Dal primo giugno i politici e gli alti funzionari di Hong Kong dovranno tenere presente delle eventuali reazioni della Cina continentale per ogni nuova politica che dovesse essere messa in essere nell’ex colonia britannica. L’Apple Daily, quotidiano di Hong Kong, e’ venuto in possesso di un documento riservato diffuso dall’ufficio degli affari costituzionali e della Cina continentale a politici e funzionari, con il quale, dal primo giugno, ”sara’ obbligatorio tenere in considerazione le reazioni cinesi nell’emissione di tutte le corrispondenze e carte del comitato politico e le richieste del consiglio esecutivo”. Nel documento si dice che le idee e le politiche da adottare dovranno essere visionate prima per ‘armonizzarle’ con le idee della Cina continentale. La notizia ha ottenuto in rete molti commenti polemici, soprattutto nei confronti del capo dell’esecutivo, accusato gia’ dalla sua presa di potere di essere asservito a Pechino e di operare in favore della Cina.
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Governo di Hong Kong obbliga politici ad armonizzare scritti con volere Pechino
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Secondo un sondaggio “informale”, gli abitanti di Hong Kong preferirebbero tornare sotto il Regno Unito
Il 92% degli abitanti di Hong Kong preferirebbe tornare sotto il dominio britannico: a rivelarlo e’ un’indagine condotta dal South China Morning Post sulla falsariga del recente referendum fra gli abitanti delle isole Falkland-Malvine, che per il 99,8% hanno dichiarato di preferire di restare sotto la sovranita’ di Londra piuttosto che passare all’Argentina. Il South China Morning Post ha tuttavia specificato il sondaggio e’ stato piu’ che altro un ”divertissement”, destituito da un serio fondamento scientifico. Anche perche’, scegliendo la formula online, i promotori non hanno avuto la possibilita’ di verificare con certezza che i votanti siano effettivamente tutti cittadini di Hong Kong. Tuttavia, secondo l’attivista politico Leung Kwok-hung, noto con il soprannome di ”long hair” (capelli lunghi), anche se si tratta di uno studio solo indicativo, ha comunque prodotto una fotografia interessante del sentimento diffuso nel popolo dell’ex colonia britannica semiautonoma nei confronti di Pechino e della politica cinese. Su Facebook (che a Hong Kong, diversamente dal resto della Cina, dove e’ bloccato, e’ accessibile) un utente ha commentato che gli inglesi, prima di restituire l’isola alla Cina nel 1997, non hanno mai imposto alla gente di Hong Kong il ”patriottismo” o il dovere di ”sostenere il governo”, aggiungendo che gli inglesi, a differenza dei cinesi, hanno sempre rispettato la cultura e le tradizioni della gente di Hong Kong. L’ansia sul futuro politico della citta’ lo scorso anno ha prodotto un movimento chiamato Occupy Central, i cui simpatizzanti chiedono il suffragio universale per le prossime elezioni. Il primo gennaio di quest’anno decine di migliaia di persone sono scese per le strade di Hong Kong per chiedere le dimissioni del capo del governo, Leung Chun-ying, ritenuto troppo favorevole a Pechino, ed elezioni per la sua sostituzione.
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Hong Kong prepara anniversario e proteste
A meno di una settimana dal quindicesimo anniversario del passaggio di sovranità di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina, questo primo luglio, la tensione a Hong Kong comincia a salire, e si preparano manifestazioni e proteste che avranno per spettatore niente meno che il Presidente cinese Hu Jintao. L’ultima visita di Hu nel territorio ora di sovranità cinese, cinque anni fa, era stata caratterizzata da proteste che sono del tutto inammissibili appena oltre la frontiera che tutt’ora separa Hong Kong dal resto della Cina continentale. Diverse decine di migliaia di persone erano scese in piazza a manifestare in favore del suffragio universale – formalmente garantito a Hong Kong, ma ancora non messo in vigore – e contro le elezioni ‘a circolo ristretto’ con le quali sono oggi selezionati i governanti locali. Cinque anni dopo, le tensioni fra Hong Kong e Pechino vanno aumentando, con uno scontento che spazia dall’accrescersi del divario fra ricchi e poveri, la forte presenza cinese nel territorio vista come una delle principali cause del caro-immobiliare (dato che cinesi del continente comprano immobili qui per parcheggiare al sicuro da cambiamenti politici i loro capitali) e della scarsità di letti nelle maternità degli ospedali (le donne cinesi che partoriscono qui sfuggono alla politica del figlio unico), nonché l’immobilità nelle riforme politiche. Il suffragio universale continua a non essere stato introdotto, e il nuovo leader di Hong Kong, Cy Leung, che assumerà i poteri il 1 luglio stesso, è sospettato di essere un membro del Partito Comunista Cinese non-ufficiale, dato che il Partito di governo e unico cinese è tutt’ora clandestino nella ex-Colonia britannica. In quest’atmosfera confusa, dove molti critici reputano che la formula di ‘Un Paese due sistemi’ non sia stata applicata a favore di Hong Kong, ecco che la parte riformista della popolazione ha deciso di manifestare il suo disappunto nei confronti delle autorità centrali. Il quotidiano Apple Daily, uno dei principali quotidiani di Hong Kong e il più fortemente ‘pro-democrazia’, ha già cominciato a dedicare le sue prime pagine allûappello affinché i cittadini si uniscano alla manifestazione del 1 luglio, mentre il quotidiano di lingua inglese South China Morning Post metteva in guardia oggi dal fatto che la ‘rabbia cittadina’ nei confronti delle autorità, tanto locali che centrali, è in netto aumento. Malgrado il passaggio di sovranità, avvenuto nel 1997, la censura a Hong Kong resta a livelli minimi, e non paragonabile a quella cinese, Internet è libero, e il diritto a manifestare garantito e largamente rispettato. A rendere maggiormente tesa la situazione, il decesso in circostanze sospette dell’attivista Li Wangyang, un veterano delle proteste di Tiananmen del 1989. Il decesso di Li, trovato morto in ospedale agli inizi di giugno in quello che le autorità avevano inizialmente definito come un suicidio, è ora oggetto di un’inchiesta, dopo che la pressione del movimento pro-democrazia di Hong Kong ha portato le autorità dello Hunan a riaprire il caso, classificato ora come ‘morte accidentale’.
fonte: ANSA
I capitalisti bussano al comitato centrale del partito comunista cinese
Se Liang Wengen, 57 anni, riuscirà ad entrare nel comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc) sarà il primo imprenditore privato a diventare membro del massimo organo decisionale del paese. Secondo la stampa cinese, Liang ha già completato la richiesta formale per diventare uno dei circa 300 membri del cc. La sua domanda dovrà essere approvata dal 18/esimo Congresso nazionale del Partito, previsto per l’ autunno del 2012. Alcune fonti affermano che Liang non è l’ unico imprenditore “completamente privato” – cioé che non ha ricoperto in passato cariche politiche e la cui impresa, il Sany Group, non ha connessioni con dirigenti politici – a cercare di avvicinarsi al cuore del partito unico. In corsa ci sarebbero anche Wang Jianlin, fondatore del gruppo Dalian Wan Da, il presidente della Chery Automobile Yin Tongyao, quello del Sichuan New Hope Group Lui Yongxin e Guo Guangchang del Shanghai Fosun Group. Gli ultimi due hanno smentito, gli altri hanno taciuto. Dei “papabili” tre – Liang Wengen, Wang Jianlin e Yin Tongyao – sono iscritti al Partito. “Le caratteristiche principali che deve avere un imprenditore con quelle aspirazioni – ha spiegato all’ ANSA un analista dell’economia cinese che chiede di rimanere anonimo – sono la lealtà, l’ obbedienza e un basso profilo”. L’ apertura del Pcc agli imprenditori privati è stata decisa nel Congresso del 2002, quando la “teoria delle tre rappresentanze” elaborata dall’ allora numero uno Jiang Zemin venne inglobata nella Costituzione del Partito. La teoria di Jiang prevede che il Partito non rappresenti più solo le classi più sfortunate ma “tutte le forze dinamiche” della società, inclusi gli imprenditori privati. “Questo – ha proseguito l’ analista – non vuol dire assolutamente che i privati possono prendere il potere. Significa semplicemente che possono avvicinarsi di più al potere. Essere vicini al potere politico è fondamentale per tutti gli imprenditori, in Cina”. Liang ha le carte in regola. L’ imprenditore ha iniziato la sua carriera con un modesto investimento di 60mila yuan (meno di settemila euro) nel 1993 e ha fatto fortuna costruendo gru e ruspe che sono andate a ruba con il boom dell’ edilizia. Si è iscritto al Pcc nel 2004 e da allora i suoi dipendenti partecipano ogni mattina ad una cerimonia di alzabandiera cantando canzoni “patriottiche” e il circuito di televisione interno alle sue aziende trasmette puntualmente tutte le importanti celebrazioni del Partito. La necessità di non mettersi troppo in evidenza, per gli emergenti del settore privato, è evidente se si considera la sorte di alcune delle decine di “tycoon” i cui nomi sono comparsi negli anni scorsi nelle classifiche stilate periodicamente dalla rivista americana Forbes e dal sito web Hurun, di Shanghai. Tra di loro, 18 sono finiti in prigione, due sono accusati di gravi reati finanziari e in attesa di giudizio, dieci sono sotto inchiesta e di sette si sono perse completamente le tracce, secondo il calcolo del Phoenix Magazine di Hong Kong. L’ analista interpellato dall’ ANSA ritiene che il ruolo giusto per Liang – o per un altro degli imprenditori in corsa per un posto al sole – sarebbe quello di presidente o di vicepresidente della Federazione nazionale dell’ industria e del commercio”, vale a dire un posto di prestigio ma largamente cerimoniale. “Per loro, la strada verso il vero potere non è ancora aperta”, conclude l’ analista.
fonte: ANSA
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Cardinale Zen in sciopero della fame per liberta’ educazione
Il battagliero arcivescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen Ze-Kiun, 79 anni, da decenni uomo simbolo dei cattolici nell’isola e nella Cina continentale ha iniziato uno sciopero della fame a sostegno del diritto dei cattolici di Hong Kong alla libertà di educazione. Lo riferiscono Ucanews e Asianews, dopo che il porporato salesiano ha spiegato le proprie ragioni in una conferenza stampa. Il digiuno durerà almeno tre giorni, per attirare l’attenzione sulla ”ingiusta sentenza della Corte suprema contro la diocesi, che rischia di distruggere l’educazione cattolica nel territorio”. Il 14 ottobre scorso la Corte suprema di Hong Kong ha rigettato il ricorso della diocesi contro la necessità di introdurre nella gestione delle scuole un comitato organizzativo che valuti il singolo progetto educativo. A tale comitato partecipano oltre a genitori e studenti, anche personalità al di fuori del mondo della scuola – precettati dal governo – che rischiano di deviare la proposta educativa delle scuole libere. ”Voglio sottolineare – ha detto Zen – la decisione errata della Corte suprema, una grande ingiustizia verso la Chiesa e il territorio di Hong Kong, che rischia di distruggere il sistema educativo del territorio, considerato uno dei migliori della regione, di alta qualità ed efficienza”. Contro la decisione della Corte suprema si sono espressi anche i responsabili delle comunità anglicane e metodiste, anch’essi preoccupati per l’interferenza del governo (e della Cina) nella proposta educativa cristiana. In concomitanza con lo sciopero della fame del cardinale, alcuni blog hanno diffuso l’ammontare delle donazioni ricevute dal cardinale Zen negli anni: circa 3 milioni di dollari di Hong Kong all’anno (circa 300mila euro). Le donazioni sarebbero state effettuate dal magnate Jimmy Lai, un convertito al cattolicesimo e sostenitore della democrazia a Hong Kong e in Cina. Le rivelazioni – spiega AsiaNews – non accusano nessuno, ma gettano il sospetto che il card. Zen abbia intascato tutti questi soldi per sé o per sostenere il movimento democratico in direzione anti-Cina. In una conferenza stampa il porporato ha risposto di usare i soldi delle donazioni per sostenere borse di studio per studenti cattolici cinesi; aiuto a vescovi ufficiali e sotterranei della Cina; sostegno a diocesi colpite da disastri naturali (tsunami, terremoti, alluvioni); traduzioni in cinese dei documenti e testi teologici della Chiesa “Se li usassi per me – ha detto scherzando ad AsiaNews – mi comprerei anzitutto un auto di lusso e mi metterei un autista. Invece mi tocca usare la mia vecchia macchina e guidarla da solo”.
fonte: ANSA
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Concluso plenum partito, censura e successione in discussione
Si e’ concluso con la volonta’ di mantenere la ”sicurezza culturale”, in altre parole il controllo sull’informazione, la sesta sessione plenaria della 17ma commissione centrale del Partito comunista cinese, nella quale il gotha politico cinese ha anche posto le basi sulla futura leadership del partito. In base a quanto reso noto in un comunicato emesso al termine della sessione, ”la Cina sta affrontando un compito difficile nel proteggere la sicurezza culturale e sente l’urgenza di rafforzare il suo ‘soft power’ e l’influenza internazionale della sua cultura”. Per molti analisti significa che i vertici del partito intendono stringere sempre piu’ in cordoni della censura, operando fortemente soprattutto su internet da un lato favorendo comunicazioni ufficiali e incontri tra funzionari, politici e popolazione; dall’altro controllando le comunicazioni. La sessione ha anche sottolineato come sia importante favorire la crescita dell’industria culturale per favorire la crescita sociale ed economica del paese. I leader cinesi hanno poi chiuso la riunione di oggi con la decisione di tenere il congresso del partito comunista a meta’ del 2012, quando si affrontera’ il tema della successione all’attuale leadership. La decisione di oggi dara’ il via ad una serie di lavori propedeutici con la creazione anche di un gruppo preparatorio che sara’ quasi certamente guidato dal vice presidente Xi Jinping, l’uomo destinato ad essere il successore di Hu, e che portera’ alla creazione del 18mo comitato centrale cinese. Hu Jintao e il premier Wen Jiabao dovrebbero terminare i loro incarichi alla fine del 2012 ma di fatto rimarranno fino all’ inizio del 2013 quando poi il parlamento nazionale votera’ i loro successori. A sostituire Wen Jiabao potrebbe essere l’attuale vice premier, Li Kiqian, mentre per posti di vertici si candidano il ‘rosso’ Bo Xilai, discendente di un padre della patria e capo della citta’ piu’ popolosa di cina, Chingqing. Qui lui obbliga tutti a ricevere messaggi rivoluzionari sui telefonini, spot pubblicitari rivoluzionari e film a tema affollano le reti televisive cosi’ come canti rivoluzionari risuonano in tutti gli altoparlanti. Altri due contendenti a posti di vertice sono il sindaco di Shanghai Yu Zhengsheng e il leader della provincia del Guangdong Wang Yang.
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Cina verso controllo scuole cattoliche Hong Kong
Battuta di arresto per la diocesi di Hong Kong per la richiesta di indipendenza dal partito comunista cinese. La Corte di Appello ha infatti respinto il suo ricorso contro la decisione secondo la quale tutte le scuole del territorio speciale di Hong Kong devono assoggettarsi ad un’ordinanza in base alla quale le scuole devono prevedere degli organi di controllo per la gestione amministrativa e didattica. Lo riferisce il South China Morning Post. Il delegato episcopale della diocesi presso l’Ufficio per l’educazione cattolica, Cecilia Wong Yeuk-han, ha detto che tutti devono rispettare la legge. “Anche se non siamo d’accordo che tutte le scuole devono essere gestite con gli stessi mezzi – ha detto la Wong – noi continueremo a sostenere la nostra visione cattolica”. “Naturalmente, sono molto deluso dalla sentenza – ha detto Timothy Ha Wing-ho, consigliere per la diocesi di Hong Kong – in quanto con la costituzione dei comitati, vi è una possibilità che anche persone che vanno contro il nostro credo facciano parte del consiglio”. A metà ottobre erano 489 su 846 le scuole che si erano già uniformate alla nuova ordinanza formando i comitati previsti mentre altre 67 avevano consegnato il progetto di costituzione. Cheung Man-Kwong, deputato per il settore dell’istruzione, ha invitato il governo a essere flessibile sulla questione. Cheung ha detto che il governo dovrebbe evitare il confronto e lottare per un “atterraggio morbido” dopo la sentenza. “Abbiamo una responsabilità sociale nel campo dell’educazione – ha invece commentato il vescovo di Hong Kong, mons. John Tong-hon e continueremo a portarla avanti”. La nuova legge, nelle intenzioni del governo, offre diversi benefici per le scuole tra cui un’assicurazione al personale della scuola e una maggiore elasticità nella gestione dei fondi. Secondo le scuole cattoliche la nuova legge rappresenta una manovra per intromettersi nella loro gestione, minacciando la loro libertà.
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Un supercapitalista entra nel comitato centrale, il più ricco di Cina verso i vertici del partito
‘Rivoluzione’ capitalista in Cina, con l’ingresso di un multimiliardario nel comitato centrale: Liang Wengen, l’uomo ritenuto il più ricco della nazione, è stato ammesso infatti nel cc del Partito Comunista Cinese. Liang sarebbe il primo capitalista di un grande gruppo privato ad entrare nell’organismo dirigente del Pcc, come sottolinea il quotidiano Global Times che riporta oggi la notizia. Altri boss industriali, come il Ceo della Haier Zhang Ruimin e il presidente della Sinopec Li Yi, già ci sono, ma le loro imprese sono di proprietà statale. Liang sarebbe invece il primo capitalista ‘puro’ a entrare nel cc. La decisione di aprire le porte del Partito Comunista a “tutte le forze produttive” della società’, compresi gli imprenditori privati, è stata presa dal Pcc nel suo Congresso del 2002, e segnò il culmine della carriera dell’allora leader Jiang Zemin, la cui “teoria delle tre rappresentanze”, inglobata nella Costituzione del Partito, è stata studiata proprio per aprire la strada agli un tempo odiati ‘capitalisti’. Dopo il Congresso, l’apertura ha prodotto pochi risultati concreti. Liang Wengen, 57 anni, è il fondatore di Sany Group (macchinari industriali) ed è apparso al primo posto delle classifiche per il 2010 dei super-ricchi cinesi stilate dalla rivista Forbes e dal sito web Hurun. Il suo patrimonio è stimato in dieci miliardi di dollari. La rivista Time Weekly, pubblicata a Guangzhou nel sud della Cina, sostiene che l’approvazione della nomina di Liang è venuta la scorsa settimana dal potente Dipartimento per l’organizzazione del Partito. Secondo il quotidiano di Singapore Linha Zaobao, il fondatore del Sany Group verrà eletto come membro supplente del cc nel prossimo congresso del Partito, che si terrà nell’autunno del 2012. Liang proviene da una famiglia povera dell’Hunan, nella Cina centrale. I suoi genitori si guadagnavano la vita, secondo il Global Times, costruendo e vendendo oggetti di artiginato in bambù. Dopo essere riuscito ad entrare all’Università del Centrosud ed essersi laureato in metallurgia, ha lavorato in un ufficio governativo per alcuni anni prima di fondare, nel 1987, la Sany. Nel 2004, Liang si è iscritto al Partito Comunista. La notizia ha suscitato la protesta dell’ala più’ di sinistra del Pcc, un partito ancora indeciso, in bilico tra la necessità di procedere sulla strada dell’apertura e delle riforme – sottolineata più’ volte, negli ultimi mesi, dal premier Wen Jiabao, – e la volontà’ di mantenere il controllo assoluto sull’ attività’ politica e sulla società’, testimoniata dalla recente ondata di repressione contro il dissenso . Fan Jinggang, fondatore del gruppo di estrema sinistra “Utopia” ha detto che l’ingresso di Liang nel cc “significa che il capitalismo privato sta penetrando nelle stanze del potere del nostro Paese socialista”. Di parere opposto il sociologo Xia Xueluan dell’ Università di Pechino, secondo il quale “il possibile ruolo di Liang nel Partito dimostra che il Pcc si sta muovendo solidamente nella direzione di rappresentare la tendenza allo sviluppo delle forze produttive più’ avanzate”.
fonte: ANSA
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Chiesa cattolica di Hong Kong contro lezioni nazionaliste
La Chiesa cattolica di Hong Kong critica la nuova riforma della scuola dell’ex colonia britannica in quanto si risolverebbe, per gli studenti, in una specie di “lavaggio del cervello”. Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, ex capo della chiesa cattolica di Hong Kong, ha chiesto ad insegnanti, studenti e famiglie, di opporsi al piano del governo di introdurre un’agenda di lezioni “sull’educazione nazionale”, tenuti da rappresentanti del partito comunista cinese, in tutte le scuole primarie e secondarie, in quanto questo, a suo dire, potrebbe spingere gli educatori verso un nazionalismo estremo. “L’educazione nazionale – ha detto il cardinale durante un forum tenutosi nell’ufficio dell’istruzione cattolica, così come riportato dalla stampa di Hong Kong – significa appoggio incondizionato al partito comunista? Significa esaltare le regole del partito nella storia?”. Interrogato sul ruolo della chiesa cattolica nel mondo della scuola e sul se la chiesa debba o meno incoraggiare gli insegnanti a mettere in atto la disobbedienza civile contro l’ordine e l’agenda stabilita dal governo, Zen non ha escluso tale possibilità, ma ha detto che i tempi per una tale mossa non “sono ancora giusti”. Il piano di riforma non è stato ancora approvato dal governo. Secondo la proposta, tutte le scuole primarie e secondarie dovrebbero prevedere corsi di istruzione nazionale come materia separata. Il cardinale si è espresso anche contro un piano governativo per obbligare tutte le scuole che beneficiano di aiuti statali di istituire commissioni di gestione che includono genitori, insegnanti e rappresentanti della comunità. Secondo la Chiesa infatti tale proposta, se applicata anche alle sue scuole, potrebbe avere riflessi negativi in termini di autonomia di gestione. “La Chiesa cattolica ha l’obbligo di offrire controlli e contrappesi contro il governo – ha detto Zen – e per sostenere il potere del popolo, ma noi non abbiamo mai abusato di questo potere. Senza questa autonomia, il governo può fare quello che vuole, compreso il lavaggio del cervello dei giovani portando avanti un nazionalismo estremo e sbagliato”. A favore dell’autonomia delle scuole primarie e secondarie e del fatto che il governo non debba forzare l’educazione nazionale anche l’avvocato Cheung Man-Kwong, secondo il quale “se gli insegnanti vogliono, possono resistere alla proposta del governo e decidere cosa insegnare. Il governo non ha alcun potere di interferire sul contenuto delle lezioni in classe, molti insegnanti parlano della repressione del 4 giugno (Tiananmen, ndr) durante le lezioni, anche se non è nei libri di testo”. La Commissione per l’istruzione di Hong Kong non ha commentato direttamente le parole del cardinale Zen, limitandosi ad affermare che tutte le pubbliche opinioni dovrebbero essere tenute in considerazione.
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Accantonato il progetto della Disneyland del partito comunista
La citta’ di Chongqing ha deciso di accantonare il progetto della costruzione di un parco a tema sulla storia rivoluzionaria del paese, mettendo in luce la contrarieta’ della maggior parte della gente nei confronti del progetto. Il parco, pubblicizzato inizialmente come una potenziale grande attrattiva turistica per Chongqing, avrebbe dovuto coprire un’area di 128 ettari e costare circa 2,5 miliardi di yuan (oltre 2 milioni e mezzo di euro) e comprendere un teatro per spettacoli sulla rivoluzione e le repliche dei villaggi natali di importanti leaders come Mao Zedong e Deng Xiaoping.
Molti hanno da subito criticato l’iniziativa evidenziando come fosse del tutto inopportuno spendere tanti soldi per un’attrazione del genere in un momento di forte rincaro dei prezzi dei generi alimentari e di mancanza di alloggi a prezzi accessibili per milioni di persone comuni.
”Non credo che avrebbe avuto successo – ha detto Peng, un cittadino di Chongqing, intervistato dalla stampa locale – la gente comune, specie le giovani generazioni, non sarebbero state interessate”.
Sima Tai, giovane autore nativo di Chongqing, ha sottolineato che un sontuoso parco a tema e’ di cattivo gusto in un momento in cui cosi’ tante persone vivono un momento di difficolta’.
”Ci sono posti dove manca l’acqua, c’è una forte siccita’ – ha detto Sima – non si dovrebbero spendere soldi per un parco a tema per riprodurre i luoghi di nascita dei leader cinesi del passato. Un sacco di gente non puo’ nemmeno permettersi un’abitazione dignitosa, perche’ costruire case per i morti?”.
Nei mesi scorsi la citta’ di Chongqing era stata al centro delle celebrazioni per il novantesimo anniversario della fondazione del partito comunista cinese. In quell’occasione le autorita’ locali, con a capo il segretario del partito locale Bo Xilai, avevano organizzato concerti, esibizioni patriottiche ed altre iniziative ”rosse” per rafforzare la coesione sociale.
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