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In costruzione nuova centrale nucleare in Cina

La Cina ha dato inizio alla realizzazione di un progetto nucleare da 3 miliardi di yuan (oltre 300 milioni di euro). Lo riporta la stampa locale. La creazione di questo nuovo impianto, con caratteristiche all’avanguardia, rappresenta l’ultimo passo della Cina verso il nucleare, dopo che il settore aveva subito uno stop a seguito del terremoto, dello tsunami e dell’incidente nucleare di Fukushima in Giappone nel 2011. La Huaneng Shandong Shidao Bay Nuclear Power, l’azienda costruttrice, ha fatto sapere che i lavori sono iniziati il mese scorso nella citta’ costiera di Rongcheng, nella provincia orientale dello Shandong e che si trattera’ di un impianto con una capacita’ di 200 megawatts e le caratteristiche dei sistemi di energia nucleare di quarta generazione. Si trattera’ inoltre di un impianto che garantisce la massima sicurezza in quanto puo’ spegnersi in caso di emergenza senza causare una fusione del nocciolo del reattore o la fuoriuscita massiccia di materiale radioattivo. Il progetto fa parte di un piu’ ampio progetto della HSNPC di costruire un impianto di 6,6 gigawatt (GW) di energia nucleare che richiedera’ circa 100 miliardi di yuan di investimenti in 20 anni e che diventerebbe, una volta completato, il piu’ grande complesso nucleare della Cina.

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La Corea del Sud rinuncia a caccia alle balene

Moby Dick puo’ nuotare tranquilla: nelle acque della Corea del Sud, non ci sara’ piu’ nessun Capitan Achab con gli occhi a mandorla a minacciarla. Seul ha deciso formalmente di rinunciare ai suoi piani per la ripresa della caccia alle balene, anche se solo per fini scientifici e di osservazione di questi grossi mammiferi. La notizia e’ stata accolta con grande soddisfazione dalle associazioni animaliste, in particolare da Greenpeace. Il testa a testa e’ andato avanti mesi: dallo scorso mese di luglio quando Seoul fece sapere di stare pianificando la ripresa di questo tipo di attivita’. Da allora oltre 100.000 persone da tutto il mondo hanno mandato messaggi alle autorita’ coreane, al primo ministro soprattutto, per chiedergli di recedere. Secondo gli animalisti, infatti, dietro a presunti fini scientifici si nascondono scopi di natura commerciale, che vanno contro l’esigenza primaria di proteggere questa specie. ”La voce della gente della Corea e del mondo intero e’ stata ascoltata dal governo di Seoul”, ha dichiarato Jeonghee Han di Greenpeace per l’Asia orientale. ”Il mondo intero e’ contro la caccia alle balene – ha aggiunto l’attivista di Greepeace John Frizzell – anche quando e’ travestita da ricerca scientifica. La decisione della Corea del sud di ascoltare il popolo e la comunita’ internazionale rappresenta una grande vittoria per la sopravvivenza di questi animali”. In base alle regole della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC, International Whaling Commission) la Corea del Sud, se realmente avesse avuto intenzione di riprendere la caccia, avrebbe dovuto presentare una proposta formale entro il 3 dicembre, cosa che non e’ avvenuta. Funzionari coreani hanno poi confermato che la decisione di non andare avanti con il piano e’ stata presa alcuni giorni fa. Dal 1986 esiste una moratoria internazionale per la caccia alle balene ma paesi come la Corea, ma anche il Giappone e la Russia hanno proseguito a cacciarle, uccidendo ogni anno migliaia di esemplari di questi animali per scopi scientifici, spesso motivando la caccia con la spiegazione che il numero delle balene inficia la pesca. Questi paesi, tra l’altro, consentono il consumo di carne di balena, che viene venduta normalmente nei mercati e ai ristoranti, dopo che l’animale e’ stato ucciso, ufficialmente per motivi ”di studio”. La Corea del Sud ha una lunga tradizione legata alle balene, avendo in Ulsan, nel sud est del paese, la capitale di questa mattanza che va avanti da secoli.

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Al via libera in Cina nuovi impianti nucleari

Riprendera’ in Cina la costruzione di nuove centrali nucleari, sospesa dopo il disastro alla centrale giapponese di Fukushima nel marzo 2011. Lo riferisce il China Daily. Solo poche pero’ verranno inaugurate entro il 2015 e saranno collocate comunque in zone costiere. Prima del disastro di Fukushima, alcuni funzionari cinesi avevano fatto sapere che la Cina avrebbe iniziato 40 progetti di impianti nucleari nel quinquennio 2011-15 aggiungendo che almeno sette province cinesi avevano gia’ chiesto di poter ospitare gli impianti. Secondo un comunicato diffuso ieri dal governo, la Cina riprendera’ ora la costruzione ma ”in modo stabile e ordinato” e ”ad un ritmo ragionevole”. Nel programma nazionale di sviluppo energetico approvato ieri e’ stato inoltre specificato che tutti i tutti i nuovi reattori nucleari dovranno essere conformi ai piu’ elevati standard internazionali di sicurezza. Secondo He Jiankun, esperto dell’universita’ Tsinghua a Pechino, ”la scelta di un sito per una centrale nucleare deve essere basata su approfondite ricerche scientifiche e devono esserci adeguate garanzie che in nessun caso si verifichino perdite radioattive”. Il nucleare in Cina produce solo l’1,8% della sua elettricita’, molto meno della media degli altri paesi (intorno al 14%) che hanno energia nucleare. ”Lo sviluppo del nucleare e’ significativo per l’ottimizzazione della struttura energetica della Cina – ha ancora detto al quotidiano He Jiankun – e di tutela della sicurezza energetica nazionale. La Cina continuera’ a sviluppare l’energia nucleare in modo sicuro e altamente efficiente, la sicurezza e’ la priorita”’. In un libro bianco sull’energia pubblicato ieri dal governo si dice infatti, tra le altre cose, che ”la Cina ha condotto rigorosi e controlli di sicurezza dopo l’incidente nucleare di Fukushima. I risultati hanno dimostrato che la sicurezza del nucleare in Cina e’ garantita”. Li Zuojun, economista dell’istituto di ricerca per le politiche ambientali, ha sottolineato poi come il consumo energetico della Cina faccia molto affidamento sul carbone il che porta a gravi problemi ambientali. Il carbone rappresenta ancora circa il 70% del consumo di energia della Cina e circa l’80% della sua produzione. Nel 2011, sono state prodotte 3,18 miliardi di tonnellate di carbone e il paese mira a non farlo arrivare oltre i 3,9 miliardi di tonnellate entro il 2015.

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Obama sfida Cina, 60% flotta in pacifico entro 2020

Entro il 2020 gli Stati Uniti dispiegheranno il 60% della propria flotta navale nell’area del Pacifico. A dare l’annuncio il numero uno del Pentagono, Leon Panetta, che assicura: “Non è una sfida alla Cina… abbiamo l’interesse comune a sviluppare la sicurezza nell’area”. Ma a Pechino non la pensano così e – tramite l’agenzia Nuova Cina – avvertono Washington: “Attenti a non agitare le acque” di quello che deve essere “un’oceano di pace”. Ma è chiaro che la Casa Bianca intende passare dalle parole ai fatti, cominciando ad attuare quella che è stata ribattezzata come ‘Dottrina Obama’: le priorità strategiche per gli Stati Uniti sono ora l’Asia e il Medio Ortiente. Non più l’Europa, dove il disimpegno militare Usa è oramai un dato di fatto. Un cambio di strategia annunciato dal presidente americano lo scorso novembre e che punta a contenere l’influenza della Cina sull’area del Pacifico, considerata “vitale” per la sicurezza degli Stati Uniti. Con Pechino che – nonostante la crisi – sta aumentando le proprie spese militari. Il segretario alla Difesa americano ha illustrato la nuova strategia militare statunitense nel corso di un summit sulla sicurezza regionale a Singapore. “Entro il 2020 – ha spiegato Panetta – la marina americana riposizionerà le sue forze, passando dall’attuale 50% di unità nel Pacifico e 50% nell’Atlantico, a al 60% di unità nel Pacifico e al 40% nell’Atlantico”. Il nuovo dispiegamento prevede tra l’altro l’arrivo nel Pacifico di sei portaerei e della maggioranza dei sottomarini della marina statunitense. Parallelamente prosegue anche l’offensiva diplomatica degli Stati Uniti nell’area, con il rafforzamento degli accordi di partenariato militare con molti Paesi della regione, vecchi e nuovi alleati. E aumenterà anche il numero delle esercitazioni navali compiute nel Pacifico. La Cina vigila, e invita ancora una volta a rivedere quelli che vengono considerati dei pregiudizi, come considerare Pechino una minaccia. L’amministrazione Obama spera molto in un’evoluzione più favorevole della situazione interna alla Cina, con l’auspicato avvento al potere di Xi Jinping, che in una recente visita alla Casa Bianca ha parlato di “nuovo storico inizio” delle relazioni tra Washington e Pechino. Ma intanto Obama va avanti per la sua strada.

fonte: ANSA

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Corea Nord mostra misisle pacifico, patriot a Tokyo

La Corea del Nord lancia l’operazione ‘trasparenza’ aprendo la base aerospaziale di Tongchang-ri, a 50 km dal confine occidentale con la Cina, ai media stranieri per rimarcare i fini ‘pacifici’ del vettore Unha-3, destinato tra il 12 e il 16 aprile a mandare in orbita Kwangmyongsong-3 (‘stella splendenté), un satellite di osservazione terrestre. Il Giappone, insieme alla Corea del Sud, mette a punto gli ultimi preparativi per abbatterlo, in caso i pezzi del missile a 3 stadi diventino una minaccia e un rischio per la popolazione, al punto che a Tokyo, nel pieno dell’attesissima fioritura del ciliegio, sono comparsi i Patriot Advanced Capability-3, i missili intercettori piazzati nella grande area del ministero della Difesa a Ichigaya, nel cuore della capitale. E da Seul parte l’allarme sui piani atomici della Corea del Nord che starebbe lavorando a un terzo test nucleare nel sito di Punggye-ri, nel nord del Paese, dove sono stati effettuati i primi due esperimenti, nel 2006 e nel 2009. Secondo l’agenzia Yonhap, che cita un funzionario dei servizi di intelligence, le immagini satellitari raccolte indicherebbero in modo univoco lo scavo di un terzo tunnel alle fasi finali. All’ingresso, inoltre, sono stati rilevati mucchi di terra e sabbia, usati di solito per sigillare i tunnel prima di ogni test. Se in questo caso è ancora “un’eventualità”, dopo aver ultimato l’assemblaggio del razzo sulla rampa, Seul ritiene “imminente l’avvio della fase di alimentazione che di solito richiede due o tre giorni”. Corea del Sud, Usa e Giappone (e non solo) vedono nell’iniziativa un test balistico camuffato e vietato dalle risoluzioni Onu, mentre Pyongyang invita media ed esperti stranieri e ‘indipendenti’ per ribadire il diritto allo sviluppo dei piani spaziali pacifici. Il satellite, scrive oggi la Kcna, “raccoglierà informazioni necessarie su distribuzione delle risorse forestali, gravità dei disastri naturali, stime dei raccolti, previsioni meteo e risorse naturali”. Vedere da vicino il vettore “ha dato a tutti la comprensione del fatto che il lancio è volto allo sviluppo spaziale e all’uso per scopi pacifici dalla A alla Z”, si legge del dispaccio in inglese: al punto che “tutti hanno potuto ammirare la scienza spaziale della Corea del Nord e la sua tecnologia”. Il lancio “é un atto d’ispirazione e un evento d’importanza storica della nazione”, visto che è un omaggio al fondatore dello Stato Kim Il-sung, di cui il 15 aprile si festeggia il centenario della nascita. Allo stesso tempo, è l’occasione per l’investitura ufficiale di Kim Jong-un, succeduto al padre, il ‘caro leader’ Kim Jong-il, morto a dicembre per attacco cardiaco. La Cina, l’ultimo alleato di Pyongyang, è “preoccupata” per il lancio del satellite, ma non è disposta a imporre altre sanzioni, secondo il ministro degli Esteri Yang Jiechi. Tokyo, comunque, ha piazzato i missili Pac-3 non solo nelle basi delle Forze di auto-difesa dell’area metropolitana di Tokyo, come Funabashi e Yachiyo (prefettura di Chiba) e Asaka (Saitama), ma anche in 4 località della prefettura di Okinawa, come le isole Miyako e Ishigaki. Qui ha anche dislocato truppe che, come scritto dalla stampa nipponica, non saranno ritirate. In via ufficiale c’é da tener d’occhio la traiettoria del vettore nordcoreano, ma in realtà preoccupa più l’attivismo militare di Pechino e le mire sulle isole contese nel mar Giallo occidentale, come le Senkaku.

fonte: ANSA

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Cina soddisfatta per moratoria nucleare della Corea del Nord

Il ministero degli esteri cinese ha espresso oggi in un comunicato la sua soddisfazione per la decisione della Corea del Nord sulle sue attivita’ nucleari e la contestuale ripresa degli aiuti alimentari americani. La Cina, afferma un comunicato diffuso dal sito web del ministero, ”si congratula’ per ”il miglioramento delle relazioni tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti e per il loro contributo al mantenimento della pace nella penisola coreana”. L’ accordo e’ stato raggiunto da Washington e Pyongayang nel corso dei colloqui che si sono tenuti nei giorni scorsi a Pechino. Secondo un commento dell’ agenzia Nuova Cina, esso puo’ ”aprire la strada ad una ripresa dei colloqui a sei (le due Coree, gli Usa, la Cina, il Giappone e la Russia) sul disarmo nucleare della Corea del Nord.
fonte: ANSA

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Moratoria Pyongyang su nucleare

Segnali di disgelo a Nord del 38/o parallelo. Con una decisione che potrebbe innescare una vera e propria svolta nei rapporti con l’Occidente, la Corea del Nord ha accettato oggi la sospensione di test nucleari, lancio di missili a lungo raggio e arricchimento dell’uranio nell’impiano di Yongboyn, il cuore del programma nucleare di Pyongyang, dando inoltre il via libera all’ingresso degli ispettori dell’Aiea. Il sì alla moratoria è stato sbloccato dall’impegno di Washington all’invio di consistenti aiuti umanitari per l’isolato regime del ‘supremo comandante’ Kim Jong-un. Che, a sole due settimane dalla sua ‘incoronazione’, sembra così voler condurre il Paese fuori da quel cono d’ombra diplomatico in cui da anni è avvolto. La svolta dell’ottava potenza atomica mondiale era stata anticipata questa mattina dal New York Times e ha trovato conferma, qualche ora dopo, in un dispaccio dell’agenzia ufficiale nordcoreana. La moratoria secondo il ministero degli Esteri di Pyongyang è legata ad una precisa richiesta degli Usa ed è tesa a “mantenere un’ atmosfera positiva” in quelli che vengono descritti come colloqui bilaterali “di alto-livello” con Washington. E gli Usa – ha precisato il ministero nordcoreano – in cambio della moratoria hanno promesso di fornire 240mila tonnellate di aiuti alimentari con la prospettiva di intensificare il loro apporto e di dare priorità, una volta ripresi i colloqui a sei, allo stop alle sanzioni contro il regime. La decisione di Pyongyang apre un cruciale spiraglio per la ripresa dei negoziati sul disarmo nordcoreano con Usa, Giappone, Russia, Cina e Corea del Sud. Colloqui che il regime del defunto ‘Caro leader’ abbandonò nell’aprile del 2009, facendo ripiombare la questione in un inquietante silenzio. La svolta di oggi è stata quindi salutata con prudente ma fermo entusiasmo dai principali interlocutori di Pyongyang. Tokyo e Seul l’hanno definita un “passo importante”, auspicando ulteriori progressi mentre l’Agenzia atomica Internazionale, dando il benvenuto a questo “importante passo avanti”, si è detta pronta ad inviare i propri ispettori nell’impianto di Yongboyn. Più cauta la reazione degli Usa. Il segretario di Stato Hillary Clinton ha parlato di “primo, piccolo passo nella giusta direzione” sottolineando che Washington ha in merito ancora “profonde preoccupazioni” e continuerà a vigilare. Per il Dipartimento di Stato, quindi, l’annuncio di oggi riflette “un importante, seppur limitato, progresso” nella posizione nordcoreana su uno dei principali punti di attrito con gli Usa, decisi a non abbassare la guardia sul tema del disarmo: Pyongyang, che nel 2006 e nel 2009 ha condotto due importanti test nucleari, non è infatti nuova a repentini passi indietro. Questa volta, però, il disgelo era stato preannunciato da un “positivo” incontro, avvenuto la scorsa settimana a Pechino, tra i negoziatori del regime e l’inviato americano per la Corea del Nord Glyn Davis. Il colloquio aveva di fatto aperto le porte all’accordo di oggi, ed era stato il primo del suo genere dalla morte di Kim Jong-il e dalla salita al potere del giovane terzogenito, Kim Jong-un. La nuova guida della rivoluzione, con il Paese attanagliato da una devastante crisi alimentare, sembra così aver dato il suo placet ad un iniziale riavvicinamento con l’ex nemico percorrendo all’inverso quel sentiero tracciato da tempo dagli ayatollah iraniani, protagonisti del recente riaccendersi delle tensioni con l’Occidente proprio sulla questione nucleare.

fonte: ANSA

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Il fratello del leader nordcoreano cacciato dall’albergo per non aver pagato il conto

Kim Jong-nam, il figlio maggiore del defunto dittatore nordcoreano Kim Jonng-il è stato cacciato da un albergo di lusso di Macao perché non ha pagato un conto di 15mila dollari. Lo scrive oggi il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post. Il giornale afferma che al momento di pagare il conto del Gran Lapa Hotel Kim avrebbe scoperto che la sua carta di credito “golden” era stata bloccata. Kim, 40 anni, è il meno convenzionale dei figli dell’ ex-numero uno nordcoreano ed è caduto in disgrazia dopo che un giornalista giapponese gli ha attribuito dichiarazioni critiche sulla successione a suo padre del suo giovane fratellastro Kim Jong-un. Secondo il giornalista Jong-nam avrebbe affermato che la successione ereditaria del potere “non corrisponde al socialismo, e mio padre era contrario”. Jong-nam era stato emarginato dal gruppo dirigente nordcorea nel 2001, dopo essere stato scoperto mentre tentava di recarsi alla Disneyland giapponese con un passaporto falso. Da allora Jong-nam vive tra Macao e Pechino, frequentando alberghi e locali di lusso e viaggiando spesso in Europa e in Thailandia, secondo il giornale.

fonte: ANSA

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Twitter cinese impazzito uccide Kim Jong-un

Ucciso virtualmente da Weibo, il servizio (impazzito) di microblogging cinese che fa le veci di Twitter, Kim Jong-Un, il nuovo leader della Corea del Nord è verosimilmente vivo e vegeto, perchè i messaggi che hanno invaso la rete sono quasi sicuramente dei falsi. Non è una sorpresa, hanno commentato in termini satirici alcuni blogger, perchè i leader di Pyongyang sono tutti da considerare immortali, anche quando lasciano la terra dopo aver scelto orizzonti migliori. E poi, parliamoci chiaro, un ‘genio dei geni’ come Kim, non può essere ucciso da un messaggino di 140 caratteri al massimo. Questo è uno dei tanti messaggi che hanno invaso la rete cinese. ”Secondo fonti attendibili, il leader nordcoreano (Kim Jong-un) è stato ucciso a Pechino il 10 febbraio 2012, alle 2 e 45 minuti. Sconosciuti sono penetrati nella sua residenza, hanno sparato e poi sono stati colpiti e uccisi dalla guardia del corpo”. Secondo altri tweet, Kim Jong-un si sarebbe trovato a casa di amici quando è stato ucciso, e anche in questo caso il suo omicida sarebbe stato a sua volta ucciso dalle guardie del corpo del leader. Secondo altri messaggi, infine, il leader nordcoreano sarebbe stato assassinato durante una visita ufficiale a Pechino. In Cina, la rete è letteralmente impazzita. Non solo i messaggi sull’uccisione del nuovo leader (immortale) si sono moltiplicati all’infinito, senza controllo, ma c’è chi ha parlato di colpo di stato in Corea, e del leader che da Pechino si sarebbe mosso precipitosamente per tentare di raddrizzare la situazione. Altri hanno parlato di falso messaggio messo in rete dai servizi segreti russi, ma non bisogna ignorare il fatto che l’argomento Kim Jong-un è uno dei più popolari della rete cinese. Come spiega il sito americano Gawker.com, quando un messaggio twitter o Weibo cinese inizia con un ”secondo fonti attendibili”, si tratta molto verosimilmente di un falso. Ad alimentare il ‘rumor’, ovviamente mai confermato ufficialmente, è stata anche una foto ‘postata’ sul social network, decisamente sfocata, in cui si vedeva un numero insolitamente elevato di automobili ufficiali di fronte alla rappresentanza diplomatica nord-coreana a Pechino. Conme spiega il blogger cinese Joe Xu di ChinaSMACK, è proprio la foto in questione ad avere lanciato la voce sul web cinese. Ma Xu minimizza: ”voci come queste rimbalzano sulla rete una settimana si’ una settimana no”. Per avere certezze sulle sorti esatte di Kim Jong-un, il regime di Pyongyang dovrà comunque cambiare atteggiamento ed uscire dalla sua tradizionale riservatezza, pubblicando al più presto nuove fotografie del ‘genio dei geni’ in campo militare come è stato definito il nuovo numero uno di Pyongyang poco dopo essere andato al potere dopo il caro leader Kim Jong-il, morto il 17 dicembre scorso per un attacco cardiaco. Del giovane Kim Jong-un ben poco si sa, neppure l’età esatta, che se si ipotizza che il nuovo leader immortale abbia tra i 28 e i 30 anni. Si conosce soltanto il suo viso un po’ paffuto, e più simpatico, tutto sommato del padre Kim Jong-il.

fonte: ANSA

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Incidente nucleare in impianto cinese senza conseguenze. Speriamo

Un inconveniente tecnico si è verificato domenica scorsa nell’impianto nucleare Ling’ao nella provincia del Guangdong, nel sud della Cina a circa 50 chilometri da Hong Kong. Lo riferisce l’agenzia Nuova Cina. L’incidente tuttavia è stato risolto immediatamente e non è stata rilevata alcuna fuga di radiazioni. Il gestore dell’impianto nucleare ha fatto sapere che si è trattato di alcuni dati errati che sono stati introdotti nel sistema di controllo causandone il malfunzionamento. La società ha aggiunto che l’errore è stato immediatamente corretto e non ha causato alcun problema, non incidendo in alcun modo sulla sicurezza della centrale. L’incidente è comunque stato segnalato alle competenti autorità della regione amministrativa speciale di Hong Kong.

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