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Rallenta la crescita della Cina, +6,9 nel terzo trimestre, la più bassa dal 2009

Rallenta ancora la crescita economica della Cina, che nel terzo trimestre del 2015 è scesa a +6,9%, la più’ bassa dal 2009. I dati, diffusi lunedì dall’Ufficio centrale di statistica di Pechino, indicano che la Cina potrebbe non raggiungere l’obiettivo prefissato di una crescita del 7% per il 2015. La media dei primi tre trimestri di quest’anno è del 6,96% e gli economisti ritengono difficile che la situazione cambi in modo sostanziale nel quarto trimestre. Molti osservatori ritengono che il governo, che ha già abbassato per cinque volte i tassi d’interesse dallo scorso novembre, prenderà nuove misure espansive nei prossimi mesi. Per trovare una crescita dell’economia cinese così bassa bisogna risalire al primo trimestre del 2009, quando fu sentito l’impatto della crisi finanziaria globale. Il rischio ora è che la crescita debole generi disoccupazione e proteste popolari. Secondo Louis Buijs della Oxford Economics, il rallentamento è meno accentuato di quanto ci si poteva aspettare. “La continua pressione al ribasso del mercato immobiliare e delle esportazioni ha provocato il crollo del Prodotto Interno Lordo, ma consumi e infrastrutture sono robusti e hanno impedito una diminuzione più forte”, ha affermato.

fonte: ANSA

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in Cina crolla il commercio estero a marzo, -13,5%

I dati del commercio estero cinese restano “anemici” nei primi 3 mesi, come scrive l’agenzia Nuova Cina citando l’agenzia generale delle dogane cinesi. A marzo, dopo qualche segno di miglioramento, gli statistici cinesi hanno registrato un grande calo, con il volume degli scambi con l’estero calati del 13,5% rispetto all’anno scorso a 1,76 trilioni di yuan (286,6 mld dlr). A febbraio, c’è stato un aumento dell’11,3%, a gennaio del 10,8%. Nel trimestre c’è stata una diminuzione del 6%, a 5.540 miliardi di yuan, con le esportazioni in aumento del 4,9% e le importazioni in calo del 17,3% secondo i dati dell’agenzia generale delle dogane. A marzo, secondo gli stessi dati, rispetto all’anno precedente, le esportazioni cinesi sono crollate del 14,6% dopo un aumento del 48,9% a febbraio. Le importazioni sono calate del 12,3%, poco sotto le previsioni (11,7%) e dopo la caduta del 20,5% nel mese precedente. Il surplus commerciale è pari a 3,08 miliardi di dollari contro una previsione di 43,8 miliardi dollari. La Cina ha ridotto il suo target annuale del commercio estero a circa il 6% nel 2015 dal 7,5% del 2014.

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In contrazione a gennaio indice manifatturiero Cina

Rallenta l’attività manifatturiera in Cina a gennaio, con il dato che segna il punto più basso dall’ottobre 2012. Il manufacturing purchasing managers’ index (Pmi)per l’attività manifatturiera, è sceso per la prima volta da 28 mesi sotto i 50, facendo registrare a gennaio 49,8, sotto di 0,3 rispetto a dicembre, secondo i dati diffusi oggi dall’istituto nazionale di Statistica di Pechino e dalla federazione di logistica e acquisti. Un dato superiore al 50 indica espansione, mentre al di sotto indica contrazione. In contrazione anche lo stesso indice ma relativo ai servizi, anche se si mantiene nella zona di crescita. Il Pmi del settore dei serivizi ha infatti registrato a gennaio un dato di 53,7 contro il 54,1 di dicembre. A gennaio normalmente questi indici sono bassi per l’approssimarsi del capodanno cinese che blocca tutte le attività.

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Rallenta la crescita del manifattueriero cinese ad agosto

Confermato il rallentamento ad agosto del settore manifatturiero cinese, come previsto dalla banca anglo-cinese Hsbc dieci giorni fa. Secondo i dati diffusi oggi dall’ufficio nazionale di statistica e dalla federazione cinese della logistica e degli acquisti, l’indice Pmi (purchasing managers’ index) ha toccato 51,1, in discesa rispetto al 51,7 di luglio. Con un dato superiore al 50 si parla di crescita, sotto di contrazione.

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Rallenta la crescita cinese nel primo trimestre, +7,4%

Rallenta la crescita cinese. Nel primo trimestre dell’anno, secondo i dati diffusi dall’ufficio nazionale di statistica, la crescita è stata registrata al 7,4%, in ribasso rispetto al 7,7% dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. Il dato, comunque, è di poco superiore alle aspettative governative che avevano fissato al 7,3% il tasso di crescita. Il dato diffuso stamattina fa temere per l’occupazione.

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Gli Usa in pressing sulla Cina affinche il valore di Yuan di mercato sia dettato da mercato

Gli Stati Uniti in pressing sulla Cina. Il Tesoro americano chiede a Pechino di far giocare al mercato un ruolo maggiore nella valutazione dello yuan. E – nel rapporto semestrale sulle politiche valutarie ed economiche – afferma che ”monitorerà da vicino” la valuta cinese. Nonostante le raccomandazioni, il Tesoro non ‘bolla’ comunque la Cina come manipolatore di valute. Il recente calo dello yuan e’ ”senza precedenti”, ed è un indebolimento che crea ”preoccupazioni particolarmente serie” se segnala un passo indietro di Pechino dal suo impegno a limitare gli intervento e a lasciare che le forze di mercato giochino la loro parte. La Cina – afferma ancora il Tesoro americano – dovrebbe comunicare i propri interventi sul mercato dei cambi in modo regolare per aumentare la credibilita’ della sua politica e promuovere la trasparenza. Il Tesoro non risparmia neanche la Corea del Sud che, a giudizio di Washington, dovrebbe limitare gli interventi a circostanze eccezionali.

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Cina vara pacchetto nuove misure per crescita

La Cina ha annunciato una serie di misure di stimolo a sostegno della crescita. La seconda economia del mondo ha subito infatti un rallentamento negli ultimi mesi suscitando timori di un “atterraggio brusco” dopo un decennio di crescita a due cifre. Il piano illustrato dal premier Li Keqiang comprende riduzioni fiscali per le piccole imprese e un aumento degli investimenti nelle ferrovie. L’annuncio del governo era atteso dopo gli ultimi dati sul rallentamento della produzione industriale. L’anno scorso l’economia cinese è cresciuta del 7,7% e per quest’anno si prevede un ulteriore frenata con un tasso di crescita annuale del 7,5 per cento. Li Keqiang ha spiegato che quest’anno verranno aggiunti 6.600 chilometri di strada ferrata alla rete nazionale, vale a dire mille chilometri in piu’ rispetto all’anno scorso.

fonte: ANSA

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Rallenta manifattura in Cina a marzo

Rallenta l’industria manufatturiera in Cina e crescono così le attese per nuovi stimoli all’economia da parte del governo di Pechino. L’indice degli acquisti elaborato da Hsbc è sceso a 48 a marzo contro il 48,5 del mese precedente mentre l’indice Pmi redatto dal governo è rimasto stabile a 50,3. Gli analisti si attendono una nuova tornata di interventi del governo per stabilizzare la crescita ad esempio nel comparto delle costruzioni.

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Quinto calo consecutivo dell’indice manifatturiero cinese

Quinto calo consecutivo, a marzo, per l’indice dell’industria manifatturiera cinese elaborato da Hsbc e Markit. Secondo quanto riporta Bloomberg l’indice ha segnato 48,1 contro il 48,5 di febbraio. Un risultato sotto i 50 punti dell’indice segna una contrazione dell’economia e il dato di marzo aumenta i timori sul mancato raggiungimento dell’obiettivo di crescita del Pil del 7,5% fissato dal governo.

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Primo caso di impresa insolvente, no ad aiuti pubblici

Per la prima volta un’ impresa cinese si e’ dichiarata inadempiente, affermando di non essere in grado di pagare gli interessi sulle obbligazioni che aveva emesso nel 2012. La Shanghai Chaori Solar Energy Science&Technology, una piccola impresa di Shanghai che produce pannelli solari, e’ la prima che, trovandosi in una situazione analoga, non viene salvata con un intervento pubblico. Secondo gli analisti, questo segnala un nuovo atteggiamento da parte del governo di Pechino. Il messaggio lanciato agli investitori sarebbe che d’ ora in avanti non devono aspettarsi che i loro investimenti siano automaticamente garantiti dal governo, che fino ad oggi ha impedito tutti i fallimenti. “Non si era mai verificato un caso di insolvenza sulle obbligazioni emesse dalle compagnie, e questo ha portato gli investitori a pensare che in Cina non si corrano rischi”, ha dichiarato alla Bbc Leland Miller, presidente della societa’ di ricerca China Beige Book. “Il gruppo dirigente cinese sta cercando di chiarire questo equivoco”, ha aggiunto Miller. “Nel mondo – ha concluso – non ci sono abbastanza soldi per salvare tutti”.

fonte: ANSA

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