Archivi tag: 3-4 giugno 1989

A Hong Kong progetto museo su memoria Tiananmen

Un gruppo di Hong Kong che si batte per la tutela dei diritti umani, ha acquistato un edificio nell’ex colonia britannica con l’intento di trasformarlo in un museo dedicato al massacro di piazza Tiananmen. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia. Richard Choi, il vice presidente del gruppo Alliance in Support of Democratic Movements in China, ha fatto sapere che l’idea sarebbe di riuscire ad inaugurare il museo il prossimo giugno, quando ricorrera’ il 25/o anniversario della strage. Il memoriale, secondo le informazioni disponibili, coprira’ una superficie di 800 metri quadrati nel distretto di Tsimshatsui nella zona di Kowloon. Mentre solitamente il governo di Pechino vieta qualsiasi manifestazione in ricordo dei fatti avvenuti il 4 giugno 1989 e blocca anche tutti i media impedendo che si tratti l’argomento, ad Hong Kong invece il governo non ostacola il ricordo della tragedia. Choi ha detto che le uniche cose complicate sono state reperire i fondi e la sede adatta. La notizia della prossima apertura di un museo-memoriale su Tiananmen e’ stata accolta con grande favore da diversi dissidenti. “Sono felice – ha detto a radio Free Asia Wang Dan, che vive da tempo negli Usa – ho anche donato dei fondi per aiutare il progetto. La memoria storica e’ di per se una forma di protesta”. Il museo conterra’ tra gli altri anche oggetti appartenuti agli studenti che dettero vita al movimento. Il numero di coloro che morirono uccisi dall’esercito cinese rimane ancora un mistero. Le autorita’ di Pechino parlano di “circa 300” ma non e’ stata mai pubblicata una lista ufficiale delle vittime e fonti non ufficiali parlano di numeri molto piu’ alti.

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Voleva ricordare Tiananmen, arrestato per sovversione

Un uomo che si era riproposto di rilanciare il movimento per la democrazia del 1989, che fu stroncato con l’intervento dell’esercito su piazza Tiananmen, e’ stato formalmente arrestato in Cina. Lo ha annunciato la moglie dell uomo, che si chiama Gu Yimin ed e’ accusato di ”incitamento a sovvertire i poteri dello Stato”. Gu, 37 anni, era stato fermato all’ inizio di giugno nella provincia dello Jiangsu (Cina meridionale), dopo aver presentato alla polizia la richiesta di autorizzazione per una manifestazione nell’ anniversario del massacro di piazza Tiananmen nel quale, nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, furono uccise centinaia di persone. La donna ha precisato che l’ autorizzazione gli era stata negata. Quella di ”incitamento alla sovversione” e’ un’accusa spesso rivolta ai dissidenti. Per questo reato e’ stato condannato a 11 anni di prigione il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo.

fonte: ANSA

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Attivista suicida in carcere, ma famiglia non ci crede

Per la polizia cinese Zhang Liangxian, un attivista morto in carcere, si sarebbe suicidato, ma la famiglia non ci sta e chiede verita’ e giustizia. Secondo quanto riferisce il sito di Radio Free Asia, la fidanzata e i familiari del trentaquattrenne attivista cinese sono convinti che dietro la morte del loro congiunto ci sia qualcosa di piu’. Zhang Liangxian, 34 anni, e’ morto nella citta’ di Loudi, nella provincia centrale cinese dell’Hunan mentre si trovava in carcere lo scorso 30 maggio. La polizia ha dichiarato che si e’ impiccato.”Ma ci sono un sacco di contraddizioni – ha spiegato la fidanzata dell’attivista, Wei – dal carcere mi hanno chiamato al mattino alle 9 dicendomi che Zhang voleva uccidersi ma poi dopo neanche due minuti hanno richiamato e hanno detto che era gia’ morto”. Secondo poi quanto ha riferito uno zio del defunto, la polizia ha chiamato alcuni parenti per andare ad effettuare il riconoscimento della salma ma non ha consentito loro di fare foto al corpo. I parenti inoltre hanno detto di aver notato strani lividi verdastri sul corpo e abrasioni sulle mani. ”Il rapporto fatto dalla polizia – ha commentato Zhang Shibin, zio dell’attivista – contiene alcuni elementi che ci hanno fatto sorgere molti dubbi. Parlano del fatto che si sia impiccato alla cornice di una porta che e’ alta 2 metri mentre lui era altro 1,74, toccava quasi con i piedi per terra. Inoltre dicono che ha usato per impiccarsi degli abiti arrotolati ma non e’ possibile perche’ aveva una maglietta a mezze maniche e un pantalone corto, gli mancavano i mezzi materiali per uccidersi in quel modo”. La morte di Zhang Liangxian ha fatto tornare alla mente un caso analogo, verificatosi esattamente un anno fa, nel giugno 2012, quello della morte dell’attivista Li Wangyang, suicidatosi, secondo le autorita’ cinesi, in un ospedale di Shaoyang, nella provincia meridionale dello Hunan. Alcune foto circolate su internet mostrarono Li Wangyang con una corda al collo ma con i piedi a terra, per cui anche in quel caso la famiglia penso’ ad una messinscena. Tuttavia due inchieste successive, condotte a seguito anche di numerose proteste di piazza ad Hong Kong, confermarono la tesi del suicidio.

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Moglie premio Nobel detenuto scrive a presidente Xi

Liu Xia, la moglie del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, che sta scontando 11 anni di prigione, ha scritto una lettera aperta al presidente cinese Xi Jinping per protestare contro la condanna – anche questa a 11 anni – inflitta a suo fratello e contro la sua stessa detenzione agli arresti domiciliari. “Dall’ottobre del 2010 ho perso la mia libertà personale. Nessuno mi ha detto la ragione dei miei arresti domiciliari. Forse in questo paese è un crimine essere la moglie di Liu Xiaobo”, ha scritto la donna, che si firma “la cittadina Liu Xia”. Quanto alla condanna del fratello, emessa dopo un processo rapido e tenuto a porte chiuse, Liu Xia la definisce “assolutamente ingiusta”. La donna chiede al presidente di cambiare la situazione prima che il “sogno cinese” (un’ espressione coniata dallo stesso Xi Jinping) si trasformi in un “incubo cinese”. La lettera è stata diffusa su Twitter, il sito di comunicazione sociale che in Cina è bloccato dalla censura ma che è raggiungibile con l’uso di alcuni software che permettono di aggirare la “muraglia” della censura.

fonte: ANSA

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Pesante condanna per cognato premio Nobel Liu Xiaobo

Il cognato del premio Nobel detenuto Liu Xiaobo è stato condannato oggi a 11 anni di prigione per truffa da un tribunale di Huairou, una piccola città nel nordest della Cina non lontana dalla capitale, Pechino. Anche Liu Xiaobo sta scontando una condanna ad 11 anni di detenzione per aver stilato e promosso il documento Charta08, che chiede l’ instaurazione in Cina di un sistema democratico e che è stato firmato da migliaia di cittadini. “Non posso accettare questo verdetto, è semplicemente una persecuzione”, ha dichiarato Liu Xia, moglie di Liu Xiabo, al termine dell’ udienza nella quale è stata annunciata la condanna. La stessa Liu Xia è tenuta agli arresti domiciliari pur non essendo accusata di alcun reato dal 2010, quando il premio Nobel per la pace fu assegnato al marito. Secondo gli attivisti per i diritti umani il processo contro Liu Hui è stato costruito ad arte per assestare un nuovo colpo alla famiglia del premio Nobel. La corte di Huariou lo ha riconosciuto colpevole di aver truffato un uomo chiamato Zhang Bing, derubandolo di circa tre milioni di yuan (370mila euro).

fonte: ANSA

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Anniversario strage di Tiananmen: via dal web anche i numeri “sensibili”

La censura cinese ha stretto i controlli sui numeri e le cifre contenute nei messaggi in rete, per evitare che ci sia qualsiasi richiamo all’anniversario della strage di Tiananmen. Così se su Sina Weibo, il più diffuso sistema di microblog cinese, da sempre è bandita la data 4 giugno e 4 giugno 1989, oggi bandite anche ’64’ (giugno 4), 24 (é il 24mo anniversario della strage). Ma anche il 35, perché il 4 giugno in internet viene chiamato anche il 35 maggio. Bandite non solo le cifre, ma anche le lettere o le parole relative ai numeri. E via dal web anche le operazioni aritmetiche relative a questi numeri, come ’63+1′ o ’65-1′. E il più sottile ‘otto otto’, perché moltiplicando i due numeri si ottiene 64. Via anche le parole ‘oggi’, ‘domani’, ‘giorno speciale’, ‘quel giorno’, ‘quell’annò. Cancellate anche immagini con candele, così come la parola ‘candela’. Si scatena la satira, soprattutto nelle immagini, diffuse principalmente al di fuori dei circuiti internet cinesi. Una delle più cliccate è quella che sostituisce, nella famosa simbolo di Tiananmen dove un uomo è fermo dinanzi ai carri armati, i tank cinesi con le papere gonfiabili come quella gigante opera dell’artista concettuale olandese Florentijn Hofman, vista sia nella baia di Hong Kong, dopo essere passata da Osaka, Sidney, San Paolo e Amsterdam. Censurate anche la ricerca della papera gigante e le foto della stessa, anche se non legate a Tiananmen. Carri armati e uomo, sostituiti in un’altra immagine da costruzioni con i mattoncini Lego.
Controlli maggiori anche intorno a piazza Tiananmen, mentre a Hong Kong sono scesi in piazza, nonostante la pioggia, oltre 150.000 persone per ricordare la strage.
Intanto, è anche morto Chen Xitong, sindaco di Pehcino all’epoca di Tiananmen. E’ morto di cancro a 84 anni ed e’ considerato uno di quelli che ha deciso di mandare i carri armati contro gli studenti.

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Madri Tiananmen: con Xi Jinping torna maoismo

Il nuovo presidente cinese Xi Jinping non solo non ha introdotto riforme significative nel sistema politico, ma sta “portando il Paese indietro, verso l’ortodossia maoista”. Lo affermano le ‘Madri di piazza Tiananmen’, gruppo di donne che da oltre 20 anni cercano di ottenere una revisione del giudizio negativo espresso dal Governo e dal Partito comunista cinese sul movimento studentesco del 1989. L’esercito cinese mise fine al movimento nella notte tra il 3 e il 4 giugno di quell’anno, sgombrando la piazza centrale di Pechino occupata dagli studenti con un’operazione che costò centinaia di morti. Il Pcc ha definito “controrivoluzionario” il movimento e non ha mai fornito un conto esatte delle vittime, cosa che le ‘Madri’ stanno cercando di fare. Secondo l’organizzazione umanitaria internazionale Dui Hua (Dialogo), l’unica che ha accesso alle carceri cinesi, “un pugno” di persone è ancora in prigione in seguito alla repressione del 1989. In un comunicato diffuso oggi attraverso il gruppo umanitario Human Rights Watch, le Madri di Tiananmen accusano Xi Jinping di non aver “riflettuto o mostrato il minimo rimorso per i peccati commessi in tre decenni di comunismo maoista. Quello che vediamo, al contrario, sono passi giganteschi verso un ritorno all’ ortodossia maoista”, affermano le Madri.

fonte: ANSA

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Proteste in vista dell’anniversario di Tiananmen

Si fa piu’ forte la pressione degli attivisti in previsione dell’ormai imminente anniversario della strage di piazza Tiananmen. Come riferisce il sito di Radio Free Asia, ad Hong Kong domenica scorsa oltre 1.000 persone hanno partecipato ad una manifestazione per commemorare le vittime di Tiananmen e per chiedere che il governo cinese finalmente faccia chiarezza sull’accaduto. I manifestanti hanno marciato da Victoria Park fino al centro di Hong Kong issando cartelloni e urlando slogan come ”Bisogna riesaminare i fatti del 4 giugno, noi non ci arrenderemo mai”. Simili manifestazioni non sono invece consentite nella Cina continentale, specie a Pechino, dove sono impedite dal governo. Tutti gli anni, con l’avvicinarsi del 4 giugno, le autorita’ aumentano i controlli e le misure di sorveglianza, prendendo di mira in particolare gli attivisti e le famiglie delle vittime. A Guangzhou, la ex Canton, solo pochi giorni fa la polizia ha arrestato tre persone che avevano chiesto al governo locale di poter organizzare una manifestazione per le vittime di piazza Tiananmen. E la censura cinese colpisce anche il web. Come ha evidenziato il sito di China Digital Files, da qualche giorno sono diverse le parole la cui ricerca risulta bloccata. Tra queste, Li Weiguo, Xu Xiangrong e Li Wensheng (cioe’ i nomi dei tre attivisti arrestati) 24simo anniversario (quest’anno ricorre per l’appunto il 24simo anniversario della strage), Bao Pu, che e’ il nome del fondatore di una casa editrice di Hong Kong che ogni anno pubblica libri su tematiche vietate in Cina e che quest’anno pubblichera’ un libro sulle memorie di un attivista sui fatti di piazza Tiananmen. Il numero delle persone morte tra il 3 e il 4 giugno 1989 rimane ancora un mistero. Le autorita’ di Pechino parlano di circa 300 vittime ma fonti non ufficiali sostengono che il numero sia molto piu’ elevato.

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Liu Xia esce dopo oltre due anni, “dite a tutti che non sono libera”

“Dite a tutti che non sono libera. Nessuno di noi è libero”. E’ il grido di Liu Xia, la moglie del premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, che per la prima volta dopo due anni è riuscita a rompere il silenzio forzato al quale é stata costretta da arresti domiciliari blindatissimi. L’occasione è stata un’udienza in tribunale, che le ha permesso di uscire dalla sua ‘prigione’. E lei non se l’é lasciata sfuggire. Il resto lo ha fatto una foto e, soprattutto, twitter. Così le parole della poetessa, rea solo di sostenere e appoggiare le battaglie del marito (di fatto non è accusata di alcun reato) hanno fatto il giro del web. E del mondo. Liu Xia non può lasciare la sua casa di Pechino da quando suo marito, che ha partecipato ai moti di Tiananmen ed è promotore del documento ‘Charta08’ sulla necessità di instaurare in Cina un sistema politico democratico, è stato insignito del Nobel per la Pace nel 2010. Tanto che né lui, agli arresti dal 2009, né lei, sono riusciti a ritirare il prestigioso riconoscimento. Ma contro Liu Xia non esiste alcuna condanna: non è accusata di alcun reato, non è mai stata processata e la sua detenzione è illegale. Oggi il permesso di uscire per partecipare ad un’udienza del processo in corso nei confronti del fratello, finito nelle maglie delle autorità cinesi e arrestato il 31 gennaio scorso per una disputa immobiliare, risolta in realtà da tempo. Un breve istante di libertà che Liu ha deciso di sfruttare fino in fondo. E così quando l’auto sulla quale viaggiava è passata davanti a un gruppetto di giornalisti ha immediatamente abbassato il finestrino e lanciato il suo grido di dolore: “Dite a tutti che non sono libera. Mi mancate tutti tanto. Grazie per il vostro sostegno”. Lo scorso 28 dicembre, quattro attivisti, sfruttando il cambio delle guardie che stazionano dinanzi alla sua casa, sono riusciti ad avvicinarsi alla porta e a parlarle, filmandola. All’inizio di dicembre, due giornaliste sono riuscite a sfruttare un calo nei controlli degli agenti e si sono avvicinate alla porta della donna, riuscendo a scambiare con lei qualche parola, mentre mesi prima altri l’avevano filmata dalla strada. Ma mai il suo messaggio era giunto così forte e chiaro.

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Vietato a parenti vittime Tiananmen visitare tombe durante festa dei morti

Le autorità cinesi hanno dato il via ad una campagna di repressione e controllo nei confronti degli attivisti e dei parenti delle vittime della rivoluzione di piazza Tiananmen del giugno 1989, impedendo loro di visitare le tombe dei loro parenti defunti durante i moti. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia. Alla vigilia del cosiddetto Qinming Festival, che ricorre oggi e durante il quale tradizionalmente i cinesi si recano a rendere onore ai propri cari defunti le autorità hanno deciso di effettuare un giro di vite. E così, secondo le informazioni disponibili, sono anche scattati i primi arresti. Yu Shiwen, che aveva partecipato ai moti del 1989, è stato arrestato per aver pubblicato on line un post nel quale, tra le altre cose, contesta il fatto che “da 24 anni è stato sempre impedito di effettuare una cerimonia pubblica per onorare le vittime di Tiananmen”. L’attivista Qi Zhiyong, che vive a Pechino, a cui furono tranciate le gambe da un carro armato, ha raccontato di aver ricevuto una telefonata dalla polizia che lo ha avvertito di non prendere parte a funzioni commemorative durante le feste dei morti. “Ma commemorerò le vittime in maniera privata – ha detto – perché non potrò mai dimenticare quello che successe”. Non solo a Pechino ma anche in altre parti del paese, le autorità sono in allerta. Ad Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang, l’attivista per i diritti umani Wei Zhenling è stato convocato dalla polizia e, durante un colloquio, è stato invitato a non recarsi a visitare i defunti durante il Qinming Festival. “Mi hanno detto che se vado – ha detto Wei – ne dovrò poi sopportare le conseguenze”. Il numero di persone che persero la vita uccise dall’esercito cinese la notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 è ancora un mistero. Le fonti ufficiali governative non hanno mai pubblicato una lista ufficiale e precisa delle vittime ma l’associazione delle madri di Tiananmen, che riunisce i familiari delle vittime della repressione, parla di 186 morti confermate, sebbene non tutte per mano dell’esercito.

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