Archivi tag: aula bunker

Dopo 25 anni, Giancarlo Siani vive

Dal titolo del blog si evince che sono napoletano. Forse qualcuno sa che tento di fare anche il giornalista. Ebbene, il 23 settembre del 1985, 25 anni fa, la camorra uccideva a Napoli Giancarlo Siani, giornalista de Il Mattino. Mi sembra giusto ricordarlo anche qui.

Il 23 settembre del 1985, killer della camorra uccisero Giancarlo Siani. Potete leggere la sua storia dovunque, il sito a lui dedicato è pieno di informazioni utili. C’è un ottimo e romantico corto, Mehari, che racconta gli ultimi istanti della vita di Siani e che potete vedere in fondo al post; un bel film un po’ troppo romanzato, Fortapasc diretto da Marco Risi, e un mediometraggio, E io ti seguo, di Maurizio Fiume, che non ho visto e del quale ho sentito le critiche piu’ disparate. Altra cosa molto criticata, per la relazione dell’autore con Giancarlo che molti dicono non sia stata così stretta (cosa che non toglie nulla all’opera se non una certa credibilità trattandosi di racconto di fatti storici), è il libro, L’Abusivo. Chi, come, e quando l’hanno ucciso e’ storia nota, rintracciabile in rete. All’epoca del processo, io ho seguito tutte le udienze. Lavoravo per Metropolis, non me ne sono persa una. Fui picchiato e minacciato fuori dal tribunale da amici di coloro che stavano nelle “gabbie” dell’aula bunker del carcere di Poggioreale dove si teneva il processo. Non ho perso neanche una udienza, ricordo ancora il pubblico ministero, Armando D’Alterio, la sua professionalità. Ricordo gli avvocati, ricordo lo sguardo feroce che mi rivolse il boss dei Valentini (clan di Torre Annunziata) Valentino Gionta quando il fotografo di fianco a me gli scattò una foto e lui pensò fossi stato io. Ricordo ancora il brivido che mi percorse la schiena quando quegli occhi mi freddarono. Non entro nel merito della sentenza. Dico solo che per me non è stata chiarita tutta la verità perché io credo, a differenza di quello che sia stato definito nella sentenza, che la camorra l’abbia ucciso su richiesta della politica e non solo su sua iniziativa. Ma queste sono altre storie. Quello che mi interessa sottolineare è che Giancarlo Siani a 26 anni era un precario, ma che trattava comunque fatti e notizie importanti. Un giovane precario il cui sacrificio, ovviamente non voluto (non mi piace la definizione di eroe) ha smosso le acque, ha creato anche nella mentalità dei napoletani una consapevolezza diversa.

Nella foto ANSA, l'omaggio del writer napoletano Raffo su un muro della periferia di Napoli

Giancarlo dovrebbe essere un esempio per molti, giornalisti e non. Che non ci siano più omicidi di camorra, che le parole non vengano più interrotte con la forza, mi sembra che sia normale, auspicarlo mi sembra banale. Ma qui pare che la banalità sia invece la straordinarietà
Si potrebbe parlare dell’eredità di Siani, di quello che ha lasciato sul versante della lotta dell’anticamorra. Io no, non lo faccio. Anche perchè un ragazzo di 26 anni che fa questo mestiere nelle nostre zone è mosso dal fuoco per la passione, per la verità, nonostante le difficoltà. Lui era un precario. Come me (senza volermi paragonare a lui, al suo sacrificio), come migliaia di colleghi, i veri artefici dell’informazione in Italia. Pare che oggi i media si poggino solo sui precari. Una delle lezioni che l’omicidio Siani avrebbe dovuto insegnare sarebbe dovuto essere proprio il rispetto e l’emersione del precariato. Ma dopo 25 anni, se possibile, la situazione è anche peggiorata.

La locandina di Fortapasc

La locandina di E Io Ti Seguo

Lascia un commento

Archiviato in Senza Categoria