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Educational su cibo e vino italiani a Pechino e Guangzhou

Il cibo e il vino italiano sono stai i protagonisti di due educational organizzati a Pechino e a Guangzhou, l’ex Canton, dall’agenzia Ice e rivolti ad operatori cinesi del settore e stampa specializzata. “Maestri del gusto” non è stata una classica fiera, ma più un momento educativo, nel quale oltre 150 operatori cinesi nelle due città hanno potuto imparare l’utilizzo dei prodotti e del vino italiani, l’accostamento con i cibi, le qualità dei prodotti, nel quale non sono mancati anche momenti promozionali. Per quanto riguarda il vino, un momento è stato dedicato anche all’accostamento dei vini italiani ai piatti cinesi. L’evento di Pechino si e’ tenuto al Ritz Carlton Chaoyang dove gli invitati hanno degustato 23 combinazioni cibo/vino realizzate da un esperto di settore, John Isacs, che ha svolto anche il ruolo di “Master of Ceremony” illustrando agli ospiti le caratteristiche dei vini, dei cibi, e degli abbinamenti proposti. Per l’occasione e’ stata inoltre realizzata una guida/catalogo dell’iniziativa dove gli ospiti hanno potuto trovare le descrizioni dei vini e dei cibi. A Guangzhou teatro della iniziativa e’ stato il ristorante Arte Cafe’ dove gli ospiti invitati hanno potuto assistere alla preparazione delle pietanze proposte dallo Chef Nicola Bacchi.

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Nuovo stabilimento Salumi Beretta in Cina

Sara’ inaugurato domani nel distretto di sviluppo economico di Dangtu, Ma’anshan, provincia cinese dell’Anhui (a circa 300 km da Shanghai e a circa 60 km da Nanchino) il secondo stabilimento in Cina del salumificio Beretta, alla presenza di autorita’ italiane e cinesi. Un impianto di 9.000mq con una capacita’ produttiva di oltre 3.000 tonnellate all’anno e un organico di 150 dipendenti, che si focalizzera’ sulla produzione di tutti i principali salumi stagionati consentendo un incremento dei volumi di produzione in aggiunta a quelli italiani. Prodotti destinati al mercato cinese, dove Beretta e’ gia’ presente con uno stabilimento nei pressi di Nanchino e ha una joint venture con il gruppo alimentare cinese Yurun. ”Il nuovo stabilimento – ha detto all’ANSA Vittore Beretta, presidente del gruppo brianzolo – e’ la nuova tappa di un processo che ci vede leader nel settore anche in Cina, dove siamo arrivati prima esportando il prosciutto di Parma e poi costruendo il primo impianto. Gli ottimi risultati avuti al di sopra delle nostre aspettative, a doppia cifra, ci hanno spinto alla costruzione di questo nuovo stabilimento nel quale impieghiamo non solo tutto il nostro know-how, ma anche tutti macchinari italiani. Lo stesso stabilimento e’ stato progettato in Italia, con ritorno anche per l’indotto del nostro paese”. Per il salumificio Beretta la Cina e’ una grande risorsa piu’ che una minaccia, un mercato nel quale si produce per la vendita interna, sfruttando l’enorme mercato cinese e dei paesi limitrofi per aggiungere valori e numeri a quanto fatto in Italia dove non arrivano i prodotti che il salumificio fa in Cina. ”Qui produciamo per questi paesi. Siamo riusciti – continua Beretta – grazie ai nostri partner ma soprattutto al nostro know-how a selezionare materia prima di qualita’ che, grazie alle nostre ricette, fa risultare un ottimo prodotto. La Cina e’ una risorsa importante anche per quanto riguarda i paesi limitrofi, dove speriamo di arrivare grazie a questi impianti che abbiamo qui, ma anche perche’ attestarsi ai primi posti di un mercato come questo ci da molta visibilita’ in altre parti del mondo”. Certo i maiali cinesi non possono competere in qualita’ con quelli italiani, ”ma siamo riusciti a trovare un ottimo compromesso. La Yurun macella da sola oltre 50 milioni di capi l’anno quando l’intero patrimonio suino italiano e’ di 11 milioni di capi. Abbiamo selezionato maiali cinesi dello Shandong che si avvicinano un po’ ai nostri, qui sono oltre la media, piu’ pesanti, visto che il prodotto cinese e’ leggerino. Ma nulla a discapito della qualita”’. E in termini di qualita’ Beretta in Cina fa scuola, perche’ il protocollo firmato con le autorita’ di Pechino rappresenta la cornice anche per gli altri produttori di salumi. Il Gruppo Beretta, che quest’anno festeggia 200 anni di attivita’, si colloca al primo posto nel mercato dei salumi (quota a valore), e al primo posto nella gastronomia fresca. Di rilievo anche il ruolo dell’export: i prodotti Beretta sono distribuiti in Europa, Nord America, Medio Oriente, Asia, Australia, con 16 stabilimenti sparsi in tutto il mondo e oltre 1195 dipendenti. Il fatturato del Gruppo nel 2011 e’ stato pari a 592 milioni di Euro.

fonte: ANSA

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Scoppiano angurie in Cina, contengono troppe sostanze chimiche

Ci sarebbe un uso eccessivo di additivi chimici dietro lo scoppio di angurie nelle coltivazioni della provincia orientale cinese del Jiangsu. Lo ha scritto poco fa l’agenzia Nuova Cina. Oltre 46 ettari di coltivazioni di angurie nella citta’ di Danyang all’inizio di maggio hanno registrato lo strano fenomeno dello scoppio. Nel solo villaggio di Dalu, il 67% delle angurie coltivate sono esplose mentre erano messe in ordine. Secondo una indagine delle autorita’, su queste angurie sarebbe stata spruzzata una sostanza, il Forchlorfenuron, che accelera la crescita delle angurie. Oltre a questo, i coltivatori hanno aggiunto anche calcio istantaneo, tutto il 6 maggio. Il giorno dopo, come ha raccontato un contadino all’agenzia Nuova Cina, 180 angurie, quasi tutte quelle che aveva raccolto, sono scoppiate. La zona negli ultimi anni ha visto un aumento del numero di coltivatori di questa cucurbitacea. Attualmente nel villaggio di Duri sono 20, coltivatori, 13 in piu’ dell’anno scorso. Secondo gli esperti, che hanno condotto test su oltre 10 produttori, l’aggiunta della sostanza chimica e le forti piogge degli ultimi tempi, dopo mesi di siccita’, hanno provocato lo scoppio dei cocomeri. Ma anche altri produttori, che hanno assicurato di non aver aggiunto sostanze chimiche ai loro prodotti, hanno denunciato lo scoppio delle angurie. Xu Jinhua, della Jiangsu Academy of Agricultural Sciences, ha detto che e’ normale che una piccola percentuale di cocomeri esploda, ma e’ strano che ne siano cosi’ tanti. Il Forchlorfenuron e’ legale in Cina e usato anche in altri paesi per frutta come uva e kiwi.

L’Italia non importa cocomeri o meloni dalla Cina e, di conseguenza, i consumatori italiani non corrono alcune pericolo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sul commercio estero nel 2010 e nei primi due mesi del 2011 con la Cina, dove sono scoppiati alcuni cocomeri per un uso eccessivo di prodotti chimici. Se in questo caso si può parlare di scampato pericolo per l’Italia, in realtà – sottolinea Coldiretti – il problema del cattivo uso dei prodotti chimici negli alimenti è particolarmente importante nel gigante asiatico dove solo recentemente è stato scoperto lo scandalo addizionato con la melamina. Con la rapida crescita – conclude Coldiretti – la Cina nel 2010 ha conquistato anche il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea.

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Ok dalla Cina a tutela Grana Padano e Prosciutto di Parma

Per il Grana Padano e per il Prosciutto di Parma – due prodotti dell’eccellenza agroalimentare italiana – si apre il più grande mercato di consumatori al mondo, quello cinese. Pechino si prepara infatti a tutelarne il nome e quindi a riconoscere la tradizione e il savoir-faire dei produttori italiani. In questo modo verrà inflitto un duro colpo all’agropirateria internazionale, in un mercato di 1,3 miliardi di persone il cui potere d’acquisto è in continua crescita. Ad annunciarlo dalla Cina, dove è in missione, è stato lo stesso commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, secondo cui gli operatori cinesi non si oppongono più all’avvio di un rapido e reciproco processo di registrazione di dieci prodotti Dop e Igp Europei: vanno dal Grano Padano e Prosciutto di Parma ai formaggi francesi Roquefort e Comté agli inglesi White e Blue Stilton e Cheddar. Ci sono anche conserve di prugne francesi a due olii spagnoli. Nello stesso momento l’Europa avvierrà il processo di iscrizione nel Registro di tutela dell’Ue, di altri dieci alimenti di alta qualità cinesi. Bruxelles ritiene che per il riconoscimento definitivo dei prodotti cinesi siano necessarie tra le sei e le otto settimane. Un periodo equivalente dovrebbe interessare la registrazione dei prodotti europei in Cina. Particolarmente soddisfatto il ministro per le politiche agricole Giancarlo Galan, secondo cui il processo di riconoscimento da parte di Pechino “rappresenta un punto di partenza importante per la registrazione, la protezione e la valorizzazione dei nostri prodotti Dop e Igp nei mercati asiatici”. Soddisfatte anche le confederazioni agricole di Coldiretti, Cia e Copagri, mentre per il consorzio del Grana Padano “l’eccellenza del Made in Italy, avrà finalmente il rispetto e la tutela che merita”. Il commissario Ciolos ne è convinto: “Si sono gettate le basi per una futura cooperazione sul fronte delle indicazione geografiche con la Cina”. La posta in gioco è elevata. Ciolos intende giocare appieno la carte dell’alta qualità che potrebbe assumere nell’Ue una forte valenza politica: far crescere l’export alimentare infatti, può contribuire in modo sostanziale alla crescita dell’economia e quindi giustificare il mantenimento per la politica agricola comune di un sostanziale bilancio Ue, anche dopo il 2013. Comunque molto resta da fare: sono 3.200 – tra bevande e alimenti – le Dop e le Igp europee, e numerose attendono di essere tutelate sul mercato mondiale.

fonte: ANSA

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