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Nella neonata banca asiatica per investimenti, voluta dalla Cina, ruoli importanti a Germania e Uk

La Germania si avvia a ricoprire la vicepresidenza più pesante della Aiib, la Asian Infrastructure Investment Bank fortemente voluta dalla Cina, conquistando le deleghe da chief operating officer, mentre la Gran Bretagna quelle alle comunicazioni e all’organizzazione dei meeting nella persona di Danny Alexander, molto vicino al Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. Una scelta, quest’ultima, che, anticipata dal Financial Times la scorsa settimana, avrebbe deluso Pechino per la “debole” esperienza nel settore su cui intende focalizzarsi l’iniziativa multilaterale cinese, illustrata per la prima volta dal presidente Xi Jinping a ottobre 2013. Oltre alla Germania, tra i grandi contributori della Aiib, nel board per conto della costituency dell’Eurozona, le altre tre vicepresidenze sono ad appannaggio di India (chief financial officer), Corea del Sud (risk-affairs) e Indonesia (chief administrative officer). La ratifica delle cariche sarà sottoposta “a breve” dal presidente Jin Liqun per mettere “la banca nelle condizioni di poter operare dopo il lancio ufficiale di due settimane fa. Le posizioni – secondo fonti locali vicine all’Aiib – sono quelle tipiche di una banca multilaterale, come l’Asian Development Bank (la rivale asiatica a guida Usa-Giappone, ndr), più o meno organizzata allo stesso modo”. Tra i 12 componenti del board dei direttori, tre sono in base agli accordi costitutivi in quota extra-Asia (vale a dire “soci non regionali”): in partenza, quindi, saranno Germania quale rappresentante di Eurolandia, Gran Bretagna della costituency “resto d’Europa” e Brasile. In generale, tutti i Paesi si alterneranno nella posizione di direttore esecutivo.

 

fonte: Ansa

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La Cina annuncia da tre a cinque nuove banche private, anche con capitale straniero

La Cina apre alle banche private: potranno nascere nel Paese da tre a cinque istituti di credito di proprietà non statale, con la possibilità di partecipazione anche di capitali esteri. Lo ha annunciato la China Banking Regulatory Commission, l’ente che regola il sistema bancario nel paese del dragone. Al momento non ci sono dettagli e, come in quasi tutti gli annunci riformistici di Pechino, mancano anche i tempi di attuazione, ma la riforma potrebbe interessare molti. Si parla comunque di regole stringenti per i tempi, per l’ottenimento delle licenze e per i regolamenti. Attualmente il sistema bancario cinese è caratterizzato da una preponderante presenza statale, con le quattro “grandi sorelle”, le più importanti banche cinesi, che rientrano sotto l’ala del governo di Pechino. Insieme a loro, molte altre a livello locale e nazionale, con la sola China Minsheng Banking Corp, privata fra le prime grandi dieci. Secondo quanto spiega l’agenzia Nuova Cina rispetto all’annuncio dell’ente regolatore delle banche cinesi, le nuove entità saranno da tre a cinque e opereranno come test, nel tentativo di aprire poi in futuro maggiormente il settore bancario sia agli investimenti interni che esterni. Questi potranno contribuire sia a ristrutturare istituzioni bancarie già esistenti che a crearne nuove. E l’enunciato della ristrutturazione fa pensare alla precisa volontà di Pechino da un lato di offrire una nuova prova alla voglia di apertura e cambiamento, dall’altro a regolamentare il sistema, diffusissimo, delle “banche ombra”, tutte le istituzioni, cioè, che in Cina si sostituiscono alle banche ufficiali e alle quali si rivolgono sempre più spesso piccole e medie imprese. Questo perché gli istituti bancari ufficiali devono fare i conti con i debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni che hanno raggiunto livelli di guardia. Secondo infatti l’ultimo comunicato diffuso alla fine di dicembre dal National Audit Office, il debito dei governi locali in Cina ha superato l’equivalente di 2.100 miliardi di euro, in aumento del 70% rispetto a tre anni fa. I governi locali stanno utilizzando nuovi prestiti per ripagare più di un quinto del loro debito, che assomma a circa il 58% del Pil, con preoccupazioni circa il ripianamento del debito. Per sostenere la crescita durante la crisi finanziaria, i governi locali hanno chiesto molti e pesanti prestiti, l’80% dei prestiti bancari totali in Cina alla fine del 2010 secondo la China Banking Regulatory Commission. Secondo dati della stessa Cbrc in tutto il 2013 c’è stata una crescita dei prestiti del 14,2%. Con l’apertura delle nuove banche, che avranno vie privilegiate nella Free Trade Zone di Shanghai, gli analisti sperano anche nell’inizio di misure volte a minore presenza statale nell’economia cinese. Al momento però la mancanza di regole non rende appetibile la cosa alle banche straniere, che già in passato avevano registrato annunci simili, che attendono la possibilità della totale operatività con la raccolta bancaria attualmente preclusa.

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Devono sloggiare gli Occupy Hong Kong

I manifestanti del movimento “Occupy Hong Kong” dovranno sgombrare il piazzale antistante il quartier generale della banca HSBC dell’ex colonia britannica. Lo ha disposto un ordine del tribunale secondo quanto riferisce la stampa locale. Le proteste scaturite da quelle analoghe del movimento “Occupy Wal Street” che negli Stati Uniti è nato per criticare il divario tra ricchi e poveri e l’inefficienza del governo nel colmarle, ad Hong Kong mira ad attirare l’attenzione del pubblico sul problema molto sentito della disparità del reddito fra classi sociali. Hong Kong infatti registra in Asia il gap più alto mentre i prezzi delle case sono tra i più alti al mondo. Dopo oltre nove mesi di marce e di picchetti nel cuore del distretto finanziario di Hong Kong, dove si trovano la maggior parte delle banche tra cui Standard Chartered , Goldman Sachs e JP Morgan, secondo quanto stabilito dalla corte, entro il 27 agosto i manifestanti dovranno sgomberare e andarsene. Ma nonostante tutto non sembrano intenzionati a farlo. “Non ce ne andremo – ha detto Leung Wing Lai, uno dei membri del movimento – domani sera terremo una riunione per decidere cosa fare per opporci al provvedimento”. La banca HSBC ha fatto sapere di essersi rivolta alla legge per ottenere lo sgombero dei manifestanti dopo aver tentato ripetutamente di trovare con loro un accordo pacifico. Membri del movimento “Occupy Hong Kong” sono per lo più studenti e giovani professionisti, ma anche disoccupati e senzatetto. Ci sono anche persone che subirono perdite di denaro ingenti nel 2008 quando la Lehman andò in bancarotta.

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In Cina la più grande ipo della storia

Missione compiuta per l’Agricultural Bank of China. Al suo sbarco in Borsa la banca cinese ha annunciato di aver ufficialmente completato una raccolta di 22,1 miliardi di dollari sulle piazze di Hong Kong e Shanghai mettendo a segno la maggiore Ipo (Initial Public Offering) della storia. Il precedente record apparteneva ad un altro istituto del gigante asiatico: alla Industrial & Commercial Bank of China, che nel 2006 raccolse 21,9 miliardi di dollari al suo debutto sui mercati. AgBank, com’e’ universalmente conosciuta, e’ riuscita nell’impresa di conquistare il titolo di maggiore Ipo della storia dopo aver esercitato interamente l’opzione di over allotment per la porzione di Shanghai della sua Ipo. Sono state 3,34 miliardi di azioni vendute al prezzo originario dell’Ipo di 2,68 yuan per azione a permettere il balzo in avanti e il record. In una prima vendita riservata agli investitori istituzionali ed effettuata simultaneamente ad Hong Kong e Shanghai il 6 luglio scorso, la banca aveva gia’ incassato 19,2 miliardi di dollari. Venerdi’ le azioni dell’AgBank sono salite da 0,37 yuan a 2,69 yuan, mentre oggi l’aumento e’ stato dello 0,74%. AgBank, che ha avviato gli scambi a Shanghai il 15 luglio e il 16 ad Hong Kong, e’ l’ultimo dei quattro grandi istituti bancari cinesi a quotarsi in Borsa. Le altre, la Bank of China, la China Construction Bank e la Commercial Bank of China, vi erano entrate quattro anni fa. Gli investitori sperano che con la quotazione di AgBank la Borsa di Shanghai si risollevi dopo aver perso il 25% del proprio valore dall’inizio dell’anno. La banca ha una rete di 24.000 sportelli ed e’ il principale erogatore di prestiti alle aree rurali. Infatti, a differenza delle altri grandi banche della Cina, AgBank ha l’esplicito mandato del governo di aiutare e sostenere le prospettive economiche delle aree piu’ povere e rurali del paese. Secondo alcuni analisti, questo compito pone AgBank in una posizione difficile, ossia quella di conciliare le sue diverse identita’. ”E’ il tema di maggiore tensione dopo lo sbarco in Borsa. Qualsiasi problema ci sara’ nelle aree rurali, il governo vorra’ utilizzare AgBank per far fluire credito”, sottolineano gli analisti. Tuttavia per alcuni investitori questo non rappresenta un problema. AgBank ha una ”buona rete di sportelli nelle campagne e tutti sappiamo che il prossimo motore di crescita dell’economia cinese sara’ l’urbanizzazione”.

fonte: Ansa

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