet, specificando che, qualora questo non avverrà, si ricorrerà direttamente al tribunale. Secondo Xiao Dong, il fotografo che ha scattato le fotografie era stato invitato alla cerimonia come privato e non per poi utilizzare e rendere pubbliche le fotografie fatte durante la festa di matrimonio. L’avvocato ha poi evidenziato come anche l’articolo del giornale contenesse delle inesattezze tali da mettere i due protagonisti in cattiva luce, danneggiandone l’immagine. Xiao Dong ha poi ribadito che i due si sono uniti con una cerimonia dal valore del tutto simbolico, unicamente per evidenziare il fatto di essere una coppia stabile. I matrimoni tra persone dello stesso sesso in Cina sono illegali, sebbene il paese conti diversi milioni di omosessuali, la maggior parte dei quali vivono in totale clandestinità. Statistiche pubblicate di recente dalla Commissione per la Salute di Pechino hanno rivelato che circa il 60% dei casi di AIDS registrati lo scorso anno riguardano uomini che hanno contratto la malattia attraverso rapporti omosessuali.
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Proteste per matrimonio simbolico fra omosessuali
E’ stato celebrato a Pechino, suscitando numerose polemiche, il primo matrimonio tra due omosessuali. Lo riferisce il China Daily. La cerimonia, che non ha valore legale in quanto la Cina non riconosce in alcun modo le unioni fra persone dello stesso sesso, si e’ svolta in un ristorante della capitale cinese, alla presenza di una cinquantina di amici della coppia. I due hanno anche ricevuto un certificato di matrimonio, dal valore puramente simbolico, rilasciato da una organizzazione di volontariato che si occupa di lotta e prevenzione dell’AIDS. ”Noi vogliamo solo vivere insieme come una coppia normale e stabile – ha detto Xiao Qiang, uno dei due sposi -. Non ci interessa se il matrimonio e’ valido o no. La mentalita’ della gente per fortuna ora e’ piu’ aperta che in passato, ecco perche’ abbiamo trovato il coraggio di rendere la cosa pubblica”. L’uomo ha aggiunto che favorire le relazioni stabili nel mondo omosessuale e’ importante per combattere l’AIDS. ”Consentire i matrimoni omosessuali – ha detto – significa anche evitare troppo frequenti e rischiosi cambi di partner”. La notizia del matrimonio omosessuale non e’ stata favorevolmente accolta dalla maggior parte della gente in Cina. Numerosi messaggi sui giornali e su internet chiedono alle autorita’ di intervenire contro i due e contro l’associazione. Secondo dati resi noti dalla Commissione per la salute cinese, il 60% delle persone colpite da AIDS nel paese sono uomini che hanno contratto questa malattia attraverso relazioni omosessuali.
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