Lo Shanghai Museum of Contemporary art, il più importante museo di arte contemporanea della capitale cinese, situato nel parco della centralissima Piazza del Popolo, sta rimuovendo un’opera e il nome dell’artista dissidente Ai Weiwei. E’ stato lo stesso artista, tra i disegnatori dello stadio olimpico di Pechino (Nido d’uccello) a renderlo noto attraverso un tweet. Nel messaggio c’è anche una foto, arrivata all’artista, nella quale si vede un inserviente che con un asciugacapelli cancella il nome impresso nell’elenco degli artisti le cui opere sono esposte nel museo. Ai Weiwei, nato nel 1957, è un architetto e artista cinese celebre in tutto il mondo, arrestato il 3 aprile del 2011 all’aeroporto internazionale di Pechino, mentre stava per partire per Hong Kong per partecipare all’inaugurazione di una mostra delle sue opere. Restò 81 giorni in detenzione e in seguito gli è stato negato più volte di uscire dal paese, anche recentemente. La sua opposizione al potere cinese è cominciata gradualmente ed ha raggiunto il punto di non ritorno quando, nel 2008, l’artista si è impegnato al fianco delle vittime del terremoto del Sichuan, che lamentavano la pochezza dei materiali con i quali erano state costruite case e scuole nell’area.
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“Invasione” cinese alla Biennale d’arte di Venezia
Venezia invasa dai cinesi. Ma per una volta, non si tratta dei pur necessari turisti, dei nuovi ricchi che fanno incetta di Made in Italy nei negozi. Sono i 188 fra artisti e membri di gruppi che hanno dato vita, a partire dalla Post-Avanguardia degli anni ’80-’90, al movimento dell’arte non ufficiale o indipendente in Cina e che sono raccolti nel padiglione ‘Voice of the Unseen’ curato da Wang Lin. A questi si uniscono gli artisti del paese del dragone presenti nel padiglione nazionale (Transfiguration, curato da Wang Chunchen), quelli degli altri eventi speciali come la personale dell’artista-dissidente Ai Weiwei (Disposition, evento diviso in due sedi), del poliedrico artista shanghainese Simon Ma (Ink Brush Heart, XiShuangBanNa), della collettiva degli artisti Culture Mind Becoming, degli artisti presenti nella rassegna ‘Passage to History: Twenty Years of La Biennale di Venezia and Chin ese Contemporary Art’, quelli presenti nella collettiva ‘The Grand Canal’. Un elenco sicuramente con definitivo, che non considera artisti ospitati in altre collettive o le rassegne di artisti taiwanesi e di Hong Kong. Ma segno certamente di un interesse sempre maggiore che il mondo dell’arte contemporanea sta rivolgendo alla Cina, ai suoi movimenti, ai suoi cambiamenti, alle sue visioni, tradotte nella maggiore presenza, in numero, di artisti cinesi alla kermesse veneziana. Nel paese del dragone si moltiplicano le esperienze come quella della strada degli artisti Moganshan di Shanghai o il distretto dell’arte 798 di Pechino, senza contare i nuovi spazi che si vanno ad aprire mano mano come gallerie. Ma soprattutto il centro espositivo di arte contemporanea di Shanghai ospitato nell’ex centrale elettrica sul fiume HangPu (che durante l’Expo del 2010 era il Padiglione del Futuro e ora é diventato lo Shanghai Contemporary Art Museum), dove si è tenuta la nona biennale di Shanghai, chiusa da poco e che si sta accreditando come uno degli appuntamenti più importanti al mondo sull’arte contemporanea e la sezione sulle città (curata dall’italiano Davide Quadrio) uno dei più accattivanti. Il rapporto con l’Italia è strettissimo: numerosa in Cina la presenza di gallerie d’arte italiane, ma soprattutto importanti riconoscimenti per curatori italiani come lo stesso Quadrio e Massimo Torrigiani, chiamato da anni a curare la fiera d’arte contemporanea di Shanghai, anche quest’anno che la SH Contemporary ritornerà nelle mani dei cinesi. E se fino ad ora proprio sulla direttrice Pechino-Shanghai si era giocata l’esclusività dell’arte contemporanea cinese, da qualche tempo anche nelle altre città si stanno sviluppando idee e luoghi, anche perché questo rimane ancora uno dei campi nei quali la pesante censura opera poco, lasciando, non è chiaro quanto inconsapevolmente, libertà espressiva agli artisti. Rispetto infatti ad altre forme d’arte, sono pochi i casi fino ad ora nei quali le autorità sono intervenute a censurare opere (a parte il caso Ai Weiwei). L’ultimo ad esserne interessato è stato Andy Warhol, la cui mostra a Shanghai è stata privata dei ritratti di Mao. La presenza veneziana, con artisti cinesi da tutto il mondo, mostra proprio questa poliedricità di provenienze come di temi: si va dalle critiche di regime di Ai WeiWei (che a Hong Kong ha appena presentato un’opera sulla guerra del latte in Cina e a Venezia presenta un’opera sulla sua detenzione arbitraria dell’anno scorso) al ritorno alla natura di Simon Ma, alla molteplicità di temi tra tradizione, innovazione e globalizzazione dei numerosi artisti cinesi presenti. Ma l’arte contemporanea cinese è sicuramente anche un business: nel 2011 la Cina è diventata il secondo mercato mondiale dell’arte e delle antichità, con una quota del 23% del mercato dell’arte mondiale, seconda solo agli Stati Uniti (34%). Nelle aste internazionali così come nelle gallerie, gli artisti cinesi sono oramai una presenza costante. E aumentano anche i collezionisti cinesi.
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Successo italiano per l’arte contemporanea nella fiera Shanghai Contemporary art
Chiuderà domani i battenti la Shanghai Contemporary Art, la fiera dell’arte contemporanea nella capitale economica cinese, che si sta sempre più accreditando come uno dei momenti di incontro più importanti al mondo. Shanghai, infatti, è sempre più capitale dell’arte contemporanea in Cina, un luogo interessante non solo per gli artisti ma anche per i collezionisti. La crescita esponenziale delle gallerie, i sempre maggiori spazi che la municipalità sta concendendo all’arte contemporanea, il progetto di creare una zona franca per l’acquisto delle opera (in Cina c’é ancora una tassazione alta), stanno facendo di Shanghai il nuovo Eldorado orientale dell’arte contemporanea, in diretta concorrenza con Hong Kong che può invece contare sull’aiuto dato dall’assenza di tassazione. I numeri parlano da soli: nella kermesse organizzata da Bologna Fiere e diretta per il secondo anno consecutivo (con molto successo) da Massimo Torrigiani, espongono oltre 90 gallerie da 19 paesi con il 50% proveniente dalla Cina, il 25% dall’Asia e Medio Oriente, l’altro 25% da Europa e Stati Uniti. Al terzo dei quattro giorni di esposizione si è già quasi raggiunto il tetto dei 35.000 visitatori dell’edizione dell’anno scorso. Quella di quest’anno, nonostante il successo della precedente, è ancora una edizione migliore, curata da Torriginai nei minimi dettagli, con un focus molto interessante sull’India e con quattro progetti speciali realizzati dalla collettiva Arthub Asia, diretta da Davide Quadrio, Defne Ayas e Qiu Zhijie. “Abbiamo fatto – spiega Massimo Torrigiani – un grande lavoro di preparazione cercando un maggiore bilanciamento tra creatività e aspetto commerciale, con una incredibile presenza di gallerie di primo piano ma anche di giovani. Non si può venire qui ed imporre modelli culturali, la fiera deve diventare sempre più indipendente. Per questo abbiamo fornito una offerta quanto più ampia possibile”. Mi pare che questa edizione sia molto di più, rispetto al passato, un laboratorio creativo costante. “E non può essere altrimenti. L’idea è quella di mettere al centro quello che l’arte contemporanea rappresenta, di offrire un punto di incontro tra domanda e offerta non solo commerciale ma creativa. Offrire una piattaforma dove nascano e crescano idee. Per questo abbiamo una serie di laboratori e iniziative collegate. Il modello culturale cinese – conclude Torrigiani – basato su stabili colonne, si sta evolvendo in questo campo e noi dobbiamo offrire una piattaforma che permetta di coglierlo”. “L’edizione di quest’anno – spiega Roberto Ceresia, curatore della galleria Aike De Arco, la più importante galleria italiana in Cina – è davvero incredibile, curata in maniera eccezionale. Shanghai diventa sempre più centrale nel panorama culturale dell’arte contemporanea e dobbiamo essere pronti alla sfida. C’é molta verve nel panorama artistico cinese e luoghi come questo danno la possibilità di viverlo appieno”. “L’Italia – spiega il console generale a Shanghai Vincenzo De Luca, presente all’inaugurazione – su accredita come punto di riferimento qui nella moda (basti vedere i brand presenti con i loro negozi), nel design (il padiglione italiano all’Expo appena riaperto è solo un esempio), per il gusto (oltre 70 ristoranti italiani, il maggior numero tra gli stranieri, e l’Accademia della Cucina) e l’arte contemporanea con gallerie e la fiera. Una presenza che favorisce tutto il Sistema delle imprese italiane”.
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Artista fa sesso con sua moglie durante performance in galleria d’arte, condannato ad un anno di campo di lavoro
Un artista cinese di 57 anni della provincia del Gansu, Cheng Li, è stato condannato a un anno di rieducazione nei campi di lavoro per aver fatto sesso con la moglie in pubblico, nel’ambito di una sua performance artistica nella Galleria di Arte Moderna di Pechino due mesi fa. Anche se alla manifestazione erano stati invitati solo artisti professionisti e tutto si era svolto a porte chiuse, Cheng è stato arrestato per la sua arte ritenuta pornografica. Sua moglie, che aveva acconsentito alla performance, non è invece stata arrestata. L’avvocato di Cheng ha annunciato che farà appello per ottenere una revisione della decisione. Nel frattempo molti artisti cinesi colleghi e amici di Cheng si sono riuniti per chiedere che l’artista venga assolto. Secondo l’avvocato di Cheng, l’artista non ha fatto nulla di male. “Egli – ha detto l’avvocato – stava solo usando la sua arte per ironizzare sulla commercializzazione dell’arte moderna”. Tuttavia, molti esperti legali e utenti della rete hanno accolto con favore la decisione di trattenere Cheng per un anno nei campi di lavoro. “Non c’é dubbio che la punizione è giusta – ha detto l’avvocato Jianyue Zhu – penso che gli artisti dovrebbero rispettare la legge. Il suo atto di fare sesso in pubblico non era opportuno ed è un vero peccato che un uomo perda la sua libertà solo per attirare l’attenzione del pubblico con un comportamento insolito. La legge è uguale per tutti e gli artisti non fanno eccezione. Essi non dovrebbero credere che la legge non limita la loro arte”.
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