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Animalisti salvano 600 gatti dal macello

Circa 600 gatti sono stati recuperati dagli animalisti da un camion a Shanghai, che li trasportava verso un macello. Secondo le notizie che circolano su internet, i volontari hanno bloccato un camion nel distretto di Putuo, dove i gattini, raccolti in 32 gabbie, sarebbero stati uccisi e la carne utilizzata come cibo e il pelo per tessuti. Alcuni gatti, le cui condizioni di salute sembravano non buone, sono stati portati in cliniche specializzate, mentre gli altri distribuiti tra le associazioni animaliste. Secondo alcune statistiche, in Cina ogni anno circa 2 milioni tra cani e gatti vengono uccisi per il loro pelo, con il Canada in testa tra i paesi nei quali questo viene esportato dalla Cina.

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Grana Padano sulle tavole dei cinesi?

Ha preso ieri il via a Shanghai, presso il ristorante ”Prego” del Westin hotel, una campagna promozionale ed educativa sul Grana Padano destinata al pubblico cinese, organizzata dal Consorzio per la tutela del Grana Padano. Entrato nel mercato cinese nel 2005, da allora è diventato un marchio molto popolare nel paese del dragone. Durante le vacanze della Festa Nazionale ad ottobre di quest’anno, CCTV2 (il canale televisivo nazionale cinese), ha mandato in onda 10 puntate del programma “Greatest Chef”, in cui il Grana Padano è stato uno degli ingredienti principali. “L’Italia è conosciuta per molti prodotti di alta qualità – ha commentato il Console Aggiunto italiano a Shanghai, Eugenia Palagi – e cucina e cibo italiani rappresentano la ricchezza della storia e della cultura italiana. Sono orgogliosa di vedere come il Grana Padano sia diventato popolare e conosciuto in Cina. La sua qualità e il suo gusto sono apprezzati da sempre più consumatori cinesi. L’Italia attribuisce grande importanza alla sicurezza alimentare, che poi è il tema del prossimo Expo di Milano”. “Il Grana Padano è uno dei prodotti italiani che meglio rappresenta la storia e la tradizione italiana – ha aggiunto Claudio Pasqualucci, direttore dell’Ufficio ICE a Shanghai – essendo un formaggio che ha origini nel medioevo. La cultura del cibo italiano, regia sua qualità e proprietà grazie anche all’utilizzo di prodotti importanti come il Grana Padano è ciò che vogliamo davvero promuovere qui”. Secondo i dati forniti da Assolatte, in Cina da gennaio a luglio 2013 l’esportazione dei formaggi italiani è aumentata del 29,50% rispetto allo stesso periodo del 2012. ”Il nostro desiderio – osserva Elisabetta Serraiotto, Direttore Marketing e Comunicazione del Consorzio per la tutela del Grana Padano – è che, parlando direttamente al consumatore attraverso la televisione e supportati da cuochi sia italiani che cinesi, potremmo aumentare non solo le vendite nel mercato cinese, ma anche la conoscenza sulla storia e la tradizione culinaria italiana collegata al prodotto Grana Padano”. E fan del Grana Padano in Cina e’ anche Fu Yang, celebre chef cinese, che ha ospitato un seminario sul formaggio DOP italiano, introducendo Grana Padano al pubblico cinese e illustrando alcune ricette speciali realizzate con questo formaggio.

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Liberati a Wuxi 1000 gatti destinati a cucine ristorante

Salvataggio a metà per oltre 1.000 gatti nella provincia orientale cinese del Jiangsu. Martedì scorso agenti di polizia avevano bloccato un camion con oltre mille felini, destinato a Guangzhou, l’ex Canton, dove i gatti sarebbero diventate pietanze in alcuni ristoranti locali. L’autista del camion è stato arrestato, ma solo perchè non aveva le autorizzazioni necessarie e i gatti sequestrati. L’impossibilità per le autorità locali di Wuxi di gestire i felini, ha spinto la polizia a decidere per il loro rilascio sulle colline circostanti la città, non lontana da Shanghai. Alcuni gruppi animalisti, però, si sono subito messi sulle loro tracce, perchè quei felini non sono abituati a stare in un habitat come quello. Diversi, infatti, sono già morti o di fame o perchè finiti sotto le auto. I volontari animalisti sono riusciti a recuperarne vivi solo una cinquantina, destinandoli all’adozione. Cani e gatti sono ancora prelibatezze in alcune parti della Cina, soprattutto a sud a Canton. Molto spesso gli animalisti riescono ad intercettare convogli, camion o treni, che trasportano animali domestici destinati ai ristoranti del sud, ma poi si pone il problema dell’affido di questi animali.

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Verso la creazione in Cina di una authority per la sicurezza alimentare

Il governo di Pechino intende creare un organismo unico che si occupi delle questioni relative alla sicurezza alimentare dopo i vari scandali verificatisi nel Paese in questo settore negli ultimi anni, dal latte contaminato alla melamina all’olio di scarto riciclato. Lo riferisce il South China Morning Post. Il nuovo ente, che dovrebbe essere approvato entro pochi giorni dal Congresso Nazionale del Popolo, dovrebbe operare sull’esempio dell’amministrazione americana per il cibo e le medicine. Dopo i numerosi problemi verificatisi nel campo della sicurezza alimentare, la fiducia dei cittadini cinesi nei prodotti locali e’ totalmente venuta meno. Quello che viene denunciato e’ anche che il sistema dei controlli non e’ omogeneo ma e’ frammentato tra 13 diverse agenzie governative. Secondo quanto riferisce il quotidiano di Hong Kong, un piano per l’integrazione dei vari dipartimenti e delle varie agenzie per abolire le sovrapposizione di poteri e per migliorare i controlli, era stato gia’ messo nell’agenda governativa nel 2008 dopo lo scandalo del latte contaminato con la melamina che uccise sei bambini e ne fece ammalare altri 300.000. Ma il progetto non venne poi finalizzato per essere invece poi ripreso a novembre scorso durante il 18 congresso del partito.

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Nuova regola ai compagni: vietato sprecare cibo

Chiunque abbia visitato una città cinese ha avuto modo di constatare come i cinesi di qualsaisi etnia o ceto, indipendentemente dal lavoro o dall’attività che facciano, mangino in continuazione, in qualsiasi posto, a qualsiasi ora del giorno e della notte. I ristoranti, di qualsiasi tipo, sono sempre pieni. Spesso dipende anche dal fatto che molte case sono piccole e si mangia per pochi spiccioli in ristoranti improvvisati per strada. Questo, aumenta lo spreco di cibo e così le autorità cinesi hanno deciso di prendere provvedimenti. Spinti da una indicazione del ministro del commercio Chen Deming, molti ristoranti hanno cominciato ad offire un premio (sconti, coupon o altro) ai clienti che finiscono tutto il cibo ordinato o che lo portano via, il cosiddetto da bao (che al momento sono solo 10 milioni in Cina). Alcuni ristoranti hanno già cominciato, servendo porzioni grandi la metà rispetto al passato. Quella che ora è una attività di pochi ristoranti, dovrà, nelle indicazioni governative, diventare la normalità dovunque, con accompagnamento di cartelloni, striscioni e slogan. Sul campo anche iniziative di comunicazione meno celebrative: sui menù, infatti, dovrebbe essere indicata la quantità degli ingredienti, il peso del piatto e la stima di quante persone possa sfamare. Secondo stime della China Agricultural University, risportate dalla stampa di Pechino, ogni anno oltre 22 miliardi di euro in cibo, che potrebbe sfamare circa 200 milioni di persone, viene sprecato in Cina. Ad essere buttati, tra gli altri, circa 50 milioni di tonnellate di grano ogni anno. Dopo un sondaggio tra 2.700 avventori di ristoranti in diverse città cinesi, ricercatori della stessa università sono arrivati alla conclusione che almeno 8 milioni di tonnellate di proteine e 3 milioni di grasso edibile vengono buttati ogni anno. Ma La campagna “pulisci il tuo piatto” e l’invito a non sprecare cibo, unito all’invito alla sobrietà invocato dal segretario del partito comunista cinese Xi Jinping ai funzionari di partito, sta creando non pochi problemi ai ristoratori. Con la diminuzione dei banchetti, fonte primaria di spreco di cibo e della dimostrazione del potere dei funzionari, molti ristoranti registrano perdite considerevoli e alcuni sono obbligati a chiudere. Così ci saranno altre bocche da sfamare.

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Scoppia la marmitta mongola, 14 morti in ristorante

Un’esplosione provocata da una fuga di gas ha provocato oggi la morte di 14 persone in un ristorante ‘hot pot’ a Jinzhong, nel nord della Cina. Lo affermano i mezzi d’informazione cinesi, secondo i quali 47 persone sono rimaste ferite nell’esplosione di una bombola. La ‘hot pot’ è una tradizionale forma di cucina della Cina settentrionale, nella quale i commensali cuociono loro stessi il cibo in una grossa pentola di acqua bollente posta al centro della tavola. Nei ristoranti, le pentole di acqua sono di solito collegate ad una bombola di gas.

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In tre anni in Cina al bando zuppa di pinna di pescecane

Entro i prossimi tre anni la zuppa di pinne di pescecane sarà bandita dai banchetti ufficiali cinesi. Lo ha deciso l’amministrazione degli uffici governativi del Consiglio di stato di Pechino. La decisione è stata presa a seguito di una proposta del 30mo Congresso nazionale del popolo che ha evidenziato come in un anno vengano uccisi da 70 a 100 milioni di squali solo per la loro pinna e 44 specie sono state iscritte in Cina come in pericolo di estinzione. Il regolamento prevede che già dalle due sessioni di quest’anno del congresso nazionale del popolo, la zuppa con le pinne di pescecane venga tolta dai menu. In Cina, compresi Hong Kong e Taiwan, si consuma più del 95% delle pinne di pescecane consumate in tutto il mondo. La decisione nasce anche dall’esigenza, visti i tempi di crisi economica, di ridurre le spese per i banchetti ufficiali, verso i quali è stata chiesta più attenzione da tutti. Inoltre, non sono pochi quelli che temono per la salute: se infatti il consumo della pinna di pescecane era considerato salutare soprattutto con l’approssimarsi dell’inverno, oggi si teme per i suoi alti contenuti di metalli pesanti, tra i quali il mercurio, derivanti dal’inquinamento del mare.

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La Cina vuole asini da macello dal Brasile

Per farne bistecche, la Cina vuole importare dal Brasile migliaia di asini. Animali abbandonati nell’arido “sertao” (il deserto del nordest) dai loro padroni, contadini usciti dalla povertà negli anni di Lula e passati ora alla moto o all’auto. Ma di fronte alla possibilità di vedere decimati i pacifici animali, destinati ad essere mangiati o trasformati in cosmetici per i cinesi, i “nordestini” si sono ribellati. Con pubbliche petizioni dicono fermamente di no alla carneficina del “jegue” (asino), che fino a ieri ha mandato avanti le loro famiglie e per secoli è stato il loro patrimonio più prezioso. L’impresa di macelli cinese Shan Dong Dong ha concluso adesso un protocollo d’intesa con il governo dello stato brasiliano del Rio Grande do Norte per l’acquisto di 300 mila asini all’anno, con la possibilità di arrivare a 500 mila. La Cina abbatte un milione e mezzo di asini all’anno, provenienti dai propri confini, dall’India e dallo Zambia. “Bisogna dare un trattamento degno agli asini che hanno aiutato a costruire tutte le città e i paesi del sertao” si legge in una petizione popolare firmata da centinaia di migliaia di persone e inviata al ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente di Brasilia. L’asino era considerato amico dai nordestini, compagno di lavoro e mezzo di trasporto, capace di andare ad un ruscello a prendere l’acqua, anche ad un’ora di distanza, e a tornare da solo. Un famoso “forrò” (ritmo del nord-est brasiliano) dello scomparso “re del baion”, Luiz Gonzaga, diceva in rima che nella storia del sertao l’asino è “nosso irmao” (nostro fratello). Ma è pur vero che il quadrupede è stato accantonato in tutta la zona in questi ultimi tempi a favore della moto, che può essere comprata facilmente con i finanziamenti agevolati concessi dall’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva e dalla “presidenta” attuale, Dilma Rousseff. “Gli asini sono abbandonati nelle campagne – afferma il segretario d’Agricoltura del Rio Grande do Norte, José Simplicio -, I somari servono solo a causare incidenti sulle strade, dove vagano di giorno e di notte. Chi ne possedeva uno, adesso l’ha sostituito con un mezzo motorizzato. E’ molto difficile affrontare questa situazione: i cinesi offrono una soluzione che può dare una nuova fonte di lucro ai nostri abitanti”. I ciuchi brasiliani, di razza portoghese, molto belli a vedersi, spesso si uniscono in branchi, e stanno tornando allo stato brado in parchi nazionali come quello di Jeriquaquara, perla sul mare del Cearà. Nella zona di Seridò, la cittadina che ha una statua e la festa principale dedicata all’asino, “i sindaci riempiono camion per portare di nascosto i ciuchi, di notte, nelle campagne di un’altra città vicina – confessa Ivanildo Junior, sindaco di Timbauba -. C’é stato un asino che ha già fatto lo stesso percorso tre volte. Ma ritorna sempre, anche se si cerca di disperderlo il più lontano possibile”.

fonte: ANSA

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Corsi Made in Italy per sommelier cinesi

Veri corsi di sommelier ‘Made in Italy’ in Cina, scuole per la formazione tecnica e culturale al vino italiano a Shanghai e a Pechino, pre-corsi di italiano, fornitura di materiale didattico e rilascio di un titolo di Sommelier Associazione Italiana Sommelier. Ecco l’ambizioso progetto nato per formare classi di sommelier cinesi stipulato tra Universita’ per stranieri di Siena, Associazione italiana Sommelier e Enoteca italiana con l’intento di affermare i valori qualitativi e culturali dei vini italiani in Cina. Il protocollo d’intesa, patrocinato dal ministero delle Politiche agricole, e’ stato firmato oggi da Massimo Vedovelli, rettore dell’Universita’ per Stranieri di Siena, Antonello Maietta, presidente Associazione Italiana Sommelier e Claudio Galletti, presidente dell’Ente Vini – Enoteca Italiana, secondo una nota diffusa anche in Cina dall’Enoteca Italiana. I primi due corsi avranno luogo a Shangahi e Pechino, citta’ sedi del progetto ‘100 enoteche italiane” che stanno sorgendo in Cina. In un secondo momento verranno individuate altre citta’ per lo svolgimento dei corsi, in collaborazione con universita’, agenzie cinesi o consorzi italiani presenti nel Celeste Impero. L’Universita’ per Stranieri di Siena reclutera’ gli interessati cinesi, mentre Enoteca Italiana che da 4 anni e’ presente in Cina attraverso la sua rete commerciale, mettera’ a disposizione, oltre ai vini italiani, anche la sua sede di Shanghai, Yishang Wine Business Consulting. I docenti saranno reclutati dall’Associazione italiana sommelier che, oltre a fornire la didattica necessaria, alla fine del corso e se sara’ superato l’esame, rilascera’ il titolo di Sommelier dell’ Ais. Inoltre, per diffondere la cultura del vino italiano tra i partecipanti, e’ previsto anche un pre-corso di italiano.

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Vino italiano sbanca ad Hong Kong e soprassa francesi. E in Cina arrivano Grana Padano e Prosciutto San Daniele

I vini italiani spopolano a Hong Kong all’asta di Christiés e battono i blasonati cugini francesi. A farla da padrone soprattutto i vini toscani del Comitato grandi cru d’Italia. Venerdì scorso a Hong Kong l’ultima asta di “fine and rare wines” ha confermato il trend delle aste precedenti, con i vini francesi in netto calo (a partire da Chateau Lafite a Chateau Margaux a Haut-Brion) e in parte rimasti clamorosamente invenduti, e al contrario un buon numero di vini italiani, finora quasi ignorati dai cinesi, che sono stati venduti a prezzi molto più alti di quelli della valutazione di base d’asta. Tra questi si sono distinti il lotto di 18 bottiglie di Ornellaia 1997 della famiglia Frescobaldi, che aveva una valutazione d’asta fra i 20 e i 26 mila dollari di HK (1.922-2.499 euro) e che è stato aggiudicato a 30 mila dollari di Hong Kong (2.883 euro). Sei bottiglie di Masseto della vendemmia 2006 e 2007, sempre dei Frescobaldi, con un valore d’asta fra i 20 e i 26 mila dollari di Hong Kong sono state aggiudicate a 28 mila dollari di Hong Kong. Il lotto di Tignanello di Antinori, composto da 30 bottiglie delle vendemmie 1997, 2000, 2001 e 2005, con un valore massimo d’asta di 20 mila dollari hongkonghini (1922 euro) è stato aggiudicato a 24 mila dollari. Bene anche i vini piemontesi e veneti. In particolare l’Amarone classico di Allegrini, 12 bottiglie del 2001, che sono state aggiudicate a 9 mila dollari di Hong Kong (856 euro). La performance migliore è stata tuttavia quella di un altro vino toscano anch’esso parte del Comitato grandi cru d’Italia, I Sodi di S. Niccolò di Castellare di Castellina. Le 12 bottiglie dell’annata 2006 che Christiés aveva messo in catalogo a un valore fra 4000 e 6000 dollari di Hong Kong è stato aggiudicato a 36 mila dollari (3.460 euro). I vini francesi sono stati aggiudicati spesso al prezzo minimo d’asta e in molti casi, nonostante il ribasso, non sono stati nemmeno aggiudicati.
Ha fatto tappa a Shanghai il tour promozionale del consorzio Grana Padano e di quello del Prosciutto di San Daniele, impegnati in un progetto che toccherà anche la Russia. Nella capitale economica cinese, così come a Pechino, sono stati organizzati seminari, workshop, incontri con giornalisti ed operatori per promuovere queste due eccellenze italiane fregiate del marchio di denominazione di origine protetta. Tra l’altro, il Grana Padano è stato inserito nell’accordo tra Unione Europea e Cina denominato ’10+10′, nel quale dieci prodotti cinesi vengono riconosciuto come Dop in Europa e viceversa. La campagna di promozione cinese vedrà sia il Grana Padano che il Prosciutto di San Daniele impegnati per due mesi, più in altri periodi del 2012, in 20 ristoranti di Shanghai e 10 di Pechino e in 13 negozi e supermarket di Shanghai e 19 di Pechino. Pubblicità sulle maggior riviste cinesi e presenza promozionale in supermercati anche di Canton e Shenzhen, completeranno il tour promozionale cinese, finanziata con il contributo dell’Unione europea e del Governo italiano. “Siamo all’inizio della nostra strategia, – ha detto a Shanghai Giuseppe Saetta, direttore finanziario del consorzio Grana Padano – la Cina è un mercato importante dove però siamo poco presenti con solo 12.000 forme all’anno. Il mercato sta crescendo, soprattutto sui prodotti alimentari importati e il marchio Dop che accomuna i due prodotti è, anche per i cinesi, che negli ultimi tempi prestano molta attenzione alla sicurezza dei prodotti alimentari, garanzia di qualità”. Sia il Grana Padano che il Prosciutto di San Daniele (per il quale ci sono ancora alcuni problemi di importazione legati alle regole cinesi che obbligano il salume ad arrivare via Hong Kong), sono stati al centro di degustazioni organizzate da chef cinesi che li hanno accostati a piatti della tradizione culinaria del paese di mezzo.

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