Continua la telenovela familiare legata a baby 59, il bambino partorito dalla madre e finito nel wc, salvato dai vigili del fuoco in un tubo di scarico. Il piccolo e’ stato consegnato alla madre naturale, una ventiduenne della quale le autorita’ hanno riconosciuto la buona fede, accettando la sua versione per la quale il bimbo e’ caduto per incidente nel water. I genitori della mamma hanno chiesto ai media di non continuare ad essere ossessionati per il bambino, per permettergli di crescere senza problemi. Ma adesso e’ spuntato il padre, che vuole essere sicuro che baby 59 sia suo figlio. La donna ha raccontato che la gravidanza e’ giunta al termine di un incontro di una sola notte con l’uomo. Lui, chiamato in causa, ha chiesto l’esame del Dna per accertare la partenita’ del piccolo. Se l’esame sara’ positivo, si e’ dichiarato pronto a crescere il piccolo. L’uomo, secondo quanto ha riferito alla stampa locale un funzionario di polizia, non era al corrente della maternita’ della donna con la quale non aveva una vera e propria relazione, e che ha lasciato oltre sei mesi fa. Intanto la madre e’ dovuta ricorrere alle cure dei sanitari, perche’ ha avuto problemi post gravidanza.
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Neonato trovato in scarico Wc riconsegnato alla madre
Il neonato salvato martedi’ scorso in Cina dopo essere finito nel tubo di scarico di un water e’ stato dimesso dall’ ospedale dove era stato ricoverato e preso in custodia da membri della sua famiglia, tra cui la giovane madre. Lo riferiscono oggi i media cinesi. Erano stati gli inquilini di un palazzo di Jinhua, nella provincia orientale dello Zhejiang, ad allertare i pompieri dopo aver sentito dei vagiti provenire dal tubo. Il salvataggio del piccolo e’ stato ripreso da uno degli inquilini del palazzo e diffuso su internet, creando sensazione in Cina e all’ estero. La madre, una donna nubile di 22 anni, ha affermato di aver tenuta nascosta la propria gravidanza a tutti. Secondo il suo racconto, la donna si era appartata per partorire e il piccolo le e’ sfuggito cadendo nel tubo di scarico del bagno alla turca sul quale stava compiendo la difficile operazione. Al contrario di molti cittadini intervenuti attraverso Internet, secondo i quali la giovane avrebbe cercato di liberarsi del bambino, la polizia sembra averle creduto e le ha affidato il piccolo. Secondo l’ agenzia Nuova Cina, ora sara’ la stessa madre ad occuparsi del piccolo, insieme ”ai genitori e al presunto padre”.
fonte: ANSA
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Neonato di 2 giorni gettato nel Wc, viene salvato dal tubo di scarico. Video.
Non ha ancora un nome, ma ha attirato l’attenzione del mondo intero il neonato miracolosamente salvato dopo essere stato recuperato dallo scarico di un water nel quale era stato gettato nella città di Jinhua, nella provincia orientale cinese dello Zhejiang. Baby n. 59, così è stato per ora chiamato il piccolo dal numero dell’incubatrice nella quale riposa, è salvo e, nonostante alcune contusioni, i medici definiscono stabili le sue condizioni. Il neonato, che non avrebbe più di due giorni di vita, deve la sua vita ai vicini che avendo sentito dei lamenti, dei vagiti provenire dai tubi, hanno allertato le forze dell’ordine. Il piccolo è stato trovato in una sezione a ‘L’ del tubo di scarico, dove è rimasto incastrato in un diametro di 10 centimetri. Ancora non è del tutto chiara la dinamica dell’accaduto. Una giovane donna di 22 anni non sposata è stata identificata dalla polizia ed avrebbe ammesso di essere la madre del piccolo. Tuttavia la dinamica dell’accaduto non è ancora chiara. Due le ipotesi prevalenti: la prima è che il piccolo una volta venuto alla luce sia stato gettato nel water con il chiaro intento di disfarsene. La seconda invece è che la donna abbia partorito in maniera inaspettata il bimbo, che sarebbe quindi scivolato nel tubo di scarico. La polizia ha fatto sapere di stare indagando sulle reali intenzioni della ragazza, se cioé abbia agito in cattiva fede, intendendo comunque liberarsi del neonato, o se si sia trattato di un incidente. La padrona di casa della giovane e alcuni vicini di casa hanno comunque dichiarato di non essersi resi conto in questi mesi che la donna fosse in stato interessante. La notizia ha fatto il giro del web e ha suscitato la commozione di tanti. Nell’ospedale dove il neonato è stato ricoverato c’é un via vai di persone che portano pannolini, vestitini o che offrono aiuto. In molti sul web si indignano. “Come possono persone del genere definirsi esseri umani?” scrive un utente su Weibo, il Twitter cinese. “Un comportamento del genere, da parte di una madre, qualunque siano le sue motivazioni, non è accettabile” commenta un altro in un post on line sull’argomento. “Spero che la responsabile sia punita in modo esemplare” aggiunge un altro internauta cinese. Il dibattito è molto acceso, oltre che per la partecipazione emotiva che il caso di “baby 59” ha scatenato, anche perché riapre la discussa tematica del figlio unico in Cina, che spinge molte coppie ad abortire o abbandonare, i propri figli secondogeniti per evitare di incorrere in multe salatissime e pesanti conseguenze. Non solo. In Cina per una donna non sposata è ancora un’onta avere dei figli fuori dal matrimonio, anche per le difficoltà economiche per mantenerlo. L’area nella quale è accaduto l’incidente, è piena di lavoratori migranti o piccoli commercianti.
ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI CHE POTREBBERO URTARE LA SENSIBILITA’ DI ALCUNI LETTORI
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Zhang Yimou ha 7 figli, rischia multa milionaria
Costano cari i figli a Zhang Yimou, uno dei più acclamati registi cinesi al mondo. A causa del suo sforamento per ben sei volte della legge che impone il figlio unico, il regista – tra l’altro Orso d’oro a Berlino e grande artefice delle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di Pechino del 2008 – rischia di pagare una multa salatissima: oltre 19 milioni di euro, più di 2,8 milioni per ognuno dei sette figli che ha avuto da due mogli e altre diverse compagne. La notizia dell’indagine delle autorità cinesi sul regista di Sorgo Rosso, Lanterne Rosse, la Foresta dei Pugnali Volanti, la Triade di Shanghai – solo per citare i film più famosi – è partita dalla città di Wuxi, nella Cina orientale, provincia del Jiangsu non lontano da Shanghai, dove sua moglie vive. Meglio, la sua seconda moglie: Zhang ha infatti avuto una vita sentimentale molto movimentata. La sua attuale moglie, l’attrice Chen Ting, che ha sposato segretamente nel 2011, gli ha dato tre figli. Dalla prima moglie Xiao Hua ha avuto una bambina mentre altri tre figli – secondo il rapporto diffuso oggi dalla commissione per la pianificazione familiare di Wuxi – li avrebbe avuti da differenti altre compagne. A Zhang è stata anche attribuita una relazione con l’attrice Gong Li (Lanterne rosse, Addio mia Concubina, Memorie di una Geisha, tra i suoi film di maggiore successo), considerata la sua musa. La relazione è poi finita al termine di La Triade di Shanghai. Nessuno, sia il regista, sia la moglie ma neanche i funzionari dell’ufficio di pianificazione familiare di Wuxi, hanno rilasciato dichiarazioni. La multa salata, di 160 milioni di yuan, dovrà essere pagata, a meno di sorprese. La legge del figlio unico ha poco più di 30 anni. Era infatti il 25 settembre del 1980 quando il comitato centrale del partito comunista cinese inviò una lettera nella quale si invitavano i membri del partito e quelli della lega giovanile comunista ad avere un solo figlio per migliorare la qualità della vita, dopo che già negli anni prima si era cominciato a discutere della cosa. Secondo le statistiche, pubblicate dall’istituto per la ricerca sulla popolazione dell’Università di Nanchino, in trent’anni la politica del figlio unico ha impedito la nascita di oltre 400 milioni di bambini, cosa che ha contribuito fortemente all’aumento pro capite del Pil. Ma per molti, questa politica ha un rovescio della medaglia. Se da un lato ha migliorato la qualità della vita rendendo accessibili servizi come la scuola a più persone, dall’altro ha aumentato il senso di solitudine e di preoccupazione in molti figli unici, i quali, crescendo, sentono il peso di dover prendersi cura da soli dei loro genitori. Oggi chi viola la legge è costretto a pagare multe salatissime, calcolate in base a coefficienti nazionali e allo stipendio medio. Questo spinge molti ad aborti anche forzati a gravidanza inoltrata. Ma anche a gesti esemplari: tre anni fa un professore universitario di Pechino si mise in vendita su internet per pagare la multa. La restrizione non interessa i ricchi: la maggioranza delle persone facoltose o molto conosciute ha due figli, il 10% anche tre. Ed esistono anche deroghe per le minoranze etniche e in alcune regioni. I figli unici che si sposano, ad esempio, ne possono avere due, oppure il secondo è permesso a coloro che hanno come primo figlio una femmina o un bimbo malato. Da qualche tempo si sta discutendo dell’abolizione di questa legge. Zhang Yimou, ovviamente, è tra chi spera che questo possa accadere presto.
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Obbligata a sterilizzazione forzata, muore donna nell’Hubei
Una donna e’ morta dopo essere stata costretta a un intervento forzato di sterilizzazione, nonostante il parere contrario del medico. Secondo quanto hanno denunciato le organizzazioni China Aid e Women’s Rights in China, una donna di 42 anni della provincia centrale cinese dell’Hubei, madre di due figli, e’ morta subito dopo aver subito un intervento per il legamento delle tube che le era stato imposto dalle autorita’ locali per evitare altre gravidanze. Poco prima dell’intervento, la donna pero’ era stata visitata da un medico che le aveva fortemente sconsigliato di effettuare quell’operazione, avvertendola che sarebbe stata molto pericolosa per la sua salute. Tuttavia, ignorando il parere del sanitario, le autorita’ della commissione di pianificazione familiare hanno forzato la donna a ricoverarsi e a procedere con quella operazione, che pero’ l’ha condotta rapidamente alla morte. Subito dopo le autorita’, forse per comprare il silenzio dei familiari sull’accaduto, hanno offerto al marito della donna di firmare un accordo con il quale si impegnavano a costruire per lui e per i figli della defunta una nuova casa a titolo di risarcimento.
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Abolita pianificazione familiare in Cina, ma resta figlio unico
Salta la Commissione per la pianificazione familiare, ma resta l’obbligo del figlio unico in Cina per arginare la sovrappopolazione, una regola detestata in quanto implica anche gli aborti forzati. Chi si era illuso che l’abolizione della commissione incaricata tra l’altro di stabilire le quote di nascite ammesse per ogni provincia fosse il preludio alla modifica della legge sul figlio unico, è rimasto infatti deluso. Alla stampa locale gli alti funzionari del regime hanno chiarito che la legge rimane in vigore, almeno per il momento. Varata nel 1978, quando il boom economico cinese era alle porte, la legge viene sopportata molto malvolentieri dalla maggioranza dei cinesi, che cercano in tutti i modi di aggirarla. Chi se lo può permettere paga le salate multe imposte dalle province, i più poveri sfuggono ai controlli con spostamenti “strategicì ‘da una provincia all’ altra contando sulla solidarietà della famiglia allargata. L’anno scorso la questione è esplosa su Internet, diventato lo strumento di espressione favorito, in seguito al caso di Feng Jianmei, una donna di 23 anni costretta ad abortire al settimo mese di gravidanza. Feng e suo marito Deng Jiyuan si erano rifiutati di pagare alle autorità della provincia dello Shanxi – dove vivono, nel nordest della Cina – una multa di 4.500 euro per aver voluto un secondo figlio. Milioni di intervenuti sui microblog cinesi hanno condannato il governo locale. Un altro caso che ha fatto scalpore è quello della provincia costiera dello Shandong, che fu denunciato nel 2005 dall’ attivista Chen Guangcheng. In seguito alla sua denuncia, Chen ha trascorso oltre tre anni in prigione prima di emigrare negli Usa, l’anno scorso. Decine di donne erano state costrette ad abortire, alcune contro l’opinione dei medici, per rispettare la “quota” imposta dal centro. Vicini e parenti delle donne sospettate di essere incinte, furono torturati dalla polizia dello Shandong nel tentativo di ottenere informazioni. L’abolizione della Commissione – o meglio la sua “fusione” col ministero della salute – è stata annunciata domenica scorsa e fa parte di un piano più vasto per snellire il governo. Un funzionario intervistato dal quotidiano China Daily, Zhu Lijia, ha chiarito che “non c’ è alcuna relazione” tra l’ abolizione della Commissione e l’abbandono della politica del figlio unico che, secondo il governo, è risultata utile per contenere l’ aumento della popolazione. La legge è considerata anacronistica da molti sociologi, che sottolineano come oggi la maggioranza dei cinesi vivano nelle città dove il tasso di crescita della popolazione non è troppo alto ma troppo basso. L’invecchiamento della popolazione, sostengono, sta procedendo ad un ritmo che potrebbe presto risultare insopportabile dal punto di vista economico. La Cina ha oggi 1,3 miliardi di abitanti. Secondo i sostenitori della legge sul figlio unico, se essa non fosse stata rigidamente applicata ne avrebbe 400 milioni in più.
fonte: Beniamino Natale per ANSA
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Diminuisce per il quarto anno consecutivo la sex ratio in Cina
Diminuita, per il quarto anno consecutivo, il rapporto tra numero di nati di sesso maschile e quelli di sesso femminile. Secondo quanto scrive la stampa cinese, la Commissione per la popolazione e la pianificazione familiare (Npfpc) ha evidenziato come nel 2012 il rapporto sia sceso a 117,7 maschi ogni 100 femmine. Dopo un picco del 2004 in cui ci furono 121,2 maschi ogni 100 femmine, il declino del gap degli ultimi quattro anni, dimostra che le misure adottate dal governo per frenare il fenomeno delle nascite ”selezionate” e degli aborti selettivi stanno dando buoni risultati. Il tasso ideale, secondo gli esperti, sarebbe di 103-107 maschi ogni 100 femmine; la differenza sarebbe in questo caso irrilevante anche considerando che normalmente tra i maschi il tasso di mortalita’ e’ normalmente piu’ elevato. Tra le misure adottate per frenare il fenomeno degli aborti selettivi e quindi ridurre la sex ratio, vi sono quella secondo cui i medici non possono rivelare alle coppie il sesso del bambino che deve nascere e quella cosi’ che le donne non possono interrompere la gravidanza per non dare alla luce figlie femmine. Secondo Lu Jiehua, professore di demografia sociale presso l’Universita’ di Pechino, non e’ corretto essere troppo ottimisti in quanto il problema e’ ancora lontano dal dirsi totalmente risolto specie nelle zone rurali. Il professore ha messo poi in rilievo come la cosa piu’ importante sia che il governo promuova e favorisca la parita’ tra i sessi in primo luogo a livello culturale, dell’istruzione e sui luoghi di lavoro.
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Da legge del figlio unico bimbi depressi e poco coraggiosi
I bimbi nati in Cina dopo l’introduzione della politica del figlio unico sono più nevrotici e depressi, e hanno una propensione minore all’iniziativa personale in campo lavorativo. Lo afferma uno studio australiano pubblicato dalla rivista Science, secondo cui questo potrebbe influire sulla capacità imprenditoriale del Paese nei prossimi anni. La politica del figlio unico, che vieta alle donne di avere più di un figlio, è stata varata nel 1979, e da allora si stima che abbia determinato la mancata nascita di almeno 400 milioni di bimbi. Per verificare gli effetti della legge i ricercatori guidati da Lisa Cameron della Monash University di Victoria, in Australia, hanno sottoposto 400 persone nate subito prima e subito dopo la legge ad alcuni giochi economici, ad esempio che prevedevano l’affidamento di alcune somme a sconosciuti per vedersele poi restituire maggiorate: “Chi è nato dopo la legge sui figli unici si è mostrato meno competitivo, fiducioso negli altri e degno di fiducia – spiegano gli autori – e da test psicologici abbiamo visto che questi soggetti sono anche più depressi, nevrotici e pessimisti, e questo anche quando hanno molti contatti con altre persone della stessa età”. Lo studio potrebbe avere implicazioni economiche: “Le persone nate sotto la politica del figlio unico sono meno propense a fare lavori rischiosi, come quelli in proprio – sottolinea Cameron – e questo potrebbe portare a una diminuzione della capacità imprenditoriale del paese”.
fonte: ANSA
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Legge del figlio unico: donne costrette ad impianto spirale
Donne costrette ad adottare misure di controllo delle nascite, in cambio della registrazione del primo figlio sul libretto di famiglia. Secondo quanto denuncia un lungo editoriale del Global Times, in alcune province cinesi e’ piuttosto diffusa la pratica in base alla quale le autorita’ impongono alle donne di sottoporsi all’applicazione della spirale contraccettiva se vogliono ottenere il cosiddetto ”hukou”, cioe’ la registrazione del nuovo nato sul libretto familiare. Dopo le rimostranze di numerose donne che si sono lamentate della pratica coercitiva, rivendicando di voler decidere autonomamente se e come ricorrere alla contraccezione, un gruppo di 13 avvocati ha formalmente richiesto all’autorita’ cinese per la pianificazione familiare di sospendere tali pratiche coercitive. ”Non c’e’ nessuna legge – ha detto l’avvocato Zhang Lijuan al Global Times – che stabilisca che una donna debba sottoporsi all’impianto della spirale per ottenere la registrazione sull’hukou del suo primo figlio”. La spirale e’ uno dei principali metodi di controllo delle nascite in Cina, specie nelle zone rurali. Secondo i dati forniti dal Ministero della Sanita’, nel solo 2009 7,8 milioni di donne cinesi sono state sottoposte all’intervento per l’inserimento della spirale. Gli impianti forzati hanno cominciato ad essere effettuati negli anni ’80 per impedire alle donne di avere un secondo figlio. Una donna della provincia dello Jiangxi ha raccontato che dopo essere stata ”invitata” a sottoporsi all’inserimento della spirale per poi poter ottenere la registrazione del suo primogenito, lei e suo marito hanno chiesto spiegazioni alla commissione per la pianificazione familiare sentendosi rispondere che l’intervento si rendeva necessario ”in quanto lei non aveva provato ad usare un contraccettivo efficace di lunga durata”. ”Ho detto ai medici che potevo provvedere da sola ad adottare misure per evitare un secondo figlio – ha raccontato un’altra donna della provincia dell’Hubei – ma mi hanno detto che se mi fossi rifiutata non avrei ottenuto i documenti di cui avevo bisogno. Suonava come una minaccia e quindi non ho avuto altra scelta che farlo”. La liberta’ delle donne in tema di sessualita’ e contraccezione ha cominciato in Cina ad essere limitata nel 1979 quando e’ stata introdotta la legge del figlio unico che prevede che le coppie possano avere solo un figlio. Eccezioni sono ammesse per le coppie delle zone rurali se il primo figlio e’ femmina, e in altri pochi casi. Le autorita’ sostengono che la legge del figlio unico ha impedito, dal 1979 al 2011, circa 400 milioni di nascite. Prima del 1979 lo Stato, per cercare di frenare le nascite, incoraggiava la sterilizzazione maschile, considerata pero’ piu’ rischiosa e con maggiori effetti collaterali. Una legge controversa quella del figlio unico che se da un lato e’ apprezzata tuttora da chi considera indispensabile un controllo delle nascite in un paese che gia’ conta oltre un miliardo di persone, dall’altro e’ malvista da chi la vede in contrasto con la liberta’ personale. Inoltre, al di la’ dei problemi etici e relativi alla liberta’ di scelta, c’e’ anche chi solleva, a proposito della spirale, problemi relativi alla salute temendo che alcuni di questi dispositivi, specie a lungo andare, possano causare infezioni o altri problemi.
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Ha secondo figlio e comincia battaglialegale
Il governo lo ha licenziato e fortemente multato per aver avuto un secondo figlio e lui, un quarantaquattrenne professore di legge all’Universita’, ha deciso di battersi fino in fondo contro la legge del figlio unico. Dopo aver messo un annuncio lo scorso settembre nel quale si metteva in vendita come schiavo per poter pagare la multa governativa, oggi Yang Zhizhu ha deciso di portare fino in fondo la sua battaglia e citare in giudizio le autorita’ governative. Yang, assistente professore alla China Youth University for Political Sciences, dall’aprile del 2010 e’ stato sospeso, dopo che le autorita’ hanno scoperto che nel dicembre del 2009 sua moglie gli ha dato un secondo figlio. Lo scorso settembre, inoltre, le autorita’ del distretto di Haidian, dove vive, gli hanno inflitto una multa di oltre 25.000 euro per aver ”illegalmente avuto un secondo figlio”. Non solo: il suo secondo bambino, una femmina, non potra’ ottenere l’hukou, la registrazione anagrafica, necessaria per iscriversi a scuola, per ottenere un lavoro o sposarsi. Yang ha cosi’ deciso di ricorrere a dicembre in tribunale e martedi’ si aprira’ il processo. Yang dubita di poter vincere la causa, ma spera che la questione possa essere messa all’attenzione di tutti e ispirare altri nelle sue condizioni, spingendo cosi’ il governo a rivedere la politica del figlio unico. I suoi avvocati sperano di poter ottenere qualcosa puntando sul fatto che la regola del figlio unico, in vigore da 30 anni in Cina, ”esorta” i cittadini ad avere un solo figlio, ma non li obbliga. I legali puntano anche sui problemi che la legge sta causando, come l’innalzamento del numero degli anziani e i problemi relativi al sistema sociale e pensionistico. Non a caso, ci sono molte eccezioni. Secondo l’attuale regolamento, gli appartenenti alle minoranze etniche possono avere piu’ di un figlio. Come pure i contadini, se il primo figlio e’ una donna. Nelle citta’, invece, la possibilita’ del secondo figlio viene concessa agli sposi a loro volta figli unici, o a quei genitori che hanno avuto un primo figlio disabile. Per coloro che trasgrediscono, ci sono multe pesanti, sospensioni o licenziamenti e blocco della carriera. Le multe, pero’, colpiscono solo la fascia medio bassa della popolazione, perche’ l’ammontare non viene calcolato in percentuale allo stipendio, ma su quello che viene considerato il salario medio dei cittadini della citta’, aumentato da tre a dieci volte. Era il 25 settembre del 1980 quando il comitato centrale del partito comunista cinese invio’ una lettera nella quale si invitavano i membri del partito e quelli della lega giovanile comunista ad avere un solo figlio per migliorare la qualita’ della vita. In 30 anni, secondo alcuni studiosi, la politica del figlio unico ha impedito la nascita di oltre 400 milioni di bambini, cosa che ha contribuito fortemente all’aumento pro capite del Pil.
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